venerdì 27 aprile 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

ANTONIO SPAGNUOLO : "Canzoniere dell'assenza" - Ed. Kairos 2018 - pagg.92 - € 12,00

"Quale postura assumono Edith Dzieduszycka in 'Diario di un addio', rivolgendosi al suo amato Michele, Filomena Rago, in 'Volo a metà', verso il mai dimenticato Giacomo, Vito Taverna, in 'Le poesie di novembre', verso la sposa giapponese Midori [che in italiano significa "verde acqua profonda"] e Antonio Spagnuolo in 'Canzoniere dell'assenza', in cui il poeta-medico di Napoli volge l'occhio-sguardo-cuore verso Elena, l'amata compagna d'una vita?
Scrivono [sulla scia di Montale, sì, ma soltanto come progetto di poesia, ma in realtà affrancandosi linguisticamente dal poeta de "Le Occasioni"] i loro Xenia verso l'assenza e nell'assenza dell'amato/amata nel viaggio solitario verso l'onniscienza. E ogni poesia, così è in questo Canzoniere di Spagnuolo, è correlativo metafisico, oggettivo, di un mazzo di rose, il dono del poeta che lavora con fiori-parole, da depositare sulla lastra di marmo della persona che occupò il centro della vita di chi resta, battuto dalle tempeste della perdita, del vuoto, dell'assenza. "Desideravi un'altra primavera" dice Antonio Spagnuolo in questo verso struggente. Il quale verso, tuttavia, se suona come secco rimprovero al mondo capace di sopprimere il desiderio di Elena di un'altra stagione di rinascita e di erbe nuove e fiori, esso suona anche come secco, deciso gesto estetico, [lo stesso gesto che ho ravvisato nei versi di Edith, di Filomena, di Vito], un gesto estetico più forte della morte. Con questo gesto estetico, il poeta vince la morte, anche se a un certo punto, arreso, ma solo in apparenza, Antonio Spagnuolo bisbiglia, più a sé che ad Elena, "Non ho più doni!" [Attese]

In Prefazione, Silvio Perrella, dotto, padrone della lingua, capace com'è di entrare nella energia interna dei versi del Canzoniere di Antonio Spagnuolo, suggerisce l'idea che in fondo anche questa poesia è nel contempo "arte del linguaggio" e "arte conoscitiva" e se come arte del linguaggio si radica nella lingua, come arte conoscitiva la poesia di Spagnuolo è in grado di radicarsi nella storia, una storia personale ma che il poeta riesce a dilatare a storia universale [la stessa sapiente abilità poetica di Edith Dzieduszycka, di Filomena Rago, di Vito Taverna, nelle rispettive opere di poesia].
Una cifra [tutta di Spagnuolo] tuttavia merita io credo di essere evidenziata di questo libro poetico: i titoli che il poeta adotta per le poesie della raccolta [Tenerezza, Menzogne, Demone, Ricordi, Mani, Smerigli, Naufragi, Perle, Sonni, Luna, per citarne alcuni], tutti sostantivi e, come tali, possono essere accolti come i frammenti d'una vita in cui cercare gesti, atti, voci, suoni, fruscii, odori, colori dell'amata assente per riempirne l'assenza e catturarne il vuoto, come fa il vasaio di Heidegger con la brocca.
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Gino Rago

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