lunedì 28 aprile 2014

POESIA = NAZARIO PARDINI

PREGHIERA---
*
In mezzo a una pianura, genuflesso,
con gli occhi al cielo, tinto di rossore
dal sole che moriva, urlava all’aria
macchiata dai nerastri tremolii
delle bocche infernali d’Occidente
un vecchio paesano. Assai robusto
e la barba giallastra fino al petto,
diceva una preghiera in mezzo ai campi.

Il Signore non prego che mi ascolta,
ma io prego il Signore che mi ascolti
in un mondo di volti indifferenti
dove spenti i cammini limacciosi
di senescenza affossano zuppati
nella palude dell’indifferenza
(carenza di parole ci avvilisce.)
Il Signore non prego che mi vede,
ma prego il Signore che mi veda
e la luce offuscata sulla terra
dalle nubi stracolme di pugnali.
Ettore nuovo fuori dalle mura
poco potrà senza l’armatura
di fattura divina. E non potrà
piegare l’uomo ormai robottizzato.

Affocava la strada del paese,
in parte in ombra in parte arroventato,
la sera. Disunivano falcate
orli rotondi con gli scabri voli
da una chioma ad un’altra e il tremolare
delle misere foglie accartocciate
già prima di cadere erano danza
col falò lingueggiante sulla proda
del campo. Crepitii. Luccichii.

Guarderemo con occhi vòlti al vuoto
di riarsi cammini impietositi
che l’aria volle impalliditi al sole?
Sarà sfuggente,
sarà lo sguardo avaro
e un mercenario senso d’amicizia
il male di pigrizia della morte?
Avrà reciso il filo già la parca
all’origine stessa dei natali?

E il sole si affannava allo stradone
frantumato dall’ombre prolungate
da ciglio a ciglio. Stavano per poco
gli ultimi verdi striminziti e vaghi
aggrappati ai seccumi; ed il sentore
odoroso di fosso sublimava
il fumido respiro ed era eguale.
Freddo il dicembre. Steccolito a terra
giocava di notte con la luna
a scrivere lettere nerastre
di messaggi nel cerchio;
oppure, se era fonda, respirava,
gemeva, miagolava, e singultava
per l’amore del gatto o per lo scatto
del gufo sulla preda. Era di ghiaccio.

O mortali caduchi resteremo
ad ammirare il sole che fa luce,
il cielo che riluce stelle in mare
e gli occhi che traspaiono la giada
sopra una strada tersa di colori.
Percorreremo insieme quella via
indicante segnali con le frecce
a fanali diretti contro oblio?
Rifletteranno ancora le speranze?
Ancora guarderemo, mio Signore,
i tramonti che si flettono nell’ acque
o su serpenti colmi di livore
rimbombanti nei cieli di ferraglie
ci assordiranno spari di mitraglie.
Se i mari varcheremo e immensi spazi
sugli arnesi impazziti di premura,
avremo il tempo e l’occhio giusto, Dio,
per mirare di primule cosparso
il calco ove lasciasti la Tua mano?
O vagheremo, con gli occhi ormai accecati,
e gli animi ripieni di parole
barcollando su cammini quali Edipi.
E senza un briciolo di sole a un sol tinnito
porgeranno le orecchie l’attenzione
o al fruscio dell’upupa testimone
del ricordo avvilente della vita.
Che non crescano intorno gli asfodeli
candidi e puri,
pietosi e soli
a prender posto presso i cimiteri,
compagni sacri ed uniche vestigia
ai marmi ormai inverditi di licheni.

Brillavano le stelle di diamante
e spiavano l’alba
che sarebbe tornata in cima al giorno
a contraddire il senso della notte.
*
Nazario Pardini- (da Poemetti onirici)

sabato 26 aprile 2014

PREMIO DI POESIA = CON-TESTI DI-VERSI

CONTESTIDIVERSI - Premio letterario "Angelo Lippo"-
L'Associazione culturale"e20Cult" e la casa editrice "Il raggio verde" bandiscono la prima edizione del premio in memoria del poeta tarantino Angelo Lippo , scomparso il 27 agosto 2011.
Il concorso , patrocinato dal Comune di Taranto, si articola in due sezioni :
1 ) Poesia in lingua italiana, a tema libero, inedita e mai premiata in precedenza
2 ) Racconto in lingua italiana , inedito e mai premiato in precedenza.
Termine utile per la presentazione dei testi 30 settembre 2014.
Richiedere alla segreteria la scheda di adesione e il regolamento , via email : info@premioletterarioangelolippo.it
La cerimonia di premiazione avverrà nella città di Taranto in data 11 novembre 2014.
Riferimento : info@e20cult

mercoledì 23 aprile 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIANA LUCCHINI

Giuliana Lucchini – "Amare" -- L. C. Poesia – Roma – 2013 - pagg. 129

Giuliana Lucchini è nata a Roma e ha pubblicato numerose raccolte di poesia; ha tradotto poesia dalle lingue inglese, francese, spagnolo; collabora con riviste di poesia e di critica letteraria e ha curato antologie.
“Amare”, la raccolta della poeta che prendiamo in considerazione in questa sede, è complessa, corposa, articolata, bene strutturata architettonicamente.
E’ un testo non omogeneo, ricco di significati e di percorsi che s’intersecano, motivo per il quale si potrebbe considerare, nella sua essenza, come labirintica.
Presenta una varietà delle forme espressive e diversi tipi di andamento nella versificazione.
La poesia iniziale ha un carattere programmatico ed ha accenti che vagamente riecheggiano il cantico dei cantici biblico; in questa poesia protagonista è la mela, simbolo dell’amore e, nello stesso tempo del peccato con il riferimento alla cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre.
E’ un’opera di grande bellezza, alta e originale, dal vasto respiro, connotata da indeterminatezza e vaghezza e i suoi versi sono tutti cesellati con grande raffinatezza.
Già il titolo sottende qualcosa d’indefinito e l’amore stesso, trattato nelle composizioni, presenta una forte densità semantica: amore visto come sentimento umano, che fa gioire e soffrire e in senso mistico; si potrebbe aggiungere che l’autrice metta in risalto l’equazione amore-vita.
Non è un canzoniere amoroso, ma un insieme di parti ben collegate tra loro, che hanno per comune denominatore l’eros.
Le poesie sono disomogenee tra loro: infatti alcune tendono ad una linearità dell’incanto, con descrizioni di immagini neoliriche e quasi idilliache, mentre altre sono strutturate in modo anarchico, fino a sfiorare l’alogico.
I versi in “Amare” sono scattanti e veloci e da essi traspira un’ansia controllata.
E’ presente una forte densità metaforica e sinestesica nel poiein della Lucchini e a tratti s’intravede una vaga visionarietà e tutto è giocato sul succedersi di accensioni e spegnimenti.
La forma è controllatissima e tutte le composizioni, che sono divise in strofe, sono ben risolte.
Le poesie possono essere considerate dei monologhi nei quali l’io poetante si rivolge ad un tu (forse l’amato), del quale ogni riferimento resta taciuto.
Il ritmo è incalzante e nel dettato si riscontra una rarefatta musicalità..
C’è una grande varietà nelle tematiche affrontate che vanno dall’astrattezza alla quotidianità, quando vengono detti il web e la televisione e le descrizioni naturalistiche sono incantevoli e rarefatte.
La raccolta è scandita in tre sezioni: 06 GIORNO di guizzante gloria, 06 NOTTE dell’occhio dipinto, SOTTO LO STESSO TETTO il bene chiuso..
Amare dimostra il coraggio dell’autrice nel nominare la categoria dell’amore che è universale e infinita, cosa che riesce a fare in modo sublime.

Raffaele Piazza

martedì 22 aprile 2014

POESIA = FRANCESCO PAOLO TANZJ

Resoconto

( L’oceano ingordo dei pensieri – Ed. Artescrittura, Roma 2012)

Proprio adesso
Che non c’è più nulla di palpabilmente nuovo
Tra questi volti bagnati di sale
Zolfo e mercurio
Corde tese a cercare inaspettate sintonie
Negli universi astrusi di un battito ancestrale
Di questo cuore del mondo
Perché in fondo – molti di noi l’hanno capito bene -
E’ tutta una questione d’amore
Così come negli occhi semichiusi
E in quegli attimi sospesi
Troppe volte lasciati al caso
O al magone dei ricordi appesi al filo del vento
Rivanghiamo.
*

Eppure
Non c’è niente, proprio niente di scontato
In questa inevitabile velocità delle cose
Così come in tutti i nostri tentativi
Di fermare le cose nel tempo
Riducendoci a volte
A dolcificare l’esistenza
Coi racconti appannati della nostalgia
A sperare ancora in tenerezze perdute
A sospirare aneliti e fiori di campo
Nati per caso al centro
Dei praticelli da annaffiare con cura
Aspettando che la natura faccia ancora il suo corso
Come se non ci fosse alcun timore
Che tutto precipiti
Nell’indifferenza del nulla e del dolore.
*

La bellezza:
potrà salvarci una volta ancora?
Forse, ma la gente, per lo più
Non ha molto tempo per scrivere poesie
Si direbbe che preferisca affannarsi
A rincorrere i risultati programmati
Di un universale business-plane
Dove ciò che conta è l’analisi del niente
E la parola
Si stinge gradualmente
In sterili variazioni di grigio fumée
Come a dire: c’è ormai poco da sperare
Se non riusciamo più a stupirci
One last time again
Per l’aria sottile d’alta quota
O quello che mai sapremo navigare
sotto il mare
O la metrica celeste
Costantemente presente
Negli aghi di pino, nelle labbra femminili
Nell’odio e nell’amore e nell’incessante
panta rei
Di inevitabili, irrisorie, sorprendenti occasioni.

*
Bello è risalire una china sotto il sole
E l’ombra rinfrescante di una frasca inattesa
Bello è la velocità, ma senza l’ansia di arrivare
Bello sono le voci che giungono da lontano
E la fragranza dell’aria autunnale
Bello è il mio cane quando torna affannato
Da corse e rincorse tra gli alberi nudi
E il crepitìo delle foglie cadute
Bello è scoprirsi il pianto in gola
Alle battute finali di un vecchio film americano
Bello è il ricordo, e l’attesa, e il perdono
E l’immelanconirsi senza alcun motivo
Bello è per un attimo sentirsi meno umani
E sfrecciare tra le increspature di cielo
Come mai potrebbe sembrare
Se non fosse che è sempre stato
E sarà sempre così.
*
FRANCESCO PAOLO TANZJ

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo : “Come un solfeggio” – Ed. Kairòs 2014 – pagg. 52 - € 10,00 -
*
(Spagnuolo, sulla soglia del mistero dove accennano a intrecciarsi senso e non senso)
*
Anche quest’ultima plaquette di poesia di Antonio Spagnuolo, come la precedente (di destinazione pubblica) e come la prima (di destinazione per pochi e selezionati amici), dopo la scomparsa di lei, compagna di tutta una vita, si costituisce sulla cifra dell’interruzione con la parola precedentemente lavorata al cesello entro un laboratorio ricco di attrezzi propri della modernità. Questa volta, ancora, il poeta si mette tra parentesi, tenendo in sospensione sé con tutte le esperienze acquisite, e si sofferma cautamente sulla soglia di un luogo straniato e straniante che dà accesso a uno spazio dove cercano incontri, assaggi di incontri, il senso e il non senso, il palpabile e l’impalpabile. Dove tutto potrebbe essere, ma si sottrae a verifiche definitive e inconfutabili, per svolgersi sul filo del batticuore, di una sillabazione musicale che allude, ma non dice nulla di preciso e di concluso.
Questo linguaggio ambiguo e liminare, suggestivo e retrattile, il poeta lo chiama “solfeggio”. E intitola, pertanto, ad esso il librino dello stupore e dell’inappagamento “Come un solfeggio” (Kairòs, Napoli, 2014, pp. 52).
Ma, attenzione, egli non intende confrontarsi, su questo itinerario, col solfeggio in sé e per sé, bensì con una musica che è “come”, che è “quasi”, che è piuttosto consonante con situazioni di assaggio e di varianza. Con una musica variantistica, dunque, (e neoclassicheggiante, naturalmente), che non si regola come il postino di un tempo che bussava, come si dice, sempre due volte, ma che già ci fa una grazia, se riusciamo a coglierla nel suo avvicinarsi e allontanarsi sulla punta dei piedi.
Perciò, il poeta, non trova altri punti di appoggio che l’affidarsi a quanto gli è concesso, sia pure in termini di imbarazzo e di dilacerazione. Familiarizza con quest’appercezione di un non senso, che può essere senso forse, e fa di queste contattazioni rapsodiche e irripetibili, sfuggenti, una risorsa di cui appropriarsi e di cui offrire anche agli altri il doloroso incanto. Con una tale opzione, di riappropriazione di sé sul filo dell’accoglienza e dell’auscultazione dell’inquietante double face, perché dall’altra parte, quella nascosta, esso si mostra non nemico, egli viene intravedendo l’ “altro” e l’ “altrove”, ma un po’ avventurosamente, per sospetti, per interrogazioni, per pause di meraviglia, di fronte a echi che vengono da lontano e vanno lontano. Che sono quasi come solfeggi. Che si offrono cioè sotto l’aspetto di materiali fonici e grafici allo stato nascente, da decifrare, da aiutare, con esercizi di lettura e/o di esecuzione, a porsi possibilmente in essere, sottraendoli a un destino di spreco e di gratuità. Che si offrono con estremo candore alla germinazione alla vita, proprio come dice Antonio Borgese, un autore ricco di sangue e di intelligenza del primo Novecento, che attende ancora di essere rivisitato “sine ira et studio”, riguardo a una sua raccolta di poesie giovanili: “Raccolsi in un volumetto alcune liriche, che erano tutte di esperienza personale, e già con alcuni solfeggi di versificazione, libera, come usava dire”. E, in queste insorgenze per solfeggi, piene di trepidazione di fronte a una condizione che verifica come certezza principe il contatto con ciò che mette in scacco la ragione, Antonio Spagnuolo ci comunica la sua partecipazione genuina a un comune destino di esposizioni al provvisorio, alla fragilità, allo schianto.
*
UGO PISCOPO --

lunedì 21 aprile 2014

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“VUOTO”
Avrei voluto ricamare ancora
un sorriso per dirti che io t’amo,
come a vent’anni, nel tremore ingenuo
di carezze rubate.
Cerco tra ninnoli le tue dita rosa
ma nel vuoto disperdo le pupille,
e il tuo nome riecheggia ad ingannare.
Vorrei mordere ancora le tue labbra
nell’illusorio abbaglio dello sguardo,
ma stringo il nulla
e il pugno
resta nel niente di un cielo che sogghigna.
**
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

ANTONIO SPAGNUOLO : "COME UN SOLFEGGIO" - ed. Kairòs 2014 - pagg. 52 - € 10,00
Non basta una lirica, né una antologia per spiegare e definire uno stato d’animo. Lo si dice in mille modi, con sfumature musicali e cromatiche, forme in penombra e annebbiate, sagome imprecise. Cosi Antonio Spagnolo lo dice in "Come un Solfeggio" e lo ripete ancora nella silloge "In memoria di Elena", nella raccolta "Il senso della possibilità" del maggio 2013.
Ma non l’aneddoto interessa quanto la poesia che da quello, come da limpida polla d’acqua, scaturisce. Come schizzi che la mano ri-traccia cercando la perfezione, precisione chiarezza e levità del tratto così si replicano immagini e motivi, talvolta parole. E’ un gesto carezzevole che evoca quel sentimento che era all’origine, lo stato d’animo, il tremolio dell’affetto, l’amore celato. Rivive il sentimento che già c’era nel principio:
“Tra i libri dei miei vent’anni
già c’era il tuo sorriso.” (Come un solfeggio, 15)
e da allora vissuto nella musicalità dei solfeggi, nei sospiri, nelle vibrazioni:
“Rammenti le vibrazioni del violino
nell’Ave Maria…” (Come un solfeggio, 38)
“Come un solfeggio scandiscono le note
melodie.” (Come un solfeggio,17)
nelle forme intraviste e indovinate:
“…lascia l’ormeggio
la tua vela smarrita, che l’inganno sfilaccia…” (Come un solfeggio, 47)
“dove si cela la tua sembianza.” (In memoria di Elena, 93)
“la tua sagoma è un’ombra
che scivola nell’assenza.”(In memoria di Elena, 99)
nelle penombre e nei chiaroscuri:
“Inchiodato tra le ossa scrostate,
fra ulivi contorti contro il sole,
rimango impaurito a cercare nel tuo viso…” (Come un solfeggio, 16)
“nel profondo mistero del tuo sguardo,
che in penombra sparisce…” (Come un solfeggio, 14)
o il ricordo di un attimo vissuto che insistente ritorna:
“…la foto che ti svela
tornita come il marmo,
l’acqua salsa,
il boccio della carne inappagata,
l’arcana derisione del tuo nudo.” (Come un solfeggio, 26)
“Dove ritrovo quei tuffi spensierati di fanciulla,
spettinata al vento capriccioso delle onde,
il piede leggero nel roseo incantamento della corsa.” (In memoria di Elena, 87)
La breve comparazione che ho portato avanti dice quanto il dolore sia profondo, quanto ha bisogno di ripetersi a sé stesso come fosse una cantilena, un canto di culla che lenisce la ferita.
**
AURELIA ROSA IURILLI

domenica 20 aprile 2014

PENSIERI --

"La poesia , la più sublime delle arti! Il poeta ha delle chiavi in più: quella dell'essenza piena della vita, la chiave per l'ultima porta, quella dell'immortalità. Il poeta arriva sempre a destinazione e tocca le corde più sottili, quelle non percepite da tutti. Un sesto senso che non si vede, né si tocca, né si ascolta, ma si avverte soltanto con la mente ed il cuore. E' raro ed è bello incontrare un poeta, ed è la fortuna più grande che può capitare ai mortali..."

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

Pasqua 2014
*
Primavera inoltrata
a scendere nell’anima
di vetro nel rigenerarsi
delle cose, le piante
della casa nel gemmante
verde ad aggettare,
la vita dall’amore
rinnovato (oggi sorride
la Madonna per quel
Figlio). A poco a poco
la fabula traspare
da un vetro di finestra
a illuminarsi (la gioia
è anche nei lampioni
stradali pervasa in esatto
ritmo dalla veloce
dissolvenza, la luce
in una preghiera per noi(..
*
ALESSIA E L'ESTASI CONTROLLATA--

Sera mistica, plenilunio sulle
cose del mare, eterno ritorno
di voce di conchiglia, ascoltata
da ragazza Alessia in limine
con la vita infinita. Oltre la
chiave della nebbia nel diradarsi
esce dal sonno Alessia, ricorda
il sogno (accendeva una candela
sul bordo del Mediterraneo).
Nel panneggiare di nuvole
ostia di luna sospesa tra le cose
e storia dei baci di Giovanni,
le mani sulle parole:: amore, love,
amour, liebe (tanto non mi lascia).
e l’angelo sussurra: attenzione!!!
**
Raffaele Piazza

sabato 19 aprile 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = DOMENICO CARA

DOMENICO CARA : “ANONIMIA DI FORMICHE” – Di Felice Edizioni - 2014 – pagg. 176 - € 12,00 –
Il lunghissimo , ricco e saporoso discorso poetico, che Domenico Cara tesse quotidianamente, continua , con questo elegante volume , fra ritmi incalzanti per “ambiziose sorgenti di emozioni” e “libertà virtuali”, che ciascuno riesce a recepire fra versi ed incisioni. La tentazione , che distingue la ricerca , si manifesta in figure e costrutti , idee e parole , metafore ed incisi che sono costanti nel ricamo che domina le intensità di questa poesia, dalle armonie ed unioni speculari ad un impatto filosofico , sotteso. Quasi a sorpresa i “segnali” sono squarci di sogni , leggermente tratteggiati, o nascosti nelle inquiete pieghe dell’illusione, tra inganni di rinunce, o diafani sguardi di germogli. Un viaggio serrato tra le ipotesi in fieri di sentimenti , proiezioni , riflessioni, nelle misure insolite della fascinazione.
L’universo compatto che Domenico Cara ci mostra si snoda nella colorata capacità di acrobazie culturalmente valide, tra significato e significante, ove l’estro si espande in sussulti musicali ed armoniosi, in sottigliezze linguistiche attentamente ricercate, come scultorei accadimenti di un tessuto atemporale e nello stesso istante coinvolto e coinvolgente.
Frutto di lunghe e soppesate “messe a fuoco” l’apparenza dell’abbandono alla narrazione è un ideale attraverso il quale si ridisegna tutta la mappa delle armonie che arricchiscono il verso, il tutto in una rete che concepisce la realtà nella dinamica complessa della sospensione . La luce ed i riflessi muovono per precisi incantamenti , ove lo stile della scrittura si rivela pagina dopo pagina quale profondo intendimento culturale.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

ANTONIO SPAGNUOLO :"Come un solfeggio" - ed.Kairos 2014 - pagg.52 . € 10,00

Poesia gridata, “Come un solfeggio “, la nuova raccolta di Antonio Spagnuolo, dedicata a Elena. E' un canto doloroso d'accompagnamento all'amata, che lascia il corpo per avviarsi nel mondo delle ombre dove soltanto alla poesia l'entrare è possibile. L'amata, evocata con struggimento , è presente nel verbo poetico, che dà visibilità al ricordo -immagine e rende eterna la vita di coloro che hanno varcato la soglia. In una visione drammatica, rappresentata da una danza perpetua, priva di divenire,il poeta , ci fa cogliere verità e dilemmi di noi mortali non estranei l'uno all'altro nel dolore e nella morte. Nel luogo del ricordo la vita si scompone e ricompone in dettagli carichi di nostalgia e di solitudine: Silenzi e distanze raccolgono le ombre/ nelle quali dissolvi inconcepibile ricordo /Starmene qui nel segno dell'abisso / nel gelo dei fantasmi che hanno rubato a luce ( pag.34)
L' astrattezza delle azioni dell'amata è attraversata dalla perdita e dalla presenza reale della morte, che tutto annulla .Le immagini , mai sfocate , si sovrappongono al ricordo : resto in attesa dei passi , delle dita , / del sorriso che ci distingueva /eppure sei altrove forse addormentata /nel luccicore della luna che mi inganna ...Una lama che poggia sul vetro le tue dita ,/lampo irrequieto che sfuggiva al tempo ,/privilegio nell'ombra della morte...(pag.35) La musicalità dei versi si fa inno, infatti, Spagnuolo, rappresenta il proprio patire attraverso note solfeggiate,che scandiscono e porgono il dolore, la rabbia con la leggerezza dei significanti e la forza graffiante del contenuto. Pregna di sentimento, attraversata da un pensiero profondo, la poesia trasforma la mancanza in bellezza, perché è la bellezza a farsi carico delle cose perdute, per farci apprezzare quelle che ancora restano da custodire. Il tempo che scorre fra i versi, nel suo doppio movimento , lascia attraversare nel presente tracce indelebili del passato. Il poeta non astrae il tempo, ma lo subordina all'essere corporeo : C' è ancora un canto a fine d'orizzonte /per le mie palpebre ferite dal silenzio ( pag.15). La parola poetica, strumento salvifico, mette in luce il fondamento nascosto del tempo : il presente che passa e il passato che si conserva .I luoghi della memoria custodiscono il proprio segreto e l'appello al ricordo permette il passaggio dal luogo della morte a quello della vita, che rinasce nella poesia, nel “qui e ora “, nella consapevolezza della sacralità della morte, entità che tutto e tutti accoglie. Afferma Maria Zambrano :“ la poesia è anche rivelazione, e quando sorge nel cuore dell'uomo, per quanto vecchia e buia sia la cavità che lo contiene, appare un uomo nuovo”.
*
ANGELA PASSARELLO


martedì 15 aprile 2014

POESIA = AMBRA SIMEONE

MI PRENDO LA LIBERTA' DI QUEL CHE SCRIVO
*
e poi questa storia della libertà io davvero me la sono sempre chiesta,
che ti dicono che molte persone della tv, politici, soubrette, giornalisti, attori
e che persino molti scrittori famosi, non sono liberi come quelli che non li conosce nessuno,
perché a loro manca di fare certe cose normali, come andare a fare una passeggiata da soli,
farsi fotografare solo quando vogliono loro, fare l’amore senza dire niente a nessuno,
e che allora la notorietà non è più una questione di libertà, se dicono, che più sei noto
e più perdi la libertà di fare certe cose, come le fanno tutti gli altri sconosciuti,
ma a molti sembrerebbe una bufala, e allora non conviene essere famosi? lo dicono tutti?
io quindi me la sono sempre chiesta questa cosa qua, che forse uno è libero se non è riconosciuto
è libero se nessuno sa chi è, cosa fa e come vive, uno è libero se diventa invisibile,
e forse è proprio una bella scusa, una bella invenzione ideata da chissà quale creatore,
mah, sarà, proprio un bell’affare la libertà, che uno però non è libero di diventare famoso,
ma di essere uno come tanti, uno in una massa indistinta di sconosciuti, così ti dicono,
dunque secondo me la libertà l'ha inventata un bravissimo scrittore.
*
AMBRA SIMEONE
*
Ambra Simeone è nata a Gaeta il 28-12-1982 e attualmente vive a Monza. Laureata in Lettere Moderne, ha conseguito la specializzazione in Filologia Moderna con il linguista Giuseppe Antonelli e una tesi sul poeta Stefano Dal Bianco. Collabora con l’Associazione Culturale “deComporre”. La sua ultima raccolta di poesie “Lingue Cattive” esce a gennaio del 2010 per i tipi della Giulio Perrone Editore di Roma. Del 2013 è la raccolta di racconti “Come John Fante... prima di addormentarmi” per la deComporre Edizioni. Alcuni suoi testi sono apparsi su riviste letterarie nazionali e antologie; le ultime due per LietoColle a cura di Giampiero Neri e per EditLet a cura di Giorgio Linguaglossa.

mercoledì 9 aprile 2014

POESIA = NINNJ DI STEFANO BUSA'

"FIGLI DI UN DIO MINORE"

Come rondini passano
dai ciclici movimenti all’ignoto.
Il rischio del mondo li fa confine,
implicazione di cedimenti.
Perlustrano le cavità delle faglie
con occhi discreti, il conglomerato della storia
li reclama al procedere fitto, brulicante
dei silenzi.
Dove la storia è senza volto, sono loro,
defilati, ammassati e recalcitranti,
solitudini intonse, gregari del mondo,
Cristo non è con loro, orgogliosamente
lontani da lui intendono restituirsi una dignità:
quella di morire in religioso silenzio,
tra onde alte e primavere senza nidi.
*
NINNJ DI STEFANO BUSA'---

UNA LETTERA = DA GIORGIO BARBERI SQUAROTTI

Caro Spagnuolo ho letto la tua raccolta di poesie ( "come un solfeggio" )con vivissima emozione e commozione. Tu riesci a coinvolgere amore e dolore, memoria felice e malinconia del presente in forza di una scrittura luminosa e armoniosa. E' una grande lezione di verità. Con i più affettuosi auguri e saluti -- Giorgio Bàrberi Squarotti. Torino- 6 aprile - 2014

domenica 6 aprile 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo, “Come un solfeggio”, Napoli, Kairós edizioni, febbraio 2014- pagg. 52 - € 10,00 -
“Come un solfeggio” di Antonio Spagnuolo possiede il grande pregio di restituire la giusta dignità al dolore individuale, dinanzi al quale persino la poesia non può molto, se non riconoscerne quella sacralità spesso violata nella società del nostro tempo, ove le dimensioni di malattia e morte vengono continuamente taciute e occultate.
Sussiste un certo contrasto (limitato al primo impatto) tra l’importanza della materia dei versi e l’aspetto fresco ed elegante, persino “leggero” del librino (lieve come l’anima di una piuma). Ma non appena l’occhio abbraccia il senso delle parole (“In memoria di Elena”), sin dalla copertina e dai suoi risvolti percepisce la lacerazione che proviene dalle pieghe più interne dell’animo, ferito nel peggiore dei modi.
Il prezioso “solfeggio” si presenta ricco di verdi dissolvenze che conducono a grigie dissonanze, irriducibili quest’ultime poiché i diversi tempi, seppur coesistano confondendo le loro coordinate, non possono protrarre di molto il gioco degli abbagli. Sulla scia di una gioventù divenuta irreale, sbiadita eppur viva nel velo del ricordo che tutto appiattisce e allontana.
Lungo i segmenti dei versi il poeta scompone le immagini in dettagli figurali, per poi ricomporli nel tessuto connettivo che è fiamma che tutto avvolge, sul filo della memoria. Una lucidità pervasiva accompagna il ricamo composto con i lacci della reminescenza, del sogno, dell’immaginazione. Un uso speciale, privilegiato della lingua si ritrova in queste pagine fin nelle più piccole nervature (“qualcosa è sparita”, “le architravi”…), tuttavia alla bocca non saranno restituite labbra per parlare, per baciare, per dare conferme.
L’assenza fa dubitare persino degli accadimenti e delle vite vissute. Il vuoto assoluto rende refrattari al silenzio nell’aspro meccanismo di sostituzione che impone il presente in luogo del passato, in un avvicendamento spietato. Ma di simili meccanismi viene disvelata implicitamente la precarietà, mentre il dolore non trova requie. Come nella foresta della prima di copertina, la vita della singola foglia non può essere salvata dal ciclo delle stagioni, che ritornano come spugne a cancellare le tracce di gesso di esistenze trascorse sulla lavagna dell’oblio.
Tra non sporadici giochi di abbagli, Antonio Spagnuolo ci restituisce sulla pagina intatto quel dolore incomunicabile, scaturito dalla perdita del senso della propria esistenza, nel circuito di un’eternità che si fa paralisi, lontano dagli infingimenti tipici dell’uomo contemporaneo.
Al di là della solidità o meno della propria fede, a candela finita si spegne l’individuo e con lui si spegne il tempo. Come ha scritto Maria Grazia Lenisa, “Il tempo muore con noi”: «Tu non sarai più fanciullo, il poeta/ che s’innamora di pochi fili d’erba/ ma, uomo nella tua matura filosofia,/ avrai colto l’essere e il nulla» (da “L’essere e il nulla”).
*
Claudia Manuela Turco (Brina Maurer)

giovedì 3 aprile 2014

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

ALESSIA E IL FIUME D'ARGENTO--
*
Selenico incantesimo nella
via serale, d’argento il fiume
fresco di aprile per ragazza
Alessia nell’intravedere sul
greto i sassi levigati dall’attesa.
Passa il grigio di un pesce
a iridarsi negli occhi di Alessia,
scorrono le acque e la vita:
ora è la gioia presentita al
risveglio della mappa albare
vetro bucato dagli occhi
per guardare l’ostia di un
sole a sollevare di vetro
l’anima sul sentiero per
resistere. Estasi di Alessia
nel pensare azzurro che
farà l’amore con Giovanni
e non la lascia.
*

AURORA DI ALESSIA --

Acque del viso di ragazza
Alessia. L’azzurro nelle
ali delle rondini. Allo
specchio mattinale il biondo
dei capelli e degli occhi
la tinta. Chiostra di alba.
sul greto della vita il diario
dove .è annotato il sogno
più bello con la mano
affilata.. Sipario del giorno
a intessersi con quello
precedente che non torna,
attimi rosa pesca, un
fiore d’erba azzurro
nei capelli di Alessia
per rinascite oltre il tempo.
Tocca la pigna della
fortuna raccolta al Parco
Virgiliano. (tanto Giovanni
non mi lascia.).
*
ALESSIA E L'ONDA--

Sera d’immenso, di Napoli
lungomare per la coppia
in amore. Prende dal fiore
della borsa la fotografica
macchina Giovanni. Si
mette in posa Alessia
rosa vestita per la vita,
jeans sdrucito azzurro
pari al cielo e maglietta
fucsia nello scorrere di
aprile in verde sul campo
animato del mare. Volatile
di platino a incielarsi, onda
di cobalto nel mentre di
una stella diurna rimasta
dalla sera precedente che
non torna: Ti fotografo
con l’onda dice l’amato
e si rivela. il tragitto della
mente come quando la barca
dal porto si stacca nell’
accarezzare il tempo
oltre gli orologi. Alessia
sospesa sulla lama dell’onda
a controllare la vita.
(domani l’esame di letteratura
italiana), luna ad accadere,
ostia di luce a intessersi
con le cose nuove.
**

ALESSIA E IL MITICO LUCORE---

Sera di pini svettanti al Parco
Virgiliano in umana misura
delle ombre. Maggio imminente.
a sfoderarsi il cielo nel primevo
azzurro. A riempirsi di senso
il nero dell’auto dell’amore,
lucore mistico, ostia di luna
per gli occhi di ragazza Alessia,
viatico oltre il tempo e così
esiste rosa vestita per la vita,
cane spontaneo nel ricomporsi
dell’affresco. Si srotola la
parola amore, love, liebe,amour,
in esatta meraviglia, tra i
salici dell’ironia necessaria.

E’ il 1984, scivola la vita e
a piene mani verrà giugno
del pane dalle spighe:
ci sarà raccolto.
**

ALESSIA E LA CONTINUAZIONE--

Sera, Attimi a inargentarsi
del fiume della mente
fresca di ragazza Alessia,
in esatta sintonia con il
sembiante rosapesca dei
fiori della consecutiva
primavera. Si aprono del
tempo le porte della
continuazione, zona
mattinale azzurro ombra
per giocare alla vita,
nell’iridarsi del sembiante
di sette tinte arcobaleno.
Favola e fabula a intrecciarsi,
sensuale atmosfera
e afrore di Alessia dopo
la passeggiata della
continuazione
al bivio della vita
con Giovanni.

**
AZZURRO DI FIGLIO ---

Scattante in limine
con la vita, sorgivo
risveglio domani
mattina a prendermi
per mano e darmi
l’arte di dipingere la
vita. Occhi negli occhi
a declinare il tempo,
gioisci nel guidarmi
in auto, oltre il
condominiale parco
nella ressa delle strade..
Grazie. Sicuro al
volante mi porti
tra le vie del tempo
che accarezzi con
gli occhi di ragazzo
con la tua maglietta
azzurra oltre il sembiante
di un cielo, tetto per noi
di carta velina.
Oltre il labirinto,
nell’emergerne, amato
e non voluto figlio.
**
RAFFAELE PIAZZA --

PREMIO POESIA = "A. MANCINI"

PREMIO DI POESIA "A. MANCINI"
- per poesie inedite , da inviare in forma anonima entro il 21 giugno 2014
- Segreteria : Comune di Coreglia Antelminelli - Piazza Antelminelli 8 --
55025 - Coreglia Antelminelli (Lu)
E' richiesta tassa di lettura.
Per il bando completo : info@comune.coreglia.lu.it

martedì 1 aprile 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUIGI CANNILLO

LUIGI CANNILLO: “Galleria del vento” – Ed. La vita felice – 2014 – pagg. 72 - € 12,00 –
Nel suo arco di duttilità , nei rinvii , nelle proposte ,il titolo sembra alludere alla impossibilità di raggiungere una evocazione, perché il poeta appare per sempre sconfitto nel suo anelito, in una improbabile attesa , che da sola ferisce , per una perdita , divenuta immediatamente assenza ed amara solitudine. Spesso creando un cortocircuito che rende bagliori, non solo il vuoto annienta e sospinge verso le ansie , ma gli oggetti , i ninnoli , le semplici cose , le foto , le tracce indelebili di una vita quotidiana ormai conclusa , sono rinnovo di memorie e di vicissitudini per luoghi e ritmi esistenziali. “La notte è un cumulo di grigi/ onde e nebbie accerchiano il riposo/ La marea che soffia dalla tenda/ su abiti e bicchieri abbandonati/ ritocca il tuo profilo nel calcare /Siamo sotto l’ala della tortora/ altrove piombo fuso o madreperla/ Ad occhi chiusi tu non vedi la risacca/ ma il tuo corpo è fumo che si addensa / Sono io a scovare nelle ombre/ il rosa dei tuoi frutti e l’ocra delle mani/ Tu rifiorisci allo sguardo, e il sangue/ ritorna porpora alla lingua.” – Il tempo è preciso e l’autore non tralascia di raccontare i dettagli , nel frammentario svolgersi di un ritmo incalzante e serrato. Cerca riflessi nello specchio, tra gesti e stagioni che inesorabilmente disperdono i battiti del polso. Insegue nell’illusione lampi e scatti , per quei cristalli del corpo che vorticano nel destino . La sua parola incide con insistenza per incarnarsi cromaticamente nella memoria o immergendosi in tratteggi di inesorabile solitudine.
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = ETTORE BONESSIO DI TERZET

"DIALOGO"

se ne andarono insieme
dormendo morendo
sfiniti

( si riposi
potevo fare di più
ha fatto il suo meglio
ho paura
non c’è ragione
mi prenda la mano )


*

"CAMMINANDO"


si può contrattare con l’eterno
o solo parlargli senza risposta
sapendolo prima e continuando.
Ringraziamo per il buon vivere
per i giorni quando non avevamo
neppure il desiderio di morire, e
vivevamo come il bel ragnetto
della Namibia arrotolandoci
per sfuggire alla puntura fatale
e morire di caldo sulle dune.
Possiamo contrattare con l’Eterno
sapendoci partecipi della sua natura
precipitati per una questione chimica
in una vita che si risolve come sappiamo.
Eppure sappiamo anche che ragnetti
bianchi non siamo, qualcosa di altro
di cui rimane secreto e assolato il perché.
Rimettendoci ogni attimo alla parola data
ogni secondo non credendo più che
si mantenga la parola. Sapere e credere
s’intersecano se non addirittura sinonimi,
ma ditelo a chi ha perso l’amante, a chi più
non ha ricordo e memoria, a chi impegna
il suo cuore e la sua mente per
non essere più straniero in questa terra
dataci toltaci ripresa ritolta - così sembra -
da umano che più non è ed ha pervertito
la funzione in essenza.
Possiamo stare così in questo mondo
o in altra galassia senza l’unicità degli esempi,
senza una parola intagliata tra parole,
una piccola frase amica, una pacca
sulla spalla che riaccende il motore
per tutte le miglia dovute beffando
ogni potere del cruise control.

*
ETTORE BONESSIO DI TERZET