lunedì 19 marzo 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = VELIO CARRATONI

PASSIVE PERLUSTRAZIONI, racconti 2008-2017, di Velio Carratoni, Fermenti Editrice

Questo testo dimostra che oggi, per raffrontare fatti, situazioni, occorre aprirsi alle vicende della vita, ai rapporti, dai più semplici ai più complessi. Aprirsi per confrontare una realtà che resta indefinibile. Anche se illusoriamente sondabile: “...sia lui che io non ci sbilanciamo, giocando ad imitare chi fa o non fa, contando sulla frequenza...” (Un tipo così).
“...Sono. Ma cosa? Niente...A me piace essere l'uno e l'altra, senza volerti dire di che sesso sono Scoprilo tu...” (Le voci delle ombre).
“...Per castrare il maschio, corte spietata....Gli si toglie tutto. Non c'era bisogno del femminismo per dimostrarlo...” (Per questo mi ribello).
“...Tienilo in mente. Più invento e più mi credono...”. (Il di più del niente).
“...Abbattere regole significa dare risalto agli appetiti più sbilanciati...” (La protezione del male).

Carratoni, con la sua asciutta analisi del logoramento di ogni condizione umana, dimostra che non c'è chiarezza se non è equivoca o sdegnosa. A causa di una società contro, che invoglia ad essere contro, apparendo come la sfinge che accoglie e risolve. Mentre certi zimbelli del caos sono convinti di ciò, anche se sprigionando dalla coscienza ogni riserva e diniego: “ emetteva sussurri goffi che si tramutavano in rantoli” (La sonnambula in gelido calore). Niente di più o di diverso?
Risposta possibile “da allora i miei silenzi sono divenuti i miei taciti assensi”(La figlia del vicino di letto).
“La carne umana anche la più squallida è considerata sacra...”. (Crisi).
“...Tutto si confonde tra il sudore che mi fa ribollire, il silenzio mischiato alle voci dei clienti che si propagano dal telefono, rimesso in azione. Le parole sempre le stesse...”. (Famiglia focolare chiuso).
“...Meglio non capirci nulla. Così detto si sviluppa da sé. E chi sta in mezzo al guado, se resiste è frantumato...” (Le assenti).
“...Tutto si confonde nel caos di contatti astrusi. Per una forza d'inerzia che ci accomuna...” (Le pratiche in testa).
“...Quante vite vissute a scomporre gli animi. Per non sentire: Per non approfondire...” (Pensa a crescere).
“...Non ci capivo nulla. Eppure, era riuscita a rendermi una specie di robot senza coscienza e senza
sentore. Per assecondare inspiegabili fobie...” (Un genitore multiuso).
“...Per questo si sentiva nei suoi confronti come un correo di possibili eventi. Anche di quelli imprevisti. O inconfessabili...”. (Gelo).
“...Anche se aveva precisato di non tenerci a far conoscere le sue ragioni del cuore. Quali? Le ragioni di un dentro che ho sempre rigettato...C'erano rimaste le ragioni, immaginate dal nonno...) (Le ultime parole).

E ancora:
(Spirito e materia) “...Eseguendo le partiture ero solita scrutare gli occhi degli ascoltatori delle prime file che mi fissavano con insistenza, con una curiosità con cui mi avrebbero voluta percepire in qualsiasi mio connotato... Gianni di rimando:...Ma sai di cosa son fatto...di carne, di polpa, ossa, nervature che ti vorrebbero schiacciare, come per invitarti ai ritmi che da troppo tempo sembri rinnegare o scartare...”.
(Passive perlustrazioni) “...Chi vive di riminiscenze decresce...Gli appariva statica, pur immaginandola un'acqua cheta, da fissità subìte, certo non da lei condivise...”.
(La fissa estate) “...Siamo larve in giro. Mostri inappagati e offesi, dipendenti e contaminati da stagioni che non sono più tali, ma agglomerato di fenomeni a sorpresa...”.
(Le volte di Sara) “...La ragazza non risponde alle domande, all'infuori di fissare sul monitor chissà quale messaggio accattivante o a sorpresa, accostandosi alla coetanea, i capelli di un biondo paglierino, la tagliata da forbiciata ribelle o da dispettosa piega che non parte o non arriva a seguire alcuna direzione o linea...”.
(Il fidanzato) “...Lo considerava il fidanzato. Ma quando lo vedeva , per ragioni di lavoro, era sempre triste. O irritata. E scontrandosi con gli sguardi questi non si irradiavano...prevaleva un'aria di tenebra rimasta nella fase di un blocco inceppato che le rendeva l'umore come se stesse in un ambiente da borsa, che si abbassava e saliva, ripercuotendosi nello stato d'animo...”.

Ed altro.

“...Brani pieni di estri e di ossessioni: una sorta di sbalestrato diario in frammenti di un Personaggio/voyer che si muove dentro una lingua sua, molto abitudinaria e molto gergale, che finisce per costituire alla fine la sua unica friabile e periclitante certezza in un mondo popolato di esseri per lo più orrendi, ammalati di squallore...”.
Mario Lunetta, 2009, a proposito di un precedente libro di Carratoni.

Leggendo la raccolta in questione, in cui risaltano altri giudizi di Lunetta, quali le possibili differenze di opinione da parte del lettore in corso?

Gemma Forti



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