mercoledì 7 ottobre 2015

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– “ Parole”
Vorrei parlarti di quelle primavere
che ci videro al mare , nella sabbia
ancora fredda di brina ,e ricordare
il breve tumulto del petto , le illusioni
delle preziose parole sussurrate
ed ora svanite nel tuo sparire nel cielo.
Vorrei parlarti degli accenti segreti
che aprivano a musica
il nostro impetuoso sigillo,
del limpido flauto che carezzava i capelli
nel docile amplesso.
Tutto diventa ombra nei lacerti
della mia solitudine, per sfiorare il tempo
che soffoca il mio singhiozzo.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

1 Commenti:

Alle 8 ottobre 2015 alle ore 11:07 , Blogger Unknown ha detto...

Malinconia, ricerca e solitudine emergono da questa lirica di Antonio Spagnuolo, un poeta che mi piace definire un ritrattista della luce che oggi, dopo la scomparsa della sua amata consorte, tende a ricercare una ragione di vita che contrasti l’assurdo romitaggio tra le sue stanze silenziose, i sofferti ricordi, le lucide valutazioni su quel che sarà della sua esistenza, ormai, fatta di piccoli, quotidiani gesti. Gesti che scaturiscono certamente dai suoi bisogni e dagli interessi poetici, ma che, ancor di più, lo riportano alla sua compagna di vita, ahimè, sottratta alla sua vista, ma non al suo cuore, alla sua Elena.
Vorrei parlarti di quelle primavere / che ci videro al mare […] e ricordare / il breve tumulto del petto, le illusioni / delle preziose parole sussurrate / ed ora svanite nel tuo sparire in cielo.
Malinconia, dunque, che emerge dalla consapevolezza che la sua donna è stata il giusto appiglio, il suo punto di forza, la chiave per aprire la porta della Vita; e ricerca, ricerca di un mondo perduto che spanni i suoi lacerti di solitudine e sfiori il tempo, smorzandone il singhiozzo dell’anima.
Uno sfogo doloroso, questo, che svelle, dai nostri intimi meandri, le nebbie di ciò che, in gioventù, credevamo di conoscere sull’argomento amore. Ossia, di quando pensavamo che il tempo, la convivenza, le prove della vita lo facessero scemare o, peggio, svanire.
Amore, quindi, parola piena e spesso travisata, abusata, mistificata, la quale, tuttavia, se porta in sé la verità dell’essere, come in questo caso, allora, si fa parola eterna, incancellabile poesia.
Mariolina La Monica

 

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