martedì 25 febbraio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIOVANNI BALDACCINI

Giovanni Baldaccini – Antòn Pasterius – Luciana Riommi:"3 d’union aforismi poesie racconti" -
Fermenti Editrice – 2013 – pagg. 105 - € 14,00


Il libro che prendiamo in considerazione in questa sede, come mette in evidenza il suo stesso titolo, può essere considerato un’opera corale a tre voci.
Si tratta di un esperimento letterario ben riuscito, nella sua alchimia intrinseca ed affascinante.
Per la sua struttura composita, a livello formale e semantico, il volume può essere considerato un ipertesto.
Si tratta di una pubblicazione multiforme, stimolante e originalissima, un unicum nella sua sostanza,
In essa si ritrovano insieme diversi generi letterari, che interagiscono dialetticamente tra loro, sviluppando un’idea di unitarietà, nella sua stessa articolazione.
Addentrandosi nella lettura delle pagine, sembra di assistere ad una fusione e, nello stesso tempo, ad una dispersione dei vari contenuti.
Tale sensazione è sottesa ai fili rossi del tema dell’introspezione, motivo dominante e, a volte, dei rimandi, che legano un segmento all’altro.

Introduzione: le parole e l’ascolto di Giovanni Baldaccini (febbraio 2013), il primo brano, può essere considerato un frammento di prosa poetica sul tema dei libri e del loro fascino e sulla lettura stessa; ha un carattere programmatico.
Nel suddetto pezzo l’io-narrante, di notte, osserva, in un’atmosfera vaga e sognante, i volumi negli scaffali della sua casa.
Si assiste all’accattivante gioco della fruizione dei testi e della scrittura, che riflettono su se stesse, in un avvincente dialogo.
Questo avviene con un meccanismo letterario simile a quello che è sotteso alla cornice architettonica del romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino.
L’autore dice, non a caso, di ricomporre letture.
Al brano in prosa segue una poesia centrata sulla pagina, sempre connotata dalle stesse tematiche.
In essa si nota un tu, al quale l’-io poetante si rivolge e del quale ogni riferimento resta presunto.

Lo stesso Baldaccini è inserito nell’opera, oltre che con il frammento suddetto, con i seguenti racconti:: Lascaux, sottotitolato Omaggio a le maschere di Dio di Joseph Campbell, La musica dei tarli, Omaggio a Joseph Roth, ispirato ai romanzi Fuga senza fine e Giobbe e Kappa, Omaggio a Kafka, che trae spunto da Il Processo, Il Castello, La metamorfosi e Lettera al padre.
Di Antòn Pasterius leggiamo un racconto, scritto in terza persona, intitolato Un pomeriggio di Antòn, la silloge Sistema binario, nella quale le poesie, ad eccezione dei titoli, sono costruite da parole tratte dalla raccolta di narrativa Desiderare altrimenti, dello stesso Baldaccini, e il brano Intimo donna, nudo d’autore.
Luciana Riommi ci propone tre sequenze di aforismi, riunite sotto lo stesso titolo: Da uno scaffale all’altro: tali serie sono: :umanità & dintorni, eros & thanatos e psico & analisi.

Un pomeriggio di Antòn, di Pasterius, ha una forte vena autobiografica.
In esso viene descritta una passeggiata dell’autore per le strade di Parigi, nella quale il poeta è spinto dal desiderio di raggiungere il suo gallerista della Rive Droite.
Intanto l’antico materialista organico e dialettico osserva distrattamente il fiume e le sue acque colorate, nella ricerca, con lo sguardo, di una coppia pressoché stanziale che occupa in permanenza la stessa panchina.
Dice a se stesso che devono essere tante le coppie che si alternano nel loro amoroso lavoro di giornata, fornendo ai turisti occasionali, la stessa stabile vista, che si costituisce come parte integrante del panorama romantico della metropoli.
Deve proprio essere così, altrimenti, lo capisce bene il vecchio, non avrebbe potuto osservare una classica scena parigina e avrebbe dovuto rifarsi alle immagini di una delle tante foto poster alla maniera di Doiseau.
Pasterius si ricorda bene della delusione, morale e artistica, che ha sperimentato, quando si è saputo, dopo tanti anni di “autenticità”, che lo scatto più noto di Doiseau era un “falso”.
Il Maestro aveva messo in posa la coppia a ripetere lo slancio amoroso sotto la sua attenta regia eseguita “a regola di dis-arte”, come il protagonista vuole puntigliosamente precisarsi.
L’autore – io narrante cita Giorgio Manganelli, riportando il suo assunto, secondo il quale, la letteratura è menzogna, dimostrando che non esiste l’arte se non c’è la bugia a sostenerne il valore.
Viene descritta la sosta del poeta in un bar per bere un corroborante café–crème.
Nello stesso bar il poeta si sente a suo agio; poi, evento centrale, percepisce su di sé qualcosa di insolito, ma di già conosciuto.
Si tratta di uno sguardo particolare, che non lo fa scomporre.
Infatti rimane immobile; poi lasciato trascorrere un tempo acconcio, si gira lentamente verso la direzione che è quella giusta.
Due perlacei occhi femminili lo stanno fissando intensamente e il loro sguardo esprime interesse e cupidigia.
Lo scrittore risponde all’occhiata con piglio ostinato e sovrano, osservando il viso di quegli occhi, così dolci oblunghi e orientali.
Il volto della ragazza, giovane e matura nello stesso tempo, dall’aria francamente seduttiva, è ben piazzato, non a caso, al colmo di un manifesto a cura della municipalità, che raccomanda in amore l’uso del profilattico.
In un intrigante gioco di occhi, che si compenetrano, Pasterius le sorride e le dice che è inutile che quelle cose d’amore accadano tra loro.
Altro evento forte, nella promenade del nostro, accade quando egli si avvicina ad una tomba, della quale il marmo non è freddo, come pensava, e, là dove era inciso il nome, risultava ancora tiepido.
In una scena di tipo pirandelliano, Pasterius legge l’iscrizione tombale: “A. Pasterius”, la sua stessa denominazione, e ne rimane sbigottito.
Tuttavia lo scrittore non si perde d’animo e realizza che quella è la tomba del suo sfortunato cugino Alexander.
Sulla via del ritorno il protagonista si chiede se tutta la sua passeggiata ellittica, non fosse stata soltanto uno sporco espediente, escogitato per far luce su qualcosa di sconosciuto di Sé che pure gli apparteneva.

In Sistema binario tutti i componimenti, che iniziano con la lettera minuscola, sono ben risolti in un unico respiro, senza uso di punteggiatura.
Le poesie sono caratterizzate da una forte densità metaforica e sinestesica e i versi hanno un carattere leggermente anarchico.
E’ presente un forte senso di mistero e la poetica è permeata da un tono surreale.
Il tono è epigrammatico, avvertito. e scattante, e, temi dominanti, sono quelli della corporeità e dell’erotismo.

“3 d’union”, complessivamente, ha come idea fondante, come etimo, chiave interpretativa, una forte valenza connessa alla psicoanalisi freudiana e alla psicologia analitica junghiana.
Tale fattore consiste nello scavo profondo nei meandri delle menti dei personaggi nominati, che agiscono come specchi delle psicologie e delle personalità degli autori.
Non a caso, rispetto a quanto suddetto, bisogna tenere presente che Luciana Riommi e Giovanni Baldaccini sono psicoterapeuti.
Tale ascendenza culturale condiziona le loro scritture e si rivela nelle affabulazioni, nelle varie situazioni descritte.
Essa permea l’essenza dell’opera, in toto, di magia, sospensione e vaghezza e le dà un certo tratto mercuriale.

La Riommi mostra, nella composizione dei suoi aforismi, una notevole capacità combinatoria.
Infatti questi componimenti sono costituiti da citazioni e titoli, estrapolati tout-court da vari autori, poeti, scrittori, scienziati e psicoanalisti, ognuno della lunghezza di un rigo.
In realtà, nell’elaborazione dei testi, si assiste ad una vera e propria opera di assemblaggio dei vari materiali.
Questo procedimento non è casuale, ma ben mirato, nel giustapporre le varie parti, e sottende una crescita di senso, una forte dose di ipersegno.
In calce ad ogni singola sequenza di versi, tra parentesi, leggiamo, in ordine progressivo, i nomi degli autori delle varie sezioni delle opere, tra i quali, spesso, incontriamo non a caso quelli di Freud e Jung.

Nell’impossibilità di un’analisi approfondita di ognuno dei racconti presenti nel libro, ci soffermiamo anche su Lascaux di Giovanni Baldaccini.
Bisogna evidenziare che in Lascaux, che è il nome di un luogo mitico, è centrale il tema della misteriosa scomparsa di Pasterius, che avviene in un clima di attraente arcano e di leggenda.
Nell’affrontare il discorso si crea un gioco intrigante di incastri perché l’autore, di origini moldave, è uno degli autori di “3 d’union”.
In un passaggio saliente del racconto il misterioso personaggio, Madame, chiede all’io-narrante che cosa gli ha insegnato Pasterius.
Il protagonista risponde che gli ha insegnato a scomporre e dice che il mondo non è così come appare.
Afferma che gli ha detto che le prospettive sono infinite, come i punti di vista e che deve cambiare il suo e guardare allargato, poi a rovescio, di lato, dall’altro.
E che questo tuttavia non basta e che deve entrare nella materia, osservarne la composizione, ricomporla non uguale.
Rivela che lo scrittore gli ha chiesto gridando:-“Non sei capace d’inventare forme partendo da quella che ti è data?”-.
In un’atmosfera onirica e numinosa avviene la ricerca dello scrittore sparito.
L’io-narrante è condotto da Madame in un tunnel laterale, nel quale strani segni non decifrabili rivestono le pareti con tratti trasversali e oscuri incroci.
I due personaggi trovano l’impronta della mano di Pasterius.
La figura femminile dice al protagonista di prendere la lampada e di uscire, mentre lei resterà nel luogo ancestrale.
Poi la donna rivela di essere il Buio, la Notte senza stelle e di appartenere al posto simbolico, come lo stesso artista.
Il tono è fiabesco e intriso di misticismo; Madame rivela che anche lo scrittore fa parte del sito leggendario, è una sua entità.
Le due figure divengono espressioni quasi di vaghe divinità intermedie, esseri fantasmatici, personaggi onirici delle tenebre, immagini archetipiche dell’inconscio.

L’opera va ben oltre la forma del mero contenitore
Si presenta stimolante e piacevole nella sua lettura, che può avvenire a diversi livelli.
Il volume potrebbe divenire il punto di partenza, il modello, per altre opere strutturate in modo simile, connubio di diverse modalità espressive di svariati autori.
E’ traslato di una maniera nuova di fare letteratura, cultura, nel solco della contaminazione e della multidisciplinarietà.

Raffaele Piazza


0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page