venerdì 26 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANGELA CACCIA

Angela Caccia : “Accecate i cantori” – Ed. Faraeditore -2017 – pagg. 80 - € 10,00 –
Il canto che sprigiona la poetessa ha gli accenti musicali che nel ritmo affrontano le vertigini del quotidiano e ricamano gli orditi delle sorprese , mentre il tempo rievoca memorie o affronta illusioni che l’attesa dipinge. Sospensioni e ricordi, interrogazioni e tensioni affiorano in metafore e sedimenti, che rendono il verso stemperato e plasmabile , ricco com’è di sentimenti e di cultura.
“Dovrei seminare più ottimismo / su questa mia distesa di pelle /invece di spulciarla in cerca di oscuri presagi, / mieterei la saggezza di un corpo che / già conosce il suo epilogo/ - un modo come un altro / per convincersi al bene di invecchiare./ Spetterà a queste mani / una volta eleganti pantere / la flemma dei gatti appassiti al sole ,/ a ogni ruga / la preziosa memoria di un aedo/ ma confido nelle segrete indulgenze/ della vecchiaia / - mia madre sconfinò in dolcezze di nebbie / né pianse più come un peccato il domani/ che giunse in un oceano di piccole onde.” Spontanea la narrazione in una operazione linguistica che rappresenta livellamenti in un vero e proprio crescendo di segni. Così , in modo naturale e spontaneo , si riesce a saldare riferimenti e figure , inserti ed esplosioni , mediazioni e spartiture, con la concretezza di una originale scrittura. Angela Caccia ha il tocco della cromaticità e negli intervalli brevi lascia indugiare nascondigli d’argento e specchi di porpora , opali e iridescenze quali inattese urgenze e primaverili immersioni .
*
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 24 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Commento su ALESSIA ---- (raccolta poetica di Raffaele Piazza)

Alessia è un Virgilio che accompagna l'autore (forse Giovanni o forse no) per il mondo degli uomini, delle cose o l'anima delle cose, dei paesaggi, dei vari sentimenti.
Ma è contemporaneamente un Virgilio che viaggia per conto suo e si fa raccontare nella sua molteplice quotidianità e con il suo Giovanni-amore.
Alessia potrebbe apparire come una ossessiva ripetizione se non fosse l'efficace traccia che aiuta a seguire un percorso che ci vuol parlare di apparenza e di profondo, di inconscio e con la leggerezza che occorre alla poesia contemporanea per contrastare la crudezza e il peso di un vivere forse con pochi e labili sbocchi e spesso affidato alla casualità.
Il viaggio variegato della vita tra realtà percepita e finzione del sogno, o forse anch'essa un altra modalità del reale così come il nostro cervello la vuol incontrare.
E poi il continuo intrecciarsi dei sentimenti delle passioni con la natura delle cose. “ con la tinta a scendere nell’anima di Alessia,” e poi “ Sono venute le gemme/sulla, trasfigurazione dei rami/e immensità/e gli angeli nell’invisibile/panneggiare, quando fa l’amore/con Giovanni.”
Alessia che attende la primavera “..oltre i confini delle cose”
E si incontra l'amore in questi viaggi, lo si può immaginare o sognare giocando con una abilità linguistica dell'Autore molto fascinosa e coinvolgente.
Cito una frase della prefazione:
“Le assonanze, i rinvii, le proposte, i suggerimenti, gli incisi sono delle figurazioni ideali attraverso le quali egli (l'autore) riesce a disegnare un tessuto sempre compatto ed attento ai risvolti culturali.”
Un gioco che si avvale anche dei frequenti richiami ai colori e al loro frequente accostarsi ad immagini di esseri viventi, animali e non e si continua e combina così con “in transiti felici del pensiero,/ nell’elaborare la tela della vita: /l’ostacolo lo salta/il bianco del cavallo.”
E poi la vita che scorre lungo le stagioni, come fossero sipari aperti di una rappresentazione che vede anche i frutti della terra come protagonisti in questi incontri con Giovanni, con l'amore.
Trovo assolutamente splendidi e calzanti questi versi
da ALESSIA A CAPRI
“il vino e il bacio di Giovanni
a portarle in dono rosa conchiglia
lì dove iniziano il tempo
di rinascita e una cesta di fortuna. “
Ed è sempre Giovanni l'onnipresente che l'accompagna, passando per Ischia, a Salisburgo come ad Assisi e poi “a far l'amore nel profano campo di grano.” verso che rieccheggia nei miei ricordi qualcosa di De Andrè (l'amor profano di Marinella o il dormi sepolto in un campo di grano della Guerra di Piero)
E le stagioni scorrono, come nuvole, come i versi che più mi colpiscono in questo viaggio “tra paesaggi reali o inventati e/o metafore avvincenti” vorrei elencarli in sequenza per segnalarne semplicemente la loro POESIA:

“Liquido bacio
nello scorgere il delta del fiume
a poco a poco a fendere la
campagna dell’oro delle
spighe fino a di sorgente un’epifania
con le mani a coppa beve
Alessia dopo la salita. “

oppure in Alessia all'Università

“Alessia, anima di stella nel nero
dei rondoni sui fili della luce
a scrivere parole con i voli “

Questa suggestione di un pentagramma di fili della luce su cui scrivere parole con i voli!

E poi in questa Alessia e i vestiti torna questo gioco fascinosi e coinvolgente di incontro Alessia con la natura in cui si perde o meglio si confonde sino a rendere impossibile rintracciarne i tratti umani se non attraverso “il protendersi al ramo dell'arancio”

“E sono dietro ai vetri le rondini
di platino in armonia
di volo sotteso nella nebbia,
in forma di sciarpa trasparente
al collo campito in invisibile
spessore che fa tutto uguale
pari a fabula l’animo di Alessia
nel protendersi al ramo dell’arancio. “
questo taglio “lucreziano” (almeno così mi pare di vedere) mi piace molto e coincide anche con il mio modo di sentire la poesia.

E il tempo scorre, questo 1984 che rivive nell'irrompere di Serena per il tempo del giocare con “trasgressioni inesistenti” nell'attesa di un futuro
“(ansia stellante a sommergerla
nell’inalvearsi col pensiero
nella radura del futuro, anni
a manciate ad attenderla al varco)”

Ed oltre questo scorrere irrompe questa DEDICA ad Alessia
Alessia, colei che protegge,
“ascoltami nel dedicarti il mio
tempo migliore, a dire di te
poi in presagi di gioia ti penso
nella festa a casa dell’amica
farsi parola. “
E ci si avvicina pian piano agli anni presenti tra una “pasqua Resurrezione nelle fibre” e un Natale con una Alessia di rosso vestita per giocare alla vita, come un misterioso percorso quasi mistico fino ad
“ ad eclissarsi Alessia nel sonno e nel
sogno (ha sognato Dio a sorriderle)” e ad “accendere una candela dedicata alla Madonna a perdonarle una vita.”

L'Alessia rosavestita di vita porta sempre Giovanni con sé nel suo immaginarlo e nel suo desiderio d'amore carnale
Questo “orgasmo che scende liquido nell’anima di vetro”.

Mi colpisce poi anche questo ripresentarsi di giochi di parole e di colori per parlare di lei e della natura che incontra:
“Attimi rosapesca nell’intensa chiarità
lunare, sul mare plenilunio: Alessia
in estasi mistica prega il manto azzurro
di quel cielo che la protegga.”
“Attimi rosapesca, arcobaleno nel mentre
di un tramonto, “
“il Mediterraneo messo in casa
in tinta d’azzurro neutro “
Ed ecco che compare, quasi come una conferma alla suggestione suggeritami sin dall'inizio della raccolta, un richiamo apparentemente indiretto a questa figura dantesca
“Al Parco Virgiliano,
l’auto stretta dove farlo
per rigenerarsi
e l’Albergo degli angeli,
camera n.8 attende.”
ed è in questa chiusa che si pronuncia il termine di un percorso che conduce fuori dalle cose vissute del mondo sino ad un rigenerarsi
“sul viale /della gioia, presentita/nello scrosciare della/
pioggia al culmine /dell’amore con Giovanni.
*
GIANFRANCO ISETTA

martedì 23 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIETTA FRAGNITO

Antonietta Fragnito : “Rossetto vermiglio sul volto della luna” – Ed.Pluriversum – 2017 - pagg. 74 -- € 10,00 –
Ogni pagina ricama , con versi quasi sempre brevi e ritorni a capo che sospendono la lettura , ad alta voce il susseguirsi di immagini , di illuminazioni , di tentennamenti , di ripensamenti , di folgorazioni , che rendono il dettato ricco fascinazioni . Sono momenti della vita quotidiana , sono attimi di preghiera invocata e spesso sottintesa , sono istanti in cui lo sguardo si sofferma tra le corde di un’arpa incandescente , sono illusioni che richiamano battiti d’ala.
Il magico , l’arcano hanno la sostanza della fiaba, anche quando il sogno incalza divorando i silenzi.
“Di certo / ogni mattina/ è una resurrezione./ Ci vuole coraggio, / quando tutto è divorato dal digiuno./ Avevo un paradiso, / ero stretta e sinuosa nell’aria./ Avevo capelli di miele, / un cuore di leone/ e mi dava pace,/ senso, consistenza e forme./ Non ero io,/ ero tocco di poesia,/ avevo il volo a due passi,/ l’indulgenza per ogni cosa di me./ A volte/ ero incredula,/ spaventata,/ avevo una bellezza miracolata.”
Il tempo esige le sue vittorie e lo specchio traduce senza inganni le frustate che incide giorno dopo giorno . Ma gli anni non hanno un precisa scadenza quando la memoria custodisce con gelosia i sorrisi , i sussurri , il tocco , che la persona amata è riuscita a donarci nell’arco breve della nostra esistenza. Qui la poesia , che sembra tradotta a scatti e fulminee cesure , offre una sua personale scrittura , molto lontana dall’endecasillabo , ma pur carico di musicalità.
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 22 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIO RONDI

Mario Rondi – 66 Storielle----Fermenti Editrice – Roma – 2017 - pag. 235 - € 18,00

Mario Rondi vive a Vertova (Bergamo) dove è nato. Ha pubblicato a partire dal 1978 numerosi testi di poesia e narrativa. È firmatario anche di libri di cultura popolare scritti con Marino Aresa. Si sono occupati di lui: Giulia Niccolai, Adriano Spatola, Alberto Cappi, Mario Ramous, Maurizio Cucchi, Tomaso Kemeny. Alcuni suoi lavori precedenti: La stanza dei sogni, Il trucco, Sonetti silvestri, Cabaret, Ortolandia, Gran varietà, Storie d’amore e disamore, Amori effimeri, Fuga dalla memoria, etc., Video realizzato dalla RAI.
66 Storielle è una raccolta costituita da racconti brevissimi in terza persona, spesso di sole tre pagine, che potrebbero essere considerati come frammenti di saggia connivenza.
Il volume comprende un’accurata introduzione di Vincenzo Guarracino.
Come leggiamo nella scheda il pubblico al quale è destinato è costituito da chi ama il teatrino della vita, formicolante di presenze vegetali, animali e umane, teatrino intriso di grazia e perfidia, in un clima di divertimento “per farsi beffe di ogni superbia”.
I brani si possono considerare come appartenenti al genere fantasy e spesso diventano degli apologhi che riguardano vari campi esistenziali, risultato della multiforme e fervida fantasia creatrice dello scrittore, effetto di una connotazione che si può definire vagamente teatrale.
Caratteristica comune di ogni singola storiella è la ricerca del particolare nelle descrizioni delle vicende dei personaggi che sono delineati con un sorprendente scavo psicologico.
La stessa denominazione di Storielle potrebbe far pensare a una materia minore nell’ambito della produzione dell’autore. Invece la definizione è associata alla brevità di tasselli che compongono il disegno complessivo dell’opera. Infatti ogni narrazione è espressa con forma elegante e i suoi contenuti sono complessi nel loro genere, pervasi da un alone di magia e fascino.
Tema dominante, che lega i segmenti, sembra essere il concetto dell’amore, con il suo conseguente pathos, elemento che era stato già oggetto di numerosi lavori di Rondi. Così molti tipi, che vivono innamoramenti e passioni, spesso sono privi di un’intelligente e sensibile capacità d’amare. Questo avviene, per esempio, in Tempi sbagliati in cui il protagonista fallisce per il suo dichiararsi alle amate troppo precipitosamente.
Da sottolineare che alcuni degli scritti in questione possono definirsi vere e proprie favole, inserite in una realtà ancestrale, pervase da atmosfere misteriose nelle quali non manca il tema del soprannaturale. Altre storie sono invece ambientate in una quotidiana postmodernità che risulta intrisa da malia e reticenza.
Prevale nelle narrazioni un elemento surreale che assume vari aspetti, come quello di amori tra animali di specie differenti tra loro, protagonisti fate, orchi nella loro ciclica personificazione. Tale caratteristica si ritrova nell’inverarsi di ambientazioni e atmosfere inquietanti, nei rapporti tra figure di sesso diverso.
Spesso il lettore percepisce una sensazione di sogno ad occhi aperti attraverso situazioni che Mario ci riserva nella loro essenza inaspettata.
L’ironia pare essere, velata o esplicita, tramite un ingrediente fondamentale nei vari intrecci e i racconti che sembrano avere un andamento rispecchiante lontanamente le tematiche di Italo Calvino.
Spesso si riscontrano influssi kafkiani con avvenimenti paradossali e spiazzanti nella loro indeterminatezza. Si delinea nelle diegesi talvolta una sospensione del corso naturale degli eventi. Questo avviene, per esempio, in L’avvelenamento, nel quale un uomo torna alla luce dopo essere stato eliminato dalla moglie.
Colgono nel segno le storielle di animali e vegetali che, di volta in volta, divengono simboli di tipologie relative ad esseri umani, riprendendo coordinate del genere favolistico di tutti i tempi.
Come scrive Guarracino nell’introduzione Rondi descrive un mondo, che in maniera forse inconsciamente compensativa, appare, vivo e diverso, alternativo, sapendo inventarsi e trovare, sublimate, nella scrittura, risorse di sopravvivenza e di sogno.
Denominatore comune delle storielle, pur nella loro eterogeneità, è quello di una scrittura manifestata con immediatezza. Effetto di tensione e suspense.
Il libro costituisce un unicum nel panorama letterario non solo italiano, facendoci ricordare lo scrittore Gianni Rodari con le sue novelle per l’infanzia, per affinità con quelle di Rondi.
Ma se le invenzioni di Rodari descrivono situazioni solari e felici, nei racconti del Nostro prevale un tono drammatico, intriso della presenza del male, anche se a volte a lieto fine.
La ventina di storie sono accompagnate dalle tavole in bianco e nero di suggestiva immediatezza di Sara Barbarino, che sanno cogliere l’atmosfera del libro, risultando intriganti nella loro fruizione per l’interazione che si realizza tra letteratura e arte figurativa. Inoltre l’artista è autrice dell’efficace disegno a colori che illustra la copertina.
Così 66 Storielle diviene una raccolta alquanto preziosa, per inaspettati svolgimenti ed intenzioni.
*
Raffaele Piazza


POESIA = MILO DE ANGELIS

Ci offrono in un articolo apparso nell'ultimo "La parola , le cose" (22-1-2018)- la seguente poesia di Milo De Angelis -, quale "esempio di poesia istruttiva" --- Noi la riproponiamo , in attesa di commenti , da parte di lettori e critici .
*
"La luce sulle tempie"

Che strano sorriso
vive per esserci e non per avere ragione
in questa piazza
chi confida e chi consola di colpo tacciono
è giugno, in pieno sole, l’abbraccio nasce
non domani, subito

il pomeriggio, i riflessi
sui tavoli del ristorante non danno spiegazioni
vicino alle unghie rosse
coincidono con le frasi
questa è la carezza

che dimentica e dedica
mentre guarda dentro una tazzina le gocce
rimaste e pensa al tempo
e alla sua unica parola d’amore: “adesso”.
*
Milo De Angelis - da "Tutte le poesie" - Mondadori -

giovedì 18 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = IVANA TANZI

Ivana Tanzi – Il metro estensibile----puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2017 – pag. 135 - € 14,00

Ivana Tanzi è nata a Parma e vive a Milano. Ha pubblicato due raccolte di versi: "Un sasso un sogno ed altro" e "Stanze e distanze".
Il metro estensibile, il libro di poesia della Tanzi del quale ci occupiamo in questa sede, è un testo non scandito e presenta la peculiarità di una voluminosità notevole rispetto alla media dell’estensione delle raccolte poetiche che s’incontrano nel panorama attuale.
Poetica tout-court del tutto antilirica e anti elegiaca, quella della poeta, un esprimersi attraverso i versi avvertiti, raffinati e ben cesellati nel realizzare immagini icastiche e scattanti nelle poesie luminose e leggere.
Una vaga vena di intellettualismo pare sottendere il poiein dell’autrice pervaso spesso da un alone di onirismo purgatoriale.
Spesso le poesie hanno per oggetto, per contenuto, descrizioni di luoghi che, percepiti con i sensi dall’io – poetante, creano insiemi di unità minime che formano testi che decollano leggermente sulla pagina per poi planare nelle chiuse con una notevole leggerezza.
In Via Sottopugliola, componimento di notevole estensione, per esempio, ritroviamo la raffigurazione minuziosa di una strada di sera in tutto il suo squallore con tubi, fili scoperti e contatori che creano un’atmosfera kafkiana.
Poi nella seconda parte della composizione viene detto un personaggio misterioso, un paziente d’ospedale, un oscuro degente, il compagno di stanza di mezz’età che domani si potrebbe incontrare guarito per strada senza pantofole e pigiama.
Quindi non è estranea una caratteristica anarchica dei versi in questa come in molte poesie racchiuse in questo libro.
Sono scabri ed essenziali i versi di Ivana e sono espressione di una visione disincantata della vita e delle cose nella quale è costantemente serpeggiante una vaga ironia.
Quanto suddetto si esemplifica nel breve componimento eponimo:-“Si dice. O si canta, che sia/ l’amore una catena. Il mio/ preferirei paragonarlo/ a un moderno guinzaglio/ o a un metro estensibile:/ una molla mantiene/ gradevolmente teso e richiama/ a sé il nastro che si sia allungato/ a misurare il perimetro dell’universo/ o dell’isolato”-.
Questa poesia è una riflessione sui sentimenti e la poetessa con sarcasmo. intende l’amore stesso simile ad un metro estensibile e ci fa capire che nella sua concezione il sentimento stesso può essere misurato e qui entrerebbero in scena anche i parametri della sincerità dell’amore e quello della capacità d’amare.
Chiarezza, nitore ma non elementarità connotano queste poesie che potrebbero essere intese come delle riflessioni in versi.
Bello e alto il componimento iniziale intitolato Guardando quel niente nel quale protagonista è una luce che ispira fascino per l’io – poetante nel suo contemplarla.
Qui s’inverano magia e sospensione e la poeta assiste all’evento della luminosità di quello che potrebbe essere il fanale di una bicicletta, una sigaretta accesa o una lucciola.
E proprio il gioco del presunto è l’etimo delle composizioni di questo libro e l’interpretazione è quasi sempre lasciata libera al lettore.
*
Raffaele Piazza

lunedì 15 gennaio 2018

POESIA = RAFFAELE PIAZZA



"Alessia e il fascino del febbraio"

Fiume del tempo di febbraio
sotteso a fantastiche azzurrità
nell’inalvearsi del pensiero
di Alessia nelle acque dove
due volte non ci può bagnare.
Fascino di febbraio per Alessia
riemersa nel risveglio duale
nel letto con Giovanni sazia
d’amore tra finestre di verde
isola protesa Alessia alle
alberate. Ruscelli e sorgenti
dove bere la vita in sogno
e continua Alessia il cammino
di corsa verso il mare
Mediterraneo color delfino
per rigenerazioni ad ogni
passo nella quinta stagione.
*

"Alessia bagnata dalla luna"

Pini centenari al Parco Virgiliano
nell’intessersi i pensieri con i
verdiago Alessia ragazza nel
contemplare la notte a bagnarla
la luce della luna sulle spalle
e il seno dalla scollatura. Poi
attimi di fascino amniotico
nel rivestirsi Alessia di una
coperta d’immenso azzurro
nel cogliere nel segno della
festa degli alberi e dell’amore.
*

"Ansia di Alessia"

Poi, svegliatasi come una donna,
di sedici anni Alessia contati come
semi per un fertile raccolto di sogni
belli, procede Alessia ragazza
nella luminosità del giorno nuda
allo specchio nel vedersi bella.
Le tinte del cielo nell’intensificarsi,
da trascrivere nel diario gualcito
a fare anche da erbario. E sublime
attimo d’estasi del telefonino
lo squillo prima di dire pronto
Alessia aurora vestita per la vita.
*

"Alessia chiede felicità a Giovanni"

Sorgiva Alessia rosapesca vestita
per la vita nell’intessersi l’incanto
dell’azzurro degli occhi con natura
(la radura del Parco Virgiliano
ricomponendosi nelle pupille l’affresco
di un cielo di stelle semispente
nell’aurorale incantesimo e il giardino
bello della vita tra i sempreverdi
a dare tinta all’anima di 18 grammi
nel lambirla di fianco e di traverso).
E corre Alessia scalza giocando
alla California per gioco di sguardi
col sembiante nell’accarezzarlo il cielo
ceruleo a trarne sorgiva felicità
ora che ha incontrato Giovanni.
*

"Alessia chiede gioia a Giovanni"

Albereto di selenica sera per Alessia
e Giovanni (occhi negli occhi la coppia),
lacrima di Alessia ragazza il trucco
a disfarne in liquido azzurro nella densità
pari a cielo in alto sospeso come festone.
Di Alessia l’anima si spezza nel pianto
(ora mi lascia!!!). Poi entra in Alessia
dell’amato lo sguardo buono e si
ricompone di Alessia il soffio vitale
e ride Alessia come una donna protesa
agli aghi di pino per terra il verde
a toccarla e ringiovanirla. Si stempera
il freddo in Alessia nel gioirne,
favola a inverarsi e ci sarà raccolto.
*

"Alessia e la collezione di giorni felici"

Attimo di un battito d’occhi
per ragazza Alessia nell’intessersi
lo sguardo dei pensieri fino a
del Mediterraneo i limiti nascosti.
Ansia a stellare Alessia ragazza
nella collezione di giorni felici
(ieri dopo l’amore lui le ha
scritto nel diario gualcito di ragazza
che non la lascerà mai).
Doccia amniotica per ragazza
Alessia nuda allo specchio
nel vedersi bella per Giovanni
nell’aurora consecutiva nella
camera della mente e della casa.
Calcinate pareti nel passare dei
minuti e fuori il solicello a invaderla
come una donna. A scuola tutto bene
e ha due amiche sincere.
Si veste Alessia ed è tutto
da ricominciare come se l’amore
non lo avesse fatto mai.
*

"Alessia e il senso delle cose"

Va da albereto a bosco Alessia,
natura vegetale nello scenderle
nell’anima di 18 grammi, pronta
ragazza Alessia per la festa.
E attende ancorata a meraviglie
dell’abetaia e della pineta fantastiche.
A poco a poco in versi e non
in versi la vita in quel risvegliarsi
sorgivo al mattino per la scuola
dei responsi e la verità ad ogni
passo tra ricordi belli per il
prossimo letto con Giovanni
dopo avere consumato con incerta
grafia il diario nell’aggiornarlo.
*
Raffaele Piazza

POESIA = NAZARIO PARDINI


"La solitudine del mare"

Sono solo e l’inverno mi percuote
coi suoi venti freddi e burrascosi.
Innalzo le onde fino al sommo cielo
e le porto alla strada per sbirciare
gli addobbi di Natale. Ogni tanto
mi vengono a trovare dei ragazzi
innamorati: seduti sul pattino,
allungano lo sguardo, incatenati,
tra un bacio e l’altro, fino all’orizzonte.
Mi fanno compagnia. La solitudine
mi fa pensare al mondo, al mio vagare,
mi fa pensare ai giorni dell’estate,
ai tanti corpi immersi dentro me,
alle grazie di giovani fanciulle
che mi lisciavano il corpo. Ora ricordo;
vivo nel rievocare quei momenti,
mi sento triste se mi torna in mente
il pianto di una madre e il suo inveire
contro la risacca, e la corrente,
che portarono via un figlio in fiore,
sperso nei miei fondali. Ma a pensarci
sono tanti i mortali sprofondati
nelle mie cavità. Ora son solo;
alzo le braccia al cielo e mi imburrasco
per la forza di un vento che d’inverno
mi assale con frustate. Se m’incontri
di questi tempi ombrosi e nuvolosi,
quando il respiro mio si fa più denso,
mi vedi in piena angoscia. Tiro fuori
tronchi, detriti, ciocchi e tavoloni,
spurgo ogni cosa che mi porta il fiume,
e riempio la spiaggia di vestigia;
si fanno le mie acque intorbidite;
trovo la pace solo se la luna
frantuma le sue chiome in tante scaglie.
Allora mi riposo. Puoi vedermi
quando arancio le guance e tingo il cielo
degli amplessi fecondi che dal dentro
fuoriescono per visualizzare
l’inquieto stare chiuso dagli scogli
senza poter sfuggire oltre le sponde.
Senza poter capire, e mi tormento,
quello che fuori esiste; e che mi è ignoto.
*
12/12/2017
NAZARIO PARDINI

sabato 13 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

RAFFAELE PIAZZA ,”Del sognato. Poesie” in “Sguardi”,
collana diretta da Gabriela Fantato, La vita Felice, Milano 2009.

“Del sognato”, già dal suo canone onirico, lascia le sue tracce, in tempi e luoghi diversi, di ricordi destrutturati e ricostruiti contemporaneamente, Raffaele Piazza conferma la sua scrittura di tipo allucinatorio per guarnire di ricchi simboli un quotidiano sentito come una realtà scarna e laconica. La ricchezza della simbologia contenuta nel suo “Sognato”, le rapide associazioni tra contenuto e impennate di colori, somiglia al sonno REM, quello della autorappresentazione spontanea, con tutta la sua livrea biografica di associazioni feconde.
L’apertura della silloge ha la cornice mediterranea. La smagliante Partenope introduce il lettore a ritrovare tracce di verità in un caos biografico di fatti malsicuri. Ed ecco il suo teatro di fiori improvvisi, sollevati dal turbine delle memorie. Ma attenzione: le linee di significato sono volutamente anarchiche. Non virgole e punti, alla maniera della scrittura medievale di un codice manoscritto. I significati sfuggono e bisogna cercarli in una rincorsa continua di contenuti non lineari. La nota critica di Gabriela Fantato alle poesie di Piazza fa molta luce nella soffitta congestionata dove ogni frammento di sogno è stato accolto al buio, come se il protagonista volesse dimenticare. Eppure una tale foresta affollata di esseri, simboli, colori e situazioni cronologicamente sconnesse, è consistente per la sua stessa anomalia formale. Si entra al buio e lentamene si accendono tutti i sensi del passato, si ripropongono vivi, in difficoltà nei movimenti, curvi di memorie, ma poi si distendono, essi stessi forniscono la loro luce e il buio della soffitta si rischiara. A quel punto, nei flussi continui di parole come luci che si accendono e si spengono, che scorrono nei versi ed all’interno del ritmo, si infrangono senza vincoli logici, impariamo a seguire il “sognato” del poeta accettando la sua scrittura che ha rinunciato ad una dimensione narrativa regolare.
Si va tra il Mediterraneo e Partenope, viva miracolosamente per apparentamenti misteriosi, tra realtà e invenzione. Tra oggi e ieri, nel materiale accantonato di una personale archeologia biografica. Il poeta Piazza ci ha fornito, pudicamente, un tenue filo di Arianna per lasciarci entrare nella sua intimità labirintica. E ci si chiede alla fine, che vuol dire “verità” se nel vissuto ci è sembrato di sognare? E’ forse il problema dell’anima, della sua immensità, che tormenta in misura assai maggiore l’uomo moderno, che non i suoi avi prossimi o remoti? E poi affiorano realtà che si pronunciano paradossalmente “Internet e mail rosapesca”, “attimi di margherita”, “l’essenza degli orgasmi”, “rosa sudore dei giorni”, fino ai “tavoli di lavoro” alla luce chiara del giorno, in città, quando è inevitabile che arrivi “l’epifania di pagine del tempo” , lungo “il sentiero nella città che porta al mare”.
- FRANCO CELENZA

venerdì 12 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza, "Alessia" (Roma, Associazione Culturale Rosso Venexiano, 2014)

Di Raffaele Piazza è già stata rilevata sia la vivace immaginazione stilistica, veicolata da una lingua onirica e trasfigurante, sia, dal punto di vista tematico, la centralità dell’esperienza amorosa. In "Alessia", la sua quinta raccolta poetica, questi due aspetti si fondono ad una temperatura lirica tale da rendere attraente (almeno per il sottoscritto) un approccio psicoanalitico. Vorrei proporre che il poeta realizza, in questa nuova raccolta, una sistematica, radicale immersione nella fantasia febbricitante del soggetto innamorato. Alessia è qui vera e propria ipostasi dell’innamoramento, una condizione, come si sa, almeno moderatamente psicotica, contraddistinta dalla percezione della realtà esterna come sensibilissimo controcanto dell’esaltazione psichica del soggetto. La personificazione della natura è un sintomo cospicuo di questo fenomeno e qui infatti alberi, fiori, uccelli, aria e corpi celesti (ma anche, in un’incursione allucinata del soprannaturale, schiere di “angeli”), tutti trasfigurati dalla frenesia amorosa di Alessia, diventano fedeli comprimari nello spettacolo fantasmagorico della sua passione.
Cogliamo l’occasione per sottolineare la sensibilità figurativa di Piazza, i cui “scenari”, “campiture” e “panneggi” denotano un’ispirazione e un vocabolario esplicitamente pittorici: e Alessia, carnale e divina (“nel differenziarsi dai / limiti del tempo, entra in galassie e ne esce / rinnovata…”), appare come un incrocio tra l’orgasmica Santa Teresa del Bernini e la Venere botticelliana, istigatrice della fertilità universale. Ma forse il DNA di questa scrittura gioiosamente panico-erotica va più opportunamente cercato nel naturalismo mistico di San Francesco (il ritmo sacramentale del cui cantico è pure richiamato dalle incessanti ripetizioni: “amniotica pioggia”, “anni contati come semi”, “sta infinitamente”…). E del resto, l’immersione radicale nella fantasia amorosa esige proprio il mantenimento di un’atteggiamento di mistica positività per cui il sentimento della “gioia”, parente stretto del thauma francescano di fronte alla natura delle cose, domina l’intera raccolta.
È uno stato che necessariamente esclude l’elemento traumatico, la cui dimensione spettrale è relegata a brevissime e ripetute allusioni (“gridano i gabbiani: ‘attenzione!’”, :”tanto non mi lascia” “non ho finito gli esami / e Giovanni non ha lavoro / né casa né culla”). L’estasi dell’innamorato non concepisce il trauma. Ma il costo di questa esclusione è la necessita di ribadire l’estasi ad ogni nuovo testo, in un tessuto martellante di ridondanze in cui, come già accennato, intere frasi, stilemi, parole chiave (la più notevole, “interanimarsi”) si ripetono, identici o sottilmente variati, alla stregua di formule incantatorie. Ogni poesia, in altre parole, è costretta a ridire quella che la precede, non tanto perché, banalmente, un testo non riesca mai a dire tutto, ma perché l’integrità della fantasia va costantemente riaffermata, difesa ad ogni costo e il più al lungo possibile dal sempre imminente assalto della grigia realtà: in questo consiste, appunto, la proverbiale “pazzia” o “cecità” della condizione amorosa. A lungo andare, però, il regime assolutistico del gaudio finisce per caricare la cesura (il silenzio, lo spazio bianco) tra ogni testo e il successivo di una sospensione di inusitata pregnanza, nella misura in cui vi si accumula – non detto perché indicibile – lo sconfessato lato oscuro della fantasia amorosa: come si gestiranno, finita l’ebbrezza, le miserie della quotidiana vita di coppia? Come si negozierà l’ontologica incompatibilità di genere, l’impossibilità che Lacan dimostra essere costitutiva del (non-) rapporto sessuale?
Se si intende la negatività hegelianamente, ossia come funzione del divenire e motore di sviluppo, risulta chiaro come proprio questa dimensione debba rimanere assente dall’universo fantasmatico di questa raccolta (che si potrebbe legittimamente intitolare l’Alessia innamorata). In questa estrosa eppure formalmente rigorosissima (sacra?) rappresentazione della psicopatologia dell’innamoramento non può esistere sviluppo, ma soltanto l’euforica riproposizione dello stesso scenario psichico, un universo atemporale in cui è sempre il “1984”, e tutto sobbolle gloriosamente nel fuoco del rapimento erotico.
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Giorgio Mobili

giovedì 11 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = NAZARIO PARDINI

Nazario Pardini : “ Cronaca di un soggiorno” – Ed. the writer – 2018 – pagg.128 - € 16,00 –
Il viaggio multicolore e scandito che il poeta invita ad intraprendere potrebbe mutarsi in riflessi orchestrali che dalle immaginarie mura di una stanza avviano alle maestose illusioni dell’immenso . Il soggiorno allora non è assolutamente temporaneo e immediatamente assorbito , ma è il brivido di chi vive ed ascolta, tra la voragine del nulla e lo splendore della memoria.
Nazario Pardini trasfonde nei suoi versi “un canto ottobrino , autunnale ed estivo – scrive Giorgio Linguaglossa in quarta di copertina – che si nutre dei colori dell’autunno e dell’estate , la sua è una poesia che poggia sulle sinestesie e su un endecasillabo dalla classica positura piuttosto che sulla riforma prosastica del verso che ha egemonizzato la poesia italiana del tardo Novecento e dei nostri giorni.” - Egli riesce a incidere nella pagina con un bagaglio culturale di notevole spessore , e sa ben redigere la parola nel verso , indicando con superba fattura la meraviglia musicale del ritmo .
“Sono rimasto a lungo a questa luna
che vela malinconica la terra.
Solo con me , con voi , assieme a noi,
miei morti che tacete
il cumulo dei giorni, le memorie,
con il vostro pallore in preda al tempo
che attende rumoroso vane ceneri
da spargere al silenzio. Solitudini
immemori di sole , solitudini
di morte compagnie lasciate alla pietà
di chi vive la fine inconsciamente
giorno per giorno. E’ l’ora che sfrascando
fra i popolati cipressi regala
rubini di rimbalzo , raggi vecchi
di un antico tramonto che , impietosi,
lisciano i marmi, con in seno l’aria
di una campagna larga e profumata.”
Il dire ci parla di un altrove dove il mondo è visibile e palabile , di un soggiorno esperibile che da forme alle assenze , e colori al divenire , ed incalza senza tregue tra le pagine per cercare disperatamente di dare conto alla sorgente, la quale disperde e riaffiora in un cielo incontaminato o in un apparire empirico e causale . Allora la poesia tenta di diventare essa stessa vita preparando gli indizi dell’ignoto e coinvolgendo il ricordo nelle molteplici manifestazioni dei contrasti . Atomi e tempo , armonie e spazi , corrispondenze ed artifici , la linfa o gli affanni , le immagini o le tracce , segnano le rivelazioni attraverso le quali si realizza la trasmigrazione delle idee e delle illusioni , perché il significato incide nella storia , musicalmente autentica , mai enigmatica , mai misteriosa , ma dalla immediatezza modulata .
La singolarità del poeta Nazario pur appartenendo alla tradizione esprime la sua esperienza nella densità di una scrittura lampeggiante e disincantata , nell’arabesco dei silenzi , nella cascata dei suoni, nella festosità del senso , per custodire con fermezza il perseverare della lingua nella pluralità del dicibile.
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ANTONIO SPAGNUOLO


RIVISTA = CAPOVERSO

CAPOVERSO - N° 34 - Luglio - dicembre 2017
Sommario :
Pino Corbo : A proposto della rima
- Saggi:
Saverio Bafaro : Jacopone poeta della tensione mistica
Pietro Civitareale : Voci femminili della poesia
Mario Melis : Leopardi e L'Infinito nella critica italiana dell'8oo e '900
- Testi :
Elio Andiuoli : Quattro poesie
Lidia Are Caverni : Canzoni di ghiaccio
Carlo Cipparrone : da "Versi ospedalieri"
Domenico Cipriano : Due poesie
Tomaso Kemeny : Il circolo delle stagioni
Giuseppe Langella : Personaggi e destino
Valentina Neri : Danze ancestrali
Nijolè Daujotite : Noreciau sitokadro
Raffaele Piazza : Alessia
Alessandro Salvi : Stornelli
Antonio Spagnuolo : Tre poesie-
- Interventi :
Pino Corbo : Pensieri e parole
Rosa Elisa Giangoia : Il "dio assente" nella poesia di Guido Zavanone
Pawel Krupka : A chi serve oggi la poesia ?
Sandro Montalto : In equilibrio sul nulla
Paolo Procaccini : La musa trilussiana
Marys Rizzo : Yves Bonnefoy : l'insorgenza dell'essere
- Letture
- Cronache di poesia
- Notizie sugli autori
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mercoledì 10 gennaio 2018

PRESENTAZIONE VOLUMI = RICCARDO CAMPION

Riccardo Campion – Geografie Private---- puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2017 – pag. 69 - € 10,00

Riccardo Campion è nato ad Alessandria nel 1966. Traduce da varie lingue, tra cui il polacco e il bulgaro per le riviste di poesia online IrisNews e Atelier. Su quest’ultima sono apparse le poesie Siamo entrati nel mondo, Ottobre, stazione e Il primo giorno dopo l’operazione.
Geografie Private, il libro del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, è la sua raccolta poetica d’esordio.
Il volume presenta una prefazione di Fabiano Alborghetti esauriente e ricca di acribia.
Il testo non è scandito ed è costituito da componimenti eterogenei tra loro quasi tutti forniti di titolo.
Cifra distintiva della poetica di Campion espressa in quest’opera è quella di una vena intellettualistica.
Il poeta puntando la sua cinepresa sulla realtà in tutte le sue sfaccettature, come attraverso un gioco di specchi e lenti deformanti, ce la restituisce in versi originali, profondi e avvertiti.
Una parola detta con urgenza decolla instancabilmente sulla pagina e ogni componimento, sempre efficacemente risolto, diviene carico di senso attraverso una sempre elevata densità metaforica sinestesica e semantica.
Una poesia che, anche se gridata, finisce sempre con l’essere ottimamente controllata, nonostante aleggi il tempo che inesorabilmente scorre come un fiume impetuoso che non si può fermare, durata che ha per precipitato inevitabile il senso della morte e della precarietà.
Siamo sotto specie umana, per dirla con Mario Luzi, e si contano gli anni a manciate, per usare un’espressione di Milo De Angelis. Tuttavia, come correlativo oggettivo e salvifico esiste la poesia stessa, che, soprattutto nei suoi esiti alti, e tali sono quelli di Campion, ci salva.
Sembra di scorgere una maniera che spesso assume la connotazione neo orfica, in quanto le composizioni, per quanto abbastanza chiare e non alogiche o anarchiche, hanno spesso una consistenza misteriosa, magica, vanno decriptate e devono essere lette più di una volta per essere recepite e intese.
In Controra, a proposito di tematiche alte, viene nominata la verità e a questo proposito torna alla memoria l’ultimo Fortini di Composita solvantur con il suo verso memorabile …proteggete le nostre verità…Tuttavia è diversa la verità come vuole farcela intendere il Nostro perché afferma che la verità la trovi forse solo negli scomparsi, nei nascosti, nelle porte socchiuse.
Una verità dunque che coincide con una pulsione inconscia per i vivi che la ritrovano a brandelli e inevitabilmente inespressa nei morti.
È magmatica la linea espressiva di Campion, nell’approccio alla parola stessa, nel ritrovarla dopo averla smarrita: e qui avviene l’attimo forte, qui scocca la scintilla della pienezza dell’essere che solo la poesia può fornire, a meno che non ci sia un’uscita religiosa e mistica.
E bene quanto suddetto è sintetizzato nei versi di un componimento senza titolo: - “//Qui ti vorresti trasformare in sale/ o sabbia per vestirti delle orme/ di piedi oppure essere vapore/…”.
Spiazzante e affascinante la densissima poesia di questo libro nella convinzione condividibile dell’autore consistente nel fatto che comunque prevale nella vita il privato che è l’interiorità dell’essere stesso.
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Raffaele Piazza

lunedì 8 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = CLAUDIA PICCINNO

Claudia Piccinno : “Ipotetico approdo” – Ed. Mediagraf 2017 – pagg. 112 – s.i.p.
Con testo in inglese a fronte la raccolta offre un caleidoscopico alternarsi di immagini , figurazioni , esplosioni , memorie , ormeggi , che fanno della poesia una vera e propria ondulazione di illusioni e sogni , di incertezze e mutazioni , per tratteggiare aperture di eccellente musicalità.
Lo stupore che avvolge il mondo della poetessa si riversa con tutto lo slancio positivo di una frammentazione , nella esperienza mentale di una certissima vocazione letteraria , illuminatasi nel linguaggio e che rappresenta in queste pagine un intenso ritmo emotivo.
A volte la preghiera sembra immergersi nel pessimismo , quasi latente minaccia della memoria , che tra l’oggi e il passato percorre gli infiniti risvolti del sogno.
Realtà vissute concedono divisioni e confronti , fantasie e impazienze , quasi sempre nel desiderio di apparire nei legami suadenti dell’abbandono . Ed il tocco delicato della filosofia ricuce, con attenzione di una profonda logica , le attenzioni del giorno , come per quelle orme che lasciano il segno del passo felpato.
La libertà metrica è nutrimento culturale in un risveglio inconfondibile di spazi espressivi , focolaio del sentire lirico-emotivo.
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ANTONIO SPAGNUOLO



domenica 7 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = SALVATORE ANZALONE

Salvatore Anzalone – Geografia di sguardi---Robin Edizioni – Torino – 2017 – pag. 119 - € 14,00

Salvatore Anzalone è nato in Sicilia nel 1965. Vive e lavora a Bologna.
Ha pubblicato diversi libri di poesia tra i quali: “L’equilibrio dell’anima”, 2007, “Parole mancine”, 2012, e “Dei confini sottili”, 2014.
“Geografia di sguardi”, la raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Antonio Spagnuolo esauriente, acuta e ricca di acribia.
Il libro raccoglie poesie di Anzalone scritte tra il 2006 e il 2016.
Da notare che, per quanto riguarda la disposizione dei componimenti sulla pagina, sono tutti stampati sulle pagine dispari del volume, mentre i fogli pari rimangono bianchi e questo elemento dona fascino alla lettura.
E potremmo immaginare che il lettore possa scrivere le sue osservazioni relative ad ogni testo sulla facciata bianca che di volta in volta rimane vuota.
La raccolta non è scandita e, per la sua unitarietà tematica e strutturale, potrebbe essere considerata un poemetto.
Con “Geografia di sguardi” Salvatore si apre ad una nuova fase della sua ricerca, rispetto alle sue raccolte precedenti nelle quali dominavano le tematiche dell’amore connesso all’erotismo e della ricerca dell’equilibrio del rapporto corpo – mente che coincideva anche con un afflato mistico.
Infatti il nuovo testo ha per cifra distintiva la poetica dei luoghi ai quali, come dal titolo, l’io – poetante rivolge gli sguardi, per poi trasfigurarli tramite una parola poetica detta con urgenza.
Si tratta in massima parte di località italiane ed estere, a partire da descrizioni di frazioni minime delle province italiane, per giungere a metropoli come Parigi.
In altri casi il luogo ha per definizione qualcosa di circoscritto come può essere una chiesa come in San Giovanni in Laterano.
È inserito un tu presumibilmente femminile che potrebbe essere l’amata per la presenza in qualche composizione di immagini erotiche, tra l’altro molto alte.
Tali immagini sintetizzano la visione della bellezza femminile con i paesaggi idilliaci spesso detti dall’autore, sembianti che realizzano una vera e propria linearità dell’incanto.
Quanto suddetto si collega ad un’altra novità che qui s’incontra in Anzalone, rispetto al poiein della precedente raccolta intitolata Dei confini sottili, la realizzazione di una voce e di un tono vagamente neo – lirici.
L’io – poetante pare puntare la sua cinepresa il suo occhio sui paesaggi non con la freddezza e l’asetticità di un naturalista, ma con la sensibilità di un attento e scaltrito artista per ritrovare stupore e magia.
Quanto suddetto avviene esemplarmente in Cefalù, poesia veramente alta che apre la raccolta nella quale il poeta si rivolge all’amata dicendole che quando il sole le scalda le spalle, il mare irrompe senza avvertire e le bagna la schiena.
Tale tensione lirica è veramente rara nel panorama attuale della poesia nel quale dominano gli sperimentalismi, frutto delle soggettività dei poeti che cercano nella complessità del disporsi dei sintagmi, spesso, i consensi.
E sottesa ad un’arcana complessità nascosta è anche la poesia in questa raccolta nella quale spiccano icasticità, precisione e nello stesso tempo leggerezza nello sdipanarsi dei versi.
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Raffaele Piazza

sabato 6 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = EDITH DZIEDUSZYCKA

Edith Dzieduszycka – Haikuore--- Genesi Editrice – Torino – 2017 – pag. 163 - € 15,00

Di origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo, dove compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata in Francia. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, nazionali ed internazionali e si è dedicata alla scrittura. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, fotografia, una raccolta di racconti e un romanzo.
Haikuore è un libro con il quale Edith Dzieduszycka conferma la sua creatività versatile presentando con il suddetto una composita raccolta di haiku.
Non a caso il testo è scandito in sei sezioni intitolate Haikulla, Haiculto, Haicuculo, Haikurva, Haikucito e Haikulmine eterogenee tra loro per contenuti.
Il testo è corredato da una breve premessa sulla poesia giapponese di Luigi Celi che è anche il prefatore dell’opera.
Da notare che il genere haiku è stato praticato in Occidente anche da Rilke, Pound. Borges, Seferis e Machado.
Come tipo di poesia, nella sua stringatezza, sottesa alla misura dei tre versi racchiusi nelle diciassette sillabe, l’haiku si rivela una forma affascinante che resiste nel tempo e che è praticato da numerosi autori e autrici del panorama attuale.
Concentrare il senso in segmenti di questa brevità può far nascere opere nelle quali si realizzano affascinanti illuminazioni, fulminee e icastiche che possono cogliere nel segno attraverso la densità semantica, metaforica e sinestesica.
E la Dzieduszycka è un’abilissima tessitrice delle brevissime trame che costituiscono le poesie che ci presenta.
Abituati al verso libero, sembra quasi surreale entrare nella fruizione degli haiku che hanno un fascino del tutto particolare.
L’autrice ha la grandissima capacità di produrre sempre forme diverse in questo libro da poesia a poesia, rinnovando continuamente il repertorio d’immagini, presentandoci una fantasmagoria di visioni tramite l’intuizione realizzando tessuti sempre mirabili ed esatti.
Sospensione e magia sembrano essere gli approdi ai quali giunge la poetessa nella strutturazione delle poesie che nel percorso della lettura si rinnova di continuo e sembra di affondare in ogni singolo frammento nelle sue unità minime che come schegge luminose e iridate si susseguono.
Notevole il fluire ritmico dei versi che produce una musicalità intrigante in ogni prova.
Sia che tocchi il tema della poesia che riflette su sé stessa, nell’inverarsi di risultati di metapoesia come nella sezione che apre il volume, sia che i testi abbiano per oggetto la natura in modalità animali o vegetali, sia se siano affrontati i temi del tempo e del viaggio, gli esiti delle opere, tutte senza titolo e numerate, sono sempre notevoli e tutti i testi decollano sulla pagina in modo mirabile per poi planare soavemente nei terzi versi delle chiuse.
Anche il tema etico è trattato, anche se ironicamente quando l’io – poetante si domanda se il gioco dell’haiku sia gioco oppure vizio rimanendo nel dubbio.
Così come raramente avviene così esplicitamente nel campo della poesia, la versificazione stessa diviene tout-court esercizio di conoscenza.
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Raffaele Piazza


martedì 2 gennaio 2018

POESIA = RAFFAELE PIAZZA



"Alessia gioca alla vita fiorevole"

Attimi di silenzio nella penombra
di limbo per Alessia fragola vestita
per la vita in versi e non in versi
a continuare fiorevole nel dipanarsi
dei giorni consecutivi. E pensa a
Mirta Alessia, l’Amica bella e bruna
che sta in cielo nello sfioccarsi
oltre i tetti di una nuvola grandiosa
a farsi delfino o cavallo per la sera
infinita. E tocca il pacchetto, dono
di Mirta pari a reliquia per dell’anima
la teca, ragazza Alessia nel bere
alla sorgente di parole di un libro
di Montale di poesia. E la felicità
esiste anche se Mirta è morta
suicida, La vita si fa intensa e pensa
Alessia che stasera fa l’amore
e non sarà lasciata. Dalla finestra
l’acquata intravede.
*

"Alessia e il 2018"

Attimo tra dolore e gioia
aggettante verso risate e
sorrisi, ansia a stellare ragazza
Alessia in limine alla vita
nuova per l’inizio di un amore
per lui e il nuovo anno nel
coincidere ai blocchi di
partenza le date in quel
primo gennaio 2018
per Alessia tolta dalla
tenda della casa
e allo scoperto nell’entrare
in un cinema a baciarsi
con Giovanni uscita dal
suo film per vivere la felicità
sottesa a un pullover dono
di lui per il mese del nevaio.
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Raffaele Piazza

lunedì 1 gennaio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANNA CACCIATORE

Anna Cacciatore – L’eco del tempo---- Pagine – Roma – 2017 – pag. 79 - € 23,00
Anna Cacciatore ha insegnato per quasi quarant’anni letteratura italiana e latina nei Licei e scrive poesie fin dall’età giovanile. Solo dopo la pensione si è dedicata a mettere un po’ d’ordine tra le sue carte pubblicando due raccolte di poesie: la prima nel febbraio 2007, Il pozzo del cuore, la seconda nell’estate 2009, intitolata A tratti. Inoltre, con la casa editrice Pagine, ha pubblicato alcune poesie sull’agenda letteraria Le pagine del poeta (2008, 2009, 2010) e sulle antologie: I poeti contemporanei (2012, 2013), In linea con la poesia (2012) e Parole sparse (2013).
Cifra essenziale della poetica di Anna Cacciatore è quella di un’inesausta ricerca consapevole di una forma neo lirica che sfiora continuamente la linearità dell’incanto in una maniera che si potrebbe definire soave.
Una dolcezza si evince nella maniera della poetessa nel suo mettersi in relazione con l’amato, i figli e i nipoti attraverso un discorso che vede al centro il passare delle generazioni attraverso il tempo, la durata che solo la poesia può fermare tramite l’attimo heideggeriano nel quale le immagini si rivelano tra prima e dopo, in una feritoia atemporale che ci restituisce il senso.
Ma il gioco apparentemente semplice si fa complesso perché nel sensibilissimo mondo interiore della poetessa, che si fa esteriore attraverso i versi, entra in scena la natura con paesaggi idilliaci e si svelano anche oggetti come palazzi misteriosi ed antichi ammirati nella loro purezza di forme, che divengono correlativi ancora una volta del tempo stesso che passa inesorabilmente.
Da notare che le composizioni sono state scritte tra il 1960 e l 2013 e che a questo proposito è doveroso mettere in luce che le poesie seguono un continuum attraverso uno strutturarsi dei tessuti linguistici che non presenta variazioni notevoli.
Quindi la vita diviene degna di essere vissuta proprio perché la poesia può immortalarla attraverso fotografie di parole che sono le poesie stesse che scaturiscono dal pozzo del cuore, per usare un’immagine della Cacciatore stessa, o dal pozzo dell’anima attraverso il suo trasferirsi nei sensi.
Lo stile del poiein di Anna è nitido e cristallino e i sintagmi si sdipanano con una chiarezza associata a nitore e armonia che sottende una complessità degli intenti nel loro inverarsi sulla pagina.
Tramite visione e memoria con leggerezza decollano i versi sulla pagina e c’è un ottimismo di fondo nella poetica dell’autrice che da ogni situazione della sua esistenza che si effonde dal suo io, riesce a cogliere sempre i lati, gli aspetti di segno positivo e gioioso.
Nonostante molti componimenti siano pervasi da una vaga malinconia dovuta alla consapevolezza del limite che è tout-court quello della brevità della vita stessa, c’è sempre una possibilità di redenzione, e per questo la poesia è salvifica, perché ci si può stupire di continuo attraverso la contemplazione che dai sensi passa nella psiche e si fa parola detta con urgenza.
E così, come dal titolo della raccolta, il tempo stesso si fa eco e così viene riattualizzato attraverso una memoria involontaria che non è vana e dolorosa nostalgia ma possibilità di riavvolgere il filo e giungere in modo disincantato ad una sorgiva provenienza, rivalutando momenti forti nel loro fondersi con il presente.
Per esempio, in Terrazza napoletana l’autrice rivive il suo essere ragazza quando con i coetanei si riuniva per sentire i grandi parlare mentre guardava paurosa salire le lucertole sul muro.
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Raffaele Piazza


SEGNALAZIONE VOLUMI = ROCCO SALERNO

Rocco Salerno : “Una notte in paradiso” – Ed. Lepisma – 2009 – pagg. 164 - € 15,00
Giunge soltanto ora sulla mia scrivania questo elegante volume di poesie del professore Rocco Salerno , nato a Roseto Capo Spulico nel 1952 , ed ora titolare di lettere nelle superiori di Fondi . La impegnatissima ricerca della parola , in una immedesimazione che lacera la pagina per ricucire i contatti profondi del verso , si profonde nel simbolo e nelle metafore , per accendere con luccichii multicolore il segno del dicibile.
Orizzonti e spazi propongono un poema suggestivo , composto di cinque distinti “libri” , dilatando e rimembrando i sussurri o il canto del viaggio nell’eterno illusorio .
“Aiutami in questa corsa verso la morte
le dico mentre protende le sue braccia ai miei occhi
non sapendo se sia lei o un vecchio sogno
venuto a inquietare di nuovo il mio copro…”
Brandelli di memorie si accalcano in queste liriche nelle quali il poeta tenta di rivelare i suoi segreti, tenta di ricamare pannelli in cui i sentimenti possano esternarsi con musica sincopata , tenta di aggiornare le pennellate che un Paradiso forse irraggiungibile attende per vivificare le preghiere. Ma cosa vuol significare il titolo “Una notte in paradiso”? La scoperta di un porto misterioso che diventa simbolo indecifrabile di un qualche cosa che precede la vita stessa dell’individuo ? O lo sciorinare dei pensieri mitizzati dalla fantasia del poeta ?
La meraviglia , il sorriso , le carezze , il palpito , il risveglio , il giardino dell’Eden, il luccichio delle stelle , il destino che divide , le tombe che crescono , l’incantesimo della terra famelica , diventano clamori e furori di un raffinato legame al ritmo. Anche la meraviglia riesce ad avere accenti di una promessa meritevole di libertà e illusione.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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