martedì 27 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza, Alessia, Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano, 2015

Dopo sei anni dalla sua ultima pubblicazione “Del sognato” (La Vita Felice, 2009), Raffaele Piazza ci consegna una nuova raccolta di poesie dal titolo “Alessia”. Nuovamente Alessia, quindi, musa e protagonista della poesia di Piazza, che si racconta anche in questa ultima pubblicazione dove sembra rivelare qualcosa di nuovo e di più della poetica del nostro autore.
Qui, la protagonista ci trasmette i timori e le speranze della propria esperienza affettiva, che affronta durante la sua crescita emotiva. Ritorna un anno in cui si focalizzano gli eventi e a cui l’autore ci ha abituato: il 1984. E, come in un diario, scorrono i giorni e le vicende del primo amore tra Alessia e Giovanni, altro protagonista di questa sequenza temporale, dove le gioie della giovinezza si mescolano alle paure della perdita. Fa da contraltare un altro anno (il 2012) in cui si affacciano nuovi eventi e spunti narrativi che vedono Alessia oramai adulta, ma che rispolvera ancora i suoi ricordi e le sue esperienze, avendo come scenario alcuni luoghi del capoluogo partenopeo, come il Parco Virgiliano, o le bellezze dell’isola di Capri.
Piazza celebra l’amore, la giovinezza, l’essenza della vita, tramettendo il desiderio e la gioia, ricordandoci i timori della giovane età, che prova a rielaborare ripercorrendo la storia della protagonista. E qui si fa presente un’altra caratteristica del “racconto”: la presenza di continui rimandi temporali che rinvigoriscono la memoria, creando un dualismo all’esistenza. Un’oasi di piacere e pace che risplende, perpetuandosi nella poesia: «Ascoltami, Alessia, nell’aria / inazzurrata dal volo di cieli / a sovrapporsi, carta velina / o pagine di un libro di poesia / avviene ancora vita […]».
In tutto il libro resta intatta la creatività di Raffaele Piazza che ci restituisce quel dettato fedele e riconoscibile in tutta la sua scrittura, come sottolinea Antonio Spagnuolo nella sua prefazione: “Egli ha nel suo “arco” una duttilità linguistica veramente notevole e la sa usare senza abusare. Le assonanze, i rinvii, le proposte, i suggerimenti, gli incisi sono delle figurazioni ideali attraverso le quali egli riesce a disegnare un tessuto sempre compatto ed attento ai risvolti culturali. Le risoluzioni che egli opera nella sua officina quotidiana diventano storie cantate, una musica da tavolo, uno strumento personale che bisbiglia tracce non solo per le illusioni ma anche per il riflesso di un sottile vetro interiore che lo distingue e lo pone fra le connessioni più sorgive e limpide”.
E, tra continui rimandi temporali – che sono il punto di forza di questa nuova fatica letteraria –, citazioni dalla rete Internet e altri dettagli (come la collezione di conchiglie), sembra che la protagonista voglia mostrarsi e rivelarsi, finalmente, come l’alter ego del suo autore che, guardando dentro di sé, conduce la memoria trasfigurata a rielaborare quella dolcezza delle prime esperienze affettive e quel bisogno d’amore di cui si nutre costantemente con la sua poesia.
*
Domenico Cipriano


giovedì 22 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Recensione di Vincenzo Moretti a
RAFFAELE PIAZZA, “ALESSIA” in BLOG ROSSO VENEXIANO
Dov’è Alessia? Alessia (se si dà credito ai titoli) sta nella brina, nella gioia, nelle ali del futuro, tra le rose, al lago, a Roma dove “gioca alla vita”; sta in casa, dove, “guarita”, “vince la partita con la vita”. Alessia sta in un ripetuto amplesso (abbraccio o altro che sia) con Giovanni alter ego di un Io poetante che usa e riusa la parola per creare ammirabili effetti fonico-ritmici (bellissimo questo endecasillabo, superbamente assonanzato, che apre la lirica “Alessia e la vittoria”: ”Tesse la tela Alessia in tersa tinta…”), nonché vividissime immagini impreziosite da non banali metafore (qualcuno fra i tanti esempi possibili: “Alessia in forma di donna nuova / ragazza en plein-air, / gioca alla vita” in “Alessia e Roma”; “Bella la vita / ad iridarsi nell’acqua delle cose / di sempre che vengono a galla / come relitti o zattere disanimate / dal naufragio” in “Alessia nel tempo”; “Porta una cesta di fortuna, / il rosso delle mele nella brina / Alessia rosavestita per la vita”, in “Alessia nella brina”), cui si affiancano espressioni di più ermetico sapore analogico (“volano i colombi sul cielo di Roma / vista la densità del tessuto sulla pelle / per resistere”, da “Alessia e Roma”; “e tutta traspare una vita intera intesa / in sintonia tra Alessia e i flussi / delle piante stellanti, / l’eucalipto, il mirto, il filodendro”, da “Alessia al lago”; “s’invera il sogno nell’amplesso: / è l’amore fiorevole atteso ed accaduto / oltre la linea del pensiero del giardino”, da “Alessia e la vittoria”).
Ripetuto amplesso: abbraccio o altro che sia, si diceva. Magari pure abbraccio di Letteratura e Vita, di mistione tra fantasie ed eventi autobiografici. Piazza coniuga il linguaggio di un’avventura (quella con/di Alessia) con l’avventura del linguaggio, in un processo di invenzione, innovazione e ricerca formale: stravolgendo cronologia e principio di causa-effetto, abbandonandosi alla frammentazione della narrazione, ai capricci della mis-memoria, al fluire di un discorso poetico che abolisce ogni pretesa di verità unitaria e che di proposito si presenta frammentario e incerto. Così propone un convincente e fascinoso ritratto di donna, privo di compiaciuti psicologismi e di manierismi liricheggianti. Raffaele Piazza lavora su frammenti di ricordi riesumati, interpretati e magari pure distorti, messi in relazione o in contraddizione con altri frammenti, usando, da stregone tutt’altro che apprendista, sofisticate strategie volte a rappresentare cose che sono al contempo incantevoli teofanie ed ilari avventure dei sensi e dei sentimenti.

mercoledì 21 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIO FRESA

MARIO FRESA : "In viaggio con Apollinaire" - Edizioni L'Arca felice - 2016 - pagg. 16 - s.i.p.
Preziosissimo volume impresso in centonovantanove copie numerate a mano , con disegni di Massimo Dagnino , e una tavola fuori testo. Un breve luminoso viaggio tra le poesie di Apollinaire , dieci per la precisione , tratte da "Il bestiario" , da "Alcools", da "Calligrammi", più "Scena notturna del 22 aprile 1915". L'impatto con le vertigini del poeta è segnato dalla maestria che Mario Fresa sfoggia nel proporre una versione perfetta e amalgamata , fra il tempo perduto e i dolcissimi dubbi , fra i baci che rimpiangono amore e il rintocco delle campane , fra la maschera colorata e le voci della memoria. Un Apollinaire delicatamente contemporaneo si affaccia riconoscibile e compatto , nella fusione di un legame culturale di notevole spessore.
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 20 settembre 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia esce a contemplare le stelle"

Nell’interanimarsi con l’aria
polita e il selenico sembiante
esce Alessia nel segreto giardino
le stelle a contemplare per presagi
di fortuna trarne. Attende fermate
per l’anima di ragazza nella selva
urbana, rilegge Alessia la storia
dei baci e degli amplessi.
Alessia spera nella vita, sera
consecutiva, quella precedente
non torna. Attimi infiorati di
bellezza di luminarie attente
ai passi di leggerezza e nessun vento
può pettinare il mare.
*

"Alessia tesse giorni"

Nel continuare le cose
della vita e coltivarle
(la passeggiata nel viale
meridiano e delle fragole,
lo studio di italiano e
matematica, le storie dei
baci e degli amplessi)
ha comprato oggi Alessia
il rosaconfetto di uno slip
per di Giovanni la gioia
duale, meraviglia all’anima
di ragazza, sedici anni
contati come semi. Aria
di freschezza nel tessere
i giorni culminanti negli
orgasmi dell’amore e tutto
è attesa, vigilia d’incanti
per ferite detergere nell’
interanimarsi alla quinta
stagione ad accadere all’
anima. Chiaroscuro morale
nel pensare di tradirlo con
Marco. Alessia cerca
esperienze con veemenza
e sei mesi fa era vergine.
*
"Alessia va oltre"

Sera di luna dall’albereto
resiste Alessia nell’indifferenziarsi
con delle stelle la fiorevole luce.
Va oltre le sponde della vita,
il nulla, nel saltare la siepe
del verde di natura con il pensiero,
essere a casa di Giovanni e fare
l’amore in questo attimo.
Storia di baci nella mente azzurra.
Si sporge oltre il colle di Napoli
Alessia rosavestita per la vita
in versi e non in versi.
*

"Alessia e l’attimo"

Fuori dal giardino e dentro
il giardino, invisibile soglia
per Alessia lucevestita per
la vita a est degli albereti
lontani se il luogo è coltivato
con pazienza da ragazza
Alessia nel potare margherite
e rose per di vita raccolti
e la verità nel ramo dell’arancio
visto in sogno e poi
per la strada ripercorsa.
Attimi per Alessia a poco a poco
nel risveglio primevo di
settembre un pomeriggio.
*

"Alessia e la resistenza dell’aria"

Invisibile resistenza dell’aria,
chiarità di mattino nell’anima
di Alessia di grammi 18 a illuminarla,
un rigo di pensiero per fare sue
le gioie autunnali (il pensiero
del prossimo letto, l’esame superato,
la visione della conca d’arancia
di tramonto, del lago la pace fresca
della prossima vacanza).
Di soglia in soglia, nel prato.
camminando in limine alla verde
vita per redenzioni osserva Alessia
dell’allodola senza peso la gioia.
*
Raffaele Piazza

lunedì 19 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo – “Non ritorni” - Robin Edizioni – Torino – 2016 – pagg. 199 - € 12,00

Antonio Spagnuolo è nato a Napoli nel 1931. Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, inserito in molte antologie, collabora a periodici e riviste di varia cultura. Attualmente dirige la rassegna “poetrydream” su internet (http://antonio-spagnuolo-poetryblogspot.com). Nel volume “Ritmi dal lontano presente”, Massimo Panio prende in esame le sue opere edite tra il 1974 e il 1990. Plinio Perilli con il saggio “Come l’ombra di una nuvola sull’acqua” (Ed. Kairòs 2007) rivisita gli ultimi volumi pubblicati tra il 2001 e il 2007. Ha pubblicato numerosi volumi di poesia tutti premiati. Ultimo “Premio speciale Camaiore 2014”. Tradotto in inglese, rumeno, greco moderno, francese, spagnolo.
Di lui - come valido poeta e capace saggista – ha scritto, tra i tantissimi altri, A. Asor Rosa che lo ospita nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento”.
“Non ritorni” presenta la prefazione esauriente e ricca di acribia di Plinio Perilli intitolata “L’immagine schizza dalle forme” Omaggio indiscutibile ad Antonio Spagnuolo.
Il libro ben strutturato e composito a livello architettonico, è scandito nelle seguenti sezioni: “Prima parte. Lunghi murales” e “Seconda parte. Memorie”.
Se, come affermava Goethe, la poesia è sempre d’occasione, la recente produzione di Antonio Spagnuolo, sembra confermare tout-court l’assunto dell’artista tedesco.
Poesia come negativo fotografico delle fotografia della vita, forma di trasfigurazione del vissuto, sublimazione di situazioni per infrangere le barriere del tempo, con un carico di fertile tensione. Quest’ultimo se ha origine, deriva da un dolore lancinante, trova la sua catarsi, quasi oracolare, nell’urgenza del dire, attraverso il varco salvifico di cui parlava Montale: e così e solo in questo modo la vita rimane degna di essere vissuta.
Come antefatto alle ultime opere del Nostro c’è l’evento tristissimo della morte della moglie Elena, compagna di un’intera esistenza.
Il suddetto accadimento è stato ispiratore per Antonio di opere altissime come “Oltre lo smeriglio”, “Ultimo tocco” e “Da mozzare”, accolte entusiasticamente dal pubblico della poesia.
Mauro Ferrari, in uno scritto su “Ultimo tocco”, ha paragonato Spagnuolo al Montale costernato per la fine della moglie e all’Ungaretti de Il dolore, attonito per la prematura morte del figlio..
Quello che diviene di volta in volta cifra dominante della poetica di Spagnuolo, in “Non ritorni” e nei testi suddetti, è la sua stupefacente capacità di rinnovarsi attraverso tastiere di senso e di parole che sembrano tendere all’infinito, nell’esplorare tutte le loro possibilità.
Se il tema è sempre lo stesso, attraverso l’attraversamento di un nuovo periodo del suo poiein, più vicino alla chiarezza della prima parte del suo lavoro, che sfiorava l’alogico e l’indistinto, Spagnuolo è conscio che, attraverso l’osservazione acuta del mondo e delle cose, esiste la possibilità del raggiungimento di una rinascita nella consapevolezza che l’attimo in cui sgorgano i sintagmi, feritoia tra prima e dopo, può superare il male del tempo medesimo.
Riattualizzazione attraverso una memoria involontaria che non è vuota nostalgia.
A livello formale Spagnuolo raggiunge in “Non ritorni” esiti altissimi, creando quelli che si potrebbero definire come due poemetti nei quali domina il nitore attraverso una parola avvertita che senza sforzo produce il suo meraviglioso tessuto, attraverso metafore e sinestesie con leggerezza ed icasticità.
Da notare che nella prima sezione di “Lunghi murales” il poeta sperimenta una modalità di scrittura che sfiora la prosa poetica in un modo sinuoso di sogno ad occhi aperti che, tra detto e non detto, produce effetti sorprendenti, sempre nel solco del rinnovamento.
*
Raffaele Piazza

domenica 18 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALESSANDRA PAGANARDI

La paziente tenace ricerca poetica di Alessandra Paganardi
Nota di lettura di Valeria Serofilli a "La pazienza dell’inverno" ( puntoacapo Editrice, 2013) di Alessandra Paganardi

"Ancora una volta la poesia autentica mostra il suo nodo: sprofondare nella malinconia del nulla, quasi fino all’afasia, per emergerne con un messaggio di dura fiera e musicale resistenza. Tutto il libro testimonia questo combattimento, e il titolo stesso del libro, "La pazienza dell’inverno", entra nella mente del lettore come un invito a lasciar passare le cose peggiori, in attesa di un mutamento positivo di cui talvolta si dispera”.
Ad apertura di questa mia breve disanima introduttiva del libro "La pazienza dell'inverno" di Alessandra Paganardi, mi piace riportare questa frase tratta dalla corposa e intensa Prefazione di Marco Ercolani, lasciando poi al lettore il compito e il piacere di leggere ciascun verso di ciascuna lirica, entrando in modo individuale nel mondo poetico dell'Autrice.
Il volume si articola in sei sezioni, una delle quali costituita da Frontiere apparenti, opera vincitrice dell’edizione 2009/2010 del Premio Astrolabio, di cui ripropongo un interessante stralcio della motivazione curata da Mauro Ferrari, valida dunque anche per l’opera qui oggi presentata: ”Se c’è uno spunto autobiografico e fattuale, questo si situa subito prima di laceranti riflessioni sulle occasioni e sui luoghi che ci hanno reso ciò che siamo, sulle direzioni non prese e sulle potenzialità non espresse della nostra vita; ma, anche, questi versi sempre poggianti sulle cose e sui sensi, ci fanno riflettere su ciò che abbiamo costruito nel divenire della vita.”Soltanto ciò che è dato sarà tolto” dice in un verso alto e sonante di saggezza quasi epigrammatica: Alessandra Paganardi mette in scena il dramma della vita, il sentirsi grumo ed erranza, che è comunque un’apertura allo slancio vitale e alla costruzione di un nostro mondo in cui sia possibile, nella frase di Holderlin “ abitare poeticamente”.
Riprendendo la mia personale disanima posso affermare che La pazienza dell’inverno è un lungo e teso braccio di ferro tra desiderio di silenzio e volontà, o forse sarebbe più esatto dire necessità, di espressione. A questo contrasto di affianca la dicotomia più classica: quella tra il senso dello scorrere del tempo e la speranza di poterlo in qualche modo fermare, arginare, dandogli una diversa forma e una misura più umana.
Il ritmo del libro è "mono-tonale", facendo ancora riferimento al termine scelto da Ercolani. Come una goccia che cade ogni giorno nello stesso modo, con lo stesso suono, su un suolo che lo accoglie passivamente. Il suono dell'inverno, la sua musica triste. Ma è proprio qui la sfida, quella a cui fa riferimento il titolo: l'attesa.
È un'arte che richiede perizia, tenacia, molto fiato. L'attesa per qualcosa che nel momento in cui viene concepito appare non solo improbabile ma quasi impossibile. Eppure la coscienza e la consapevolezza, il sogno e la memoria sanno che alla fine di ogni inverno, per quanto lungo possa essere, c'è una primavera:
al ramo spogliato porteremo
un’attesa gentile
di pazienza e silenzio
lo chiameremo solamente inverno
non sarà più dolore.
(da Quarto piano)
Quindi la parola trova risorse che non pensava neppure di possedere e cambatte l'afasia, il desiderio del nulla, l'azzeramento.
«Seguire il solco, non l’aratro –
dentro / la legge della terra, sempre quella / che non ascolti.
Ritrovare il seme / nascosto, o non scoprirlo / se non era per noi.»
(Si veda la lirica XII di pag.46)
Non saprà nessuno che il mio buio è la madre del mondo, afferma l'autrice nel distico conclusivo della lirica che apre la Sezione "Voci in ombra". E sono versi emblematici dei contrasti e delle contrapposizioni di cui si è detto. Sapere di essere fatti di buio ma cercare la luce. Un continuo e paziente lavoro di adattamento alla materia, alla pietra soprattutto, quella che appare inanimata ma che contiene in sé il cammino, la strada, la possibilità di mutare terreno e orizzonti.
Di quella pietra nel cemento
non è rimasta che un’impronta vuota.
La terra ha una memoria minerale
si riempie quando passa forte il vento
o il piede indelicato del passante
a scalciare la vita.
(Si veda la lirica VII di pag.68)
Anche la dedica della Sezione "Ritaglio" a Cesare Pavese è conferma ulteriore di un legame non solo letterario ma umano, di spirito di com-passione, sofferenza condivisa, vissuta in tempi diversi ma con coordinate condivise. Ma a differenza di Pavese trova in sé la tenacia dello scalatore che a un certo momento non è più diretto verso la vetta, la verità assoluta, ma verso ogni singolo passo, ogni molecola di polvere, fango e aria che circonda il mondo e l'uomo e ne costituisce la materia:
Non più segreti. Non più parole.
Era rossa d’amore la terra
ma per trovare il caldo di un abbraccio
dovevo farmi radice, scendere
fino al centro del fuoco.
(Si veda la lirica III di pag.75)
Per concludere, questo libro di Alessandra Paganardi è un lungo e sincero diario di viaggio: dagli abissi del buio alla ricerca di quelle radici che in realtà sono rami, e frutti. E quell' abbraccio caldo è il traguardo, la meta.
*
Valeria Serofilli
Caffè dell’Ussero di Pisa 16.09.2016


sabato 17 settembre 2016

POESIA = PAOLO CARNEVALI

"INEDITI"
I giorni possiedono ritmi
come il sole che sorge
e poi cala, dentro paesaggi
che cambiano costantemente
e altri spuntano e scompaiono.
Il nostro tempo scade,
ma io e te ci saremo ancora
quando il cinguettio di parole virtuali
sarà sparito e nulla potrà sostituire
l'incontro dei nostri sguardi.

***
I dialoghi si riannodarono ancora una volta,
avevamo riempito il tempo,
senza riuscire ad intuire, concludemmo.
Un chiuso orizzonte morto.
Ne eravamo convinti:
gli sguardi finti,i profili assenti,le parole rotolanti.
Osai pensare al poi,ma fu in un attimo
che la sera nascose come sempre se stessa
in un cielo senza stelle
inquadrato nelle finestre.

***
Ti ho vista passeggiare
velocemente per il corso
nascosta da un fiume di gente,
ma non ti ho chiamata.
Ho continuato nella mia corrente
frettoloso nel consumare il mio tempo.
Ormai siamo soli e avvolti da ombre
nei giorni di festa sul corso.
E' come una giostra che gira e stordisce.
Ti ho vista confusa,anche un po sola,
ma questo non l'avresti mai detto
se te lo avessi domandato
non avrei ricevuto risposta:per orgoglio.
Ognuno di noi non ama essere ferito.
Ma se per caso avessi accennato ad un sorriso,
avessi teso una mano....
Passeggiavo con le mani in tasca
e un passo veloce sul corso.
desideroso di raggiungere casa.

***
Sono uscito lentamente,
senza fare rumore.
Come il vapore si scioglie nell'aria,
del tutto indifferente
all'indifferenza del mondo.
Ma c'è quel lato romantico
regalato dalla vita,
la poesia nascosta nelle piccole cose
anche quelle che offrono tragiche drammaticità
e poca speranza.
La luce mi ha trafitto
rendendo visiva la polvere,abbagliata dal sole
che sembra star ferma: immobile.

***
E ancora alzarsi,
incontrare i tuoi sguardi,
i ritmi imposti.
Disperso nelle azioni
di questa danza collettiva,
assorbito nella superficialità,
nel caos: corro.
Incontro i tuoi sguardi.
Ad un tratto tutto crolla:
è scacco. Mi siedo. Attendo.
Spesso sprofondo nel disastro.
Nell'ombra della luce
del tardo mattino.

***

Paolo Carnevali
nato a Bibbiena (Arezzo) nel 1957. Traduttore. Aderisce al Movimento per il Disarmo Unilaterale di Carlo Cassola. Pubblica "I dialoghi di Ebe e Liò"ed.Lalli,dal cui testo è stata realizzata una pièce teatrale(1984). Nello stesso anno redige "Poetica Città"un poetry-zine, adatto alla distribuzione underground. Pubblica in ciclostile" Poesie contro la guerra" distribuite in serate di lettura. Nel 1985 entra nella redazione del Circolo Letterario Semmelweis di A.Australi a Figline V.no. Pubblica la plaquette poetica "Trasparenze"ed.Tracce (1987)recensita sul Manifesto(1988) da A.Lolini e sul Corriere Adriatico(1988) da G. Ghiandoni. Pubblicato sulle riviste:Abiti-lavoro(1983)L'Ortica(1990)Stazione di Posta(1996)La Collina(1996)Il Segnale(1997) I Fiori del Male(1998)Rivista Zeta(2004)(2005) Gradiva(2008)(2015). Blog Rai news di L. Sorrentino. Blog Altritaliani.it italo-francese di C.Demi. e altri. Collabora come corrispondente al blog "Pioggia Obliqua" di L.Oldani da Londra.
Inviato da mie nuove Outlook

SEGNALAZIONE VOLUMI = FLAVIO ERMINI

Flavio Ermini : “Della fine” – Ed.Formebrevi – 2016 – pagg. 48 - € 6,00
Non è nuovo , Flavio Ermini , ad interventi che abbiano il sapore stuzzicante della filosofia , nello sciorinare frasi e incisi che accompagnino con garbo nella fantasmagorica illusione della ricerca di verità sempre a noi nascoste ed imprevedibili. Così questo volume offre passaggi culturalmente profondi, attraverso la ricognizione della fine, oltre il buio che essa produce , consumando luoghi incerti ed opachi , cadute irriconoscibili , ombre che permangono incise oltre l’oblio. “Ogni aurora porta in seno il crepuscolo, la sua necessità opaca. Sorgendo il sole apre la strada alle tenebre, alle ombre della disperazione quali strutture portanti della condizione umana. Il nostro cammino è contiguo al senso fragile delle cose, alla loro fugacità, alla loro dissolvenza. E’ un percorso che porta verso tenebre crescenti , verso un’oscurità da cui qualsiasi orrore può scaturire. Questa notte è anche notte del pensiero e del conoscibile, dove si dibattono voci agonizzanti, che non giungono a parola.” La scrittura , ricca di riferimenti e di ricerca , appare quasi come inflessione poetica tra l’impensabile che si è fatto storia ed il fluire incessante della physis verso la giustezza. Le immagini si rincorrono con ritmo accelerato in un’apertura ultratemporale, per uno scacco lungamente nutrito e apparentemente improvviso, per quella disciplina che mantiene in continuo esercizio la mens critica, mai separabile dalla comune percezione umana per tensione e vincolo.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

RAFFAELE PIAZZA: "Alessia" - Associazione Salotto Culturale--“Rosso Veneziano”, Roma 2014

Alessia: ritorna questa figura femminile nella poesia di Raffaele Piazza che egli aveva già rievocata e descritta nella seconda sezione di Del sognato, la precedente raccolta edita nel 2009. Ma mentre lì, come annotammo allora, Alessia era una presenza reale, una figura che viveva tra passato e presente, nella memoria e nella coscienza del poeta, qui sembra che assuma una particolare connotazione: una figura “ambigua”, duale (per usare un segno aggettivale spesso ricorrente nella raccolta). Da un lato Alessia è certamente una figura reale, con la sua vita, la sua storia, le sue elucubrazioni mentali, il suo rapporto con le cose; dall’altro, invece, appare come una proiezione del poeta, proprio in virtù del suo approccio con gli altri, con le cose, con la vita.
Detto così, però, non si evidenzia la vera portata della poesia di Alessia, della ricchezza ambigua e sfuggente del personaggio, della sua stessa storia.
Intanto è da rilevare che il poeta ha un progetto chiaro, che è quello di delineare la figura di Alessia in una sorta di cronistoria degli eventi che accompagnano la sua vita. E difatti tutti i 70 testi che costituiscono la raccolta presentano nel titolo il nome di Alessia, anche quello che ha per titolo “Dedica” ha per sottotitolo il nome della ragazza. Segno evidente che tutta la raccolta si muove ed agisce intorno al personaggio il cui nome ricorre perfino, solo ed isolato, nel titolo della raccolta. E però non è una vera e propria storia del personaggio. Lo dice il fatto che ben 60 testi, i primi della raccolta, descrivono/narrano ciò che avviene in un solo anno, il 1984. Poi il poeta opera uno sbalzo inatteso e per tanti aspetti sconcertante, andando a riprendere Alessia nel 2010 (e i 26 anni intercorrenti tra le due date?) seguendola fino al 2014.
Ebbene, ciò dimostra un curioso atteggiamento del poeta di fronte al suo personaggio. Evidentemente il 1984 è l’anno in cui si concentra (il poeta concentra) il senso vero della persona di Alessia, della sua storia d’amore con Giovanni, della loro vita “duale”, mentre gli altri anni rappresentano una sorta di verifica dei sogni e delle illusioni lontane.
Ma qual è il significato, quello evidente e superficiale e quello profondo, di Alessia?
Siamo nel 1984, e Alessia viene colta dal poeta nella sua giovinezza e nel suo ardente desiderio d’amore che lei realizza pienamente con il suo Giovanni, e quando questo accade, sente in cuor suo come l’evento di un prodigio: “essere in due oltre / i confini delle cose”; “assistere al magico scenario // presentimento di gioia” (p. 9). È questo l’”accadimento” della vita di Alessia, ragazza dalla “pelle di pesca” che “nel tratto bello del suo / volto, mi ricorda l’acqua” (p. 13). D’altra parte Alessia è “bionda”, bella e trasparente nell’anima (“di vetro l’anima”; p. 24). Il poeta, anzi, non perde occasione per presentarla nelle forme esteriori della sua persona: “Pullover azzurro cielo nei giochi / di Alessia con lo specchio / gonna al ginocchio rosafuxia” (p. 25). Insomma è, Alessia, una figura bella dentro e fuori, che il poeta descrive nella naturalezza della sua gioventù.
Siamo, dunque, di fronte al pieno della vita e dell’amore, della realizzazione vera e profonda di una vita penetrata nelle più intime pieghe, e di un amore vissuto in piena consapevolezza: Alessia “tende nel chiaroscuro lunare / un filo di luce a farsi alba / nel silenzio gioia” (p. 16), anzi “gioisce Alessia nel piacere” (p. 19).
Ma Raffaele Piazza costruisce un personaggio ricchissimo e vario pur nella uniformità della sua condotta di vita. Anzi ci presenta un personaggio che, proprio nella sua apparente semplicità e nella schiettezza dei suoi comportamenti, risulta costruita con una struttura psicologica complessa nella quale è utile, e indispensabile, addentrarci sapendo che è proprio lì, nella profondità della mente e del cuore, là dove si costruiscono sogni attese e progetti, che si germina la vera dimensione di un individuo.
Ebbene, si legga con la dovuta attenzione il testo di p. 33 (“Alessia e il futuro”) nel quale Piazza presenta Alessia tutta assorta con lo “sguardo al vetro di balcone / sul mare e vedere in quel visore / il futuro”, dove la ragazza è attesa “al varco”. E si vede “commessa / nel negozio di abiti da sposa / e studentessa di psicologia”, si vede dottoressa intenta “ad analizzare pazienti”, si vede “moglie e madre nel / fulcro della storia”. Ma Piazza non la lascia così, intenta a sognare e/o illudersi, ma segue da vicino la sua creatura costruita con la sapienza di un architetto della vita e dei sogni. E difatti Alessia viene colta nello specchiarsi nel “lago della gioia”, intenta a vedere e a costruirsi il suo futuro su “sogni belli” (p. 43). Intanto già si vede sposa felice (p. 63), e vede il suo bouquet matrimoniale fatto di fiori di “pesco” e di “arancio”, mentre l’auto la porta in chiesa per pronunciare il suo sì: “E dopo il sì nel cielo scorgere / la cometa azzurra delle cose nuove / e la vita felice / per preparare i figli” (p. 78).
Ma sarà così? Insomma: Raffaele Piazza ha costruito un personaggio seguendolo e inseguendolo nel suo progetto di vita costruito su attese e speranze. Si realizzerà mai questo progetto? Individuare questo nodo semantico del testo non è un tentativo ozioso e inutile. Se ne ricava, ovviamente, il senso della concezione della vita del poeta.
Intanto è necessario evidenziare che i gabbiani, la rondine, il merlo indiano, l’allodola, i rondoni, come in uno svolazzo corale, un vero corteo animale di uccelli che evidentemente, con il loro vivere a contatto intimo con la natura, ne sanno sempre una più degli uomini, illusi e sognanti, mettono in guardia la ragazza: “Attenzione!” le ripetono, come a volerla svegliare alla vita e a esortarla a non cadere nelle trappole delle illusioni. E già questo sembra una sorta di avvertimento che suona come un richiamo alla realtà. E soprattutto: quando saranno passati quasi trent’anni da questi sogni, e cioè quando giunge il Natale del 2011, il poeta coglie Alessia in un momento particolare: “Sono venuti tutti gli amici e a guidarli / in esatta teoria Giovanni. Segna sul diario / i desideri, ragazza Alessia (matrimonio / una casa per due, un bambino, un lavoro)” (p. 94). Insomma i sogni sono ancora tali anche se “Quello che vuole è Giovanni e basta amato / croccante e fedele per inventare nel 2012, / altre posizioni per il sesso e altre strategie / d’Amore” (p. 95). Anzi ha fatto l’amore con Giovanni il 31 dicembre 2012 “senza turbamento sorridendo”, “sicura di non fare bambini (ancora / presto, verrà il tempo, urla il gabbiano: / attenzione!!!”), e Alessia non può fare altro che “attendere il seguito della vita” (p. 98), quando, probabilmente, ci sarà finalmente l’agognato “raccolto”.
Dunque è facile leggere nel destino di Alessia prefigurato da Piazza, il senso della precarietà dell’esistenza sicché i sogni e i progetti e le attese servono soltanto a consentire all’individuo di dare comunque un senso a questa nostra esistenza pur se essa si incaricherà a sua volta di smentire tutte le illusioni degli uomini.
Ma l’autore non poteva, non voleva, chiudere il viaggio cui ha costretto la sua Alessia, in quel vagabondare da una località all’altra, sempre alla ricerca dell’amore e del piacere del sesso, con un’affermazione di disincanto facendosi distruttore di sogni e di illusioni, e non può non stimolare Alessia ad un’ulteriore attesa: “Alessia, colei che protegge, / ascoltami nel dedicarti il mio / tempo migliore, a dire di te / poi in presagi di gioia ti penso / nella festa a casa dell’amica / farsi parola” (p. 90).
Insomma siamo in presenza di un mondo, quello di Alessia, e quello del poeta, nel quale realtà e sogno, realtà e immaginazione, realtà e il suo contrario, si fondono e si confondono a dire della precarietà dell’esistenza che è sempre (quella di Alessia, quella del poeta, quella di tutti) un campo in cui la volontà di vivere, l’abbandono al sogno e alle illusioni disseminati in tutto il percorso fino alla soglia fatale, l’ideazione di un progetto di vita che si rivela per lo più illusorio e vano, costituiscono il groviglio esistenziale che conquista e possiede la mente e il cuore degli uomini. Si vede che Piazza ha voluto obiettivare in Alessia proprio la sua visione della vita che, soprattutto in questo nostro mondo, è connotato dal senso della precarietà e dell’insicurezza. E per quale scopo, se non per questo, un poeta crea un personaggio che, poi, proprio mentre il progetto si sviluppa, finisce anche per prendere la mano al suo autore trascinandolo con sé, tanto che alla fine davvero riesce difficile stabilire dove comincia e dove finisce il personaggio e dove comincia e dove finisce il suo autore? Mistero e fascino della vita quando si trasforma in poesia, o della poesia quando canta la vita che diventa, proprio nelle mani del poeta, “altro”, e in quest’”altro” anche l’indicibile diventa dicibile e anche i sogni e le illusioni diventano possibile realtà anche se questo gioco può risolversi in disinganno e sconfitta.
Ciò che, però, intriga di questa raccolta di testi, tutti dedicati ad Alessia, è, e non poteva essere altrimenti, il fare poetico di Raffaele Piazza. Siamo di fronte ad una struttura della versificazione originale e per tanti aspetti postmoderna. Intanto si deve registrare il superamento di passaggi sintattici che evidentemente Piazza ritiene inutili, anzi tali da provocare un certo appesantimento dell’eloquio poetico. E allora i passaggi diventano rapidi, essenziali, a volte spiazzanti perché inattesi. E poi, sempre in ordine alla struttura sintattica, si vedano i ricorrenti mutamenti dell’ordine normale delle parole, come in questi esempi: “fino a di sorgente un’epifania” per “fino a un’epifania di sorgente” (p. 18); “le tracce per della felicità la conquista” per “le tracce per la conquista della felicità” (p. 19); “fino a di vetro l’anima” per fino all’anima di vetro” (p. 24), ecc. ecc. Questo artificio sintattico non solo rompe con il consueto schema normativo ingenerando nel lettore uno spiazzamento che lo invita a fermarsi sull’ordine alterato delle parole, ma serve all’autore a ricreare una diversa scala di valori semantici perché le parole collocate in posizione prevalente acquistano, proprio per la posizione assunta, una significanza più rilevante.
Ma è la versificazione tutta a risultare intrigante: una struttura forte e compatta dei testi ti dà l’idea di un corpo organicamente costruito, senza svolazzi retorici e senza abbandoni al compiacimento lezioso e vuoto; l’armamentario lessicale è ricco, vario, spesso fuori o lontano dai normali canali della comunicazione e, soprattutto, dell’espressione poetica; le connotazioni, in modo particolare quelle espresse da aggettivi usati con parsimoniosa accortezza, colpiscono sempre, e immancabilmente, il segno, e sono connotazioni inusuali e perciò inattese e perciò spiazzanti, tali che inducono alla riflessione, e perciò spiazzanti e semanticamente efficaci (“attimi disadorni”, “Albergo celestiale”, “giorni disadorni”, “fieno afrodisiaco”, “cielo polito”, “rigagnoli amniotici”, “invisibile spessore”, ecc. ecc.). Ma bisogna dire, ovviamente, che è la struttura complessiva dei testi, e in essi la struttura delle varie parti, a costituire l’aspetto più moderno, o postmoderno, del lavoro poietico di Raffaele Piazza. Si legga, a mo’ di esempio, questa strofa: “Attimi disadorni e non / guarda l’orologio al polso / di ragazza, uscire dal tempo / della camera dell’amore, / strada in motorino per / arrivare / all’Albergo celestiale” (pp. 8-9). Qui è facile notare: l’efficace sintesi degli elementi e l’eliminazione di tutto ciò che poteva appesantire l’espressione poetica, e cioè i passaggi intermedi; l’uso accorto dei segni aggettivali, che spesso in poesia finiscono per risultare inutili o, peggio ancora, inconcludenti o fastidiosi, mentre qui assolvono una funzione precisa attribuendo alle parole cui si riferiscono una connotazione tanto efficace quanto imprescindibile; la grande efficacia di sintagmi come “attimi disadorni”, “uscire dal tempo / della camera dell’amore”; il passaggio immediato da un verso all’altro (“della camera dell’amore” > “strada in motorino”) dove il poeta salta l’azione intermedia e rappresenta la ragazza già in sella al motorino; lo stravolgimento, già evidenziato in precedenza, dell’ordine normale delle parole (“e non / guarda l’orologio al polso / di ragazza” per “e non guarda l’orologio di ragazza al polso”.
Abbiamo detto: poesia moderna o postmoderna. Scelga il lettore. Una cosa è certa: questa raccolta davvero può suscitare, per la sua ricchezza e complessità semantica ed estetica e per gli elementi nuovi della poiesis, un interessante dibattito sulla situazione attuale della poesia italiana e sui suoi esiti ultimi. Noi crediamo che, al di là del diritto di ciascuno di seguire la propria strada, ce ne sia assolutamente bisogno.
Raffaele Urraro -

giovedì 15 settembre 2016

UNA LETTERA PER IL VOLUME "NON RITORNI" DI ANTONIO SPAGNUOLO

Torino - 12 settembre 2016 - " Caro Spagnuolo , tu sei l'unico , grande poeta che oggi sia giunto a esprimere il dolore della perdita amata e , contemporaneamente, la bellezza della vita che è stata e che dura in forza della parola poetica. Anche nei momenti più tristi sai offrire l'autentica verità dell'amore che dura contro la morte. Mia moglie è morta un anno fa , e l'angoscia dura. Ma io non sono riuscito a dire nulla più di lei. Ascolto allora la tua voce. Con affettuosi saluti - Giorgio Bàrberi Squarotti- "

mercoledì 14 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIO MARCHETTI

Giulio Marchetti – Apologia del sublime--Poesie 2008 - 2014-- puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2015 – pagg. 143 - € 14,00

Giulio Marchetti, autore del libro di versi che prendiamo in considerazione in questa sede, ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: “Sogno della vita”, 2008, “Energia del vuoto”, 2010 e “La notte oscura”, 2012. Ha vinto numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali e vari critici si sono occupati della sua poesia.
“Apologia del sublime” raccoglie le suddette tre raccolte edite e la raccolta inedita intitolata “Disastri” e presenta una postfazione di Alessandra Paganardi.
Nelle intenzioni dell’autore, come si evince dal titolo dell’opera, la sua poetica vuole essere una consapevole difesa del bello o del grande al grado più elevato. Infatti una stabile tensione verso l’indicibile è la cifra caratterizzante del discorso del Nostro, indicibile come invisibile punto di passaggio tra detto e non detto.
Non a caso una vena speculativa, nel ripiegarsi delle frasi su se stesse, connota il poiein di Marchetti, che compie una riflessione spesso intellettualistica tout - court su quelli che sono i campi esistenziali che riguardano qualsiasi persona, in particolare sul tema dei sentimenti.
Una matrice filosofica esistenzialistica connota la poesia di Giulio complessa e spesso coscientemente oscura, ma che non sfiora mai l’alogico, anche se sono frequenti accensioni e spegnimenti, che hanno un tono vagamente neolirico e danno luce e bagliori improvvisi al discorso denso e complesso dell’autore.
I componimenti sono concentratissimi e permeati da una riflessione solipsistica ed appare spesso un “tu” al quale il poeta si rivolge, presumibilmente l’amata.
Nelle composizioni si riscontra una forte densità metaforica e sinestesica e dai versi emerge una grande musicalità tramite il ritmo che è serrato e sincopato.
Tutte le poesie sono concentratissime, fornite di titolo e costituite da una sola strofa di svariate lunghezze
Si respira nella lettura, affondando nelle pagine, un’atmosfera di magia e sospensione e ci si trova davanti ad una drammaticità controllata nella scrittura sempre rarefatta, ad esempio quando viene nominato il tema dell’addio.
A volte, quando è protagonista, l’io-poetante cade in un baratro, affondando nel vortice del dolore ma senza mai gemersi addosso, come nella bella poesia Incisto tratta dalla raccolta iniziale Il sogno di una vita, perché c’è sempre una speranza di riscatto.
In Carezze c’è un tenero e sentito erotismo, fatto di sensazioni materiche e luminose nel rivolgersi ad una presenza femminile vagamente “angelicata” della quale ogni riferimento resta taciuto, tranne quello della bellezza splendente.
Una ricerca che a partire dalle tematiche dell’angustia e della perdita sottende la possibilità della gioia, raggiungibile solo attraverso la parola salvifica detta con urgenza.
*
Raffaele Piazza

sabato 10 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

RECENSIONE di Vincenzo Moretti ad “Alessia” ----
Nel parlare di Raffaele Piazza (poeta napoletano noto a livello nazionale per la sua copiosa produzione letteraria e critica) e delle 69 poesie contenute in “Alessia” (ed. Associazione Salotto Culturale Rosso Veneziano, Napoli, 2014, Premio Tulliola 2016), sembra doveroso chiedersi: “chi è Alessia?”. È, etimologicamente, “colei che difende” dal disadorno, che dunque adorna la vita e la parola; è al contempo donna angelo e femmina desiderata con cruda sessualità; è la forza vitale dell’amore e della gioventù. Come nel rito cattolico, “Alessia” è memoria e ringraziamento per un trentennio, diaristicamente scandito, di vita “duale”. Rito poetico che il “nerovestito” Giovanni (etimologicamente: colui che Dio ha favorito? il profeta? o il dark salvato? l’autore?) officia con un cantico che, ispirato da una sincera meraviglia (meravigliato è l’autore nel rammentare, e tale meraviglia trasmette al lettore, incantato da una poiesis che gli regala storie ascrivibili all’“epica del quotidiano”) celebra Alessia “campita”, cioè pittoricamente trasfigurata come “Madonna barocca” e fissata icasticamente sullo sfondo degli spazi dell’amorosa vicenda predicabile (dal “Parco Virgiliano” della lirica d’apertura, alla più volte citata “auto stretta”, ai luoghi domestici ed “en plein air”, fino all’ “Albergo degli angeli, /camera n.8” degli ultimi versi del libro).
Una vicenda predicabile mediante temi e parole-tema ricorrenti, con le quali il poeta crea e ricrea una rete di soggetti accortamente assemblati e riproposti con sostanziali e mai vacue variazioni. Presenze che altri già hanno individuato e interpretato: gli uccelli e il loro monito agli amanti (“Attenzione!”), la mietitura che rinvia al raccolto poetico ed erotico (forsanche evangelico: con la separazione dal poetabile grano della vita dal loglio del “disadorno”); le “fragole” che hanno lo stesso sapore della bocca e del corpo, la “conchiglia” che rimanda al mistero di Afrodite (ma anche al “fossile tempo / di una storia bella, pari a conchiglia”: ovvero al fissarsi definitivo di una storia di per sé bella e resa ancor più esemplare in grazia della parola poetica). Altri temi sono presentati quasi in sordina. Per esempio, quello dei libri letti, con nomi di autori e di titoli (Sylvia Plath e Alda Merini, il “Canzoniere” petrarchesco e i “Fiori del male”), che forse sono sommesse dichiarazioni di poetica e caute ammissioni di affinità e di ascendenze. Oppure i criptici accenni ai figli: “Aria azzurrocielo, scia candida di jet / che passa (lì ci sono i figli)” – pag.58; “E in men che non si dica / solcare l’azzurro una rondine / di platino come jet a contenere / i nostri figli.” – pag.74.
Chi conosce le precedenti opere di Raffaele Piazza ritrova in “Alessia” tante delle succitate tematiche e parole-tema. Lo stesso nome di Alessia è rinvenibile in una poesia, “Camere per internet”, apparsa in apertura della silloge “Del sognato” (ed. La Vita Felice, Milano 2009). Ecco: “si chiama Alessia sta nel file segreto il / suo nome nelle tasche a fotografie / di quanti saranno i suoi figli / come le linee della sua mano portano ceste / di fortuna lineare lungo presagi di camminate vegetali da cliccare…”. Bastano questi pochi versi per comprendere come Piazza sappia passare da questi moduli espressivi modernisti (si pensi al lessico: “file, cliccare”; si noti la decostruzione della sintassi canonica in favore del libero accostamento analogico) ad altro compatto e differente progetto poetico: “Alessia”, opera nella quale l’attento Antonio Spagnuolo, nella sua densa ed esauriente “Prefazione”, ha ben intuito “una originale vaghezza di post moderno”. Un progetto poetico che si avvale di altri mezzi espressivi. Mi riferisco al lessico che comprende poetismi (“stellante, “azzurrità”, lucore”, “sembiante”), arcaismi (“polito”, “fabula”), termini peregrini (“inalveare”, “interanimarsi”), parole composte ascrivibili a una tradizione che va da Omero a Lucrezio a d’Annunzio (e che Raffaele Piazza rinnova con originalità: “cielovestito”, “oltresiepe”), vocaboli usati in accezioni non comuni (“esatta gioia”, “esatto stelo”, “mani affilate”). E ancora mi riferisco alla sintassi, caratterizzata da controllate e parsimoniose licenze, come dimostrano due fenomeni ricorrenti: l’uno, il disusato costrutto (del latino e dell’italiano neoclassico) del genitivo inserito all’interno di un altro sintagma (un esempio tra i più significativi: “nel giardino/ delle squadernate sul rettangolo di verde / rose profumate” – pag.66), l’altro, l’allentamento sintattico ottenuto mediante l’assai frequente uso della preposizione “a” + infinito con funzione polivalente (un caso limite: “Alessia nel futuro anteriore” – pag.63). Le sopraindicate ricorrenze lessicali e sintattiche non sono ascrivibili, le une a un’intenzione di classicheggiante panneggio, le altre a persistenza di maniere moderniste. Si tratta invece di sostanziali mezzi espressivi, volti a creare un tessuto fonico compatto e di non banale sonorità. Perché quelle parole, quei costrutti, così come gli esasperati enjambement (“la / conquista”, “a / imprimersi”, “per / fare l’amore”), le partizioni in gruppi di strofe divisi dallo spazio bianco e dal progressivo numero arabo ma unite dalla congiunzione copulativa “e” (come nei versi di “Alessia e l’albereto” –pag.56), la ben rilevabile ridondanza metaforica (basti questo esempio: “piove amniotica / pioggia sui campi dell’essere / in quel riseminato incantesimo // di gioia perenne nella fragola”– pag.65), le sapienti figure di suono (allitterazioni, rime, assonanze e consonanze), le iterazioni a distanza di parole o di enunciati, sono lì a produrre sovrabbondanza di senso, spessore di significato, ulteriori connotazioni affettive o meditative.
Questi versi che fingono una favola bella, politicamente corretta, dove non ci sono né lupi né orchi né streghe, dimostrano la vittoriosa concordanza tra quel che Raffaele Piazza ha voluto fare e quel che ha fatto. Ha vinto la scommessa di esprimere in un testo polisemico e tutt’altro che frivolo un suo gioioso mondo privato, dove, con buona pace di Eliot e di Montale, “aprile è il più bello dei mesi” (pag. 86) e “accade sempre di trovare / del bosco l’uscita, il filo tiene e l’onda / non sommerge” (pag.103).
*
Vincenzo Moretti

mercoledì 7 settembre 2016

RIVISTA = NUOVO CONTRAPPUNTO

NUOVO CONTRAPPUNTO - anno XXV - N° 2 - aprile-giugno 2016
- Sommario :
Silvio Ramat : Abbiamo vinto ? / Consumazioni
Giuseppe Rosato : Andremo, andremo per l'oscuro viaggio
Lucio Zinna : Stature di villa Giulia / Location
Umberto Vicaretti : Bruciano ancora / Nel rogo ad ardere/ Se vengo anche stasera
Rosa Elisa Giangoia : Gli alberi / Il destino / La sapienza e la necessità
Marina Agostinacchio : Ponti con le ali
Rita Iacomino : Pacata solitudine
Jules Supervielle : Grands yeux dans ce visage
Andrè Ughetto : Les etoiles de l'Ocean Indien / Arbres passant votre chemin
- Recensioni a firma di Elio Andriuoli
- Opera grafica di Maria Rosaria Perrella.

martedì 6 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza : "ALESSIA" -

"Alessia" edito dall’Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano è l’ultima raccolta poetica di Raffaele Piazza.
Chi o cosa si nasconde dietro la figura indefinibile di Alessia?
Un sogno, una vita mancata, il disincanto di un’epoca, la denuncia di regole pressanti e borghesi, il germoglio inesauribile della poesia?
La musa Alessia, come Virgilio nella divina commedia, conduce il lettore in un regno onirico dove tra metafore, dicibile e indicibile, presente e passato , adolescenza e maturità, luoghi e simboli di Napoli si attraversano le regioni fertili della scrittura e dell’inconscio di Raffaele Piazza.
I versi si dipanano, fluiscono sensuali e lievi ma sempre tornano al bandolo, un nucleo carico di tensione, quasi una mina pronta a brillare, un monito gridato dai gabbiani con estrema semplicità: attenzione! è il 1984. La natura chiama, avverte.
Malgrado lo scorrere delle stagioni il poeta sceglie di fermare il calendario sempre nello stesso anno e con assoluta libertà, non curante quasi della pressione creata, procede quietamente nel controllo dei versi eludendo i moduli della poesia tradizionale, sperimentando una vaghezza estraniante, che distacca, allontana dal reale e rimanda allo stile neoavanguardista. I versi senza particolari lirismi ripiegano su se stessi e avvolgono.
Addentrandosi nella raccolta è quasi immediato mandare a memoria i versi del poemetto di Elio Pagliarani, La ragazza Carla, ma alla “ragazza Alessia” di Piazza manca il rifiuto esplicito dell’ideologia neocapitalista, il poeta sceglie una denuncia meno palese, più misteriosa, quasi volesse colpire le regole e i valori imposti in maniera più intimistica, l’urlo è assordante solo nella chiosa “gridano i gabbiani: Attenzione!!!”
E’ inevitabile allora tornare a porsi la domanda chi o casa è Alessia, indagare quel suo giardino segreto, correre alle macchine espressive usate da Piazza e insegnateci mirabilmente da Balestrini nella signorina Richmond. La figura di Alessia sottende qualcosa, un mistero che ammalia.
Poco ironica, sognatrice, per certi versi drammaticamente condizionata la ragazza Alessia, “Gioisce Alessia nel piacere /(tanto non mi lascia)”
[…] A poco a poco nella strada/per i cieli da raggiungere con /scale tesse il marino fluire/senza tempo un arabesco,/il senso del pesco e dell’arancio/per dare il fiore del bouquet /del matrimonio di Alessia,/lungo le alberate l’auto/a portarla alla chiesa del sì.
Il poeta affida all’intuizione del lettore e alla voce della natura le sue emozioni e il compito di svelare la storia e l’arcano di questa musa tenera e affascinante.
Alessia mistica
(matrimonio di Alessia)
Ha preso il bouquet ad angolo
con il mondo con mani affilate
all’altare con Giovanni
in quell’emozione di oltresiepe
nell’entrare nella di campagna
candida chiesa. Telefonato
ha alla compagna di Roma
segreto confidato di fiori
candidi nel portare il frutto
dell’amore già nel grembo
in di vigilia notte attraversata
con un sogno di fortuna
pensa al test di gravidanza
matrimoniale viatico
per il bene di un’unione
ad inverarsi pari a stella,
la macchia azzurra sul test
(non ho finito gli esami
e Giovanni non ha lavoro
né casa né culla).
E poi vennero gli angeli
con panneggiare d’ali infinite 85
in quel cielodiperla ad attendere
l’inizio della fabula,
a confermare il verdetto
come di annunciazione postmoderna.
Alessia ad iridarsi i vetri cattedrale
senza finzione per gli occhi
voglio si voglio prenderti per marito
al dito l’anello del cambiamento
di una vita e non più esistere nuotando
*
Emilia Barbato

domenica 4 settembre 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il viaggio con Giovanni"

Jet azzurro a portare i nostri
figli nell’intravederlo
Alessia nella sala d’aspetto
(aeroporto di Roma nell’anima
di sedicenne ragazza).
Poi il decollo nella dell’aria
resistenza per Alessia
avviene il fluire del tempo
rosa fino a sorvolare le forme
delle nuvole per vita o gioco,
attraversare il platino del mondo.
Poi ore in silenzio nel leggere
mano nella mano con Giovanni.
Si stemperano i gradi di cielo
fino a New York. Vede la Statua
della Libertà Alessia, uscita
dal suo film. Scendono felici
come felci fino a Central Park
sogno ad occhi aperti.
*

"Alessia vince la corsa"

Traguardo rosa nella di Alessia
mente (l’ha sognato e si protendeva
verso il ramo dell’arancio per
prendere il frutto e dissetarsi).
Corre ragazza Alessia nel sudore
di settembre sulla pista del Virgiliano
Parco, aria densa da respirare.
Corre Alessia nel pensare a Giovanni
e supera Vanessa in un attimo
magico, nell’inalvearsi il pensiero
"da seconda è prima e poi il filo
di lana e il podio per Alessia lucevestita
nella maglietta con il nome
della scuola".
*

"Alessia nella gioia"

Serale incantesimo per ragazza
Alessia tra della serra i fiori da
rinominare. Petali in volo blu,
rossi e arancio nell’interanimarsi
con la vegetale materia, a inalvearsi
il pensiero a intessersi ad angolo
con il mondo. Giunge nella mente
di Alessia azzurra della pace
l’immagine del lago. Alza lo
sguardo: vede Lucrino ancora
esistere.
*

"Alessia nel verde dell’erba"

Sentiero verdevita per giungere
all’erba per Alessia, di natura letto
di rugiada per l’amore fare stasera
con Giovanni. Annaffia l’erba
Alessia per trovare nella del
verde vergine visione sensazione
d’incanto nell’immaginarlo sulla
pelle di luna ragazza Alessia
nell’intessersi al polso sottile
le ore dalla conca di tramonto
al nero dell’inchiostro da stelle
margherite infiorato. Gioca
Alessia nel verde dell’erba
nello scorgere Giovanni con il
dono.
*
"Alessia attende"

Verticale incantesimo di pioggia
di settembre ad accadere, anno
consecutivo, il secondo con Giovanni.
Estasi controllata di Alessia
nell’attendere della gioia le tinte.
Attimi di felici cose (il doppio
nell’amore orgasmo, la duale
cavalcata, l’esame superato con
intelligenza di ragazzadonna,
sedici anni contati pari a semi).
Attrae la terra un dono di sorgente
fresca, terra di Alessia.
Attende Alessia.
*
"Alessia compra"

Sera urbana di case pari ad alberi
scende Alessia dal condominiale
parco fino alle scintillanti vetrine.
Compra rimmel e rossetto per farsi
bella come una donna ragazza Alessia,
sedici anni contati come semi
e pensa a New York e Central Park
nel giungere alla Villa Comunale,
aurora a pervaderle lo smalto rosaconfetto
sulle unghie nell’apparire allo
specchio dei desideri. Poi nel negozio
del vestiario acquista Alessia
nell’interanimarsi con il fresco
una polo nera a Giovanni stasera
per i giochi dell’amore. Città che sale
azzurra nel ridere come stella di
pura luce o luna Alessia nel tessere
la scena nella camera della mente
e del prossimo letto.
*

"Alessia esce dal limbo"

Pomeriggio di domenica
di Alessia sola nella casa.
Piove acqua dal cielo di
settembre a bagnare di Alessia
sul balcone il biondo dei
capelli. Al dito della mano
affilata come l’anima
di Giovanni l’anello. Amore
infinito promesso
tra le alberate del Parco
Virgiliano il giorno 8
di marzo 2015. E si scioglie
l’incantesimo del limbo
nello squillare del telefono:
amore non ti lascio
fatti bella che vengo.
Trasale Alessia felice
nel rinnovarsi lo specchio.
*

Raffaele Piazza

sabato 3 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPINA PALO

GIUSEPPINA PALO : "Dell' amore eterno" - Ed. Centro culturale studi storici - 2016 - pagg. 32 - € 10,00
Un volume ricco di ampi respiri e di luminosità, dedicato all'amore e alla quotidianità, così minuziosamente centellinato, nei risvolti delicati del rapporto di coppia. L'identità domina sempre gli approcci condivisi al livello dei sentimenti modellati dalla delicatezza.
Un costante sussulto intreccia versi equilibrati ed armoniosi, in attesa che illusioni e sospensioni diventino canto. Ogni emotività è conquista di un dettato estremamente semplice, nella necessità di creare una tensione di notevole fascino.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = JACOPO LUPI

Jacopo Lupi : "Io non amo" - Edizione Lupi Editore (nuova edizione 2016)

Ho letto questo romanzo trascinata dalla trama sensazionale. Jacopo Lupi, autore ed editore, presenta questo romanzo con uno stile che dà spazio a una lettura “senza fiato”. Impossibile iniziare a leggerlo e non continuare fino alla fine.
Un testo che racchiude mille significati, fatto di storie che arrivano sempre più alle conclusioni di ciò che l’autore vuole trasmettere. I giovani sono i protagonisti di questo scritto, con le loro “problematiche esistenziali”. Sono vere, non cambiano, da una generazione all’altra sono sempre le stesse. La paura del giudizio, impressa spesso dai genitori e dalla società. La paura di provare amore, e nello stesso tempo di sentirlo, quindi metterlo in “un angolo”, nasconderlo come fosse una maledizione, a volte con gesti estremi.
La tematica, rivolta ai giovani, imprime nel lettore anche il suo punto forte: uscire dal giro di boa, iniziare a credere in sè stessi, andare oltre le paure e i giudizi, per ritrovarsi interiormente ed essere felici. Cambiare il “registro”, amare sè stessi per essere amati. Un viaggio che va dall’adolescenza all’età adulta.
Jacopo Lupi, scrive questo romanzo come la trama di un film che ha il sapore di vite vere, esperienze provate, o che provano, la maggior parte dei ragazzi di oggi. Insoddisfazioni, insicurezze, eccessi e abusi. Leggendo ci possiamo trovare esattamente lì, dentro quel turbine che trasporta ogni personaggio che potrebbe essere, in realtà, ognuno di noi. Lo stile molto fluido, ben descrittivo, coinvolgente, senza mezzi termini.
Devis Reno, il personaggio principale, studente universitario a Bologna e impiegato par-time nel policlinico Sant’Orsola, è un ragazzo che non si risparmia negli eccessi, ma soprattutto che “non ama”. Non riesce a stare solo, ma nello stesso tempo non vuole legami importanti. Vuole emergere dalla massa, ma nello stesso tempo è preso da un turbine che, puntualmente e razionalmente, lo blocca; questo turbine è il poco amore di sé. Un mal di testa, costante giornaliera per lui, e l’incontro con Ilaria, gli cambiano la vita. Tanti i personaggi che fanno parte di questo scritto, tante le vicissitudini e i colpi di scena, ma tutti ben collegati.

Mi colpisce in particolare una citazione, che ritengo molto veritiera, ed è solo un accenno di quanta riflessione porta l’opera dell’autore:
Come si fa ad amare così? L’amore non è due persone
che si sorreggono, neanche due metà di una stessa
mela che un bel giorno si incontrano. Noi tutti siamo
mele intere. L’amore, semmai, deve essere un ramo e
due mele che maturano l’una accanto all’altra. Da soli
dobbiamo essere tutto per noi, altrimenti come facciamo
ad essere tutto per qualcun altro?
chi ero e cosa volevo.
non subito almeno.
Uno stile che rapisce qualsiasi lettore, semplice ma deciso. Momenti di grande emozione nel leggerlo, ma anche di mistero.
Un finale di cui lascio solo un accenno: una lettera trovata da Devis … una partenza verso l’Africa mai immaginata, un viaggio con gli altri protagonisti: Simone, Ivana e Michela, perchè? Beh… qui subentra il mistero, e quindi vi lascio con una buona lettura dal finale totalmente inaspettato!
Lara Bellotti - agente letterario
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Biografia:
Jacopo Lupi è scrittore e attore teatrale di Sulmona. Da un anno anche imprenditore avendo aperto una libreria e una casa editrice, la Lupi editore con la quale ha ristampato il suo più grande successo a distanza di dieci anni dalla prima stesura “Io non amo”.
Questa storia trova dei punti notevoli di contatto con la vita di ogni ventenne, è la storia psicologica di ognuno di noi che nel proprio percorso si trova ad un giro di boa. A dieci anni dalla prima stesura e oltre 3000 copie vendute torna con un inserto speciale che ci spiega cosa sono diventati i due protagonisti 10 anni dopo.
http://www.lupieditore.it

giovedì 1 settembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = EMILIA BARBATO

Emilia Barbato : “Capogatto” – ed. Puntoacapo – 2016 – pagg. 76 - € 12,00 –
Nel confrontarsi con la letteratura più raffinata Emilia Barbato sembra condividere, e ci riesce in pieno, alcuni aspetti del fare poesia oggi, fra tentennamenti di scelte e tentativi di mantenere la musicalità del verso, nell’immagine incalcolabile della significazione e del segno, nel ritmo accorto e deciso. La sensazione di abitare nel quotidiano per conservare la salvezza dell’io è l’inquietudine del presente che condivide il confronto fra il mistero dell’esistere e la delicatezza dei silenzi. Il non avere paura per accogliere in propri fantasmi interiori e pizzicare le corde più intime dei sentimenti risuona fedelmente nei versi attraverso la parola , che tramanda , carica di sensi , alle trasparenze di una rete intessuta di colori.
“Gli aloni di polvere sulle pareti/ danno un’impressione/ di ingombro, le cornici e i chiodi/ curvi nei muri ostinano presenze,/ sono pagliuzze negli occhi, lacrimano notti/ insonni e scie luminosissime di ricordi,/ un’idea incenerita di stabilità,/ la storia momentanea della nostra vita.” L’urgenza di riprendere contatto con l’origine è la voce stessa che cerca una verità , o si immerge nell’illusione, proprio perché ogni momento è densamente elaborato e ricco di complessi e asperità, fantasma che prende coscienza della realtà umana.
ANTONIO SPAGNUOLO