venerdì 31 gennaio 2014

PREMIO DI POESIA

PREMIO POESIA "TRA SECCHIA E PANARO" 2014 -
Il premio è diviso in quattro sezioni:
Sez. A - Poesie inedite: da una a tre poesie di max 40 versi ognuna, inedite e in lingua italiana.
Sez. B - Poesia edita: volume edito, senza alcun vincolo della data di pubblicazione.
Sez. C - Poesia dialettale: da una a tre poesie di max 40 versi ognu¬na in uno dei dialetti d’Italia con traduzione in italiano.
Sez. D – Premio giovani ‘Monica Mazzacurati’ (riservato a tutti i giovani di età inferiore a 18 anni): da una a tre poesie di max 40 versi ognuna, inedite e in lingua italiana.
Il premio è a tema libero e senza preclusione alcuna a linee
di tendenza stilistiche ed espressive.
Gli elaborati e i volumi, in 4 copie di cui una dovrà recare in calce nome e cognome (per gli autori con età in¬feriore ai 18 anni si richiede anche la data di nascita), indirizzo e numero telefonico dell’autore chiaramente leggibili, nonché la firma, come autentica della composizione, dovranno perve¬nire alla Segreteria del premio “TRA SECCHIA E PANARO” c/o Circoscrizione 4 S. Faustino Madonnina, via Newton, 150/b - 41126 Modena. E’ gradita l’indicazione dell’indirizzo di posta elettronica per eventuali comunicazioni. I verbali della giu¬ria saranno inviati esclusivamente per posta elettronica.
La scadenza è fissata per il 30 aprile 2014 (farà fede il timbro postale).
Richiedere bando completo a : annesci@libero.it

giovedì 30 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCA MARIA CATRI

FRANCA MARIA CATRI : “Uccelli di passo” – Ed. Gazebo – 2013 – pagg. 48 – s.i.p.
Il canto delicato inciso in questi versi, che segnano la musicalità di una scrittura tutta impregnata di passione antica, riesce a colorare con pennellate sicure l’intimità del linguaggio che si eleva. Immagini , figure , metafore, vivono sulla parete delle ombre quotidiane, ove l’andamento narrativo, sia pure nella sua essenzialità, raggiunge quella armonia lirica e a poco a poco incide fra memoria e avventura, moltiplica sogni e apparizioni, sfiora le esperienze del fantastico e dell’amore. Franca Maria Catri regala un lungo madrigale tra i sospiri di alcune ferite o tra le briciole di gemme fiorite. “Corre il tempo/ distratte rughe / acceca specchi la sabbia / lacrimando cortesie di ricordi / occhi sgualciti obesi / da questo punto in poi / vecchi pretesti intatto / l’orologio del mondo / oltre le impervie vie dell’abbandono / nessuna voce a discolpa / - tentando cosa si muove / un filo di tenda - / a capofitto è buio / o è una sera che piove.” Quel che rende visibile l’accadimento nella costellazione psichica del sub conscio qui è la parola, l’essenza di ciò che attira verso l’indicibilità, nello stile scabro , ossuto , disadorno ed incentrato ad ogni pagina verso la luminosità. Poesia particolarmente aperta alla ricerca moderna ed equilibrata.
– Antonio Spagnuolo

mercoledì 29 gennaio 2014

ANNIVERSARIO RIVISTA = TESTUALE

Per il Trentennale della Rivista “Testuale”

"Testuale. Critica della poesia contemporanea”, l’autorevole rivista fondata nel 1983 da Giuliano Gramigna, Gilberto Finzi e Gio Ferri, ha celebrato i suoi trent’anni di attività. La cerimonia ha avuto luogo il 24 gennaio nella Biblioteca Centrale di Palazzo Sormani a Milano. Membri dello storico Comitato di Consulenza, alcuni dei quali purtroppo scomparsi: Renato Barilli, Marosia Castaldi, Ottavio Cecchi, Cesare De Michelis, Flavio Ermini, Milli Graffi, Vin¬cenzo Guarracino, Carla Locatelli, Mario Lunetta, Claudio Marabini, Ugo Marchetti, Angelo Maugeri, Walter Pedullà.
All’incontro di Palazzo Sormani hanno partecipato con relazioni e contributi critici: Flavio Ermini, Gilberto Finzi, Milli Graffi, Vincenzo Guarracino, Adam Vaccaro, Cesare Viviani e Gio Ferri, che ne è il co-direttore oltre che co-fondatore.
Nel numero del Trentennale (52/2013), saggi di Sergio Noia Noseda, Adam Vaccaro, Rosa Pierno, Enzo Minarelli, Paolo Badini, Giuseppe Ferrara e Gio Ferri. Inoltre, analisi sui testi di Brunella Antomarini, Roland Barthes, Matteo Bianchi, Italo Calvino, Roberto Capuzzo, Marosia Castaldi, Roberto Dall’Olio, Francesco De Napoli, Monica De Palma, Giovanni Fontana, Stefano Iori, Paola Mastrocola, Giulia Niccolai, Piergiorgio Paterlini, Antonio Porta, Roberto Pazzi, Antonio Spagnuolo, Ida Travi.
(FRANCESCO.DE.NAPOLI.)



lunedì 27 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = DI SPIGNO / SARACINO

Stelvio Di Spigno / Carla Saracino : “Qualcosa di inabitato” – Edb edizioni- 2013 – pagg. 56 - € 8,00 –
La ricerca che due giovani poeti cercano di approfondire, con un bagaglio culturale di tutto rispetto, appare in queste pagine nel suo luminoso codice, che cerca di amalgamarsi tra un lascito classico ed uno spiraglio d’avanguardia. Stelvio Di Spigno riesce a rincorrere un accadere imprendibile , che concerne il luogo della poesia stessa, un luogo indeterminabile e neppure abitabile, ma che si può nominare come ininterrotta liberazione dalla dimenticanza. Un ritmo incalzante accoglie i pezzi diaristici e memoriali conferendo a ciascun testo quel carattere di assoluta necessità interiore , infittita da tentativi narrativi che arricchiscono l’equilibrio della scrittura, ove il verso, quasi sempre lungo , diviene tentazione della prosa. Il percorso è lo scambio del gioco emblematico che accoglie e contempla, inveisce e addolcisce, mormora ed ascolta.
In altro versante Carla Saracino distende le sue policromatiche pennellate per un sussurro armonioso che trepida nel tempo e nelle illusioni. Le luci , gli angoli della città , le mura, sfiorano la scena del quotidiano per richiamare i battiti del cuore o per sfiorare la leggerezza degli amici. La sua poesia “dice” nell’accadere e nel proporre, evocando luoghi , ricordando offerte.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE VETROMILE

GIUSEPPE VETROMILE : – “Inventari apocrifi” -Bastogi – Foggia – 2013 – pagg. 89 - € 8,00

Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949.
“Inventari apocrifi” è una raccolta poetica non scandita e, anche per questo, potrebbe avere una valenza poematica. In “Inventari apocrifi” l’autore fa un largo uso del verso lungo, che controlla molto bene.
La poesia di Vetromile è caratterizzata da chiarezza, nitore e velocità. I componimenti di “Inventari apocrifi” sono tutti di notevole lunghezza e alcuni di essi possono considerarsi dei veri e propri poemetti.
Programmatica la poesia iniziale intitolata “Che si dica”; si tratta di una composizione che ha un bellissimo incipit: -“ Ma poi sopraggiunse l’attimo di luna apparve improvviso/ sul quartiere distrutto dai lampioni. Riapre ferite bianche sulle crepe dei muri./ Inonda di chiarore le quattro fette di pane a cena/…”.
Protagonista di questi versi è la luce lunare e solare che invade tutto il sembiante del paesaggio, esteriore ed interiore, che viene detto sulla pagina; è presente, in questo componimento, un “tu” femminile, al quale il poeta, in modo accorato, si rivolge: tutto il discorso va ad inserirsi nell’ambito di una quotidianità sublimata (il rottamato trascorrere dei giorni sul davanzale).
La scrittura, in “Inventari apocrifi”, è caratterizzata, generalmente, da chiarezza e linearità; a volte, tuttavia, in qualche componimento, il tessuto linguistico è costituito da sintagmi che creano immagini visionarie, caratterizzate da una forte densità metaforica e sinestesica.
Come scrive Raffaele Urraro, nella sua nota critica al testo, “Inventari apocrifi” si svolge intorno ad un’indagine sul senso del mondo e della vita e quindi anche sul senso di sé e sulle curve di un cammino che si snoda tra “soste”, “voglie” e “speranze di partenza”.
L’io-poetante è al centro di questo mondo: ritroviamo quindi una dialettica tra l’io che sa e un io che si sente proiettato verso avventure dello spirito e dell’anima. Ma c’è anche dialettica tra l’io e il mondo, tra l’io e la società, tra l’io che rivendica il proprio essere libero, come condizione inalienabile per la piena realizzazione del progetto di “sé” e la società che tende ad operare condizionamenti insopportabili.
E’ presente, spesso in questa raccolta anche un forte senso dell’epica del quotidiano, che può essere sentito e vissuto anche tra le mura domestiche come nella poesia “ Azzeramenti e ripristini” –“Stasera mia cara non combacia l’oro delle tue labbra/ col silenzio atroce della fortuna// qui in questa casa detersa da ogni avventura lo stare/ è ormai giro di orologio scialbo mentre tramo voli di sghimbescio/ sul far dell’alba/ verso un’Itaca opportuna…/”. In questa poesia si viene a realizzare un denso senso del tempo, che invade gli spazi, in una dimensione di cronotopo: qui gli spazi sono quello più tangibile della casa e anche quello più vago e sfumato di un’ Itaca opportuna.
Un senso di magia e di sospensione costella i versi di “Inventari apocrifi”, che presentano, anche, una forte componente di mistero. Si riscontra una notevole icasticità e la poetica è caratterizzata da una notevole tensione emotiva, che viene ben controllata, in una misura del verso mai debordante.
La forma espressa da Vetromile si estrinseca spesso in periodi lunghi ed in ininterrotta sequenza, ma non mancano frasi brevi costituite da uno o due versi veramente incisivi.
Alto il componimento Sensi e controsensi, diviso in due parti; nella prima parte di questa poesia si realizza il procedimento anaforico della triplice ripetizione del sintagma Vestito così: in questa composizione costituita da versi veloci e rarefatti, ci si interroga sul senso della vita e dello stare al mondo.
Pare che il poeta voglia farci intendere il senso di un esistere, nel quale, anche il modo di vestire può influire nella considerazione che si riceve dagli altri e nella semplice vita di ogni giorno; il discorso tende a farsi misterioso e non privo di fascino e ogni riferimento al modo in cui l’interlocutore è vestito rimane taciuto; non sappiamo nulla di come sia vestito (potrebbe anche portare una divisa). In ogni caso il modo di vestire di questo misterioso personaggio lo porta a fare delle buone esperienze nel mondo e ad essere felice:-“ Vestito così potrai dare un corpo alla vita che va/ verso dove quando/ senza sapere nulla dell’asintoto non euclideo/ di una morte che non appare mai// se non nel tempo che va scemando/…”.
Sognante il versificare di Vetromile, pervaso da una trasparenza e da una nitidezza notevoli. Come dice lo stesso autore nella presentazione, non accetteremmo in via “ufficiale” ragionamenti e filosofie di peculiare importanza sulla vita e sulla morte, sull’amore e su Dio, sul nostro divenire, sul nostro essere, se non ci venisse, almeno un poco, in aiuto la poesia.
Poesia che possa in qualche modo ammorbidire, diluire, mitigare, raccordare e depurare i grandi temi della nostra esistenza: per poi trasfigurarli e innalzarli a ranghi artistici.
Gli “Inventari apocrifi” costituiscono un personalissimo, recente tentativo di raccogliere, e in qualche modo riconoscere, catalogare e intabellare schemi di domande sui grandi quesiti dell’esistere.
**
Raffaele Piazza

domenica 26 gennaio 2014

PREMIO POESIA

III Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”
1. Blog Letteratura e Cultura, la rivista di letteratura “Euterpe”, Deliri Progressivi e l’Associazione Culturale Poetikanten Onlus bandiscono la III edizione del Premio di Poesia “L’arte in versi” la cui partecipazione è articolata dal presente bando.

2. Il concorso è articolato in due sezioni, entrambe a tema libero:
a) sezione A – poesia in lingua italiana
b) sezione B – poesia in dialetto (accompagnata da relativa traduzione in italiano)

3. Le poesie presentate al concorso potranno essere edite o inedite, ma non dovranno aver ottenuto un riconoscimento in un precedente concorso letterario.

4. Ciascun autore potrà inviare un massimo di due poesie per ciascuna sezione e ognuna non dovrà superare il limite dei 30 versi.

5. Quale tassa di partecipazione è richiesto il pagamento di 5€ per ciascuna poesia presentata.

6. Per la corretta partecipazione, il poeta deve inviare entro e non oltre la data di scadenza fissata al 15 maggio 2014 all’indirizzo internet arteinversi@gmail.com le poesie con le quali intende concorrere in formato Word o Pdf, il modulo di partecipazione compilato e la ricevuta del pagamento.

7. Nel modulo di partecipazione il concorrente attesterà che le poesie presentate sono di sua esclusiva paternità, assumendosi la responsabilità nel caso indichi il falso.

sabato 25 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANDREA MARIOTTI

ANDREA MARIOTTI : “Scolpire questa pace” – ed. Tracce – 2013 – pagg. 72b - € 10,00
Nella quotidianità che circonda , rivissuta in prima persona , alcune immagini suggestive rincorrono pennellate dal colore intenso e culturalmente elevato. Poesia che affonda i sentimenti negli smarrimenti che i misteri serbano, nella storia individuale o collettiva, modellando metafore ed incipit nel ritmo equilibrato del verso. Il divenire resta nella pienezza del contemplare , nel tempo che si snocciola per incontrare vibrazioni o tormenti , impressioni o illusioni , preghiere o invettive. Il mondo poroso e ruvido ha quelle dimensioni che agganciano per incastri dello spazio , fuori luogo o fuori abissi. “Lo stile è ricercato e scabro; raffinato ma non affettato; studiato, ma niente affatto arido o tecnicistico . – scrive Franco Campegiani nella prefazione – Vivo è il sussulto del cuore : un fuoco che cova sotto la cenere e non l’incendio che divampa lasciando il nulla intorno a se”. Il gesto poetico cerca gli intrecci che lievitano nell’accettazione del destino , nella speranza dell’abbraccio, in quelle pause che rendono luminose la melodia tentata.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 24 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA PINA CIANCIO

Maria Pina Ciancio: – “La ragazza con la valigia” - LietoColle – Faloppio (CO) – 2013 – pagg. 67 - € 10,00

E’ la stessa Maria Pina Ciancio, in uno scritto introduttivo di carattere programmatico, intitolato “Nota dell’autrice”, a fornirci i motivi ispiratori, del libro che prendiamo in considerazione in questa sede. Così scrive l’autrice:-“ E’ la primavera del 2007 e do sistemazione ai bozzetti de “La ragazza con la valigia”, nella consapevolezza che queste pagine possiedono l’autorità che deriva loro dall’essere “radicate” nella mia storia personale. Vissuta, Esplorata, Ascoltata, Evocata Immaginata, Rivelata…”. Una dichiarazione, dunque, quasi di autobiografismo tout-court, in un contesto poetico italiano, quello di questo inizio di millennio, in cui tali scritti sono veramente molto rari, così come è insolita la chiarezza dei testi che Maria Pina Ciancio ci propone, nonostante abbiano tutti una forte densità metaforica e semantica, a cominciare dal testo eponimo, che apre la raccolta, scritto nel 2004:-“Parte e ritorna ogni notte/ la valigia rosso azzurra/ rigonfia di stracci/ e lo sguardo di terra/ annodato alla luna/”; si tratta di un componimento dalla vena epigrammatica, nella sua brevità, compatto e risolto felicemente in appena cinque versi. Notiamo una certa vena surreale, in questo testo, formalmente ben strutturato e, inoltre, riscontriamo una tensione verso il surreale. Nel titolo “La ragazza con la valigia”, viene nominata, una ragazza che non viene più detta nel testo. Si parla di una valigia che parte e ritorna ogni notte, rigonfia di stracci e di colore rossoazzurro, valigia che facilmente, può essere intuita, letta, come simbolo del viaggio stesso compiuto dalla ragazza, viaggio del quale ogni riferimento resta taciuto,; nel clima complessivo di sospensione della composizione; si evince anche, fortemente, una dimensione che è, in se stessa, uno dei leit-motiv di questo libro, quello del dualismo, della dicotomia tra terra e luna, tra materiale e sopranaturale. Si tratta di una poesia rarefatta e originale, cifra comune a tutte le composizioni del libro, poesie di solito brevi e scabre, ma, talvolta anche più lunghe e articolate architettonicamente. Quasi tutte le composizioni di “La ragazza con la valigia” sono provviste di titolo e il testo è scandito in tre sezioni intitolate: “Lo sguardo di terra annodato alla luna”, “ Il filo delle rondini nere di ritorno” e “Il premio della luce”. Il tema del viaggio è centrale in questa raccolta, come pure, si avverte, spesso, una vena di quotidianità, nei versi che l’autrice presenta al lettore e c’è da notare che Maria Pina Ciancio riesca a costruire segmenti leggeri e icastici, costruendo immagini che emergono l’una dall’altra, rendendo così piacevole e accattivante la fruizione di “La ragazza con la valigia”: i per ogni lettore: -“/Si era formata, una pausa sulle cose/ alle parole di pietra, alle carezze trattenute/ per lasciargli al bar dell’angolo/ un libro di Bukowski/ e una clessidra polverosa/ capovolta da vent’anni sulla porta/”. Non può considerarsi questa una poesia lirica e la voce poetante, più che effondere se stessa, più che riflettersi su se stessa, è sempre tesa verso una descrizione che non è mai, rappresentazione tout-court, ma, al contrario, tessuto composito e sfumato, ricco di significati profondi. Nella composizione suddetta, in particolare, fin dall’inizio, si avverte un senso di sospensione e di spaesamento, accresciuta, anche, dall’assenza di titolo. Incontriamo, in questo componimento, una figura misteriosa, una donna, che si era fermata alle parole di pietra, alle carezze trattenute: da notare la presenza del termine parole, all’interno della poesia stessa, che crea un senso di intensità molto forte, di ridondanza, perché, ovviamente, le poesie stesse sono fatte di parole. La misteriosa figura femminile, lascia un libro di Bukowski ad una figura maschile, di cui tutto resta presunto, non detto.

Bisogna sottolineare che, altro fatto saliente che caratterizza la raccolta di Maria Pina Ciancio, è quello della presenza al suo interno, di voci, che giungono da spazi dimenticati o inesplorati, da “angeli” ignorati, profili che vivono una vita nascosta, ai margini, dietro porte chiuse e che l’incomprensione e l’isolamento, ma anche la disperazione, hanno trasformato in maschere mute, come afferma l’autrice nella nota introduttiva Una di queste figure è Adalgisa, che incontriamo nella composizione intitolata Il treno di Adalgisa, che fa parte della prima scansione del libro:-“/Il viaggio di Adalgisa/ è lungo senza pause/ e senza soste.// Si toglie le scarpe da postina// chiede un posto al finestrino/ la pasta con il pesto/ il mosto e tutto il resto// e un treno scontato/ che arrivi presto//”. Si nota in questa poesia una venata ironia nel descrivere una situazione, che affonda le sue radici nel quotidiano, né mancano passaggi in cui si nota uno stile che riecheggia la dizione della poetessa Lamarque, per i giochi di parole e il non senso. Nella sezione intitolata Il filo delle rondini nere del ritorno si riscontra una vena naturalistica che non era presente nellla prima parte della raccolta: quella nominata dalla Ciancio è una natura rarefatta, per niente idilliaca e, indubbiamente, interiorizzata, attraverso la parola poetica:-“//…ma il silenzio di Marta/ è un sentiero di bosco, un grido di terra..//” Il silenzio può diventare sentiero di bosco o grido di terra, in modo che, in un altro contesto, si evidenzia la commistione tra astrazione e concretezza, leggerezza e pesantezza.. Da notare, come si accennava, che oltre a composizioni quasi epigrammatiche e concentrate, come quelle suddette, incontriamo, nel testo, poesie più estese, caratterizzate da versi lunghi dalla buona tenuta. Tra poesie di questo tipo spicca La ballata di M., che è un poemetto vero e proprio in cui traspare un’ambientazione in un luogo riarso e pietroso, che potrebbe essere, visto il posto dove vive l’autrice, uno scenario lucano. Nella terza scansione Il premio della luce ritroviamo una forte presenza di scene quotidiane e una certa ironia e arguzia nel descriverle:-“/Carla era sempre stata/ una brava moglie/ casa-lavoro casa -lavoro/ routine, parenti, litigi,/ ma un giorno di marzo/ il vento le prese il grembiule/ e lei lo rincorse felice/ e senza rimorso//”: poesia apparentemente elementare ma che, invece, nasconde significati profondi e il grembiule preso dal vento,, detto nella poesia, può essere letto come simbolo di una fuga, di una trasgressione nell’ambito del contesto matrimoniale. Maria Pina Ciancio definisce le sue poesie bozzetti; la poetessa in questa raccolta, pur mantenendosi sempre nell’ambito di un’espressione chiara e leggibile senza difficoltà, riesce a raggiungere, più di una volta, esiti alti, in un discorso che tende, sempre, a divenire un esercizio di conoscenza.

Raffaele Piazza
****
1

La ballata di M.


Veniva alla fontana della posta vecchia ogni sera
una brocca d’acqua mezzavuota
e pane raffermo nelle tasche larghe del rivale.

Sembrava una madre.

le mani forate da parole urlate controvento
a malapena ricordate

Mia nonna dice che stanotte
pianterà una pietra nella terra delle stoppie dietro casa
e a passi larghi imboccherà il sentiero a destra
per seppellire in mezzo al bosco le sue bambole di pezza

2

La cercarono in venti sotto la pioggia
venti voci di luna spezzata
Mia nonna la ricorda come una nottata
che non voleva più finire.
Avrebbe voluto fare la guerra lei
la guerra che salva
quella che scioglie la rabbia in pianto
che spara venti colpi alla luna
e restituisce alla vita i passi contrapposti del privato.

3

Masticò bacche e radici per due anni nel bosco.
Un giorno il crudele prese voce
salì dal basso e staccò dal corpo lavico
e marcio
dalle giunture biancastre delle ginocchia
fino all’occhio scavato e breve
riparo menzognero della vita
che non muore.

POESIA = FLORIANA PORTA

COME IN UN DIPINTO

Nei passi quotidiani
dipingo i colori pastosi
e i segni di paesaggi rossoverde,
scenari d’imbastite primavere
che attraversano gli occhi
di ognuno di noi.
Rugosità impertinenti
del mio vissuto.
***

RITORNO

Ritorno
senza sapere nulla.
Sviluppando pensieri
in fuga, tra i sassi verdi.
Ritorno
sarò tutto o sarò niente.
Tra i colori della terra
e quelli del cielo.
Ritorno
al mio stato più puro, virgineo.
Dove la roccia incontra
la montagna su ogni pennellata.
***
FLORIANA PORTA
**
Floriana Porta è nata a Torino nel 1975. Ha pubblicato due sillogi poetiche: Il respiro delle ombre e Verso altri cieli. È presente in varie antologie poetiche, riviste letterarie e siti web. Ha ottenuto vari premi e riconoscimenti. Dal 2011 è membro della giuria del Concorso Internazionale di Poesia Haiku dell’Associazione culturale Cascina Macondo e dal 2013 è membro del Premio Italia mia. Viaggio sentimentale in Italia, bandito dall’Associazione italiana del Libro.
Sito internet della poetessa: www.florianaporta.it


giovedì 23 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = TIZIANO BROGGIATO

TIZIANO BROGGIATO : “Città alla fine del mondo” – Ed. Jaca Book – 2013 - pagg. 120 - € 12,00

Il pregio della poesia di Tiziano Broggiato sta nella sua nitidezza. Sin dal felice esordio de Il copiatore di foglie (I Quaderni del Battello Ebro) – come dimenticare testi che oggi sono patrimonio comune, quali Ascoltando Marilyn – attraversando Parca lux (Marsilio) e Anticipo della notte (Marietti), si può , a ragion veduta, parlare di un poeta fedele a una cifra stilistica riconoscibile e, nel contempo, sempre diversa; forse è questione di semitoni, di un linguaggio depistante, come nota Mussapi, di atmosfere rarefatte e, nel contempo, fruibili, ma è il caso di considerare Broggiato un punto fermo della ricerca poetica attuale, imprescindibile quando si storicizza la poesia degli ultimi vent’anni.
Città alla fine del mondo (Jaca Book, 2013) ne è l’ulteriore conferma.
Il libro mostra una partitura accurata, quasi Broggiato filasse una tela narrativa ideale, in cui personaggi e luoghi convivono naturalmente e la realtà, nella complessità odierna, accade per estensione percettiva, ben oltre il punto focale di una macchina da presa che tutto riprende rallentandolo, sfibrandolo in una sorta di luce archetipica, purgatoriale.
È la natura della poesia di Broggiato, poi, a rendere il miracolo: una poesia in cui il dolore convive con una sorta di pietas discreta, empatica. Credo sia dei grandi poeti questo: esprimere una sorta di tremore, un senso di spaesamento iniziale, per poi rivelare il miracolo di una deflagrazione totale, ovvero la situazione tragica prima nascosta, il suo fluire in densità di sensazioni comuni; ebbene, Città alla fine del mondo è così, si muove per partiture, movimenti a strappi, indizi, e rivela, totalmente, la forza di un canto baritonale, avvitante.
A volte è la situazione – montaliana, verrebbe da dire – di un evento apparentemente insignificante : “ dovevo assolutamente oltrepassare / quella donna appena scesa dal tram / Dovevo distanziare subito / quel suo sguardo scuro, / il malessere che mi aveva provocato./ Ne avevo avuto la certezza fulminea: / lei era la Morte (pag. 56); altre, lo è il quadro quasi elotiano della realtà urbana; si vedano, a proposito, gli splendidi Quadri milanesi, la lucida immediatezza di corpi – spettri che si aggirano chiusi nelle loro prigioni incompiute; a volte, invece, l’atmosfera immobile di una sala d’aspetto: in tutti gli occhi vedo / nostalgia o speranza. / La vera forca, a questo punto / è l’inconsistenza del presente./…/ (pag. 55); di certo, il lettore vive l’esperienza, in presa diretta, di una potenza evocativa dei testi, di una continua frammentazione e ricostruzione del tessuto quotidiano in fotogrammi di senso che sono patrimonio comune.
È poi la dimensione corale a fare il resto: le città, siano esse Parigi, Milano, Londra, sono il luogo di altrove , si aprono nella loro densità di attimi, di cose che accadono, o meglio di occasioni che svelano. Ci si sente, insomma, come un “equipaggio di vogatori / dalla canotta bianca /” che “ sfila veloce senza nemmeno / alzare uno sguardo” (pag.17) , intenti a compiere il viaggio tutto di un fiato, eternamente fissi nel movimento, nella sintesi estrema della consegna al lettore di un evento speciale, la poesia.
Broggiato sa cosa ci si aspetta da lui: una mano che tende una presa, anche se minima, latente. Ed è questo che il poeta restituisce, anche nella situazione ermetica, paradossale, o nei riferimenti alle atmosfere purgatoriali del crepuscolo, nell’attesa di un’alba incipiente. Così il viaggio continua, si staglia in fotogrammi impercettibili, strutturali, e la realtà viene ricomposta quasi in modo metafisico, estraniante.
Scegliere un testo esemplare, in merito, è impresa ardua. Forse il punto di massima tensione viene raggiunto nella splendida “Confidando con Sylvia, in una fresca notte di fine agosto” (pag. 64) : il rapporto con il dolore e la morte viene analizzato con lucidità leopardiana, e ci consegna una pagina indelebile di come la poesia oggi possa essere strumento di ricerca della profondità assoluta, della dimensione catartica dell’umano.
Città alla fine del mondo, in ultima istanza, offre l’idea di una poesia epica, per come almeno oggi l’epica può essere intesa: una dimensione corale in cui gli attori, essenzialmente tragici, cercano un barlume di luce, un appiglio per mezzo del quale emergere dal grigiore del quotidiano, e , nel contempo, provano quella rara compiutezza di senso che nobilita l’uomo, lo difende da una realtà reificata, totalizzante.
IVAN FEDELI --




POESIA = ROBERTO MOSI

Il Fiorino -
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"Si apre il prossimo 8 febbraio a Bologna, a Palazzo Fava, la Mostra “L’età d’oro della pittura olandese”. Al centro della Mostra, come noto, “La ragazza con l’orecchino di perla”, il capolavoro del pittore Vermeer. Si propone di seguito una poesia che celebra l’arte del pittore, nelle composizioni dedicate all’interno delle case e al paesaggio della città di Delft, dove nacque e lavorò Vermeer".
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"Per la ragazza con l’orecchino di perla"

Lontano il rumore barocco,
le trionfanti tentazioni
dall’assorto pittore di Delft.
Vive una religiosa atmosfera
castamente medievale
bagnata del silenzioso
azzurro mistero della morte.

Cattura l’attimo del trapasso
rende eterno il fare quotidiano
lo sguardo trepido, fuggevole
il luccicare della perla. Il raggio
intenso del sole immobilizza
l’aneddoto del giorno
rende imperitura l’apparenza.

Ossessiva conquista del bello,
paesaggi, angoli della casa,
sottile dubbio sulla realtà
nascosta dalla precisione
dei dettagli, da un ossessivo
immergersi nel colore della luce
nella trama del silenzio.

La mutevole luce degli alti
cieli ventosi d’Olanda
respira di metafisica fissità
unisce il tempo, lo spazio
incontra la striscia delle case
di Delft, contrappunto
alla vastità del cielo nuvoloso.

La luce disegna chiaroscuri
riflessi d’acqua nel bacino
presso la striscia di sabbia:
il primo piano nell’ombra,
nel grigio della nube più alta,
lo sfondo dei tetti illuminati
interrotto da torri, campanili.

“La stradina” selciata di Delft
porge il silenzio del cortile
nella luce del cielo nuvoloso
sui tetti degradanti delle case
sul colore rosso dei mattoni
sul bianco animato dei muri
inciso da figure affaccendate.

La luce illumina la donna,
il bianco assoluto del latte
versato nella ciotola sul tavolo,
la fascia azzurra sui capelli.
La luce incontra il colore,
il vero diventa metafisico
diviene forma immutabile.

Ci osserva la fanciulla, volto
di tre quarti, lo sguardo liquido,
labbra socchiuse. Indossa
una veste gialla, dal turbante
azzurro scende una fascia
all’orecchio la perla, la perla
a goccia, riflessi opalescenti.
*
ROBERTO MOSI
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Roberto Mosi vive a Firenze, è stato dirigente per la Cultura alla Regione Toscana. Ha pubblicato nel 2013: Concerto (Gazebo) che comprende “Concerto per Flora” e “Sinfonia per Populonia”; il saggio Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone. Storie francesi da Piombino a Parigi (Ed. Il Foglio). In precedenza, le raccolte di poesia: L’invasione degli storni (Gazebo 2012), Luoghi del mito (Lieto Colle 2010), Aquiloni (Il Foglio 2010), Nonluoghi (Comune di Firenze 2009), Florentia (Gazebo 2008). Nella Collana LibriLiberi di www.a.Recherche.it sono presenti gli eBook: Nonluoghi, Aquiloni, Itinera, Sinfonia per Populonia, Florentia. Recensioni sulle opere dell’autore nel sito www.literary.it. Ha realizzato mostre presso caffè letterari e biblioteche sul rapporto fra testo poetico, immagine fotografica e pittura. E’ stato assegnato il primo premio “Villa Bernocchi” 2009 (Verbania) per l’opera L’autore ha realizzato mostre di fotografia presso caffè letterari, biblioteche, sale di esposizione. Mosi è fra i redattori di Testimonianze, rivista fondata da Ernesto Balducci. Fra gli articoli: “Il paesaggio fra poesia e memoria” (2002), “Dino Campana” (2004), “Gli angeli sulla Cupola di Berlino” (2004), “Mario Luzi, la tensione verso la semplicità” (2005), “Da quando Modugno cantò volare” (2007). Cura i Blog www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it . Riferimenti: r.mosi@tin.it .

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIO MAGRELLI


Valerio Magrelli, “Geologia di un padre”- Ed. Einaudi, 2013 – pagg. 160 - € 18,00

Come non centellinare il contenuto di un lavoro pregevole come il libro “Geologia di un padre” di Valerio Magrelli?
È una virtù che non tutti possiedono quella di saper sviluppare entro l’orbita stretta di un pensiero poetante un retropensiero amabile e fresco, ma anche antico e capace di tenerezze sentimentali.
Una scrittura, che potremmo definire antilirica quella dell’autore trattato, tendente ad un antilirismo costituzionale che fa la differenza, sempre antitetica alla tradizione melica, antiromantica per estrazione, incline magari al colloquio, alla riverberazione di una luce interiore smagrita, ma raffinata, inquieta, mai retorica, sorvegliatissima, una prosa e una poesia che hanno la raffinatezza niente affatto studiata, mai tecnicistica, mai incantata, si potrebbe definire: un fuoco che cova da un incendio che <è divampato>, quasi sempre realistica, fortemente incline alla metafora, mai priva di accensioni eccedenti, ma sobria, tout court destinata a veder chiaro oltre la cortina nebbiosa di una realtà tragica.
Un lessico struggente senza essere strumentalmente romantico, che smarrisce la sua malinconia melica e porta avanti il suo realismo costituzionale, il suo refrattario barlume di sofferenza, di dolore. Ognuno può leggere la scrittura magrelliana a suo modo, ma tutte le letture e le chiavi di esse portano ad un piano alto di linguismo, considerato come flusso di memoria assordante.
Il lavoro letterario è notevole per strati memoriali, per libere e profonde associazioni di idee, considerazioni, episodi, momenti che una capacità libera e fortemente impregnata di lirismo, come la sua, e di grande preparazione letteraria, come la sua, può adattare a qualsiasi scrittura. Vi sono accostamenti arditi, metafore straordinarie, eccellenti voli, per valenza mnemonica, ma anche per stupefacenti correlazioni amorose.
Il libro in esame è un vastissimo dono al padre che non è più.
Stupendo il punto in cui l’autore dice: mi vedo mentre lo sospingo nel corridoio di casa, attaccato al girello, un Anchise a rotelle con un Enea ortopedico. Ma ve ne sono tanti, che mostrano la particolare metodica di “un’assenza” che vive di tenerezze, anche dopo la dipartita: un amore intatto che respira ed è presente, oltre le cortine di nebbia della morte. Quanta storia filiale transita dalle sue vene al padre e viceversa! Unione consanguinea che non conosce ostacoli, si fa carne di pensiero in ogni momento, senza essere mai elegia, anzi, oserei dire che vi è da parte di Magrelli il rifiuto del “poetichese”. Nei suoi versi vi è una tela intessuta d’oro, senza utilizzare lamine del metallo prezioso.
Vi è in questo poeta e scrittore ormai consolidato, la circostanza di una solida scrittura contemporanea che fa da confine al classicismo reiterato, svetta, si prolunga in una fase di nuova gemmazione, si trasforma, si allinea ad una contemporaneità che entra in gioco e lo preserva da ogni senso retorico, accendendo metafisiche forme, categorie di un gettito letterario che è celebrazione di una nuova entità.
Ninnj di Stefano Busà ---


martedì 21 gennaio 2014

PREMIO POESIA "PIEMONTE"

Il Centro Studi Cultura e Società promuove la II edizione del concorso letterario internazionale "Premio Piemonte Poesia", il cui termine, per la presentazione delle opere, è previsto per il 30 gennaio 2014 . Il concorso persegue il duplice obiettivo di promuovere e valorizzare la poesia di qualità e di rafforzare il senso di appartenenza al proprio territorio, pur nella pluralità delle espressioni culturali.
La partecipazione alla Sezione A (Tema Libero) ed alla Sezione B (Identità e Territorio), è aperta a tutti, senza vincoli di età o di territorio. Regolamento completo, può anche essere scaricato sia da Facebook (nelle pagine del gruppo Cultura e Società) che dal sito dell’associazione http://culturaesocieta.gsvision.it/ (nella sezione Regolamenti)- email, e spedizione elettronica, all’indirizzo -- cultsoc@fastwebnet.it,

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"ALESSIA e la camera calcinata della mente"

Abita Alessia la camera calcinata
al quarto piano della vita in diretta
e fiorevole incanto giocando al
fresco di aprile in arcobaleni
simultanei nelle menti
si sostiene nella vita Alessia
ragazza di freschezza
nella camera calcinata della mente e
vive ragazza Alessia in attimi
inazzurrati oltre il sembiante
nel fare l-amore con Giovanni.
Aura a sostenerla nei melograni,
anima e resiste.
***

ALESSIA E LA RONDINE AZZURRA--

Sera di cielo azzurrità di pastello,
lastra polita ad accadere di nuovo
per ragazza Alessia rosa vestita
per la vita in versi.
Scorge Alessia tra le nuvole,
simili a di gennaio il nevaio,
una rondine azzurra fuggita
dallo stormo da rinominare
(e la chiama Veronica).
Poi stabile immensità, sottende
il tempo l’inesausta via serale,
a dare gioie nel quadrifoglio
e nella pigna prese a vive mani,
dalla terra del tempo.
Veronica s’innalza libera
come un jet con i nostri
figli tenuti ancora per mano,
incantesimo di luna assente,
viene Venere ad accadere
pioggia e l’azzurra rondine
salva con le altre di platino
vola.
**
Raffaele Piazza

mercoledì 15 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = IL DIAVOLO A MOLLA

“Il diavolo a molla” – 5 – Antologia Nuovi Fermenti Poesia - Fermenti – Roma – 2013 – pagg. 155 - € 18,00

Fermenti Editrice, prestigiosa casa editrice romana, diretta da Velio Carratoni, alla quale hanno collaborato, tra gli altri, Giorgio Bàrberi Squarotti, Dario Bellezza, Giacinto Spagnoletti, Domenico Cara, Mario Lunetta, Antonio Spagnuolo, Gualtiero De Santi, Aldo Rosselli, Vito Riviello ecc. ha in catalogo numerosi testi di poesia, saggistica e narrativa e anche diversi testi antologici, tra i quali il libro che prendiamo in considerazione in questa sede, intitolato “Il diavolo a molla”, curato da Donato Di Stasi. Lo stesso Di Stasi, interrogandosi sul significato di altri titoli, afferma, nell’introduzione, che un’antologia può servire a definire il punto di arrivo del processo di autocostituzione della lingua italiana, oppure a individuare quale livello stilistico è in grado di produrre una particolare età storica. Una raccolta poetica verifica la serietà oggettiva degli autori presentati, la loro determinazione ad agire letterariamente in presenza di lettori concreti. Da un lato chi viene antologizzato acquista coscienza del proprio lavoro nel confronto di stili e tematiche, dall’altro il pubblico (sentendosi rappresentato) può assegnare il diritto di scrivere versi, permettendo ai poeti di ricomparire come riconosciuti biografi della società.
Perché il titolo “Il diavolo a molla”? Si tratta di una citazione colta tratta da un’opera del ‘900 di Henri Bergson, “Il riso, saggio sul significato del comico”; come scrive Di Stasi, passate in rassegna le ragioni della comicità, il filosofo francese prendeva in considerazione un gioco d’antan, consistente in una semplice scatola dalla quale (chi lo ricorda) scattava fuori di sorpresa un diavoletto impiastricciato, tanto per mettere paura ai bambini. Il divertimento risiedeva nel cacciare il pupazzo in basso, aspettando che la molla si ricaricasse di nuovo, fino a sollevare il coperchio e a far riapparire l’orrido (si fa per dire) demone. Il comico si originava da due situazioni meccaniche: quella del pupazzo a tirarsi su e quella del bambino nel ricacciarlo nel suo finto inferno. La metafora appare chiara: il diavolo a molla con la sua rigidità simboleggia la condizione odierna della poesia, in molti casi schernita e derisa, nemmeno si tratti di un parto di imbecilli. D’altro canto il diavolo a molla esorta a cercare nella scatola della coscienza e della scrittura inattese sorprese linguistiche, scelte tematiche inusitate, nuovi scatti ritmico-melodici.
I poeti antologizzati sono dieci: Giorgio Bàrberi Squarotti, Domenico Cara, Velio Carratoni, Antonino Contiliano, Gianluca Di Stefano, Silvana Folliero, Marcella Leonardi, Tommaso Putignano, Antonio Spagnuolo e Vinicio Verzieri. Lo schema, proposto nell’antologia, consueto per quanto riguarda quelle curate per Fermenti Editrice, è il seguente: dopo l’introduzione, curata, in questo caso, con notevole acribia, da Donato Di Stasi, seguono dieci schede, corrispondenti agli autori inclusi. In ognuna sono presenti una nota biografica, osservazioni critiche personalizzate, relative ai testi antologizzati e, infine, i testi poetici stessi. Vengono rappresentati dieci universi poetici eterogenei, appartenendo gli autori a diverse generazioni ed avendo ognuno una particolare cifra distintiva. I poeti presentano tipi di sensibilità variegati tra loro e sono accomunati dall'intenso desiderio di trasmettere ai lettori profonde e più o meno chiare verità. Attraverso l’insieme dei poeti antologizzati, si vengono a conoscere diverse fisionomie di autori che traggono dalla vita, ognuno a suo modo, le occasioni del quotidiano, per trasfigurarlo e sublimarlo in poesia. I temi e gli stili dei poeti qui inclusi, spaziano dal naturalismo all’epicità, dal surrealismo alla visionarietà, fino al documentarismo interiore. In Italia il genere dell’antologia continua a proliferare e questa, tra le tante, pare essere una delle migliori del settore, sia per l’alto livello dei testi inclusi, che per la sua struttura organica ed esauriente. Si tratta di un testo piacevole alla lettura, sia per il critico, sia per il cultore di poesia (che poi, quasi sempre, è a sua volta poeta).
Le antologie pubblicate nel nostro paese presentano schemi intrinseci diversi tra loro: ce ne sono molte che presentano solo i testi tout-court e altre nelle quali solo pochissimo spazio è dedicato alle note critiche o altre dove per ogni singolo autore è presente un solo testo. “Il diavolo a molla”, contrariamente agli esempi suddetti, presenta una notevole organicità, tra testi, note critiche e note biografiche, per cui l’opera può essere vista come un tutto, come un insieme compiuto, nel quale ci si può soffermare maggiormente su qualcuno dei singoli autori o singole parti; da segnalare la qualità degli autori presenti in questa antologia: tutti i poeti selezionati sono di alto livello.
*
Raffaele Piazza

POESIA = FRANCESCA LO BUE

"ULISSE"

I - Il viaggio

Era una luce d’aprile,
c’era una vergine nascosta nelle viscere di cenere.
C’è una presenza d’oro che scivola dietro la foglia sacra,
che si sommerge nel raggio azzurro della Sirena.
Che non ti vedano quando ti muovi per un cantone dell’aria,
che non ti vedano riposare come vittima vinta!
Nessuno se n’è andato anche se chiudono le porte.
Qualcuno appende lenzuola bianche
mentre muore la luna rossa.

II - Il navichiere

Nella notte ricordo un gioco di mani incrociate in una valle di viole,
l’abbraccio dei tori quando la bruma placca i picchi d’Africa.
Ricordo un nome che fugge dall’isola cerulea,
più in la, verso gli abissi del pensiero tenace.
Nella notte ricordo una pace d’alberi
e quella fonte sorgiva…
nell’isola.
Se vai più in là non dimenticare la giara di miele e d’ulivo.
Non dimenticare i pesi delle gemme antiche
e il collare della sposa.
Non dimenticare che nella notte buia di caos
non ci sono lucerne fra i passi delle serpi.
Non dimenticare lo sguardo degli occhi.

III - Girovago

Nella fiamma dell’alba una linea discende fuggente…
All’ombra di chi?
All’ombra di un urlo secco, aldiquà di una terra arcigna.
Erravo in un isola di vetro,
nel tocco lontano delle ore,
quando fra l’incenso apparve l’aloe brumoso.
Tra i passi delle cerve e i ceppi d’ulivi la pena si perpetua nei secoli…
All’ombra di chi?
Della bella luna e della brace nel focolare.
Balugina luce la pietra,
giù fra i sentieri dei balocchi e degli aracnidi,
quando i viventi clamano giustizia e sogno.

Vestito dal bronzo della sera
m’inseguiva il deserto….

FRANCESCA LO BUE --

lunedì 13 gennaio 2014

PREMIO DI POESIA PONTEDIOLEGNO

E' indetta la quinta edizione di “ PONTEDILEGNO POESIA ”, Premio Nazionale per poesia edita in lingua italiana, riservato ad autori italiani e stranieri, con libri pubblicati dal 1° gennaio 2012 al 30 aprile 2014 e che non siano già stati presentati a precedenti edizioni del concorso.
Sono escluse dalla partecipazione le pubblicazioni di carattere antologico o riepilogativo,personali e collettive. Sono altresi' escluse le riedizioni di opere pubblicate in periodi precedenti a quello preso in considerazione dal presente bando, a meno che non contengano novita' in misura preponderante.
Tutte le opere edite - sette copie per ciascun autore partecipante - dovranno essere inviate entro il 12 maggio 2014 (farà fede il timbro postale di partenza ) a PONTEDILEGNO-MIRELLA CULTURA, via Roma, 21 - 25056 PONTE DI LEGNO (BS) accompagnate dalla apposita scheda di adesione opportunamente compilata nei dati richiesti.
Non e' previsto alcun onere di iscrizione.
Le opere pervenute non saranno restituite.
Nella seconda meta' di giugno 2014 si terrà a Milano - presso lo studio della dott.ssa Paola Bulferetti in corso Italia, 16 - la riunione della Giuria Tecnica per la designazione dei poeti finalisti.
Entro il 10 luglio 2014 verrà data comunicazione ufficiale ai poeti scelti per la fase finale.
Ognuno dei finalisti sarà invitato a presentare al pubblico di PontedilegnoPoesia una sintesi della propria opera in concorso, in due serate previste per il 22 e 23 agosto 2014.
Per informazioni:
Pontedilegno-Mirella Cultura Via Roma, 21 - 25056 PONTEDILEGNO
Tel. 0364 900500 e-mail mirellacultura@pontedilegno.it

POESIA = ETTORE BONESSIO DI TERZET

TREMENDAMENTE LI’
*
(Luigi)
Gli uomini meravigliati e meravigliosi
Aprono la braccia, le mani per raccogliere
Tutto il cosmo tenerselo stretto
Quando una eccezione umana li tocca.
Quando bruciano le baracche
niente dentro con uomini e donne
il sole brucia di meno;
Quando l’uno uccide l’altro
la luna corre spaventata
alza maree ed uragani.
Da solo con la cravatta storta
ecco che vede e allarga
attento le braccia mentre
il volo è iniziato: lui ondeggia
rafforza i muscoli e afferra
il corpo vivente al petto alleato.
**
(Mario)
Era una bella ragazza
vestita di verde
consumata dall’amore.
Lontano, non molto, pescano
le triglie quando fantasmi di regine
e signorotti volano sul buio.
Venne il diluvio universale
il rovesciamento dei poli
perdita di ogni orientamento
degli spaventati umani.
Poco a disposizione per gettarsi
sotto la balena a riprendersi
la figlia di Achab, sostenerla
sino alla presa di un drago amico.
*
ETTORE BONESSIO DI TERZET


domenica 12 gennaio 2014

POESIA = GIULIANA LUCCHINI

Giuliana Lucchini, per:

EMILIO PICCOLO
“Poetry Wave”
**
"Oh destino crudele!
che nel sedurci alla bellezza
dei corpi, togli oggi la gioia di vita
che solo ieri rivelasti"
(parafrasi da Luis Cernuda)
*****
Onda di poesia l’ora t’ha preso
e t’ha portato via nel vasto mare
dove tutte le musiche si suonano
da sole, le onde prime – dove è gioco
cantare insieme le parole rare.

Sono rimaste a riva le tue schede
di memoria, gli affreschi
della meraviglia che ti ha fatto
inscrivere la sabbia, mentre finivi
di assaporare la mela.

Il tuo morso è rimasto nella mela,
morso di bocca in cerca di baci
in cerca del canto del verso.

Quello che era tutto è diventato niente,
si è sciolto in acqua il succo del tuo sale.
E fu di Luglio, culla del Cancro nel morente mese.

Addio, Emilio - a Dio, e con il tuo Steve Jobs :
come un angelo piovuto dal cielo
hai dato un colpo d’ala a risalire.

Qui si è fermata una piccola farfalla
sulla parete in luce a dire addio.


Ci ascolteremo in fine nell’origine,
prima che la parola ci conduca
prima del luogo prima della cosa :
sarai stato l’interprete di un sogno,
sovrano di poesia, tutte le voci al séguito.


Eri da solo quando ci hai lasciato.

Ci fu in chi ti leggeva una ferita,
un suono della fine - preveggente? -
quando non poté finire di incidere
a voce alta la tua bella poesia
sopra quella tua musica struggente ..
**
1° agosto 2012 (alla notizia data da suo figlio – sera)

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Nominare"
**

Siamo usciti in questo gennaio
mitigato da lontane perturbazioni,
in attesa di altre epifanie e lunazioni
si sono aperti alcuni negozi
della città come luoghi
di culto o claustrali
mentre bevevamo un te
freddo per i nostri corpi.
Un altro gennaio è come un rifugio
che si ripete feriale
per dormire, toccare la morte con mano,
se tu ti avvicini a me
nella Villa Floridiana per dirmi di un fiore rosa
di cui hai dimenticato
il nome letto su una rivista.
Allora da questa dimenticanza gli ho dato
poeticamente il nome tuo
e sarebbe bello poter scordare anche il nome casa,
magari collettivamente,
e ricostruirlo, ricrearlo,
giocando alla nuova vita nel nostro
giardino condominiale di margherite.
**
**

"Sul bordo della rosa"

Vedi, nella zona più bassa del volo
radente dei passeri, troviamo la parola per salire,
la porta della brina immaginaria
in questa invernale meraviglia
a dare freddi e azzurri vocaboli
per il sinuoso senso del rito quotidiano e duale.
Dove si aprono i varchi nel paesaggio
si allarga anche la mente
lavoro e sesso e amore coniugano
le ali senza tempo di virtuali ore:
se cerchi un margine o un velario per coprire
con tende di libertà la storia o
con le tasche piene d’erba uscire allo scoperto
per le strade e fare con altri il poeta.
**

SERA DI PLENILUNIO DI ALESSIA ---

Sera, Venere, la prima delle
stelle, al Parco Virgiliano
appare per Alessia con
il cane spontaneo a ricomporsi
delle cose l’affresco,
oltre la sera di plenilunio
ad accadere raggi di luna
nelle fibre di ragazza in
quella gioia scattante
oltre il mal d’aurora..
Vengono le coppie e ragazza
Alessia sola si chiede se gli
altri amori nel freddo
dureranno oltre le cose
del sentiero dei giorni.
Tolta dalla tenda dei pensieri,
Alessia trasale
(tanto Giovanni non la lascia).
**
Raffaele Piazza

venerdì 10 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = RUGGERO JACOBBI

Ruggero Jacobbi – “Quaderno brasiliano” - Fermenti Editrice – Roma – 2013 – pagg. 147 - € 14,00

Il composito testo di Ruggero Jacobbi è così articolato: I- da “Poemi senza data”, 1955, II- “Quaderno brasiliano”, (1946-1960), II-I da “Sonetti e poemi”, 1941-1966-1972, IV- da “novecento letto & erario”, 1975, V- da “Despedidas”, 1976, VI- da “Le immagini del mondo”, 1978, VII- da “E dove e quando e come”, 1980, VIII- da “Privato minimo”, 1980, IX- da “Di che parla”, 1991, X- da “Cara Italcable”, 1991. Come scrive nella postfazione di “Quaderno brasiliano” Mario Lunetta, Ruggero Jacobbi (Venezia 1920 – Roma 1981) in vita ha occultato le sue scritture e travestito se stesso con ostinazione; si potrebbe dire che, diversamente dai pessoani eteronimi, Jacobbi abbia incarnato tutta una serie di pars-eteronimi in se stesso; i suoi precocissimi venti anni furono all’ombra dell’ermetismo fiorentino; una scrittura irrefrenabile la sua, emblema di una ricerca condotta con passione. Jacobbi non ha mai creduto nel libro composto da liriche isolate, ma ha sempre pensato al libro di versi come romanzo in progress su una sua vicenda, dove una pagina illumina l’altra.. Ruggero Jacobbi è stato un uomo di cultura geniale e al tempo stesso coerente, atipico, nonché poeta, traduttore, narratore, saggista, critico e storico della letteratura, dell’arte, del teatro e del cinema,, sceneggiatore, regista teatrale e cinematografico, radiofonico e televisivo, il tutto perpetrato (e causa di gravi rimorsi), in mezzo mondo occidentale e in diverse lingue. In “Quaderno brasiliano” il versificare si fa più compatto, scattante e affilato; tutti i testi della raccolta, tranne uno, sono provvisti di titolo. C’è uno stupore nella voce poetante, nel contemplare farfalle, gabbiani e paesaggi tropicali brasiliani, elemento per cui questa poesia si potrebbe definire lirica; si tratta di poesie che descrivono la geografia fisica e umana del Brasile e, nei versi, c’è una certa linearità dell’incanto; i componimenti possono essere divisi in quelli in cui si espande l’io-poetante e in altri descrittivi E’ una scrittura precisa, quella del nostro non particolarmente leggera e caratterizzata da icasticità; a livello stilistico – formale, il tessuto linguistico, sempre molto elegante, è caratterizzato da vari esiti espressivi: infatti incontriamo sia testi strutturati in brevissime frasi, sia testi in lunga e ininterrotta sequenza.. Poesia polisemica, quella di Jacobbi nella quale è accentuato il suo carattere di esercizio di conoscenza. Si deve mettere in rilievo che Quaderno brasiliano è un testo a cura di Luca Succhiarelli, che ne ha curato l’introduzione, con il saggio critico intitolato Un presagio; nel libro è presente un disegno di Angelo Canevari; il volume è stato pubblicato con il contributo della Fondazione Piazzolla diretta da Velio Carratoni.

Raffaele Piazza

giovedì 9 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = PIAZZOLLA

“Ci stiamo abituando all’inferno”
Atti dei Convegni per il Centenario della nascita di Marino Piazzolla
20-21 aprile 2010 – Università “Carlo Bo” di Urbino
12 maggio 2010 – Biblioteca nazionale centrale di Roma
a cura di Gualtiero De Santi
Fermenti Editrice, Roma, 2013, pagg. 271, € 18,00
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Pubblicato con il contributo della Fondazione Marino Piazzolla di Roma, diretta da Velio Carratoni, il presente testo è costituito dagli Atti dei Convegni per il Centenario della nascita del Nostro che, con la sua attività, ha fatto parte di una buona fetta di Novecento.
Il volume è composto da uno scritto introduttivo di Velio Carratoni, intitolato “La favola bianca” e in due sezioni intitolate rispettivamente: “Marino Piazzolla nel centenario della nascita” e “Un flàneur a Roma – Marino Piazzolla”.
Ciascuna delle due sezioni è composta da numerosi saggi, tutti caratterizzati da grande acribia, scritti da critici importanti tra i quali spiccano Giorgio Bàrberi Squarotti, Donato Di Stasi e Gualtiero De Santi.
Nel tempo in cui è vissuto Piazzolla in Italia, nella “società poetica”, dominava la triade costituita da Ungaretti, Quasimodo e Montale e gli altri poeti importanti erano Cardarelli, Gatto, Caproni, Vigolo, Bertolucci, Pasolini, Penna; Piazzolla non poteva far parte dell’elite letteraria, pur rimanendo ad occupare un posto dignitoso di qualità.
In vita, dato saliente, il poeta è stato sottovalutato, pur senza costituire, con il suo “caso”, uno dei silenzi, nel campo culturale: per esempio, durante la sua esistenza, si è occupata di lui l’amica filosofo Maria Zambrano.
Piazzolla, nato a San Ferdinando di Puglia nel 1910 e morto nel 1985 a Roma, si interessava anche dell’insegnamento e della critica letteraria e d’arte.
Per molti i suoi interventi erano sottesi ad una preparazione di matrice europea.
I suddetti Convegni sullo scrittore sono stati eventi che hanno messo in risalto molti aspetti da approfondire di Marino Piazzolla.
Il poeta aveva un giro di amicizie con molti altri artisti e critici, che incontrava a Roma.
In occasione del centenario è venuta alla luce anche la tematica della sua religiosità, di natura laica, atavica, precipuamente legata alle sue origini contadine.
A volte si sdegnava dei metodi della chiesa e delle istituzioni; tuttavia ammirava Papa Roncalli e, in occasione della sua morte, affermò:-“Da cinque anni nei sacri palazzi c’è stato un vero amico degli uomini-”.
Era un intellettuale tollerante degli anni sessanta favorevole al libertarismo e ai diritti civili, di cui aveva sentore in quegli anni.
La sorpresa del Centenario è stata la riproposta di Piazzolla da parte di tanti esponenti dell’ambiente dell’Accademia e di una cultura di riferimento.
E’ da mettere in rilievo che il metodo della Fondazione è quello di allargare l’attenzione non solo sul poeta pugliese, ma anche su esponenti della cultura italiana, anche Nobel.
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Raffaele Piazza
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lunedì 6 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = TOMMASO PUTIGNANO

TOMMASO PUTIGNANO: “Navigatori a vista” - Fermenti Editrice, Roma, 2013, pagg. 83, € 12,00
Tommaso Putignano è nato a Urbino nel 1972; ha esordito nel 2006 con “Fermenti” nella collana “Minima Verba” curata da Donato Di Stasi, che è il prefatore del testo che prendiamo in considerazione in questa sede.
“Navigatori a vista” è una raccolta caratterizzata da una complessa e articolata struttura architettonica.
Ogni verso, di ogni singolo componimento, inizia con la lettera maiuscola e questo elemento conferisce icasticità alle poesie, tutte divise in strofe e connotate da eleganza formale e ben risolte.
Lo stile è controllato e il dettato è pervaso da chiarezza e da densità metaforica e sinestesica e i versi sono scattanti e ottima è la tenuta di quelli lunghi.
A volte sono presenti visionarietà e chiarezza e il tono è criptico in una poetica che ha per cifra essenziale il fatto di essere del tutto antilirica.
L’io poetante si rivolge in modo molto intenso ad un tu femminile, l’amata, della quale ogni riferimento resta taciuto.
La forma è essenziale senza mai essere ridondante e la tematica privilegiata pare essere la quotidianità con la sua apparente banalità. In “Navigatori a vista” alta è la quota di narratività e il versificare procede per accumulo, con frasi staccate tra loro quasi sempre piuttosto brevi.
I versi sono sempre molto concentrati e c’è compattezza espressiva che si coniuga spesso a sospensione e vaghezza, densità semantica e leggerezza.
Il titolo del libro fa intendere la consapevolezza, da parte dell’autore, di praticare una scrittura non sempre sottesa ad una rotta precisa e precostituita, lineare, ma ad accensioni e spegnimenti continui.
Il versificare del nostro è intenso ed efficace e segnato, non in senso negativo, da un’ansia cosciente, una forte tensione verso un approdo salvifico raggiunto tramite la parola poetica stessa detta con urgenza.
“Navigatori a vista” è scandito in quattro sezioni che l’autore chiama “Movimenti”, probabilmente per la sua formazione, che non è solo letteraria ma anche musicale.
Le scansioni sono: I Movimento, Allegro ma non troppo. Uscendo dalla fabbrica di giocattoli, II Movimento, Andante senza brio. Interventi chirurgici, III Movimento. Adagio. La mia generazione, IV Movimento, Moderatamente allegro. Chili Out.
Intensa la prima poesia intitolata “Uscendo dalla fabbrica di giocattoli”: il testo e tutto strutturato attraverso il dipanarsi di un filo rosso che è dato dal serrato e sentito rivolgersi del poeta alla persona amata. E’ presente qui, proprio nell’incipit, un forte senso della nostalgia:-“//Non so quanto tempo è passato/ Da quando mi tessevi storie di eroi e martiri/ E bagnavi le mie labbra con i baci dell’estasi/ E accarezzavi il mio viso con le mani della prima madre/”…
Si tratta di un componimento articolato in ventuno strofe ben coordinate tra loro, e per questo tipo di stesura, il testo può essere visto, tornando alla metafora musicale, come un insieme costituito da molte parti, divise tra loro da pause..
Talvolta, nella poetica dell’autore, possiamo incontrare un vago carattere anarchico nel succedersi delle strofe, nelle quali si viene a perdere ogni filo logico.
Colpisce la diversificazione nella lunghezza dei bersi, elemento che, per il senso intrinseco del ritmo, provoca una certa musicalità.
Il componimento sembra giocato su due livelli, apparentemente differenti tra loro e non assimilabili: il primo è quello del serrato rivolgersi all’amata, il secondo è quello del riflettere su varie tematiche della vita in modo rapsodico.
***
Raffaele Piazza
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"Bacio perugina"

I tuoi occhi
Per guardare le stelle.

Il tuo seno
Su cui riposare

E le tue labbra
Per costruirti sogni.

SEGNALAZIONE VOLUMI = PATRIZIA RISCICA

PATRIZIA RISCICA : “Dialoghi imperfetti” – Edizioni dei Leoni – 2013 – pagg. 80 - € 10,00 –
Il “dialogo” sembra qui essere la morbidezza assoluta di un dettato, che si incide passo dopo passo nella storia quotidiana , nei ricordi , “nella fatica di trovare risposte” , nell’ansia per le assenze divenute memoria, nella tormentata ricerca di un profilo amato , nell’alternarsi delle voci che affiorano nel sorriso. La raccolta si divide appunto nei capitoli : “dialoghi dell’amore”, “dialoghi di donne”, “dialoghi della vita”, “dialoghi del mare”, dialoghi della poesia” , “dialoghi di un matrimonio”. Uno scorrere ritmato fra le parole che diventano simboli , che si manifestano nelle metafore imprevedibili o mirabilmente scandite, per scorrere tra i versi che hanno la sicurezza del pensiero, della meraviglia , delle occasioni. In alcuni passi si intravede l’influsso culturale della professione medica , esercitata dalla poetessa, per quel rincorrere e catturare i segreti , le emozioni, i riverberi della realtà umana, nello spazio e nel tempo , che incantano in quegli attimi in cui la vita si svela , o l’inganno ritrova immagini nel tormento che affanna. Il mondo femminile ha il suo specchio sociale e morale tra la realtà che confonde i desideri, quasi sempre rimandati, e la fortuna delle necessità che non possono essere rimandate. L’amore gioca le sue scommesse tra gli abbandoni e le scansioni del desiderio in “un enigma di biologia molecolare / combinato con un falso credito di vita”, nel mentre le pupille hanno la dolcezza dell’affioro. Semplicità della scrittura ed originalità dei motivi riescono a condurre il lettore attraverso l’intimità della poesia.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 4 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = SEROFILLI

"I QUADERNI DELL'USSERO"– Valeria Serofilli,-- Collezione Letteraria di puntoacapo, Novi Ligure, 2013
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La raccolta inedita “Dai tempi” di Valeria Serofilli pubblicata all’interno del volume appartenente alla collana “I Quaderni dell’Ussero” da lei curata, è un ulteriore e coerente tessera del mosaico espressivo dell’autrice. Il termine mutuato dalle arti figurative appare consono e coerente nel contesto specifico del libro per varie ragioni. In primo luogo per la natura composita del volume, costituito da differenti componenti: poesia, narrativa, testi con traduzione a fronte, note critiche e varianti di uno stesso testo, proposto nelle diverse redazioni, in un mutamento progressivo che conduce alla versione definitiva.
Il riferimento al mosaico è tuttavia funzionale anche al rafforzamento di quella immediatezza fotografica che rappresenta il primo impulso del poieo dell’autrice. Quella sua aderenza al motto “ut pictura poesis” già ampiamente messa in pratica in altre sue raccolte edite nel corso degli anni, in particolare “Tela di Erato”, ma anche altre, sia più recenti che distanti nel tempo.
Anche nelle liriche della raccolta “Dai tempi” la Serofilli fa subentrare a questo input iniziale una seconda fase, puntuale, seppure proposta in maniera differente, in alcuni casi in modo esplicito, in altri allusivo, ironico, indiretto. Questa fase ulteriore è quella del ragionamento, della riflessione. Il raziocinio comunque non annienta la sorpresa, l’emozione. La incanala, semmai, la fa fluire in un alveo che è costituito anche dalla terra e dalle pietre del reale. È fatto anche di tempo e di verità. Per sintetizzare il tutto potremmo utilizzare due versi tratti dalla lirica “Lettera a mio padre”: “Qui nell’aria una strana dolcezza/ non è certo tutto quel che resta”. Il prima e il dopo, l’innocenza e la scoperta della ferita del vero. Ma il ragionamento non annienta mai del tutto il sentire: “Ho in me il tuo abbraccio/ astratto, ma non per questo meno caldo”.
In questo volume agile ma multiforme e in qualche modo antologico la Serofilli riassume il suo percorso. Sia nelle liriche della raccolta sopra citata sia nei brevi racconti di cui è autrice ripercorre passato e presente, sogno e memoria. Chiama in causa uno a uno gli istanti, gli incontri, le persone del suo mondo sia di donna che di autrice. Le radici familiari, innanzitutto, i genitori, con l’affetto profondo, le contraddizioni, i dolori ma anche la tenacia di un legame che resta vivido a dispetto di tutto. Vivido come l’immaginazione, vera protagonista del racconto “Qui c’è il sole”, in cui il personaggio che rappresenta la madre pur non potendo uscire dalla casa per problemi di salute riesce a percepire il mondo esterno tramite la memoria e in tal modo riesce a trasmettere il calore di un sole solo sognato ma nitido e tenace.
Questa stessa nitidezza è possibile percepirla nelle liriche e nei racconti dedicati al figlio, i rami dell’affetto che crescono rapidi esplorando l’aria e nuovi tempi. Lo stesso vale per le liriche il cui cardine è l’amore, attrazione che, spesso espressa partendo da modelli classici o riferimenti letterari, acquista poi una propria impronta personale tramite un verso, un dettaglio.
Come già annotato in precedenza questo volume contiene una sezione a parte riservata alla varie stesure di alcune liriche particolarmente care all’autrice e già pubblicate in altre raccolte tra cui “Eclisse” e “Preghiera per la pace”, depositate al Centro di documentazione sulla poesia contemporanea Lorenzo Montano di Verona. Ciò conferma l’impronta attribuita dalla Serofilli al percorso della genesi poetica, e ribadisce, in un’ottica più ampia, il carattere multiforme del volume in oggetto.
Una raccolta interessante, così come interessante è il Quaderno nel suo complesso, anche per la sua natura non definitiva: proprio per la capacità di far presagire nuovi sviluppi e ulteriori varianti e traiettorie differenti che partono dai sentieri già percorsi. Così come, facendo riferimento alla lirica “Ab ovo”, da un antico guscio può nascere nuova vita, espressioni fresche in grado di rifarsi ai tempi andati, generandone di nuovi.
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IVANO MUGNAINI

venerdì 3 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = A CURA DI G. VIGILANTE

“Poeti tedeschi dell’Ottocento”: Antologia a cura di Giuseppe Vigilante -Fermenti Editrice, Roma, 2013, pagg. 129, € 15,00
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In "Poeti tedeschi dell’Ottocento" non sono inclusi, tra i poeti antologizzati, quelli più considerati in Italia e più ampiamente tradotti e diffusi nel pubblico, come Goethe o Holderlin.
Il volume ha per argomento gli autori che, nei paesi di lingua tedesca, sono attualmente noti e letti, inseriti nelle antologie e nel dibattito culturale, ma poco tradotti e poco considerati in altri ambiti di cultura, tra cui quello italiano.
L’antologia è scandita in Periodo romantico, Periodo Biedermeier, Periodo realistico e Periodo naturalista impressionista.
Giuseppe Vigilante afferma di aver suddiviso gli autori secondo un criterio leggermente manualistico, produttivo per fare una mappatura dello sviluppo che, nella cultura italiana, non è ancora ben nitido e assimilato, come quello invece di altre letterature europee.
Il punto di partenza consiste nella nascita, agli inizi dell’Ottocento, della poesia romantica che, momento centrale della cultura tedesca, ebbe una forte ascendenza su tutte le altre culture europee e in esse si diffuse.
Nel testo si è cercato di mostrare, nella scelta delle opere e degli autori, la fondamentale e utile ambiguità del movimento romantico nella cultura di lingua tedesca: da un lato il culto di una soggettività sentimentale e anarchica, che trova nell’interiorità spirituale e nell’intimità con le forze naturali la propria ragion d’essere, dall’altro un’apertura verso il mondo, verso la realtà sociale rappresentata soprattutto dagli umili e dagli emarginati, ai quali lo sguardo si volge, non per motivi d’impegno politico, come accadrà in seguito nella generazione del ’48, ma per un senso di partecipazione umana, per un sentimento di commossa comunanza di destini, che trova il suo fondamento proprio nella sensibilità romantica di tipo soggettivistico.
Le suddette caratteristiche si mescolano e si accentuano nel successivo periodo cosiddetto Biedermeier: all’ideale della vita ritirata e serena si collega un vivo interesse per le manifestazioni di vita popolare, non più determinata da quella ricerca delle tradizioni nazionali e dell’origine dello spirito del popolo, che fu elemento proprio del romanticismo esageratamente amplificato dalle successive interpretazioni.
Nel vissuto del popolo e nei suoi usi si cercava infatti un elemento di autenticità che permettesse di sfuggire all’oppressione delle regole e dell’atmosfera sociale e culturale dell’industrializzazione avanzante, del predominio dello spirito borghese gretto e mercantile.
Dopo la crisi del 1848 si afferma nella cultura tedesca la corrente realista, nata dal rifiuto del soggettivismo sentimentale in cui il romanticismo aveva trovato sbocco con la sua filiazione Biedermeier, e che cerca nel contatto con il tessuto sociale, incluse le sue dimensioni psicologiche ed esistenziali, soprattutto la verifica del quadro di valori morali cui ciascun poeta si adegua.
E’ il periodo che ha prodotto i grandi realisti tedeschi, oscurati certo dalla fama dominante di quelli della letteratura francese, inglese e russa, ma che attualmente vengono sempre più riconosciuti nella loro importanza e sono diffusi anche presso il pubblico italiano.
La poetica del periodo realista riprende motivi tipici dei precedenti momenti: il sentimento della natura, il culto della solitudine, il senso della brevità e fugacità della vita.
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Raffaele Piazza

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Antico canto


Con le tue spine continua,
bianca rosa, a colpire,
dal mio cuore bruciato
benedizione zampilla.
Distruggi la mia vira passata
a te, così apparsa
devo dare un fratello più degno
che Dio e te serva fedele.

Tutto da te devo prendere,
ma nulla posso donarti:
tu devi il drago ammansire,
per alzare il tesoro al Signore.

Guarda, ai tuoi piedi m’inchino,
versa, o pietosa, il tuo pianto su me,
anche a me insegna a espiare,
tu fonte del canto devoto.

I miei svaghi e le offese
le mire, le menzogne e le recite
è giusto che tutto calpesti,
nel trionfo infine splendendo.

Tutto quanto in silenzio patisti,
la tua pena, la tua rinuncia devota,
anche a me il cuore ha spezzato,
ma tu, non hai sopportato.

Tutto quanto tu hai tollerato,
sono io che l’ho causato
la mia colpa ti ha ferito
tu hai mitemente sofferto.

Questo naufrago ora solleva,
questo cuore che ti ha martoriato,
e tu, presa da divina pietà,
dentro il tuo all’altezza celeste.


Clemens Brentano (1778-1842)

NOTIZIA = PREMIO COLLINE DI TORINO

C’è tempo fino al 31 gennaio 2014 per partecipare al bando della XIII edizione del concorso letterario nazionale InediTO - "Premio Colline di Torino 2014" organizzato dall'Associazione culturale Il Camaleonte di Chieri (TO) con l’Alto Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il Premio si pone l’obiettivo di scoprire e promuovere nuovi autori attraverso sezioni dedicate alla narrativa, alla poesia, al teatro, al cinema e alla musica, dando la possibilità ai vincitori delle sezioni Narrativa-Romanzo, Poesia e del Premio Speciale "Strade di Colori e Sapori" della Provincia di Torino, grazie a un ricco montepremi, di pubblicare l’opera. Riferimento per il Bando completo : info@ilcamaleonte.info
sito : www.ilcamaleonte.info