lunedì 21 aprile 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

ANTONIO SPAGNUOLO : "COME UN SOLFEGGIO" - ed. Kairòs 2014 - pagg. 52 - € 10,00
Non basta una lirica, né una antologia per spiegare e definire uno stato d’animo. Lo si dice in mille modi, con sfumature musicali e cromatiche, forme in penombra e annebbiate, sagome imprecise. Cosi Antonio Spagnolo lo dice in "Come un Solfeggio" e lo ripete ancora nella silloge "In memoria di Elena", nella raccolta "Il senso della possibilità" del maggio 2013.
Ma non l’aneddoto interessa quanto la poesia che da quello, come da limpida polla d’acqua, scaturisce. Come schizzi che la mano ri-traccia cercando la perfezione, precisione chiarezza e levità del tratto così si replicano immagini e motivi, talvolta parole. E’ un gesto carezzevole che evoca quel sentimento che era all’origine, lo stato d’animo, il tremolio dell’affetto, l’amore celato. Rivive il sentimento che già c’era nel principio:
“Tra i libri dei miei vent’anni
già c’era il tuo sorriso.” (Come un solfeggio, 15)
e da allora vissuto nella musicalità dei solfeggi, nei sospiri, nelle vibrazioni:
“Rammenti le vibrazioni del violino
nell’Ave Maria…” (Come un solfeggio, 38)
“Come un solfeggio scandiscono le note
melodie.” (Come un solfeggio,17)
nelle forme intraviste e indovinate:
“…lascia l’ormeggio
la tua vela smarrita, che l’inganno sfilaccia…” (Come un solfeggio, 47)
“dove si cela la tua sembianza.” (In memoria di Elena, 93)
“la tua sagoma è un’ombra
che scivola nell’assenza.”(In memoria di Elena, 99)
nelle penombre e nei chiaroscuri:
“Inchiodato tra le ossa scrostate,
fra ulivi contorti contro il sole,
rimango impaurito a cercare nel tuo viso…” (Come un solfeggio, 16)
“nel profondo mistero del tuo sguardo,
che in penombra sparisce…” (Come un solfeggio, 14)
o il ricordo di un attimo vissuto che insistente ritorna:
“…la foto che ti svela
tornita come il marmo,
l’acqua salsa,
il boccio della carne inappagata,
l’arcana derisione del tuo nudo.” (Come un solfeggio, 26)
“Dove ritrovo quei tuffi spensierati di fanciulla,
spettinata al vento capriccioso delle onde,
il piede leggero nel roseo incantamento della corsa.” (In memoria di Elena, 87)
La breve comparazione che ho portato avanti dice quanto il dolore sia profondo, quanto ha bisogno di ripetersi a sé stesso come fosse una cantilena, un canto di culla che lenisce la ferita.
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AURELIA ROSA IURILLI

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