giovedì 28 maggio 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE

FRANCESCA LO BUE : “Moiras” - Edizioni Scienze &Lettere 2012 pp.143 Euro 12
Abbiamo conosciuto Francesca Lo Bue nel 2010 quando ci ha fatto incontrare, presentandolo a Pianeta Poesia, il suo “Non te ne sei mai andato”, che l’autrice ha dedicato alla terra natale, la Sicilia, e soprattutto al padre Salvatore prematuramente scomparso.
Un libro bilingue, come le raccolte che seguiranno, perché Francesca è vissuta la gran parte dell’infanzia e tutta la giovinezza in Argentina, terra da cui ha sorbito i colori e i contrasti, e la cui lingua morbida e rotonda ha fatta sua, tanto che nella creazione poetica è privilegiata, e soltanto in seguito tradotta in modo libero e non banalmente letterale, in italiano.
A distanza quasi esatta di un anno, nel novembre 2011 abbiamo presentato il suo “L’emozione nella parola” la cui stesura in lingua spagnola era precedente a “Non te ne sei mai andato”, stesura in seguito arricchita con la traduzione in italiano delle poesie e con una Nota di cui volentieri rileggo i primi tre versi particolarmente belli e intensi :

“Perché la Patria non è una né geografica/ Perché la Patria è il cuore/ Perché la Patria è l’espressione delle parole del cuore” ( p.15)

Ora l’autrice ci propone il suo ultimo lavoro bilingue “Moiras” per le Edizioni Scienze e Lettere di Roma, bilingue nelle poesie privilegiando sempre lo spagnolo, ma la cui densa, emozionata Premessa si legge nella sola stesura in italiano.
Un omaggio a Roma, la protagonista della silloge?
Roma, infatti, ultima patria di Francesca, è il tema della raccolta nella quale il destino che il titolo suggerisce è quello della città ma anche quello dell’autrice : destini che si fondono e confondono in un intreccio emotivo dagli esiti simbolici e poetici quanto mai suggestivi .

Leggendo le composizioni della silloge mi sono venuti alla mente i versi di Octavio Paz ( Messico 1914-1998 Nobel 1991 ) che nel suo “Libertà sulla parola” (Guanda 1965 Collana Fenice diretta da Giacinto Spagnoletti : da notare la vicinanza del titolo del libro di Paz con il titolo 2011 della nostra poeta ) ci parla del “Destino del poeta” con queste parole :

“Parole?/Sì d’aria/ perdute nell’aria./ Lascia che mi perda tra le parole,/ Lascia che sia l’aria sulle labbra,/ un soffio vagabondo senza contorni,/ breve aroma che l’aria disperde.// Anche la luce si perde in se stessa.”

Il destino del poeta per Paz, ma anche per Francesca è quello di perdersi tra le parole per ritrovare e ricomporre il filo della vita oscurato e schiacciato da un dolore originario, per tentare disperatamente un rammendo allo strappo della storia.

Per Paz la poesia diventa atto di liberazione dentro una memoria continuamente portata alla luce ( vedi L’arco e la lira ) . Francesca condivide fin dalle sue prime raccolte tale convinzione e anche nella recente “Moiras” : qui Roma appare con i contrasti, le luci, le solitudini, il buio, il sogno e le speranze della Lo Bue. Qui la memoria riscatta il tempo perché : “Roma è degli antenati : sono loro che trasformano il tempo in Bellezza e Religione” ( p.8 Premessa).
Il riscatto della Città, tuttavia, come quello dell’autrice, passa attraverso dolorose contraddizioni, che la scelta dell’immagine di copertina del libro iconicamente riassume.
Si tratta di un allattamento, non quello classico della lupa capitolina nei confronti dei gemelli, ma quello rappresentato dal pittore Niccolò Tornioli nel dipinto “Carità romana”… dove la donna allatta un vecchio mentre il bimbo alla sua sinistra implora e piange… : Roma ( o Francesca?) che predilige il passato e trascura l’oggi?
Roma (o Francesca?) in continuo stato d’indecisione tra passato e presente?
E tra il vecchio e il nuovo chi perde? Perché la donna porge il seno al vecchio ma guarda l’infante.
Domande che adombrano altre domande dei testi che abitano il libro dentro colori spesso cupi di dolore, di considerazioni oscure (p.23), di vento febbricitante (p.25).
E se talvolta Roma appare nella grazia splendida d’un giorno pieno di luce, resta pur sempre “Romasola” (p.33).
C’è un sole senza tramonto (p.105) che incombe su un Tempo sempre livido (119) e un sogno dimenticato s’accende come stella nella foschia della sera (127).

Le domande della poesia, frequenti com’è nello stile della poeta rincorrono passato e presente e si fondono con il singhiozzo millenario della città, cercando risposte al dolore, a quello che Francesca chiama il sorriso del nulla (125) deluso anche dal Dio cristiano del cui nome l’Urbe porta vanto, ma che appare lontano e assente .
“Dorme Dio nel suo specchio secco/ nel lusso della sua pace?” (85) grida la poesia al cielo che appare sempre più alto ( e il cielo è alto…alto – p. 127 ).


I crolli, le ferite delle pietre romane soffrono lo stesso male delle ferite della donna autrice che tuttavia non vuole arrendersi alla fatalità d’un destino avverso.
C’è uno squarcio di luce nel Vespero e sopra il muro lungo, spesso appare lo Straniero, l’Angelo (133) dentro il cui volo fermo ma denso di simboli si definiscono e si proteggono nome riscatto e salvezza non solo della Città Eterna, ma anche di chi, come Francesca, vi ha legato il proprio destino.
Un destino che allaccia e congiunge Francesca a Roma, ma soprattutto alla poesia, frutto perenne che rosseggia nella siepe oscura, frutto il cui succo d’emozione e visione possiamo anche noi assaporare leggendo i versi effusivi e densi di richiami culturali ed esistenziali di Francesca Lo Bue.

P.S. “Moiras” porta in Appendice la traduzione in italiano d’una poesia di Francisco del Quevedo Y Villegas dedicata a Roma, e quella in lingua spagnola di due composizioni romanesche “Carcinacci” e “Il fiume de Roma”, con chiuse poetiche della stessa Lo Bue.
(Firenze, Casa di Dante.)
Mariagrazia Carraroli

martedì 26 maggio 2015

PREMIO DI POESIA = LEANDRO POLVERINI

PREMIO NAZIONALE 2015
POESIA EDITA "Leandro Polverini"

Possono partecipare libri editi di poesia in lingua italiana.
Tema libero.
Spedire una sola opera in 2 copie – di cui una firmata dall’autore – con posta normale non raccomandata entro il 30 settembre 2015 a PREMIO POLVERINI – via Acqua Marina 3 – 00042 Lavinio – Roma. Tel. 06/90286930 – 389/5468825 – indirizzo mail: editotem@mclink.it
I PLICHI RACCOMANDATI NON SARANNO RITIRATI.
Le opere dovranno essere accompagnate da una lettera su cui sono chiaramente indicati: nome – cognome – indirizzo – recapito telefonico dell’autore e mail.
Opere ammesse:
libri di poesia – di autori viventi – editi in Italia da gennaio 2000 a settembre 2015.
Sono ammesse anche opere stampate in proprio o presso tipografie, che contengano almeno 30 liriche.
Nessuna quota di adesione.
I premiati verranno avvisati tramite lettera cartacea.
Premi
Ai primi dodici classificati assoluti saranno assegnate opere d’arte.
A tutti gli altri partecipanti, menzionati in 18 sezioni, saranno dati attestati di merito. Sarà, inoltre, consegnata a tutti i poeti presenti alla cerimonia di premiazione la locandina, una pubblicazione sul concorso contenente l’elenco completo degli Autori con cenni biografici, relativa classifica, sezione poetica, provenienza regionale.
La stessa pubblicazione sarà consegnata inoltre agli ospiti, alla stampa e agli appassionati del settore poesia fino ad esaurimento delle copie omaggio.

I vincitori sono tenuti a presenziare alla cerimonia di premiazione e a ritirare personalmente il premio. È ammessa delega al ritiro.
Premiazione
Domenica 29 novembre 2015, ore 10 – presso la Sala Conferenze dell’Hotel Lido Garda – Piazza G. Caboto 8 – 00042 Anzio – Roma – tel. 069870354 (convenzione speciale per i poeti che volessero pernottare).
Giuria
Tito Cauchi (presidente)
Anna Maria Di Marcantonio
Gianfranco Cotronei
Loretta Sebastianelli
Paolo Procaccini
Nicoletta Gigli (ufficio stampa)
Angela Giassi (segretaria del premio).
*****

lunedì 25 maggio 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = NEVIO NIGRO

Nevio Nigro : “Ombelico di luna” – ed. Blu di Prussia 2015 – pagg. 64 - € 10,00 –
La poesia che insegue Nevio Nigro è da anni una poesia limpida, pulita , ben orchestrata nel ritmo del verso breve , a volte fulminante a volte lievemente ripetuto, e per questa poesia egli tratteggia un modo di sopravvivere e di illudersi che riempie la pagina di incalzanti e dolci sentimenti. La vita strapazza nella paura dei silenzi e delle ombre , ma la poesia riesce ad accendere quelle scintille che regolano il passo , attraverso la melodia e i segreti. Anche se gli anni hanno tutto il peso delle gravità il tocco dell’amore riesce ancora a determinare abbagli e desideri , sussurri e ammiccamenti, mentre i silenzi sono ricordi di lontananze , di passioni , di labbra , di chiaroscuri ,di colori che il tempo non è riuscito a cancellare. Le figure che Nevio tratteggia sono sempre carezze stemperate , tra i colori che ritornano e gli abbagli di luce, tra le voci della solitudine e il profumo delle attese. Ancora una volta le occasioni sono scommesse, i pensieri sono armonie.
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 24 maggio 2015

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– NEL PUGNO
Nulla nel pugno ora che la carne,
macerata nel marmo, è inconsistente
e nei segreti della paura sfiora il vento.
In frantumi hai parlato
senza vedermi.
Io sarò ancora nel sogno,
perché l’amore abbandona rami
per teneri segreti e piange desideri
che hanno il sangue dell’estasi.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 19 maggio 2015

RIVISTE = NUOVO CONTRAPPUNTO

NUOVO CONTRAPPUNTO - anno XXIV . N° 1 - Gennaio - marzo 2015
Sommario :
Profili d'autore :Remigio Bertolino
Elio Andriuoli ; Il Tuffatore / Mi son destato
Silvano Demarchi : Purpureo uccello / Lago
Guido Zavanone : Cimitero di montagna / I giorni
Ivan Fedeli : Ventisette chilometri / Una rosa rubata
Pietro Catalano : L'albero / Sedici ottobre
Annalisa Comes : Calendario ( o de senectute) / Canti e semntieri / Per rimanere fermi
Elena Bartone : Rimanere noi
Jules Supervielle : Aprile in montagna
Recensioni a firma di Elio Andriuoli
Riferimento : elioandriuoli@alice.it

domenica 10 maggio 2015

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– PROFILO -
Rincorre il tuo profilo anche la notte,
quando le ombre sfuggono riflessi
e una sottile musica vorrebbe
improvvisare l’immagine.
Non ho parole per il colore azzurro
che ritorna al soffitto,
e brucio tutte le ansie
per le dita ormai stanche di cercare
la tua carne.
Impenetrabile aroma dei ricordi
finalmente riaccende la tua bocca,
per scintillii sottili, nei frantumi
di quelle che furono carezze
ed il buio ripete il raggio perduto
inseguendo la piega delle palpebre.
*

– "RUGIADA" -
Vedo il tuo piede candido scivolare
fra l'erba, e la rugiada imperlare
per luccichii dal colore inaspettato.
Il passo rincorre qualche lieve sogno
che le palpebre schiudono sottili
ed il sussurro accenna melodie
nel rapido tocco delle dita,
fuori dalla realtà che mi circonda.
Le tue mani nel grembo hanno tremore
di silenzi per vetrate e logge,
nella fragile confusione degli attimi.
Il tuo scrigno apre a paradossi,
sullo sfondo il biancore delle cosce
per stroncare indifeso il mio sussulto.
Sei nell’empireo e ancora ti rincorro.
*
ANTONIO SPAGNUOLO


ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 9 maggio 2015

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e la lanterna magica"

Guarda il suo film ragazza
Alessia nella magica lanterna,
il tempo attende la disadorna
via serale d’isola. Progetti
avverati nell’inverarsi
della gioia a mani piene,
il cielo cobalto della redenzione
ad ogni passo.
Scrive all’amica Veronica una
e-mail con mano tremante:
vieni a raggiungermi stasera
tra persiane di vento.
Risponde Veronica: verrò.
Trasale Alessia, prende il libro
d’italiano, ripassa l’esame,
squilla il telefonino, Giovanni:
ti amo veramente.
Sorride Alessia, mette in tasca
la scena.
*

"Alessia e il gabbiano rosa"

Pomeriggio di conca di tramonto
al Parco Virgiliano con Virgilio
cane spontaneo ricomponendosi
del sembiante l’affresco. Di maggio
cielo sanguato nell’interanimarsi
del tempo e dello spazio di Alessia
con il gabbiano rosa a volare
a destra su Bagnoli beneaugurante.
Frontiere di vento, tolta dalla tenda
Alessia nello scorgere tra ostia
di luna nel candore delle cose,
dove era già stata nel 2014 con Giovanni,
il prato dell’amore secondo natura,
quando lui scrisse: non ti lascerò mai.
Attimi oltre la balaustra cobalto
del tempio profano, lo spogliatoio
del campo di footing,
dove avviene il bacio e altro.
*

"Alessia e la scala del cielo"

Attimi disadorni, il tempo
attende la via serale,
campagna d’isola nell’intessersi
dei disegni della mente
di ragazza Alessia a Capri,
nell’entrare nel suo film
privato, nel cogliere le fragole,
e la scala per il cielo scorgere
nell’abbondanza del grano.
Gradini freddo di marmo,
passo dopo passo,
come in una danza,
che non è prova ma vita.
A poco a poco lago per risorgere,
si sporge e arriva al firmamento,
le dicono gli angeli
che avrà fortuna,
le dicono di fare la preghiera..
*

"Alessia e la cometa dell’amore"

Ragazza Alessia nel diario
della vita a toccare l’adolescenza,
viene da est la cometa dell’amore,
scia luminosa nel presagio
fortunato e felice
(Giovanni non mi lascia
e supero l’esame di classica
maturità).
Stasera nell’intessersi del
pensiero con fonte e sorgente
di parole del Cantico dei cantici,
ha con Giovanni appuntamento
per fare l’amore.
Cerca il senso dei sensi e del sesso,
se è amore, ragazza Alessia,
pronta con il corpo e l’anima
a farlo per piacere ed è migliorata
la durata e anche l’orgasmo.
Davanti a un’icona di Madonna
bruna prega Alessia,
poi riprende il saggio su Petrarca.
*

"Alessia e il senso del suo tempo"

Senza paura ragazza Alessia
nel recitare il suo tempo
tra internet e fragole. Volano
le rondini a ovest della vita,
beneaugurante presagio ad angolo
del mondo. Felice Alessia,
maggio a inebriarla con il vino
rosso come la sua maglia,
da capodanno recuperata, per
giochi oltre i confini delle cose
dell’amore per sopravvivere.
Si libra il sogno più bello
nell’aria di valeriana del Parco
Virgiliano. Si sfiocca una nuvola
grandiosa tra una canzone
di Madonna e un manifesto
stradale di Belen.
Ha avuto Alessia di commessa
il primo stipendio.
*
"Alessia e il canto delle sirene"

Serena sera per ragazza Alessia
nessuna onda può pettinare il mare.
Vita di fragola e amore e sesso,
esami da superare pari a steccati
dal bianco del cavallo.
Alessia rosavestita per la vita,
jeans sdrucito e maglietta fucsia,
l’adolescenza è la cosa più bella.
nell’uscire dal suo film e aprire
le cosce per Giovanni se è anche
amore e la voglia è tanta a sedici
anni. Sente il canto delle sirene,
Alessia nuda sul divano, una melodia
e le voci controcampo (il testo dice:
non ti lascerà).
**
Raffaele Piazza

venerdì 8 maggio 2015

POESIA = ROBERTO MOSI

LA CITTA'TENDA

(I)
E venne il tempo
del Convento delle Murate,
tredici sorelle lasciarono
le case sul Fiume
al Ponte di Rubaconte,
Suor Apollonia del Valdarno
Agata Lucente di Ponte a Sieve
e altre undici compagne.

Nelle piagge alla Porta
di Santa Croce presero vita
chiostri, la Chiesa, orti
giardini, l’Oratorio,
fu accolta, fanciulla,
Caterina dei Medici,
Regina di Francia.

Un miracolo nella vita
del Monastero, il Fiume
travolse, il mese di settembre, le mura:
nel fango intatta l’immagine
della Madonna cosparsa di neve.
(II)
E venne il tempo
del Carcere delle Murate
abitato dai condannati
prima costretti all’orrore
delle Stinche.

Storie di disperazione
trovarono il loro compimento
alle Murate
dai quartieri popolari,
storie di rivolta
per le ingiustizie,
storie di resistenza
all’avvento del fascismo.

Il Fiume bussò
alle porte del Carcere
il mese di novembre
e volle ancora le sue vittime.
(III)
E venne il tempo della Metamorfosi,
la città divorò il carcere,
penetrò nei cortili
nei cammini di ronda
nelle celle, per sempre spalancate.

Le nuove piazze
risuonano di musica
delle voci dei giovani
del fruscio delle pagine dei libri.

Giovanni Michelucci
al mio fianco:
“Facciamo quella passeggiata
in Santa Croce che ti promisi
anni fa, nella casa di Fiesole.
Il nostro cammino è libero
per giardini cortili piazze
non più muraglie a fermarci.
Non furono vani
i nostri sogni tracciati con la matita
gridati nelle assemblee di Quartiere.
Rimaniamo insieme,
uomini liberi,
altre utopie sono da disegnare,
ancora il Fiume–mostro
è acquattato sulle pendici dei monti,
in tante parti del mondo.”
*
Roberto Mosi, 6 maggio 2015
( in occasione della inaugurazione a Firenze della nuova sede della rivista Testimonianze)

martedì 5 maggio 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = CATERINA DAVINIO

Caterina Davinio – Big Splash--network poetico
Fermenti Editrice – Roma - 2015 – pagg. 162 - € 15,00

Caterina Davinio (Foggia, 1957), scrittrice, poeta e artista multimediale, si occupa di arte dei nuovi media con attività espositiva, convegnistica e curatoriale in molti Paesi del mondo.
E’ la fondatrice della net – poetry italiana; ha pubblicato romanzi, saggi e libri di poesia e sue opere saggistiche e poetiche sono tradotte in inglese.
In poesia ha dato alle stampe “Fenomenologie seriali” (2010), “Aspettando la fine del mondo” (Fermenti 2012), “Il libro dell’oppio” (2012) e “Fatti deprecabili” (2014).
Il volume della Davinio, che prendiamo in considerazione in questa sede, comprende un’antologia, una selezione di poesie tratte dal “network poetico Big Splash”, cui hanno partecipato numerose tra le più significative voci della poesia italiana e internazionale contemporanea.
Il libro include anche quattro fotografie in bianco e nero relative alla rassegna e, in copertina, l’immagine digitale dell’autrice “Big Splash”, costituita da venticinque figurazioni sul tema dell’acqua, elaborate a partire da foto stampate su alluminio.
Big Splash è un’installazione realizzata nella Sala Dorica del Palazzo Reale di Napoli, dall’8 ottobre al 3 novembre 2014, nell’ambito del festival OLE.01, dedicato alla letteratura elettronica.
Per il suo carattere composito e multimediale, di parti in gioco dialettico tra loro, si può affermare che l’impianto, i contenuti del quale sono riportati nell’omonimo suddetto testo cartaceo, costituisce un ipertesto, nel quale le linee di codice della poesia, della fotografia e delle icone digitali, s’intersecano, interagiscono e si fondono in modo pregevole.
Il filo rosso, il tema che lega tra loro le articolate componenti, è quello dell’acqua, secondo il significato della parola splash, voce tipica dei fumetti, che indica il tonfo di qualcuno o di qualcosa che cade nell’acqua stessa.
La scelta della stessa sostanza, come tema conduttore, si collega al significato dell’archetipo dell’elemento acquoreo, che, a livello inconscio, simboleggia rinascita, purificazione e anche genesi dall’amnio, in questo caso una rigenerazione tramite la parola poetica e le rappresentazioni figurative.
Il termine “network”, nella definizione dell’iniziativa, indica un insieme di entità o persone, in questo caso i vari poeti selezionati, che hanno operato in modo coordinato, ma provenendo da sedi geografiche diverse.
Moltissimi gli autori scelti tra i quali spiccano Antonio Spagnuolo, Dante Maffia, Nadia Cavalera, Domenico Cipriano, Marco Palladini, Oronzo Liuzzi, Mariella Bettarini, Giuseppe Vetromile, Lucio Zinna, Lucetta Frisa, Ivano Mugnaini, Davide Argnani, Maria Grazia Calandrone, Christina Vega-Westhoff, Carol Starr, Luc Fierens e la stessa Caterina Davinio.
Nell’impossibilità di soffermarsi su tutti i poeti antologizzati, la nostra attenzione verterà su una campionatura scelta tra i vari autori.
Antonio Spagnuolo, nato nel 1931, si inserisce nel panorama italiano come una voce autorevole, con moltissime pubblicazioni di poesia all’attivo, prestigiosi premi vinti e una notevole attività saggistica.
In “Umidi ricordi”, testo del Nostro, l’autore conferma la cifra distintiva, che caratterizza la sua produzione più recente, già espressa nelle raccolte “Il senso della possibilità” (2013), “Oltre lo smeriglio” (2014) e “Come un solfeggio” (2014).
Tale impronta consiste in una forma più chiara e distesa, rispetto alla produzione precedente, dove dominava una scrittura complessa e oscura, a tratti anarchica, connotata da versi nei quali era presente il senso dell’alogico.
Nella poesia suddetta l’autore si rivolge ad un tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, presumibilmente l’amata scomparsa.
Se la poesia è sempre d’occasione, come affermava Goethe, “Umidi ricordi” è un esempio chiaro di questo assunto.
E’ esistente nel testo il tema di una memoria involontaria, un riallacciarsi alla figura, che non è vana nostalgia o rimpianto.
Alto l’incipit “possiedi i miei occhi se piango”, nel quale già si delinea la presenza dell’acqua stessa, vista l’essenza delle lacrime.
E’ un pianto catartico e liberatorio, quello di Antonio, controllato e salvifico attraverso l’urgenza del dire.
Nella rimembranza il poeta, pur nel dolore, riesce ad assaporare la quiete, contornato da una natura benevola, che si rivela in gocce di pioggia cadute come per un battesimo o un lavacro.
Il silenzio dell’interlocutrice è il limite invalicabile tra detto e non detto, il punto di partenza dal quale scaturiscono le parole e l’acqua purifica lo stesso solfeggio del poeta, il suo canto.
Traspare una serenità meditata anche se il giorno decide di morire nei flutti del torrente, ancora quindi in una manifestazione dell’acqua.
Dante Maffia è incluso con una lunga poesia senza titolo, che possiede una forte dose di magia e sospensione, densa e articolata, nella quale i versi lunghi sono magistrali nella loro tenuta.
In quest’opera tutto l’ordine del discorso scaturisce dal primo verso “ci s’era messo d’ostinazione”.
Infatti è detto, in terza persona, un protagonista indefinito che, con tutte le sue forze, aveva fermamente deciso di ascoltare la voce del mare, le sue parole segrete, per capire e captare l’etimo della sua sostanza, il vero valore, il significato profondo delle acque stesse, la loro percezione.
Sappiamo che tale persona è un poeta e questo accresce l’intensità dei versi, con l’inserimento del tema della poesia nella poesia stessa.
Il poiein ha una vena decisamente affabulante e narrativa ed è connotato da chiarezza, nitore e luminosità, da immagini che sgorgano fresche e sorgive le une dalle altre.
Pare che dalle acque delle onde del mare, ma anche dai canali, dalle nuvole, dai laghi e dai fiumi, provengano dei segreti, degli arcani, che si fanno parola e sostanza poetica e viene evocata una gara tra poeti il cui vincitore sarà quello che meglio riuscirà a decriptare il mistero delle acque stesse.
Così quell’uomo stava ore e ore, giorni interi, lunghe nottate con le orecchie tese e l’anima all’erta a ogni minima vibrazione del mare.
Alla fine, come in una fiaba in poesia, si scopre che tutta l’attenzione data dalla voce alle acque, è dovuta al fatto che una figura femminile imprecisata solo dall’acqua può risuscitare.
Poesia originale e affascinante quella di Maffia, nella quale, tramite un immaginario vago e icastico, si arriva ai confini dell’indicibile, in un tragitto di grande bellezza.
“Impressioni d’acqua (Kenya”) di Caterina Davinio si realizza secondo le modalità della linearità dell’incanto, nelle descrizioni della conformazione suggestiva del paese esotico.
Si tratta di un componimento breve, suddiviso in due strofe, in generale verticale, ad esclusione di due versi lunghi debordanti e ben calibrati.
La forma è in lunga ed ininterrotta sequenza e la composizione è risolta in un unico respiro con un azzeramento della punteggiatura quasi totale (ad eccezione di una virgola).
E’una poesia sul panorama contemplato, nella quale è tratteggiato un luogo profondo di labirinto e di fiumi, radici annodate.
In questo posto scivolano sulle acque schiume di foglie e una silenziosa canoa.
Una poetica del paesaggio vagamente neolirica, insolita nella produzione della poeta.
Bella l’espressione liturgie fangose che indica una ritualità insita anche nelle cose della natura stessa.
Si parla di un sembiante inconsueto e quasi incantato agli occhi dell’artista che, tramite la parola, diviene interiorizzato.
Sembra che Caterina s’immerga completamente, attraverso il suo racconto intrigante, in una natura lussureggiante, molto diversa dagli scenari urbani che sono per noi consueti.
Efficaci gli effetti della luce nel rifrangersi nelle acque del fiume, in versi che, come dal titolo, possiedono una forte carica d’impressionismo.
Protagonista qui è l’acqua stessa che feconda formazioni vegetali come le mangrovie ed è portatrice di vita.
Opera originale “Big Splash”, che, per i suoi contenuti variegati, si configura come un unicum nel nostro scenario.

Raffaele Piazza

sabato 2 maggio 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza – “Alessia” - Ed.Ilmiolibro.it – Roma – 2014 . pagg. 119 - € 12,00

("Alessia" di Raffaele Piazza, letto da Angela Greco - già edito ne "ilsassonellostagno-wordpress" di AnGre)

*
“Alessia” - raccolta poetica di Raffaele Piazza prodotta dall’Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano. “Alessia” è voce, richiamo, rimando, metafora, simbolo, strada nuova che percorre il lettore attraversando la sorpresa di ritrovarsi tra le righe non una sola persona chiusa nel nome che titola l’opera, ma un intero universo declinato in momenti che esulano dall’ordinario pur rientrando apparentemente in questo per date e tempi, che non vengono risparmiati.
Alessia è il mantra che incanta e trascina chi decide di condividere le sue pagine di vissuto in uno stato da sala di fumatori d’oppio: invocazione ripetuta fino allo stremo della ragione, che apre la percezione oltre il reale. Alessia appartiene al mondo per precisa scelta del poeta di collocarla in una consapevolezza nominale propria di persona, ma tutto il libro si snoda in un esterno, anche quando si tratta di sensazioni e stati d’animo, al quale si approda verso dopo verso a patto che ci si abbandoni e ci si lasci inglobare dalla particolare scrittura, che gioca con accorgimenti tecnici e spazia nella vasta arte oratoria dell’autore.
Il tempo, generosamente ricordato in ogni pagina, è un piano di calpestio sul quale innalzarsi in punta di piedi per vedere senza essere visti gli accadimenti di un attimo preciso, che è in realtà un intero anno o addirittura l’intero trentennio contenuto nel libro, dilatato per tutta la raccolta di attimi siglata in calce dalle cifre stesse. E l’arco temporale raccolto nelle pagine unitamente al continuo cambio di scena, ha precisa logica onirica, definitivo e positivo spiazzamento per chi legge questa scrittura colta, capace di arricchire e chiaramente pregna del mestiere di scrivere e di sapere cosa sia poesia.
Raffaele Piazza è poeta ben radicato nell’esperienza letteraria e sa bene oltrepassare tutto quello che ci si potrebbe aspettare dalla stessa poesia, collocandosi in questo tempo di storica noia per il tutto visto e tutto già sentito, in una posizione che privilegia lo stupore e che risulta decisamente piacevole. La lettura del libro implica una qualche nota di contrasto lettore-testo nelle prime pagine, poiché non si afferra subito il senso e il fine e, dunque, ci si può sentire quasi sciocchi nella mancata comprensione; ma è sensazione breve, poiché Alessia è capace di prendere per mano e passo a passo volare come colorato impollinatore nella sua danza di cielo e terra, creatrice in fine di raccolto, proprio come il poeta ci ricorda in più versi.

Angela Greco

*
Alessia tra le cose di sempre

Edera, tra le pareti dell’anima,
risveglio di Alessia tra le cose
di sempre, caldo del corpo
tra le spire del piumone, in un sogno
bello da trascrivere nel diario,
residuo del sonno in quell’accorgersi
delle cose da fare, la lista
della spesa, i vestiti da scegliere
se è una festa per la vita
l’inalvearsi dei passi tra le strade
della campagna d’isola nel cogliere
un fiore d’erba per Giovanni
lontano anni luce nella sua iridescenza
di ragazzo, e resta e sta infinitamente
nella chiostra del giorno più
diafano il suo profilo di madonna
barocca, intravisto nello specchio
nel pettinarsi simile a un greto
segreto il suo splendore
di ragazza iridata nell’attesa
dello squillo del telefono.

È il 1984, regolano le vite
candele solari e ci sarà raccolto.

(pag.68)

§

Alessia e febbraio 2014

Freddo bianco sulla pelle
e nelle fibre di ragazza
Alessia. Passa il mese del
nevaio a pervaderla
si candore nell’inalvearsi
il pensiero sul viale
della gioia, presentita
nello scrosciare della
pioggia al culmine
dell’amore con Giovanni.
Alberate di pini
Al Parco Virgiliano,
l’auto stretta dove farlo
per rigenerarsi
e l’Albergo degli angeli,
camera n.8 attende.

(pag.105)