martedì 30 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA TERESA PELLEGRINO RAHO

Maria Teresa Pellegrini Raho – “Il nodo alle radici” - Puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2014 – pagg. 177 - € 16,00

Maria Teresa Pellegrini Raho è nata nel 1954 a Olivadi (CZ); ha pubblicato due raccolte poetiche: “Respiro Pieno”, 2002 e “Nel Silenzio delle Note ho Consumato il mio Furore”, 2006.
“Il nodo alle radici” è prefato con notevole acribia da Pina Mandolfo, che, con le sue parole, ci illumina sulle ragioni profonde del testo, composto sia da parti poetiche, che narrative.
La Mandolfo scrive di quella felicità di cui parla Karen Blixen: “Riuscire a trasformare le vicende della propria vita in racconti è una grande gioia, forse l’unica felicità assoluta che l’essere umano possa provare in questa terra”. L’itinerario sentimentale di chi, solo attraverso la scrittura, possiede occhi per vedere e ascoltare.
La pratica letteraria, quindi, si potrebbe aggiungere, intesa come unico varco salvifico per riuscire a raggiungere, tramite l’urgenza della parola, un riscatto, una catarsi, una redenzione.
Del resto già Donatella Bisutti, nel suo saggio di carattere divulgativo, “La poesia salva la vita”, ha messo in luce gli aspetti positivi della stessa parola poetica nel suo dirsi, intesa come terapeutica per ritrovare, sia a livello di stesura, sia di fruizione del testo, sintonia tra fisico e psichico, conscio e inconscio.
Anche lo scrittore tedesco Heinrich Boll, autore di “Opinioni di un clown”, ha parlato della gioia dello scrivere.
Bella la poesia di apertura del composito libro, intitolata “Olivadi”, che è la località calabrese in cui è nata l’autrice.
Nella suddetta composizione, con uno scatto ed uno scarto memoriali, la poeta rievoca la sua infanzia e si rivede la bambina dai capelli castani e gli occhi grandi spalancati su una storia, che può essere intesa come la vita stessa.
Nella poesia si parla di una lotta nella quale un tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, vince sull’esistenza della bambina stessa giocando.
In questa gara tra bambini si può intravedere anche un proiettarsi in una dimensione temporale successiva della vita, il rapporto sentimentale donna-uomo, nel quale c’è chi vince e c’è chi perde e nel quale la partita può finire anche patta.
Nel caso in questione è l’io-poetante stesso a perdere nella gara tutto ciò che possedeva.
Il questo proiettarsi nel passato, attraverso una proustiana memoria involontaria, che non è nostalgia, ma felice riattualizzazione, c’è tutto il senso contenuto nel denso titolo del libro “Il nodo alle radici”.
Se noi esistiamo nell’attimo heidegeriano, feritoia tra passato e futuro, sia visto come un fatto costruttivo il nostro riannodarci alle nostre origini, la tensione verso lo spaziotempo dal quale proveniamo, soprattutto quello dei momenti felici.
*
Raffaele Piazza


domenica 28 dicembre 2014

RICORDO = GILBERTO FINZI

UN RICORDO PER GILBERTO FINZI

“Noi non siamo vecchi ma solo / diversamente giovani”, dice proprio così uno degli ultimi versi dell’ultimo testo della sua ultima raccolta di Gilberto Finzi Diario del giorno prima, edito da Nomos nel 2012. “Diversamente giovani” oggi, all’indomani della sua morte, avvenuta a Milano in una gelida mattina di Natale del 2014, da aggiornare come “diversamente vivi”. Non è retorica: Gilberto, per chi lo ha conosciuto e apprezzato (amato?) in vita, continua a pronunciare attraverso la sua vasta e complessa opera una fede nella vita («Questa è la vita! L’ebete vita che c’innamora…»), nonostante tutto e comunque essa sia, col suo modo sarcastico di amarla, col suo modo di attraversare i casi della vita, della storia, senza illusioni ma non senza miti.
Perché un mito, sì, Finzi lo aveva e ce lo lascia in preziosa eredità: quello dell’intelligenza, acuta, ironica, determinata a sconfiggere ipocrisie.
Un “angelo ironico con la spada sguainata”, lo si definirebbe con le parole con cui Walter Benjamin aveva definito Leopardi: chiuso nella sua corazza (“un’armatura in cui si rispecchia il mondo”) Gilberto con la sua intelligenza ha sempre riguardato tutto, presente e passato, con l’occhio dell’”uomo che giudica” e che “nel centro del futuro” vede solo “il senso oscuro”, una “profonda notte” (non la sua, quella esistenziale, beninteso, ma quella collettiva della perdita del senso), consegnandoci l’idea che ciò che conta sono “i piccoli spazi tra le cose”, la determinazione a giocare le proprie uniche risorse di infinito nel qui-e-ora col proprio “vulcano in cuore”, incuranti dello “scadimento” di valori, del “fango” che progressivamente minaccia. Con lo spirito del Leopardi di Amore e morte, “erta la fronte, armato / e renitente al fato”.

VINCENZO GUARRACINO

venerdì 26 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

LA CRISI DEL LINGUAGGIO IN SPAGNUOLO
*
All’ultimo festival di Cannes (2014) Jean-Luc Godard ha presentato un film intitolato Adieu au
langage, nel quale – con assoluta fedeltà al titolo – distrugge completamente il “linguaggio” signi-
ficante e abolisce la narrazione cinematografica. Il film è così un accumulo caotico di immagini avulse da un contesto coerente, alla fine del quale lo spettatore tutt’al più ricorda una coppia nuda che gira in un appartamento e un cane che fiuta peste in sentieri campestri. Un’operazione analoga fa Antonio Spagnuolo, in Oltre lo smeriglio (Kairòs Edizioni, NA, 2014), almeno a giudicare dalla prima sezione del libro, che comprende venti composizioni numerate con numeri romani e senza titolo. Anche Spagnuolo infatti, in questi testi, distrugge ogni nozione di linguaggio significante e razionalmente teso a ricomporre un ordine o una realtà della natura o del mondo oggettivo. Sicché
l’accumulo di parole e di linee della sua operazione lirica finisce con l’essere solo un riflesso dei fantasmi mentali che insegue, un puro accavallarsi di flatus vocis che solo graficamente assumono
l’aspetto di “composizioni” (e forse, nel titolo della sezione, Ricomporre, c’è da vedere anche un’implicita ironia demistificatoria).
D’altra parte l’autore è consapevole della direzione che hanno preso tali tentativi poetici, se – in un Antefatto che si pone come vera e propria prefazione – parla di “crisi non solo del linguaggio ma di tutta una cultura politica e borghese”. Aggiunge che “ogni individuo riposa o si agita nella propria assenza” e conseguentemente “le variazioni [dell’io], nelle quali non esiste più ritmo, musica-
lità, armonia […], preludono alla fine del canto stesso”. E teorizza una sua personale poetica – come aveva già fatto in passato – basata sulla contrapposizione tra Eros e Thanatos e sul mistero evocato dal subconscio, con il suo fluire di immagini irrelate e valide di per sé.
E, indubbiamente, in questo fluire ininterrotto di immagini ogni tanto qualcuna appare suggestiva e poeticamnete apprezzabile, come: “il giorno ha sventrato bagliori” o “il tempo ha le ali di gabbiani” o “il treno per Baveno / brumoso di camelie”. Ma sono poche. Per lo più si ha invece un accumulo di fonemi che, nella loro asemanticità, producono clangori come le cazuelas delle madri orfane di Plaza de Mayo. Si prendano questi esempi: “Paventa rose calandra, / rientravi nel disuso / ora moltiplichi colofoni”; “Dona inaccessibile / purché sia la lingua / fatta sevizia, atròpica finzione”; “pulsa di urgenze / dove il tempo ripropone / antichi menhir”; “Rispondi l’orlo / slombato a perdere
distanze.”; “Inghiacciando / non consola implàntolo / innanzi alla malinconia.”; “dispensa schisi
d’intervento / finché bocco/ni / rugo moti a macchie”.Ma dobbiamo fermarci, per non abusare della
pazienza del lettore. Si sarà notato che, nell’ultimo esempio, la parola “bocconi” è spezzata da una lineetta verticale e tale spezzettamento delle parole compare anche in “impre/disposta”, in “de/componi”, mentre la normale lineetta orizzontale compare in “stanza-occasione”. Ma questi sono solo grafismi. Aggallano infine sintagmi che, presi come mea culpa da autòntimerùmeros, riappaiono significanti, come “il mio inconscio contorto” e “forse anche oggi l’assurdo / sconnette”.
Qui va fatta una precisazione. Negli esempi sopra riportati si può cogliere un evidente aspetto volitivo, perché l’immagine inconscia è rielaborata dalla volontà consapevole dell’autore. Insomma, il “poeta gioca”. Nulla quindi che richiami ogni “incontro di una macchina da cucire e di un ombrello su una tavola anatomica”, secondo la formula dei Canti di Maldoror (1869) di Lautréamont, che fu poi ripresa dal Surrealismo storico. Niente dunque immaginazione onirica e niente scrittura automatica.
La seconda parte del libro contiene la sezione Memorie, con testi titolati (anche se i titoli sono per
lo più costituiti da una parola estrapolata dal contesto versificato). E qui Spagnuolo torna a un linguaggio maggiormente significante, perché – come aveva già fatto in Come un solfeggio (2014) – rievoca la sua compagna, ahimé scomparsa nel 2012. Il poeta è infatti rimasto “con il terrore della tua assenza ormai certa” (p. 33) o col “sospetto che tutto si annulli / nel mio respiro in cerca del tuo
sguardo” (p. 38). E può concludere: “Non sei altro che polvere sospesa / tra l’insonnia e il timore” (p. 50).
SERGIO SPADARO
ANTONIO SPAGNUOLO, Oltre lo smeriglio, Kairòs Ed., NA, 2014, € 10,00.

NOTIZIA = GILBERTO FINZI

GILBERTO FINZI (1927) ci ha lasciati nel giorno di Natale dopo breve malattia. Nato a Mantova, ha vissuto a Milano. Già docente, ha lavorato nel campo editoriale e, come critico letterario, ha collaborato al Corriere della Sera e ad Avvenire. Con Gio Ferri e Giuliano Gramigna ha diretto "Testuale", rivista di ricerca critica sulla poesia; sulla rivista di teatro Hystrio ha vergato una speciale rubrica di recensioni in versi. Ha curato l’opera omnia del premio Nobel Salvatore Quasimodo e numerose riedizioni dei classici, dagli Scapigliati a Fogazzaro.Poeta dagli attraversamenti brillanti e sorprendenti. Amico fraterno con il quale ho trascorso ore di impegno culturale ed umano di notevole valore, ne piango ora la scomparsa , come perdita di una testimonianza ricca e luminosa , da ricordare ancora per coglierne i frutti di una ricerca sobria e polimorfica. ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 25 dicembre 2014

Auguri -Natale 2014 - Nuovo 2015

domenica 21 dicembre 2014

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"DISSOLUZIONE"
Settecentotrenta volte
ho detto buonanotte inutilmente.
Una selvaggia scena alla mia mano,
che arranca nel vangelo imperterrita,
e cerca i bagliori dell’acciaio per non sbagliare.
Pulsa di nuovo assurda una dissoluzione
per troncare ogni accento
ed inseguire specchi indispettiti .
Inutile conteggio il numerare
le ossa che hai scomposto per ghermire
gli ultimi aneliti.
Un sussulto ogni squillo che ti rappresenti,
nel supplizio di una ruota, o peggio
una risposta sminuzzata in briciole
attraverso le vocali di un vetro tagliente.
**
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = FLORIANA PORTA

Floriana Porta : “Dove si posa il bianco” – Ed. Sillabe di sale – 2014 – pagg. 64 - € 11,00 –
Immergersi nella poesia sino al canto plastico e ritmato che essa nasconde e rivela, verso dopo verso, diviene esplosione ed incantamento , per quel senso di luminosità che alcune iridescenze sono capaci di comunicare. “Immersa nell’astratto , nell’informale – scrive Floriana Porta – la mia poesia vive in una dimensione immaginaria …” e in una specie di segreta illuminazione magica il suo verso stacca figure e metafore intorno a pensieri filosofici, a ripetizioni mistiche,a frammenti illusori , per raccontare e coinvolgere in una spirale a volte inestricabile. Il tempo ha le porosità dell’argilla , incanalato come è nelle profondità del quotidiano , vincolato al desiderio o abbandonato alle memorie. Le ombre riflettono con decoro i tratteggi di un’offerta o dell’inafferrabile ripetersi del disincanto, lasciando tracce multicolori.
Gli haiku che arricchiscono il volume si sgranano uno dopo l’altro in un canto legato alla parola , scelta con acume e sempre limpida, per le perfezioni del testo. Sono , come del resto offre la creazione , pensieri incastonati nella pagina, ove gli attimi scattano micro misteri , custoditi negli spazi del ritmo.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 20 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = ORONZO LIUZZI

Oronzo Liuzzi : “E mentre l’arte…” – Ed. CFR – 2014 – pagg. 96 - € 10,00 –
Uno strano , ricco , multiforme collage elaborato secondo il ritmo incessante della poesia, delle poesie, degli autori, che a mano a amano , pagina dopo pagina , frammento dopo frammento, rivivono con i loro pensieri ed i loro sentimenti oltre i versi che sciolgono qualsiasi ripensamento. Gli orizzonti, che Oronzo Liuzzi riesce a pennellare, appaiono nel colloquio che egli stesso intraprende con gli scrittori , gli altri poeti, in una costellazione luminosa che pulsa per una propria realizzazione creativa. Ogni respiro immerge lentamente nella essenzialità delle scelte , quasi ricamando una esistenza amalgamata nella infinitezza del testo. Potremmo dire che le pagine di questo particolare volume formano un poema misurato nello spazio e nei tempi, senza margini costrittivi , ma con una espansione che trova trasparenza nello splendore del battito di ogni poeta citato. Allora la lettura diventa automaticamente musica , per l’incalzare dei molti riferimenti , in una galassia molteplice , nella amalgama che rende plasmatico il rincorrersi delle attrazioni.
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 18 dicembre 2014

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e l’iridato Mediterraneo"

Acque del freddo di dicembre,
Mediterraneo a iridarsi
pervaso dalla lamina del sole.
Ha acceso una candela ragazza
Alessia sul bordo del mare,
il fresco all’anima a giungerle
nello scorgere del pescatore
l’azzurro della barca
(tanto non mi lascia).
S’immerge Alessia nel fresco
delle acque, sapore si sale
nella bocca di Alessia,
felicità e fisica gioia nel nuotare.
Liquidità iridata dal paesaggio,
lancia una pietra piatta Alessia
desiderio per scaramanzia
espresso.
*
Raffaele Piazza

martedì 16 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARCO BAIOTTO

Marco Baiotto: “L’eredità della scienza” – Ed. Campanotto – 2014 – pagg. 112 - € 11,00 –
Il percorso che Marco Baiotto intraprende in questo volume di poesie risulta a prima lettura piuttosto aspro , nelle difficoltà che la parola ricercata e proposta incontra , verso dopo verso. “… A tratti zanne ribelli e incarnite/ affilate e sguainate su un noi/ dilemma di febbre e furore/ come faine in reti di filo di refe/ a scaldarci e ferirci/ fino allo stremo …” Il sapere , quale condizione esistenziale di primaria importanza, affonda e “tuona per le scienze infurentite”, così che la poesia si snocciola in pagine tutte roventi , per una serie di inquietanti programmi che parlano di un codice quasi impenetrabile, di un “dolorrore” impronunciabile. Le sei sezioni nelle quali si divide il volume ( Un fratto effe – L’Eredità della scienza - La cless/idra – Abissi d’eros – Il capolinea della teologia – L’iperrelazionismo sensibile ) si legano per quella lucida armonia che distingue il lavoro di ricerca che l’autore riesce a compiere. Tra razionalità filosofica e pregevoli rientri mnemonici la poesia palpita per un personale bagaglio culturale, appassionato com’è il Baiotto di filosofia e scienze umane, ed ideatore di un costrutto in fieri che rappresenta il corpus speculativo a coronamento di una vita di studi e riflessioni. Da non sottovalutare infine la presenza di numerose “note” aggiunte , che arricchiscono il libro per variegati incipit.
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 14 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIORGIO ANASTASIA

GIORGIO ANASTASIA : "A pugni stretti" - Ed. Evaluna - 2014 - pagg.116 - € 10,00
(prefazione)
Il recupero delle illusioni , delle immagini , dei rilievi, che emerge dai confini di una poesia aperta continuamente ad una revisione del dettato , per incidere nelle aggregazioni , nelle dimenticanze incerte del vissuto , del tessuto lacerato delle incomprensioni , schizza quale metodo elastico e sopratutto non dogmatico nel movimento ritmico della conoscenza e dell’oblio. Affidandosi alla pagina il poeta tenta di entrare in sintonia con il sentimento che coinvolge la necessità, la realtà , il mondo , la quotidianità , per ancorare gli inseguimenti di mete filosofiche intramontabili nella irriducibile singolarità delle emozioni e delle razionali dimensioni del dire e del dirsi. Così Giorgio Anastasia apre un personale tragitto , elastico strumento del ritmo e della musicalità , cercando accostamenti fluorescenti ed insoliti , inattesi e pur accattivanti , una sorta di catapulta ricca di vitalità e mirata ad esplodere ad ogni pagina, quasi lotta incompiuta fra corpo e parola, tutta tesa alla cattura del senso e alle identificazioni della metafora.
“Che cretino averlo urlato
nelle notti con la luna e senza luna
coprendo di fiori le labbra
confondono i dettagli le misure
di chi decide di andarsene e se ne va
con addosso le contraddizioni che battano
sbucano spazzano sconfessano

Che cretino non averlo capito
continuavo a catturare i silenzi
clandestino d’impazienza e tormenti
chiuderò finestre porte muscoli
prima della prossima domanda
prima di sentirmi peggio.”
Si apre alla possibilità dell’ascolto, sul crinale fisico e psicologico, una necessità che trasuda per la precisione del segno e la solidità dell’inciso, quasi affannosa ricerca di una frustrazione che attanaglia e stordisce per costringere ad illudersi.
Non meno vorticoso l’inseguire l’amore in tutto il suo fascinoso evolversi , dalla conquista di un sorriso velatamente negato , al coinvolgimento doloroso dell’ombra gelosa , al divario della vertigine erotica nella inquietudine di una perdita :
“Rassegnato all’amore perduto
cerco l’insolita distrazione
il passamano spiacevole
l’effimero di un corpo
il pensiero marginale …”
La capacità di mettere in primo piano tanto la narrazione, nella concretezza dell’accadimento, quanto l’applicazione sulla parola, vissuta o rivissuta nel clima della necessità, si fa spazio ad intendere le aggregazioni dell’ironia con la memoria , del sospeso con il labirinto , della musica con la ferita. Anche nel rivolgersi alle vicissitudini di una città, della città , il dettato poetico diventa percezione di un labirinto complesso , senza forma costante, in cui si consumano eventi e apparizioni privilegiando le piccole cose quotidiane, ricercate però nel microcosmo del miracolo.
“Alle 22,45 il mondo è una mappa
Napoli simile alle altre città
su un orizzonte si attanagliano gli sguardi …”
La necessità di uno sguardo globale dell’esistente, in una concezione unitaria di ciò che si presenta allo sguardo attonito del poeta, diviene polo magnetico personalmente scelto per raggiungere una agglutinazione filosofica, una estrema speranza di sopravvivenza alla caleidoscopica e multiforme rappresentazione delle differenze. Nel tentativo di dipingere l’immenso inventario che confonde la psiche Giorgio Anastasia cerca di interpretare quanto il subconscio elabora nelle sue illusioni oniriche e nelle sue manifestazioni di riscatto e salvezza:
“Preferisco la calma
alla frenesia che a spirale
sbuca piegando le ragioni
per un respiro assurdo
o un azzardo mai spinto

Preferisco i conti
da tenere a mente sapendo
che una promessa sfuma
per un giorno o per un altro
l’apocalisse è alla porta

Preferisco i miei capelli
arricciati per caso
spalmati con l’olio
tenuti con pazienza
per un prossimo naufragio”.
Poesia aperta questa intrapresa con tanto orgoglio e tanta giovinezza, la quale non pretende soluzioni e lascia al lettore tutto il bagaglio aperto di una cultura intessuta di perizia e aspettazioni , lungamente maturata nella decifrazione dei segni, che in molte pagine hanno la forza dell’istantaneo facilmente posseduto, lontano dalle rotture, ma semplicemente ricamata nella musicalità del verso. Tracciare una storia che sappia testimoniare una valida aderenza alla realtà , il che significa ascoltare per ripetere, liberarsi del proprio armeggio per conquistare il mito.
ANTONIO SPAGNUOLO


NOTIZIA = PREMIO A PASQUALE BALESTRIERE

A PASQUALE BALESTRIERE IL PREMIO DI POESIA “LIBERO DE LIBERO”---
Organizzata dalla Associazione di Servizi Culturali “Confronto”, con il patrocinio del Comune di Fondi, si è conclusa, alla presenza di un pubblico numeroso, in gran parte formato da giovani, domenica 7 dicembre u.s., presso il castello Caetani, la XXX edizione del Premio Nazionale di Poesia intitolato a Libero De Libero, poeta di assoluto rilievo del Novecento italiano e rappresentante di spicco della generazione culturale fondana, assieme a Domenico Purificato e Giuseppe De Santis.
La rosa dei finalisti era così composta: Patrizia Colaianni (Turate-Como) “Sulle ali della vita”; Giuseppe Acciaro (Bologna) “Al centro della scena”; Pasquale Balestriere (Barano d’Ischia, Napoli) “Per crinali di luce e cune d’ombra”.
La Giuria, ha ritenuto valida e profonda la silloge di Pasquale Balestriere, poeta affermato a livello nazionale, che, nel suo intervento, ha, tra l’altro, rivelato di essere affascinato, fin dai lontani tempi del liceo, dalla figura di Libero de Libero.

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"SPINE"-
Vorrei incontrare,
martellando le parole nel cervello,
le ombre che ti avvolgono nel giogo,
una spina che riecheggi i suoni
fruscianti entro la luce,
nell’interminabile lamento che mi squarcia.
Cresce l’affanno con le sue crepe,
inventando qualche testimonianza,
che nel segreto incrocia anche il furore
della mia balbuzie.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIANA LUCCHINI

Giuliana Lucchini Bononi – “Vuoto d’aria” - L. C. – Roma – 2014– pag. 125
“Vuoto d’aria” è una raccolta di poesie di Giuliana Lucchini, poetessa tra le più interessanti del panorama letterario italiano odierno.
Il libro è scandito in tre sezioni: “precognito”, “a stampo” e “tautologico”, che è di gran lunga la più estesa.
Il testo include tredici disegni di stile floreale, tratti da un albo giovanile di Cesare Lucchini, padre dell’autrice.
Le tre parti sono precedute da 1980 IN MEMORIAM e da una dedica.
1980 IN MEMORIAM si può considerare quasi come un esempio di poesia visuale, in quanto è costituito da un pentagramma con note e le didascalie in latino di “Libera me, Domine, de morte aetérna…”.
Al brano suddetto segue un’intensa poesia dedicata al padre defunto dell’autrice, breve e verticale, nella quale la poeta, rivolgendosi al padre stesso, esprime, controllando perfettamente il dolore, attraverso la memoria involontaria, la ricerca di una nuova relazione con la figura paterna, che può avvenire solo in poesia,
La poetica espressa da Giuliana Lucchini è caratterizzata da una forte visionarietà, che si esprime attraverso un caleidoscopio di immagini.
Quasi tutti i componimenti sono senza titolo e le poesie si distendono sulla pagina spesso in lunga ed ininterrotta sequenza con un azzeramento della punteggiatura.
Il dettato è connotato da nitore, luminosità e velocità della parola ed è presente una sinuosità nei versi nel loro elegante procedere per accumulo.
La cifra caratterizzante della raccolta è quella di una forma controllatissima, rarefatta e originale, che produce, attraverso i sintagmi, immagini che sgorgano le une dalle altre e che sono intonate tra loro.
Si nota, nel versificare dell’autrice, un’estrema precisione nella disposizione delle parole e leggerezza e luminosità nel dettato, che a volte s’impenna in splendide accensioni subitanee.
Il tessuto linguistico è icastico e leggero ed è frequentemente presente un “tu” al quale la poeta si rivolge, presumibilmente proprio la figura paterna.
I versi spesso sono caratterizzati da una forte vena anarchica che tende a sfiorare l’alogico.
Sono presenti anche composizioni più chiare nella loro struttura sempre armonica.
Un esercizio di conoscenza che ha per tema dominante l’affetto della poeta per il padre.
**
Raffaele Piazza

venerdì 12 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = FABIO GRIMALDI

Fabio Grimaldi : “Più angeli in terra che in cielo” – Ed. Lietocolle – 2014 –pagg. 40 € 5,00 –
L’accattivante connubio tra fotografie e poesia propone il fantasmagorico iter che incide nelle illusioni affettive e nelle carezzevoli fantasie intorno agli angeli. Angeli in terra , come lo è e lo è stato da sempre la mamma,il bimbo che ancora non sa parlare , o tra cielo e mare come il simbolo etereo che aleggia sugli altari , il profumo indelebile del chiarore , l’inafferrabile ed invisibile presenza che ci accompagna nel quotidiano .
Fabio Grimaldi ha voluto amorevolmente arricchire l’esistenza umana di alcuni pensieri in ottimo ritmo poetico , interrogando le vibrazioni dell’eternità o riflettendo sulla realtà benefica delle figure tratteggiate del sentimento religioso. Una scrittura che caratterizza la luce, con i suoi propri azzardi o segnacoli filosofici, e richiama con garbo la carnale ansia amorosa della venerazione. Le foto sono di Pietro PaoloTarasco.
ANTONIO SPAGNUOLO .

mercoledì 10 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MASSIMO NULLA

Massimo Nulla : “Un’opera di Misericordia” – Ed. Diogene –Pomigliano d’Arco 2014 – pagg. 56 - € 7,00 –
La poesia purtroppo si scontra quotidianamente contro l’indifferenza dell’uomo qualunque , dell’uomo che non riesce a riscoprire la carnalità della parola , detta , urlata , scritta. “Tu, mia lettrice ideale / ché ti sottrai, / e sottraendoti/ annichilisci l’io,/ lo dismembri e disgiungi./ All’impersonalità restituisci / la poesia,/ negando all’io/ l’ambizione dell’autore./ A te questi versi / che non leggerai, / ma torneranno all’infinito/ brusio della lingua. - Una ispirazione , quella di Massimo Nulla, dall’utopia classica ed inserita in uno spazio contraddittorio dell’occasione, per la quale il verso rimarrà si inciso nella pagina bianca, ma sarà involontariamente inseguito anche dal richiamo semplice e illusorio dell’irrealtà. Lo scorrere ritmato e frenetico di versi, quasi sempre brevi e fulminanti, insegue fantasmi , illusioni, promesse, venature , ed incide per quella sua forza cristallina , profondamente segnata dal bagaglio culturale. Le tre sezioni nella quali si divide il volume : “Un’opera di misericordia”, “La lettrice”, “Ricordi del cacciatore”, si avvicendano in una quieta e levigata frequenza di “parole” , tutte intrise di una forza evocativa personale e pregna, quasi una parabola filologica nella eleganza del dettato e nell’ondeggiare di un microcosmo lineare e ricco. Molte immagini hanno la loro puntuale rifinitura connessa spesso ad un livello di metaforicità sempre significativo ed acuto.
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 8 dicembre 2014

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il freddo vivo"

Freddo a detergere le cellule
dell’anima di ragazza Alessia
del peso di grammi 18.
Silenzio nella pineta del Parco
Virgiliano, con Virgilio,
spontaneo cane nella libertà.
Le frontiere dell’alba e
della sera schiuse all’amore
(tanto Giovanni non mi lascia).
Preghiera duale eseguita
saettalampo nel cielo di
dicembre 2014 a chiare lettere
imprimersi.
Oltre il platino del sogno
felice Alessia nel rigenerarsi.
**

"Alessia e la feritoia sul mondo"

Nello spiare ragazza Alessia
dopo l’azzurro della linea
della gioia, la tinta neutra del
di dicembre il cielo
nel salvarla, attimi della
bellezza della fragola,
conca di tramonto d’arancia
tra nuvole candide
in forme di cavalli
o pesci fossili nelle mani
affilate il sogno più
bello, la tela dipinta ad olio
nelle cose dell’anima
a raffigurare della felicità.
l’angelo a panneggiare.
**

"Alessia nel campo di grano"

Giugno in fuga nella mente
di Alessia. Ricordo a dicembre
del giorno dell’amore
nel campo di grano delle stelle.
(la volta più bella).
Poi ora il nord della vita,
nel freddo dei risvegli
(e se mi lascia?).
Getta il suo azzurro ragazza
Alessia in un cielo nuovo,
oltre il suo film. Osserva
libera un’ostia di luna nella
luce, un responso le chiede.
Sorriso di Alessia, il tempo
delle fragole inizia.
**
"Alessia e il raccolto"

Estensione del campo
di grano, delle spighe
giugno nella memoria
nella camera della mente
di ragazza Alessia.. La
storia infinita della liquidità
dei baci prosegue.
Cancelli di platino dell’
inverno, la purezza
del freddo nelle fibre
a entrare e nelle cellule
dell’anima di grammi
18. Risorge Alessia
nell’affilarsi del viso
nel vento a levigarla,
poi nuda allo specchio.
Come un disco nel
fiume del pensiero
(non mi lascia).
**

"Alessia e la pianta di fragole"

Alessia a Capri (strada di lusso
invasa dai negozi (l’antiquario,
il gelataio, il ristorante e il fioraio).
Con Alessia Veronica (nel dirle
non ti lascia). Le hanno sciolto
il rimmel le lacrime ad Alessia
felicità trafitta da un incubo.
Vede la pianta della fragola,
ad associarla a del sesso la
dolcezza. (Ieri ha fatto l’amore
con Giovanni e oggi è levigata
pari a polita rosa conchiglia).
Paga € 18 nella serra ed esce
felice con la gioia nel viso
del mare l’afrore nell’immaginare
l’odore di Giovanni la prossima
volta nella mente e nella
camera calcinata.
**

"Alessia e l’iridata felicità"

Arcobaleno al Parco Virgiliano
a entrare negli occhi di Alessia
nel tingere di sette colori dell’anima
di donna lo specchio.
Freddo azzurro ad entrare nella
pelle di ragazza Alessia
corroborante per la voglia
del sesso e sta infinitamente
nell’albereto dei pini Alessia
a scegliere la pigna più bella
per portafortuna (tanto non mi
lascia) e stasera all’Albergo
degli angeli.
**
Raffaele Piazza

domenica 7 dicembre 2014

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"ALTRE MEMORIE"
Ad una ad una distruggerò le foto
dall’inutile segno dei ricordi,
annullerò le soste , gli artifici,
le parole segnate ancora in gola,
l’incomprensibile rigo che si attarda
tra lo sgomento e la rassegnazione.
Non era addio il grido della luce
ripetuto al destino che oscillava.
L’incredibile esserci,
lo scavo degli abissi che avrei ritrovato
nel silenzio,
e il battito che altrove respinge
la memoria.
**
Antonio Spagnuolo

sabato 6 dicembre 2014

SEGNALAZIONI = PER VALERIA SEROFILLI

Prefazione a "VESTALI" - raccolta ancora inedita

Una raccolta elegante che ha la pretesa di significare e interpretare l’Amore come mero fulcro dell’anima, l’unico sentimento che ci può restituire tutto, o almeno in parte, quel grande bisogno interiore di sentirsi doppio, con l’altra metà del cielo.
La poetessa Valeria Serofilli sembra approfittare di una vacanza in Grecia per sfoderare tutta la sua potenza immaginifica, il suo sirtaki, la sua voglia di donarsi al caldo grecale dell’isola incantevole, esorcizzando l’apoteosi dei sensi, alla dolce e stringente realtà di un idilliaco sentimento che la prende fino in fondo all’anima.
La raffigurazione poetica è di grande impatto, i sensi sono allertati e desiderosi di una danza duale, di un incontro alla luce abbagliante, ai venti prorompenti dentro un’atmosfera che sembra rubarle emozioni forti, carichi di quell’ardore che le fa dire:
“Tutti gli incensi/ dall’ambra al muschio selvatico
non valgono una stilla / del profumo della tua pelle
dopo l’amore
mentre intesso tasselli musivi sul tuo corpo:
ogni tassello un ricordo/.../ “

Così come una nuova Vestale, la Serofilli ama avvolgersi in pepli di nostalgia e di abbandoni, utilizzando schemi fonetici e simbolici di grande impatto emotivo:

“Quale più annichilente vertigine a stordirmi
e rinsavire?”
Per poi ancora ritornare alla memoria, al richiamo dolcissimo e suadente di una magia amorosa:
All’amore, al fuoco di passione
non chiedo verità
tra il limite del sogno e recriminazione...

in altri versi la poetessa raggiunge l’acme dei sensi in un trascorrimento emozionale che entra di prepotenza nelle sue viscere, nel suo sangue:

Sul tuo corpo tracce
del nostro amplesso/ miste ad altri odori
di cui non mi spiego il senso...


Sono un oggetto del desiderio, una passione inestinguibile quelli che paiono attraversare le figure retoriche di queste composizioni liriche, per attestarsi a pura e semplice personificazione dell’oggetto amoroso. Una forte vibrazione che risveglia l’anima dal torpore, facendole gustare il miele della frenesia, in moti d’anima percettibili:
Vendemmia di pelle/ occhi negli occhi.
Se è tutto inganno
inganno sia
perché è questo
il più dolce annegamento.
E continua la sua folle odissea, come Penelope tesse la sua tela, invano, ella si fa magma e fuoco, nelle vene, scorre quel fluido che non dà requie, che mostra la sua emozione in continui assalti e saltuarie epifanie:
All’amore, al fuoco di passione
non chiedo verità
tra il limite del sogno e recriminazione.

e trascrive parole di fuoco alla sua pagina appassionata e vibratile, presta l’orecchio alle sibille, come sirene che incantarono Ulisse, ella si appropria dell’immagine letteraria per sovvertire il suo irrazionale afflato cosmico che entra prepotente nel suo rapporto amorevole; lo tramuta spesso in vortice, in abisso, in foresta, in fiore, in albero, lo nutre dell’humus del sogno, in desiderio, in carne che fanno la differenza, mentre si scioglie in lei, la fatica dell’amplesso, che malgrado conceda paradisi inimmaginabili, crea anche abissi di perdizione senza scampo:
E la sete, la pazzia/ la cieca corsa verso il mare aperto
smarrendo il mio sguardo/ oltre la soglia dell’amore.
La poetessa sa che vi è un punto di non ritorno, un transfert che ingenera la follia di ogni trasformazione, forse di ogni abbandono e non può rassegnarsi, lo descrive come un indicibile arrendevole volo, qualcosa che procede a rilento nell’estinguersi, perché ormai è penetrato nelle vene e nel sangue, lasciando spasmi e sofferenze, graffi e contusioni: l’amore dà, l’amore toglie, perciò pronuncia questi versi con pacata rassegnazione, li scandisce attraverso il singulto, il respiro e il canto; come un sogno che sa trasmettere realtà inintelligibili, ella si appresta forse alla fine, forse ad un nuovo addio con evidente sofferenza:
Itaca per me/ è il tuo risveglio
quella frazione di luce, sul tuo volto
la rugiada mattutina, sul tuo petto
il tubare delle tortore, sul cornicione
per il buongiorno
mentre felice dicevo -sono tornate- (Le tortore sono tornate al cornicione
Questa simbiotica fusione si avvicina ad una sorta di mito che persegue le coordinate dello slancio amoroso, ne marca fortemente i simboli. Vi è una metaforicità che di frequente si abbandona all’azzardo e all’inquietidine di una forza epifanica di resurrezione. La Serofilli, sa misurare l’aspirazione della memoria ad estendersi alla precarietà dello spazio temporale.
In questa raccolta l’empatia entra in gioco prepotentemente, descrivendo tempi e luoghi, intervalli e soste. Tutto evoca un vagheggiamento, una visione onirica che si propaga e dà compattezza alla raccolta, la coagula dentro un presentire amoroso straordinariamente vivo, eppure fragile.
L’idillio è palpabile, crea atmosfere e sperdimenti fisici; l’imput emotivo vi entra in sintonia, ma cerca anche una via di fuga. L’anima tenta l’imperturbabilità ma è suo massimo delirante approdo. Una sorta di prodromo dileggio verso quei rari momenti di abbandono è d’obbligo, per ritemprare energie, misurare il turbamento. La poetessa carica di vitalità e di intrecci semantici anche le più piccole antonomìe con impulsi ed estensioni che ne rafforzano valenza e vitalità, raggiungendo per così dire la Bellezza della forma, entro la panica esplosione delle sue configurazioni verbali, che infine ne danno pienezza di esiti tra i più felici e realizzati.

Milano 6 dicembre 2014 --- Ninnj Di Stefano Busà



venerdì 5 dicembre 2014

RIVISTE = I FIORI DEL MALE

"I FIORI DEL MALE" Numero 59 - settembre - dicembre 2014.
Sommario :
Letterature :
Robertomaria Siena : Intervista impossibile a Epicuro di Samo
Paolo Carlucci : Emerico e Noemi Giachery .Montale e Ungaretti
Melo Freni : La luce che cammina nella poesia di Luzi
Merys Rizzo :Appunti
Fausta G. Le Piane : Mito e mediterraneità nella poesia di Majone Mauro
Francesco dell'Apa : La poesia simposiaca di Anacreonte
Ninnj di Stefano Busà : L'ultraismo di Jorge Luis Borges
Roberto Pagan :Dino Claudio Tra Dionisio e Apollo
Franco Mosino : Cosa è la poesia
Mario Dentone : Un'energia etica nelle poesie di Edio Schiavone
Daniela Quieti : Alceo "E' un dito il giorno"
Plinio Perilli : L'infinito infinito dell'ultimo Fontanella
Francesco De Napoli : Il capolavoro di Ghiannis Ritsos
Andrea Mariotti : Ungaretti : Poeta e soldato della Grande Guerra
Luigi De Rosa : Letteratura come vita del critico Carlo Bo
Giuliana Lucchini : William Shakespeare Sonnets / Sonetti
Roberto Pagan : Dalla Carnia un umanista : Ermes Dorigo
Fausta G. Le Piane : Percorrendo i luoghi di Marcel Proust
Gianni Antonio Palumbo : Il piacere delle donne di A. Cilento
Themistoklis Katsaounis : Ai limiti della vita
Poesie:
Giorgio Bàrberi Squarotti
Luciano Nanni
Angela Giannelli
Alda Fortini
Raffaele Piazza
Mario Melis
Sebastian Grassi
Mariano Menna
Valerio Pedini.
Lo scaffale:
a firma di Roberto Maria Siena,Antonio Coppola ,Giuliana Lucchini ,Raffaele Piazza, Antonio Spagnuolo, Gianni Antonio Palumbo, Paolo Carlucci, Francesco Dell'Apa, Luisa Martiniello,Giuseppe Baldassarre , Fausta Genziana Le Piane, Marzia Spinelli,Ninnj di Stefano Busà, Daniela Quieti, Franco Campeggiani, Monica Martinelli,Robertomaria Siena.

giovedì 4 dicembre 2014

RIVISTE = NUOVO CONTRAPPUNTO

NUOVO CONTRAPPUNTO - anno XXIII - luglio - settembre 2014
Sommario:
La redazione :Ricordo di Maria Luisa Spaziani
Elio Andriuoli : Ride / Schegge di luce
Silvano Demarchi : Si gettavano alzando le braccia / Visione
Guido Zavanone : La barca e le acque / Vento d'aprile
Lucio Zinna : Manu e l'asilo / Uomo a due ruote
Silvano Fiorato : La voce del silenzio
Carmelo Pirrera : Azzurro
Viviane Ciampi : Teatro a San Miniato
Benito Poggio : Un'altra morte
Philippe Popiela : Questo giorno il più bello dell'anno
Recensioni : a firma di Elio Andriuoli
Riferimento : elioandriuoli@alice.it

RIVISTE = STEVE

STEVE - N° 45 -primavera 2014 -
Sommario:
Carlo Alberto Sitta : Prove d'ascolto
Elio Grasso : La poesia delle vittime
Mauro Ferrari : Percorsi di rientro
Daniela Bisagno : Pensare l'impensabile
Giovanni Piazza : Pensieri attorno all'invisibile
Mladen Machiedo : Sentirsi europeo ?
Marco Fregni : Due vite per immagini
Giulia Niccolai : Illimitato amore
Paul Vangelisti : La vita per immagini
Carlo Alberto Sitta :Le scienze dimenticate
Mario Moroni : Poliziesco metafisico
Laura Accerboni : Un insieme di animali
Fabio De Santis : Il valico tra i canneti
Sara Grosoli : Artefici e muse
Marco Fregni : Ancora Bruges
Miria Baccolini : L'innesto di una rosa
Giorgio Mobili : Bilderverbot
Giovanni Fontana : Finissage
Pablo Echaurren : Peaux-rouges
Mario Moroni : Il libro dei primati
Antonello Borra : Autoscatti
Fabio De Santis : Il banco delle riviste
Carlo Alberto Sitta : La carta dei libri
Colophon.
- Riferimento : labpoesiamo@libero.it

mercoledì 3 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo: "Oltre lo smeriglio" - ed.Kairòs - 2014 -

Antonio Spagnuolo ci aveva da poco regalato un bouquet di versi elegiacamente intrisi di nostalgia e di sogno in "Il paradosso di Teseo", una essenziale e sobria antologia poetica a cura di Donato di Stasio (Fermenti Editrice, Milano 2014), ed ecco che dà alle stampe un nuovo quaderno tutto suo, tutto vibrazioni di situazioni in transito: "Oltre lo smeriglio", Kairòs Edizioni, Napoli settembre 2014, pp. 56. Dove, dal titolo in giù, il lavoro di smerigliatura e le sue consegne al prodotto finito assumono concretezza calandosi in sillabe e parole preziosamente traslucide, sfaccettate, aperte a suggerimenti ottici e mentali veloci, lampeggianti, franti, scheggiati, inclini a disperdersi. Questa preziosità è tutta costituita su cifre simboliche di oltrepassamenti dell’opaca realtà con inviti a viaggi mentali e spirituali. Forti sono le omologie con gli effetti dei manufatti di cristallo. E a tal proposito è significativo quanto osservano i mistici e i surrealisti riguardo agli incantamenti del cristallo, all’interno del quale la materialità esiste, certamente, ma è come in cammino verso altre dimensioni, impalpabili, di natura contemplativa, di consistenza immateriale, “altra”. Tutto qui, in questa raccolta, si pone in essere, per essere altrove, per sottrarsi alla prensilità e alla possessività del soggetto. Sia le sillabe e le parole, che ci sembrano note, sia le sillabe e le parole che si affacciano alla lettura nuove e misteriose, quasi sulla soglia dell’incomunicabilità, ma che, a osservare bene, si mostrano inseguite da calcoli astuti e audaci di scavalcamento del consolidato e del convenuto quotidianamente. Il tutto, intanto, ubbidisce a una strategia unitaria di addensamenti e intrecci che cercano il culmine, il disvelamento dei segreti in echeggiamenti della meravigliosa e straniante condizione dell’esistere. Come in Porpora:
“A chi leggerò i miei versi sdruciti,
pinzettati dal klemmer, arrugginiti
nella tua assenza?
Picchiettano ancora affanni stemperando
solitudine e angoscia
mentre una carezza scivola il tempo
tra le chiome del nulla
e ingabbia nel silenzio il mio labbro
per un ultimo giorno.
Porpora rarefatta la tua scheggia,
l’ora di vetro, la stagione cadente” (p. 54).

Ugo Piscopo

PREMIO = ASTROLABIO

PREMIO NAZIONALE DI POESIA
“ASTROLABIO 2014”
In memoria di Renata Giambene
6° edizione del Terzo Millennio
Presieduto e diretto da Valeria Serofilli
***
Verbale di Giuria
PRIMA SEZIONE: VOLUME EDITO DI POESIA (34 partecipanti)
In Giuria, presieduta da Valeria Serofilli, Presidente del premio,
Ivano Mugnaini, Andrea Salvini, Antonio Spagnuolo
1° Classificato
Dieter Schlesak e Vivetta Valacca, La luce dell’anima, Edizioni ETS, Pisa 2011
2° Classificato
Grazia Di Lisio, Un asciugar di tempo, Edizioni Noubs, Chieti 2014
3° Classificato
Paolo Pistoletti, Legni, Giuliano Ladolfi Editore, Borgomanero (No) 2014
Sezione specifica a tema

Omaggio a Mario Luzi
Cristiana Vettori, Agenda 2014 – Arte e Pensiero, Edizioni Helicon, Fano (PU) 2013

Premio Speciale per l’originalità del testo
Evaristo Seghetta Andreoli, I semi del poeta, Edizioni Polistampa, Firenze 2013
Premio Speciale
Per la forza espressiva del volume
Brina Maurer (pseudonimo di Claudia Manuela Turco), Architectures (three-dimensional poems), Gradiva Publications, Stony Brook, New York 2013
Premio Speciale del Presidente della Giuria
Lella De Marchi, Stati d’amnesia, LietoColle Edizioni, Faloppio (Co), 2013

Premio della Giuria
Luana Fabiano, Respiri violati, puntoacapo Editrice, Pasturana (AL) 2014
Finalisti in ordine di graduatoria

1° Evaristo Seghetta Andreoli, I semi del poeta, Edizioni Polistampa, Firenze 2013
2° Luigi Cannillo, Galleria del vento (poesie), La Vita Felice Editrice, Milano 2014
3° Sandro Pecchiari, Le svelte radici, Samuele Editore, Fanna (PN), 2013
4° Carla Spinella, Il canto dell’assenza, Leonida Edizioni, Rende (CS), 2013
5° Anna Magnavacca, Oltre la siepe di sambuco e altre poesie, Guerra Edizioni, 2012
Menzione Speciale in ordine di graduatoria
1° Giancarlo Remorini, Il canto dei cigni, Editorial Nazari, 2014
2° Matteo Casale, Studi Op. 3, Campanotto Editore, Pasian di Prato (Udine) 2014
3° Giuliana Piroso, Trasparenze, Libroitaliano, Ragusa 2007
4° Emidio Montini, Non un grido fra le palme, L’Arcolaio Editore, Segrate (Mi) 2013
5° Veronica Manghesi, Il mio mare all’improvviso, MdS Editore, Gorgonzola (MI) 2014
SECONDA SEZIONE: SILLOGE INEDITA
In Giuria, presieduta da Valeria Serofilli, Mauro Ferrari, Ivano Mugnaini, Andrea Salvini
1° Paolo Sangiovanni, Una voce ci chiama
2° Dante Goffetti, Unghie e altre storie di donne
3° Lorenzo Piccirillo, (Niente) Da ridere
Sezione specifica a tema
Maria Adelaide Petrillo, Sotto l’ombrello di foglie intrecciate
Premio Speciale del Presidente della Giuria
Franco Casadei, I luoghi dell’anima
Premio Speciale per l’originalità del tema
Giulio Maffii, Pater Fanghiglia
Premio Speciale della Giuria
Lella De Marchi, Bambina che conta
Finalisti in ordine di graduatoria
1° Donato Loscalzo, In ogni caso
2° Nicola Curzi, Scale anti-incendio
3° Maristella Bonomo, Senso di blu
4° Fabia Ghenzovich, Totem
5° Serenella Menichetti, La geometria dei frattali
6° Michele Paoletti, Come se fosse giovedì
TERZA SEZIONE: POESIA SINGOLA
In Giuria, presieduta da Valeria Serofilli, Giulio Panzani
1° Michele Paoletti, Accidentale lo sparo nella nebbia
2° Stefano Zangheri, Fuori contesto
3° Valentina Sanmartino, Sussurri
3° ex aequo Isabella Horn, Raggi e gironi
Premio Speciale per la forza espressiva
Maria Cristina Coppini, Varco
Premio Speciale per l’originalità del tema
Luciana Vasile, Non penso mai all’aldilà
Premio Speciale alla Memoria
Rosario Battaglia, Gela che ridi
Sezione Specifica a tema
Omaggio a Mario Luzi
Egizia Venturi, Torna, se puoi
Omaggio a Pisa e alla posa della prima pietra della Cattedrale
1° Afra Marangoni, Omaggio alla Cattedrale
2 Sara Costanzo, L’attesa
3° Maria D’Ippolito, Primavera a Pisa
Premio Speciale per la Sezione specifica a tema Lorenza Corsini Cattedrale
QUARTA SEZIONE: FIABA INEDITA E STORIE PER RAGAZZI INEDITE
1° Achille Concerto, Sogno nel regno di Oz
2° Paolo Stefanini, Nerino e le cose vere
3° Giorgia Spurio, C’era una volta Sami
Sezione Specifica: Omaggio Galileiano
Pietro Rainero, La caduta dell’orso, del gatto e del topo
Premio Speciale per l’originalità del tema
Giampietro Filippi, La lunga, lunga storia di Carbo, Ossi e Geno
Premio Speciale per la forza espressiva
Maria Adelaide Petrillo, Sono nata in un castello
La Cerimonia di Premiazione si svolgerà il 17 gennaio 2015 presso la Sala del Palazzo del Consiglio dei Dodici in Piazza dei Cavalieri a Pisa.

domenica 30 novembre 2014

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il cielo mistico"

Sera di platino per ragazza
Alessia al Parco Virgiliano
sorgente d’acqua ad iridarssi
nello specchiare l’anima
di Alessia nell’incielarsi
nel denso del cielo azzurro
nel farsene una veste.
Brezza di vetro dell’ultimo
di novembre giorno,
gioia di Alessia tra i pini
nello scorgere dal bar
con i genitori i bambini
nel bere un te freddo.
Attimi rosapesca di una
conca di tramonto luna
ostia sottile, nell’incamminarsi
dove era già venuta.
**

"Alessia e la panchina"

Attimi irrorati da luce
naturale. Alessia al Parco
Virgiliano seduta su un sogno
di panchina a ricordare
la cosa più bella ai posti
di partenza, tolta dalla tenda,
battesimale incantesimo
a inalvearsi nel flusso
del pensiero per nuovi
giochi d’amore con Giovanni.
(tanto non mi lascia).
Campo di grano per il profano
amore su un asciugamano
ieri l’ha fatto ed è stato
bello dell’amato gli occhi
scorgere nel momento
dell’orgasmo.
**

"Alessia e il pesco in fiore"

Di gioia attimi di ragazza
Alessia nell’interanimarsi
con il rosa dei fiori del pesco
(bouquet di sposa nell’azzurro
della mente di Alessia).
Cercano gli occhi la tinta
elementare e anche il rosso
per soavi campiture.
Stasera l’amore con
Giovanni. Fortuna di
Alessia. nell’intravedere
su del ruscello il greto
un ametista e lo raccoglie
con la mano affilata.
Nella tasca del jeans
mette la pietra soffio
di grazia (tanto non mi
lascia).
**

"Alessia e il letto"

Morbida attesa di ragazza Alessia
nel fresco del letto di novembre..
Anelito alla gioia, quando Giovanni
sotto il piumone nella leggerezza.
(tanto non mi lascia).
Sorride Alessia all’abetaia
adiacente dove ha fatto l’amore
e torna il sole a iridarle il volto,
l’azzurro degli occhi a perdifiato
la bocca per respirare la vita
nel mentre delle stellemargherite
il cielo a infiorare.
**

"Alessia e il sole vivo"

Per le alberate del Parco
Virgiliano, cammino di
ragazza Alessia in limine
di pino in pino per le pigne
della fortuna raccogliere
e le foglie di magnolia
per il segreto dell’erbario.
Aria fresca di dicembre
per Alessia al colmo
della grazia, ossigeno a
scenderle nell’anima.
Vengono i cani spontanei
Virgilio e Sorriso
Ricomponendosi l’affresco
di una vita a intessersi
con le linfe e le camminate
salutari per la gioia
(tanto non mi lascia).
**
Raffaele Piazza


sabato 29 novembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARCO MAGGI

Nota di lettura di Valeria Serofilli a “Punto di fuga” (puntoacapo Editrice 2014) di MARCO MAGGI----
Il Punto di fuga, a cui fa riferimento il titolo della recente pubblicazione di Maggi, è un punto ottico, un orientamento prospettico, una serie di coordinate visive. Ma è anche e forse soprattutto, un modo di guardare il mondo, un atteggiamento mentale.
Maggi utilizza un linguaggio ricco di vocaboli ariosi, di impronta classica. Già questo è un modo per porsi a distanza, per uscire dalle traiettorie dirette ed immediate. Non per fuggire, però. O, almeno, non solo. L'autore pare volersi decentrare per guardare meglio, o per osservare in modo più accurato, meno convulso. A questo scopo i ritmi e le cadenze classiche a cui si è fatto cenno risultano adeguati e funzionali.
L’autore osserva soprattutto un'addolorata malinconia. Ma con un atteggiamento mai lacerato e contrito, bensì con una schietta volontà di documentazione. Come un medico che osserva un sintomo, senza garantire panacee ma senza arrendersi a sentenze definitive e letali.
La speranza tuttavia, in modo adeguato e coerente, non è mai predicata o dimostrata in modo diretto. È un'immagine descritta in modo quasi documentario, un fotogramma colto mentre si entra in un locale affollato o mentre si fugge via dal medesimo ambiente, dando un'ultima occhiata panoramica. Come nella poesia dedicata al “Fast food”, nel cui finale la speranza, amara ma tenace, è forse il barbone che entra per rubare un po' di caldo e di coca cola:
(…)
Ognuno biascica per proprio conto,
i bimbi ed i grandi,
(…)
Si è tutti più soli
anche se in tanti:
lo sa bene quel barbone,
vicino alla porta,
entrato a carpirne un po’ di caldo
ed un sorso di coca.

È una poesia, quella di questo libro, basata su ambivalenze e consapevolezze di contrasti.
Emblematica in quest'ottica è la poesia “Sguardi” di pagina 20. Vorremmo fermare le tracce dei nostri sguardi, arrestarle, imprimerle su un foglio. Ma non riconosciamo il nostro pensiero. "Ed è questa l'evasione/ dalla nostra condanna", conclude Maggi.
“Ci osserviamo tra noi
e gli sguardi lasciano tracce
come impronte digitali
sullo specchio dei nostri volti.
Vorremmo arrestarli,
trattenerli sul tampone d’inchiostro,
per imprimerli su un foglio
ma non riconosciamo il pensiero
Ed è questa l’evasione
dalla nostra condanna.”

Una poesia aspra, quella racchiusa in questo libro, sincera, aliena a facili compromessi. Indaga sul rapporto tra verità e menzogna, senso e assenza di senso. Tramite la ricerca di un punto di fuga che è allo stesso tempo mirato alla difesa delle parti sensibili del corpo e della mente, e, sul fronte opposto, allo studio attento, presente, oggettivo, del materiale umano, i dati esistenti, la realtà, con la poesia come sfondo, come meta.
*
Valeria Serofilli

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"LABBRA"
Le tue labbra schiuse contro il vento
nella fuga del canto
tentano ancora qualche capriccio
prima che io precipiti nel vuoto
a comprendere me stesso nelle notti,
vacillando nel sonno
alle promesse che non torneranno.
Più nessuno racconta e tu avresti
parole di sorprese nel rovescio
degli attimi di amore.
**
Antonio Spagnuolo

mercoledì 26 novembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANNA VINCITORIO

Anna Vincitorio : “Il dopo Estoril” – Ed. Blu di Prussia – 2014 – pagg. 110 - € 12,00
Rincorrere la memoria o illuminare le figure , attraversare un passaggio o ricercare una necessità, sembrano morbide trasparenze di una quotidianità vissuta con profonda limpidezza di segni espressivi e guizzi musicali. “La tua voce mi giunge/ suono d’arpa/ bevo i tuoi racconti e vedo,/ non immagino soltanto/ la tua vita/ la scala barocca,/ i prati, i fiori/ le ampie sale / Il tuo universo insomma/ Guida potenziale per un suadente futuro/ Musica , linguaggio,/ mani intrecciate / nel vento del tuo essere donna.” Il tempo della poesia deborda tra alcune intonazioni proprie del rifugiarsi nel ricordo , o improvvisamente esondare nelle illusioni , che tentennano nella timidezza impaurita di un sorriso. Non ci sono vicende da raccontare , ma il filtro , la riscoperta di una densità, che appartiene al sentimento o alla fascinazione della speranza. Il precario e l’assurdo hanno l’ombra di un infinito silenzio , che affascina lo scrittore e coinvolge il lettore, nella varietà delle preferenze e degli approdi. Ecco che la filigrana mostra vere e proprie tracce di vita, offerte sul piano semantico , grazie a lessemi limpidamente ricercati.
ANTONIO SPAGNUOLO







domenica 23 novembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANCARLO BIANCHI

Giancarlo Bianchi : “ All’ancora del tempo” - ed.Polistampa – 2014 – pagg. 280 - € 18,00 –
Selezione severamente redatta da libri precedenti, questo volume offre un florilegio particolarmente interessante , inciso nella poesia di un autore che ha trascorso decenni ricchi di ricerca stilistica e culturale. “La poesia di Giancarlo Bianchi – scrive Franco Manescalchi in quarta di copertina – va da una confessione che scava nel profondo la propria voce ad accenni di inno di struttura vocativa: una sorta di movimento carsico fra luce ed ombra, o viceversa, che alla fine diviene un flusso dell’anima nelle sue caleidoscopiche variazioni.” L’inconfondibile esperienza poetica si rivela in questo scorcio di oltre quarant’anni di esercizio , con un crescendo policromatico che si scava tra le pieghe del privato e le incisioni del mito , tra le ansie personali e le metafore delle illusioni, nel variegato rinnovarsi della musicalità. Un registro polifonico emerge dal ritmo serrato del verso, a volte verso breve e lapidario , a volte metro lirico nella scena della realtà quotidiana, quando il pensiero si avvolge nella memoria , nella evocazione , nei richiami , o improvvisamente alterna la solitudine dell’anima al canto del mistero. La parola diventa specchio dell’intimo in alternanze continue di nostalgia e invocazione.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 21 novembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MICHELE MIANO

Michele Miano : “Deltaplano” – Ed. Bastogi – 2014 – pagg. 46 - € 8,00 -
La riduzione del poeta a giocatore raffinato , nei vortici della musica e delle metafore, non è tentativo umile e disincantato: egli riesce ad equilibrare il ritmo , profondendo l’attenta esperienza stilistica nelle sensazioni che il vuoto che ci attornia propone inesorabilmente. Il giocatore conosce e ostenta le regole del gioco: anche la «forte componente metapoetica» o la profondità etica del suo lavoro. Di questa profondità autocritica sembra essere ricco Michele Miano, che riesce a realizzare un virtuosismo che è una poetica interna ad un mondo irreale e reale , caleidoscopicamente colorato. Tratteggiando simulacri ed ombre da toccare, odorare, gustare, seppure onirici, irreali, virtuali anche quando sono fatti di materia, il timbro , il lessico , la struttura metrica verificano un tempo di apertura semplice e riproponibile. La percezione di una scelta per sopravvivere : “Primavera ritorna/ e il dolore mi addenta/ con morsi di gelo./ E’ il vento che scuote profonde solitudini./ Lieve cielo/ terra che respiro/ Sospeso ad un filo di vento/ scioglimi da questo peso./ Volteggiate rondini/ come bianche colombe;/ le vostre ali mi scavino un nido nel cuore;/ cuore che mi travolge e spezza.” convive in pulsioni adamantine con il ritorno a quella luminosità che difficilmente ritroviamo nella poesia contemporanea. Qui il narrare ha un progetto, specialmente evidente nella sezione “Sensazioni – paesaggi dell’anima” , ove la poetica si fa operazione estetica, e la natura traspare in evanescenze, le immagini si realizzano tra i passaggi di ombre, l’aria è vapore per una dissolvenza illusoria del cuore, il pensiero accarezza dettami filosofici cercando il segreto dei misteri. Rimane il desiderio di elevarsi nell’illusione , nell’empireo , nel sogno : “Passerà questo tempo balordo,/ e la notte chiara di stelle,/ notte di sogno/ dove ristagnano ancora cupi/ gli animi induriti dall’argilla./ Si snoda il tuo pensiero/ per scivolare libero nell’aria/ (…)/ Forse mi resta accanto almeno un deltaplano.” – Alcune scansioni aprono il tono lirico della sorpresa , anche se il dolore , il timore della morte , l’incombenza del fato, la speranza , cercano di improvvisare irrealtà per quel linguaggio che resterà fondamentale per l’autore, capace di una personale fascinazione di musicalità.
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 20 novembre 2014

POESIA = NAZARIO PARDINI

"Di fronte ad un gruppo marmoreo di età romana"
(Ecfrasi)


Eterna meraviglia, Bella immagine
che il tempo non trasforma. Tu fanciullo
dai riccioli increspati e dalle labbra
tumide e aperte, leste al desiderio,
resterai sempre vago e inappagato
con in cuore una musica sottile
senza fine, misteriosa, che mai
avrà l’ultima nota. E tu fanciulla
coi tuoi irti capezzoli vicini
al petto implume del giovine fremente,
resterai chiusa, in marmo incastonata
senza gioire mai di un caldo abbraccio.
Sopra di voi immobili le foglie
non potranno lambirvi, e pure l’ombre
non avranno più i giochi della luce
a dire della vita. Tutto fermo.
E tutto nel mistero inultimato.
Eterno desiderio inattuato.
Rimasti là sospesi,eternamente statici.
*
NAZARIO PARDINI



domenica 16 novembre 2014

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il nuovo novembre"

Attimi di cielocobalto, il
tempo attende la disadorna
via serale: vi aggiungete
un fiore d’erba rosa nel
grano di Alessia (capelli
a scendere quasi fino
a degli occhi l’azzurro)
a captare in infinita
velocità le cose del
sembiante del Parco
Virgiliano, i pini, gli aghi,
le pigne, l’ossigeno
invisibile in chiaro orizzonte
nell’altana nella camera
della mente di Alessia
in novembre fresco
nella stagione delle arance.
**

"Alessia e la terrazza"

Sera di platino a contenere
la precedente che torna
per inalvearsi nel sentiero
sottile dell’anima di ragazza
Alessia al colmo della grazia.
Ride Alessia (tanto non mi lascia)
nel posare i pensieri sui rami
dei pini, nel cogliere
portafortuna la pigna da
portare nella casa e fare
con Giovanni l’amore,
felice come una donna,
sedici anni contati come semi.
Squilla il telefonino, rossa luce.
Fiori a perdersi nel mare di
Napoli o a essere stelle
infiorate.
**

"Alessia e il vestito per la festa"

Mattinale incantesimo di attesa
la parete della vita tiene
e le memorie d’altri.
Fotocopiata una vita nello specchio
ragazza Alessia si prepara
per la festa di stasera. Polito
l’azzurro del vestito a panneggiare
contro il cielo. Alessia trasale
(tanto non mi lascia). Si sente
Alessia come una donna,
16 anni pari a semi da piantare
nel giardino segreto
**

"Alessia e il fresco dell’anima"

Sotteso stellato, firmamento infiorato
da stellemargherite sera al Parco Virgiliano,
nell’estendersi della gioia di Alessia,
fresco dell’anima a ricomporne i tasselli
del mosaico e a poco a poco la rinascita
nel lago assetato di felicità di Alessia
nel ricomporre incantesimi
a incielarsi rosavestita per la vita
quasi in prove di danza.
Fresco ad intessersi con le cellule dell’
anima di Alessia, scansione elementare
di profitto per la vita:
si specchia nell’abetaia infinita.
**

"Alessia e la luna cangiante"

Attimi rosapesca per ragazza
Alessia nel contemplare il vivido
sembiante, acqua azzurra
a scendere nel’anima di Alessia
di grammi 18. Il grano dei
capelli bagnato nel novembre
consecutivo prima che si accenda
Venere nel giocare con la luna
ostia sottile per poi virare al rosso
la tinta mistica e sensuale
nell’attendere dell’amore il piacere.
**

"Alessia e la stella più lontana"

Occhi d’azzurro di ragazza
Alessia, anima iridata..
All’Osservatorio il firmamento
nel contemplarlo in lubrico
stupore nel pensare alla linea
del piacere con Giovanni..
E immagina la stella più
lontana il cielo a infiorare
e il letto dell’amplesso
tra due ore. E se mi lascia?
Poi la luna e gli anelli di
Saturno nell’intravederli
nell’ appoggiarsi alle parole
di Veronica..
**
Raffaele Piazza

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"NON CREDO"
Non credo che potrò trovarti ancora
nei cieli proibiti del colore:
tu meteora che stride senza spazio né tempo,
io crudelmente impazzito in labirinti.
Sarebbe troppo umano riconoscere
il tuo profilo a me noto,
che scompare e ricompare come il lume
di una candela assassina.
Illusione la carne che è lacerata nel nulla
e mi corrompe il ricordo.
Di certo braccia e pianti sono vani
ove frana la luce ed ogni senso ha paura.
**
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 13 novembre 2014

POESIA = NINNJ DI STEFANO BUSA'

"Le stagioni"

E s’affoltano tra i lumi della sera :
il guizzo di diamante dei riflessi,
la ferita accesa, il cielo irrevocato e spento.
Dietro un sole che si va obliando
transitano le stagioni, indifferenti, quasi incolumi
nel loro arboreo sogno che le trascina via.
Ad offuscare lacrime iridate
voci affrante, un cielo imperturbabile
a chiudere profondissime crepe.
******
******
******
"Come una voce da lontano"

Il tempo scivola via imperturbabile e quieto,
come una voce che viene da lontano,
Tu nell’intimo lo sorprendi, ne esplori la parola,
un suono d’echi ne irrora l’intimità profusa,
la pienezza irrevocabile e furente.
Come vita dell’incompiuto ti assale
quel vorticoso moto, il suo silenzio
che avverti come un tuono,
un vento vi scivola e s’involve tra le spire
di fumo delle strade, ha tutta la chiarezza
delle cose in erba, e quell’aprirsi al perdono
o alla morte più della vita stessa.
**
Ninnj Di Stefano Busà - da:"Canti di voliera"

mercoledì 12 novembre 2014

PREMIO = INSIEME PER LA CULTURA

PREMIO LETTERARIO NAZIONALE
“VOCI – CITTÀ DI ABANO TERME” – X Edizione 2015
Scadenza: 28 febbraio 2015---
A: Poesia in lingua italiana a tema libero.
B: Poesia in dialetto a tema libero.
C: “Nicola Rizzi”- Poesia in metrica a tema libero.
D: Poesia in lingua italiana o in metrica a temi assegnati aventi, come motivi ispiratori, il cibo: “Scrivere... di gusto!” e il vino: “Verso di... vino”.
E: Racconto a tema libero.
F: “Mario Pallaoro Pacher”- Libro edito di Poesia.
----E’ richiesta tassa di lettura –-- Bando completo : info@circoloiplac.com

martedì 4 novembre 2014

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"SILENZI"

Il silenzio mi aggancia e nel ricordo
ogni luce ha l’impatto violento,
a ritroso, inciso in quelle trasparenze
che non hanno confini.
Il ricamo trabocca verso l’incanto,
eguale a quella giovinezza che sfuggiva,
ed incatena oggi l’assenza , il logorio
di questo mio lamento.
Ritorna la tua immagine nel sangue
tuffata a vuotar tenebre, cieca,
e mille volta ignuda
per scambiare le prossime lune,
nell’opaco grigiore del mio cuore.
*
Antonio Spagnuolo

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIOVANNI LACAVA


Giovanni Lacava – "Rapsodia" - puntoacapo Editrice – Pasturama (Al) – 2014 – pagg. 47 - € 8,00 - ne "I quaderni dell'Ussaro" a cura di Valeria Serofilli-

Giovanni Lacava nasce a Grottaglie in provincia di Taranto nel 1984 e attualmente risiede a Pisa dove lavora come ingegnere.
"Rapsodia" è una raccolta di poesie composta da ottantaquattro componimenti numerati che presentano estensioni diverse.
Ogni segmento del testo può essere letto come un frammento o una tessera musiva di un insieme più vasto, che assume senso nella sua globalità, anche se ogni singola poesia è in se stessa compiuta e autonoma.
Per quanto suddetto il libro potrebbe essere inteso come un poemetto per la sua unitarietà e la sua coesione interna.
Come scrive Valeria Serofilli, nella prefazione ricca di acribia, "Rapsodia" va letto come una riflessione globale sugli incontri e gli eventi della vita, momenti incontrati lungo il cammino e raccolti, annotati, con cura.
Come ciottoli lungo un fiume che scorre, un alveo che li raccoglie e li modifica.
Cifra essenziale del testo è quella di una forma icastica del versificare, precisa e leggera, elegante e dall’andamento misurato, vagamente neolirica, veloce e nitida.
L’io poetante è molto autocentrato e descrive situazioni che toccano ogni ambito esistenziale, a partire dalle sensazioni fisiche (come quando dice di avere bisogno di sentire il gelo), per poi giungere a parlare di città o a riflettere in versi sull’esistere e sul suo senso.
A volte le poesie riportano il luogo nel quale sono state scritte, che diviene tout-court occasione per il dipanarsi delle immagini, come nella quarta poesia ambientata a Piazza dei Miracoli a Pisa un venticinque aprile, giorno della Liberazione.
E’ presente, nel linguaggio usato da Lacava, una forte densità metaforica e sinestesica e la dizione è chiara, pacata e controllata anche quando vengono affrontati il dolore e l’ansia dell’esistere e la voce si fa gemito mentre raccoglie lacrime.
La poetica dell’autore è veramente originale e sembra di leggere un diario di bordo di un’anima che è in continua ricerca di approdi, di appigli, di parole per salvarsi dal mare magnum del quotidiano.
E’ presente un tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, al quale l’io poetante si rivolge in maniera forte e accorata
Si può considerare il libro paragonabile ad una partitura musicale, ad una rapsodia, appunto, come dal titolo, con tante variazioni sullo stesso tema.
A volte, in controtendenza al tono generale, si aprono squarci idilliaci attraverso descrizioni che raffigurano bellezze naturalistiche.
Un esercizio di conoscenza Rapsodia, un tipo di scrittura praticata dall’autore per trovare in uno specchio virtuale la propria identità più profonda a prescindere dalle contingenze e le apparenze.

Raffaele Piazza

sabato 1 novembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANFRANCO VACCA

Gianfranco Vacca – “Cinepresa mistica” - puntoacapo Editrice – Pasturama (Al) – 2013 – pagg. 65 - € 9,00

Gianfranco Vacca, caprese, nasce nel 1959 a Napoli e ha vissuto a Genova e poi a Roma.
Nel 2011 ha pubblicato la raccolta di poesie dal titolo “Sarebbe un ottimo pazzo”.
“Cinepresa mistica” è una raccolta non scandita e, per la sua unitarietà, potrebbe essere considerata un poemetto, anche perché tutte le composizioni, che la costituiscono, non presentano titolo, elemento che ne accentua la coesione interna.
Il testo include una nota di Giampiero Berlingeri.
Lo stesso Berlingeri afferma che il verso, con l’imperniarsi sulla scena del mondo, magari simbolico, proiezione di quello autentico dei mistici, richiede lo svolgersi di una pellicola, materia plastica molto sensibile, fin al buio.
La cinepresa – così portatile e familiare, dunque invisibile, inosservabile nei siti terrestri del cuore, come Capri, Roma e Venezia in “gondola rossa” – sarebbe il meccanismo organico sottoposto a sforzo insistito, nella prova a vedersi dentro nel momento di proiettarsi fuori, con gli altri con quell’altro.
Da questo meccanismo scaturiscono i versi icastici e luminosi che Vacca riesce ad assemblare con grande originalità e nitore, conferendo alle sue pagine bellezza e luminosità.
La cinepresa stessa, detta nel titolo, è un occhio sulle cose del mondo, sui paesaggi delle città e sull’interiorità che arriva ad indagare l’anima.
E’ presente, talvolta, un tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, e che si presta a farsi immagine virtuale nella mente del lettore.
Se in poesia tutto è presunto, questo tu potrebbe identificarsi con una figura femminile, forse quella dell’amata.
Poetica neolirica, quella espressa dall’autore, che è la risultante di versi plastici e ben coesi tra loro.
Tutte le composizioni sono concentrate e ben risolte nella forma e lo stile è elegante e pervaso da armonia, anche se si avverte una certa ansia salutare.
Un certo onirismo caratterizza queste composizioni nelle quali serpeggia una certa dose di mistero e di numinosità.
Si nota una certa propensione al solipsismo, allo scendere del versificatore nei meandri della sua mente, a ripiegarsi sulla sua stessa interiorità.
Quasi tutte le poesie sono state scritte a Capri (tranne qualcuna a Roma) e, forse, anche per l’ambientazione nell’isola azzurra, caratterizzata da fascino e magia, hanno una forte carica di sospensione e bellezza.
Oltre al tema dei luoghi si manifesta quello del tempo, per cui è viva la dimensione del cronotopo, che crea un fascino indiscusso al testo nella sua
coesione interna
Nel panorama odierno Gianfranco emerge come un poeta interessante, per una scrittura unica nella forma e nei contenuti.

Raffaele Piazza

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mercoledì 29 ottobre 2014

PREMIO POESIA =PIETRO CARRERA

L’Accademia Internazionale Il Convivio, al fine di divulgare la poesia italiana, bandisce il Premio “Pietro Carrera” per la silloge inedita. Il concorso si articola in una sezione unica:
Si partecipa con una silloge inedita composta da un minimo di 32 poesie ad un massimo di 80 poesie. Si ammette al concorso anche la forma del poema, lungo o breve, che deve rientrare nei seguenti parametri di lunghezza: da 32 pagine a 80 pagine (A4, Times New Roman 12, interlinea singola). Possono partecipare anche le sillogi nei vari dialetti d’Italia purché rechino una traduzione in lingua italiana. Esclusivamente per le opere in dialetto l’opera deve essere composta da un minimo di 32 a un massimo di 60 poesie (escluse le traduzioni). La silloge deve rimanere inedita sino alla premiazione, pena l’esclusione e revoca del premio.
Modalità di partecipazione: L’opera deve pervenire alla segreteria in 3 copie delle quali 2 anonime e una solamente recante i dati e i recapiti dell’autore. Ogni autore può partecipare con una sola silloge. L’Accademia permette però che un singolo autore possa presentare due sillogi solo nel caso in cui la prima sia in lingua italiana e la seconda in dialetto. Gli elaborati vanno inviati a “Il Convivio”: Premio “Pietro Carrera”, Via Pietramarina–Verzella, 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) - Italia. Alla silloge bisogna allegare un breve curriculum e la scheda di adesione. Ogni copia deve essere puntinata o fascicolata. Chi è impedito a spedire le copie cartacee può inviare la silloge per e-mail a giuseppemanitta@ilconvivio.org allegando un curriculum, copia dell’avvenuto versamento e scheda di adesione. La partecipazione al concorso è gratuita per i soci* dell’Accademia Il Convivio. È richiesto invece da parte dei non soci, per spese di segreteria, un contributo di euro 10,00 da inviare in contanti oppure da versare sul Conto corrente postale n. 93035210, intestato Accademia Internazionale Il Convivio, Via Pietramarina, 66 - 95012 Castiglione di Sicilia Iban IT 30 M 07601 16500 000093035210.
Scadenza: 30 dicembre 2014.
Premiazione: primavera 2015. I vincitori saranno avvertiti per tempo. Il verdetto della giuria è insindacabile. Ai vincitori e ai partecipanti sarà data comunicazione personale dell’esito del premio.
Premi: per il primo premiato verrà pubblicata gratuitamente la silloge consegnando all’autore un numero di 50 copie in omaggio. Il libro, regolarmente registrato, avrà un codice ISBN e verrà pubblicato con il marchio “Accademia Il Convivio”. L’autore potrà liberamente scegliere se cedere o non cedere, al momento della pubblicazione, i diritti editoriali all’editore. Per gli altri premiati coppe e targhe. L’Accademia si riserva la possibilità di proporre la pubblicazione esclusivamente alle sillogi più meritevoli. Non si accettano deleghe per la giornata di premiazione.
Tutela dei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003: L’organizzazione dichiara che il trattamento dei dati dei partecipanti al concorso è finalizzato unicamente alla gestione del premio; con l’invio dei materiali letterari partecipanti al concorso l’interessato acconsente al trattamento dei dati personali.
Per ulteriori informazioni scrivere o telefonare alla Segreteria del Premio, Via Pietramarina–Verzella, 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) Italia, tel. 0942-986036, cell. 333-1794694, e-mail: enzaconti@ilconvivio.org; giuseppemanitta@ilconvivio. È possibile anche consultare il sito: www.ilconvivio.org

domenica 26 ottobre 2014

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e la trasparenza dell’aria"

Pomeriggio nel disegnare
nuvole con gli occhi al
Parco Virgiliano, a intessersi
il bianco con l’invisibilità
dell’aria trasparente per
ragazza Alessia nel respirarla
e sta infinitamente del
cielo l’azzurro cobalto.
Legge Alessia nel sembiante
tre parole: non ti lascia,
e nel jeans sdrucito e la
maglietta gialla trasale.
Beve Alessia ossigeno
nell’inalvearsi di un sorriso
a una madre con un bambino
in carrozzina.
Vede Giovanni venire
dal verde del prato di gioia
di rugiada, Alessia
ringrazia l’angelo e pensa
a dell’amore la camera.
**
"Alessia e il nuovo giardino segreto"

Pervaso dal sogno più bello
di Alessia il nuovo segreto
giardino sotteso a linfe invisibili
scese dai sempreverdi, rugiada
mattinale per ragazza Alessia
a coglierla a piene mani
nel mentre della prima stella
in naturale accadimento
oltre le frontiere della sera.
Detersa dal sogno Alessia
nel migrare verso l’aria
del sagrato del fiore d’erba
azzurro nell’entrare nel dei
capelli il grano di Alessia
e la voce che solo lei può
udire dice: non ti lascerà.
**

"Alessia e Venere"

La prima della sera stella,
la scorge ragazza Alessia
a entrarle dagli occhi all’anima
di grammi 18. Guarda Alessia
il brillare della luna e trasale
in panni leggeri nel fresco
di ottobre, dalle parole di
Giovanni rassicurata
(non ti lascio).
Venere dal Parco Virgiliano
incanto di sorgente di luce
si abbevera Alessia di luminosità
sottesa ad una manto di cielo.
Felice si sporge dal belvedere
nel pensare a di Petrarca
le poesie, vita nuova e tutto
tiene nelle cose delle fibre.
**

"Alessia e il Mediterraneo"

Sera di Alessia su del Mediterraneo
il bordo dove una candela ha acceso,
fili di luce a trapelare
dove era già venuta a prendere in un
secchiello il mare
nel fondersi il pensiero di ragazza Alessia
con l’azzurro e il verde delle acque
dove era già venuto nel trasmigrare
delle onde nel legno di barchetta
nel tenere in mano i remi per non naufragare.
Trasale Alessia al colmo della grazia
nell’iridarsi della tinta degli occhi.
***

"Alessia e il sentiero azzurro"

Parco Virgiliano, il tempo attende
il sentiero azzurro, limbo stellante
per ragazza Alessia scalza
nell’attraversarlo sull’erba
posa i passi incantati nel bere
ossigeno, Alessia nel rigenerarsi
in fusione naturale con il sembiante
a poco a poco, nel traspirare gioia
nella pelle abbronzata di ragazza
all’ombra di un destino fortunato.
E’ il 1984 scivola nell’auto con
Giovanni nuda Alessia
per fare l’amore.
****

"Alessia e la cesta di fortuna"

Campita Alessia nel sembiante
azzurro cielo nelle mani la cesta
di fortuna piena di fragole per
di Giovanni l’amore il segno
rosso di donna senza confini.
Ha seminato ragazza Alessia
laghi di gioia, le poesie nel
diario segreto nella stellante
ansia del desiderio di fare l’
amore e superare l’esame su
Petrarca. Attimi blu cobalto
(tanto non mi lascia),
serenità assoluta nel della
rondine il volo di platino
a trasmigrare.
**

"Di Alessia risveglio"

Chiarità ad entrare
nella camera del risveglio
di ragazza Alessia
al colmo della grazia,
ripetizione d’alba
fotocopiata nella stanza
della mente di ragazza
Alessia, il tempo attende
la disadorna via serale
il sogno più bello
tanto non mi lascia.
Respira Alessia.
Squilla il telefonino
parla Giovanni:
ti amo.
**

"Felicità di Alessia"

Attimi di limbo per ragazza
Alessia prima di dire pronto
al telefono che squilla
nella stanza e nella camera
della mente. In quella feritoia
di tempo accade la voce di
Alessia oltre ogni barriera
sopra ogni sillaba.
Stellante ansia e dice ti amo
Giovanni e. a poco a poco
si dirada la nebbia
apre la porta della vita
Alessia ed entra.
**

"Alessia e la pianta"

Entra nella serra ragazza
Alessia (quindici tipi di verde):
pensa: tanto non mi lascia
tra le spire del tempo.
In forma umana fuori i pini
e le alberate fantastiche
esistono ancora.
Scorge una pianta Alessia
della quale non sa il nome
e la chiama Meraviglia
nell’interanimarsi con le linfe
e ha trascritto il sogno più
bello sul diario.
Nella serra vorrebbe rimanere
Alessia e lì studiare per
domani (interrogazione su
Petrarca).
**

"Di Alessia visione"

Sera fiorevole al Parco
Virgiliano, sottesa a di
Alessia ragazza rigenerazione
nel bere l’ossigeno dei pini,
a tessere incanti nel
freddo azzurro della mente
(tanto non mi lascia)
frescura di vento liquido
sulla pelle di ragazza.
S’immerge Alessia nella
mistica visione del sentiero
a venirne cavalli bianchi
con cavalieri azzurri.
Gli occhi nel riaprirli
da registrare immagini.
L’angelo ad angolo con
il mondo le dice di non
dirla a nessuno.
**

Raffaele Piazza

sabato 25 ottobre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = CHIARA ROLANDI


Chiara Rolandi - "Rupi"--puntoacapo Editrice – Pasturama – 2014 – pagg. 45 - € 8,00 - ne "I quaderni dell'Ussero" a cura di Valeria Serofilli.

Chiara Rolandi è nata nel 1976 a Varese e vive a Castello; ha pubblicato due sillogi e una plaquette.
Il presente testo, prefato con notevole acribia da Valeria Serofilli, è costituito da poesie tratte rispettivamente da “Rupi” e da “Per visibile grazia”.
Come è scritto nella nota introduttiva, si muove con rigore e misura la poesia di Chiara Rolandi, utilizzando il verso come uno strumento di esplorazione, sia del mondo esterno sia di quello interno.
Nelle due poesie estrapolate da “Rupi” l’autrice si esprime con una poetica neolirica tout court e il versificare ha un andamento composito con strofe costituite anche da una sola parola.
Le stesse strofe non superano mai le dimensioni dei quattro versi e in esse si rivela una forte densità metaforica e sinestesica.
La poeta sviluppa un linguaggio che ha un forte scarto dalla lingua standard e i segmenti si collegano tra loro per giustapposizione, nella loro frammentarietà, pur essendoci coerenza e fluidità nell’ordine del discorso.
Quanto suddetto è sotteso ad una tensione, nel versificare di Chiara, sempre connotato da sospensione e magia, che diviene icastico e nello stesso tempo leggero, veramente leggiadro nel suo estrinsecarsi.
La cifra essenziale delle due poesie “Il cesto” e “Le sue nozze” è quella di una forma elegante, concentratissima e sempre ben controllata che, per la sua vena scabra ed essenziale, ricorda le poesie del primo Ungaretti.
Chiara riesce egregiamente a condensare il suo pensiero in versi, che sono sempre levigati e luminosi come schegge e presentano anche sotterranee venature neo orfiche.
Un naturalismo rarefatto e originalissimo, nel quale la natura stessa si fa persona, connota queste composizioni, nelle quali emerge a contatto con gli elementi naturalistici (le pannocchie, l’acre odore di piuma degli uccelli, il nido di rondine, il bosco etc.), la fisicità dell’io-poetante, pronto a captare tutte le sfumature del sembiante per farne versi.
In “Per visibile grazia” la Rolandi si fa poetessa della metafora vegetale con due brevi poesie senza titolo rarefatte e sensibili nelle quali vengono detti rispettivamente il narciso e una foglia che resta nel vago.
Quella stessa foglia nella sua screziatura rosata si fa materia stellare o stirpe umana, con un forte dose di metamorfosi attraverso lo straniamento.
“La cintura di Orione” si può leggere come un poemetto costituito da brevi tasselli che efficacemente si fondono in un unicum, in un insieme più vasto.
Nell’opera è affascinante un riflettersi della parola su se stessa, ad un secondo livello profondo e sembra che l’autrice scriva, a volte, sullo scrivere stesso.
Qui domina una stesura a tratti anarchica e visionaria che a volte sfiora l’alogico.
Scattanti e precisi i versi di Chiara possono essere letti come un esempio di scrittura versatile e interessante tra i più riusciti tra quelli dei poeti della sua generazione.

Raffaele Piazza .

venerdì 24 ottobre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = AMARA

Amara – "Il cuore nero dei papaveri"--Versi in ricognizione radente--Edizioni Opposto – Roma – 2014 – pagg. 95

“Il cuore nero dei papaveri” è un libro di poesia complesso e originale, composito nella sua struttura architettonica, che sottende la forte coscienza letteraria dell’autrice, che entra nel circuito letterario in modo sicuro, con un’opera armonica e ben strutturata.
Il testo è scandito in molte sezioni, a conferma dell’abilità della poeta di creare una “partitura complessa”, per usare una definizione musicale, una polisemia di significati e significanti, che rende intrigante il suo discorso, che sicuramente si può definire vagamente neolirico e che contiene una certa dose di una quasi sotterranea venatura neo orfica.
I segmenti anche brevi dai quali è costituito il testo sono:”Il tempo e la vita, Idee d’amore, Di elementi sotto pretesto, Impressioni di morte, Pensieri sciolti, Pochi appunti sulle parole, Omaggio al prefatore”.
Nel poiein di Amara si nota un versificare che riflette su se stesso, prodotto da un io-poetante molto autocentrato.
Cifra essenziale della poetica dell’autrice è un tessuto linguistico che si dilata continuamente, prende il volo e poi plana con continui spegnimenti e accensioni.
Dal sottotitolo del libro “Versi in ricognizioni radenti” si può dedurre la presenza di un’avvertita autocoscienza della poeta nel produrre una scrittura avvertita, icastica, precisa e leggera, che osserva attentamente la realtà che la sottende, realtà che dà vita alle occasioni (spesso relative al vissuto di ogni giorno, che generano le immagini relative ai testi).
Particolarmente interessante il componimento che apre la raccolta, intitolato “Da queste parti”, che ha un carattere programmatico.
Nell’incipit della suddetta composizione Amara parla del senso dei giorni che passano e mai si concludono: finiscono solo le vite che ci accompagnano, che potrebbero essere anche vite parallele.
E’ presente una profonda riflessione sul senso dell’esistere che s’inserisce nel tema dell’epica del quotidiano.
Iterativa l’ossessione per il tempo che passa che è correlata ad una redenzione dal mal d’aurora e dal male di vivere, attraverso una catarsi raggiunta attraverso la stessa pratica della poesia.
Fondamentale il senso di fisicità e corporeità dell’io-poetante detto in una poesia nella quale Amara immagina di librarsi in alto.
Nitore, chiarezza e leggerezza del dettato sono degli elementi costanti in “Il cuore nero dei papaveri” e la forma è sorvegliata e controllata.
In modo veramente alto si entra in Flash back nel tema del cronotopo, quando il continuum spazio temporale è detto con urgenza nei leggiadri versi:- “…Il tempo abbandonato all’erba/ a guardarlo dall’altura di un’amaca…”.
I versi di Amara hanno sempre una grande densità metaforica e sinestesica e la scrittura è scattante e caratterizzata da un ritmo armonico che dà il senso della musicalità.
La versificazione procede per accumulo e quasi sempre le poesie sono suddivise in strofe.
Molto densa e ricca di acribia la prefazione di Massimiliano Mannocchia, che mette in evidenza la complessità e la luminosità del libro di Amara.

Raffaele Piazza



SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Da “Come un solfeggio” a “Oltre lo smeriglio”: il canto di Antonio Spagnuolo per Elena.
*
Il discorso poetico che Spagnuolo tesse da molti mesi attorno al medesimo nucleo tematico della morte della donna amata (ne sono testimonianza le due sillogi pubblicate nel 2014: Come un solfeggio e Oltre lo smeriglio), sembra volto a rappresentare la struggente tensione tra l’impoverimento di concretezza che travolge l’amata nel dispiegarsi del tempo reale e l’incremento d’invadenza della sia pure impalpabile dimensione dell’altrove nell’intelaiatura dei pensieri. Sulla scena di quel teatro di bagliori, ritorni e ossessioni che è la memoria, le immagini si susseguono al di fuori di ogni ordine cronologico e cronachistico, suggerite piuttosto da atmosfere paesaggistiche, foto e piccoli oggetti, che a lei erano appartenuti, sparsi nelle stanze della casa svuotata della sua presenza fisica. Affermazione e negazione, presenza ed assenza sono gli attori di questo dramma della psiche, complesso e senza quiete, che passa attraverso la polvere nera dello smeriglio del dolore, per tentare una sua musica verbale, un ritmo di ricomposizione linguistica, attraverso prove di canto, quei solfeggi, che, come scrive Ugo Piscopo, alludono a “situazioni di assaggio e di varianza”, tra distanze ed approssimazioni al senso ultimo dell’essere e del non essere. E, di fatto, tra l’abbandono effusivo dei testi di “Come un solfeggio” e la qualità prevalentemente lirica di quelli contenuti nella seconda parte di “Oltre lo smeriglio”, si apre nella prima parte della stessa silloge una ferita profonda, un durissimo ostacolo di natura emotiva e gnoseologica sul quale Spagnuolo sembra inciampare: le tessere del mosaico memoriale, infatti, si sparpagliano in un indecifrabile caos che si converte linguisticamente in una mescolanza di termini rari, ambigui, settoriali, o comunque attinenti al mondo concreto delle cose con altri di chiara impronta psichica, “campo lacerato” in cui l’ombra di lei “ruffa balbuzie”.
In ogni caso, la stretta relazione fra il linguaggio del subconscio e quello poetico, che come il primo procede per simboli, ha lo “scopo di una rappresentazione sub/reale della vita”, impedendo “la spirale del disfacimento”: l’eros per la parola, per il suo suono, per le figure retoriche che fanno velo e producono inattese e misteriose evocazioni, per l’armonia del tessuto testuale in sé, è il solo, infatti, a giustificare l’eternità del canto; quest’ultimo si dispiega quasi parallelamente a quella sonorità musicale dalla quale l’autore fa emergere anche la figura dell’amata, grazie alla quale può coniugare armoniosamente i segni della vita e della poesia, la fiamma dell’ eros fisico e dell’eros verbale, la conoscenza dell’altro e del sé nel tempo ed oltre il tempo.
Ho tra virgolette citato qualche frase o sintagma dall’ “Antefatto (o prefazione) dell’autore”, per evidenziare come esso non ricalchi affatto le solite visitazioni al testo, riguardanti per lo più solo l’aspetto contenutistico dello stesso, ma costituisca una breve quanto intensa dichiarazione di poetica praticabile in questo nostro tempo caratterizzato dalla crisi “non solo di linguaggio, ma di tutta una cultura politica e borghese”. Questa così acuta attenzione al problema del dire poetico serve a collocare l’evento personale su un piano di riflessione che coinvolge tutti gli scrittori, ricordando loro come la qualità del linguaggio creativo costituisca la vera cartina di tornasole del clima etico-ideologico di una società, e che, dove esso venga compromesso alle sue radici, anche il lettore perderà il diritto a concorrere “con la sua immaginazione e la sua pregnanza a dirigere l’astrazione verso le sfere della creatività”, nutrendo verso di esse quell’indifferenza che è, oggi, così palese e preoccupante.
Tra i compiti della parola poetica si colloca, dunque, anche l’indagine dell’indicibilità dell’Altro e dell’Oltre, in quanto elementi del pensiero: e, se l’urto fra le due dimensioni del contingente e del meta-contingente genera la sua deflagrazione in una miriade di dubbi e di domande, è la seconda dimensione a sovrastare la prima, allorché la fuga dalla realtà sensoriale dei morti innesti una doppia ambiguità: quella del passato che non ritorna più e che è solo frammento, bagliore, sentimento, grumo di gesti, sorrisi, colori, e quella di una realtà troppo illimite per abitare il recinto del pensiero, e che tuttavia chiede al poeta un qualche scioglimento, un abbandono, una scelta “fra l’insonnia e il timore”. Questo dialogo fra il poeta e l’amata si trasforma in una incantevole anticlimax nel testo “Talvolta” ( in Oltre le smeriglio): l’ora è quella del tramonto, la più evocatrice dello scoloramento delle cose nel buio avanzante della notte; ed il poeta enumera i verbi del suo essere solo: “attendo”, “immagino”, “non posseggo” “svanisco”. E, tuttavia, nonostante lo struggimento e lo strazio, solo raramente è dato d’imbattersi in una poesia capace di cantare con tale coerenza “la bellezza del dolore”, come scrive Ninnj Di Stefano Busà, e, mi piace aggiungere, la sua insita sacralità.

Franca Alaimo
23 Ottobre 2014

lunedì 20 ottobre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI =SIMONETTA LONGO

Simonetta Longo – “Notturlabio” -Previsioni dall’ombra- puntoacapo Editrice – Pasturama (Al) – 2014 – pagg. 123 - € 13,00

Simonetta Longo è di origine salentina e vive e insegna a Milano dove gestisce un laboratorio di poesia.
Una prima versione inedita di “Notturlabio” si è classificata quarta al Premio Città di Castello, 2012.
Sul sito ufficiale www.simonettalongo.it è possibile trovare, tra l’altro, le immagini delle ecfrasi contenute in “Notturlabio”.
“Notturlabio” non è solo una raccolta di poesie, ma è un libro compiuto, scandito in sei sezioni, composito e bene strutturato architettonicamente.
Per comprendere il senso del titolo è necessario mettere in rilievo che il Notturlabio stesso è lo strumento antico usato dai navigatori per orientarsi nell’oscurità.
Il suddetto oggetto sottende un’idea di ricerca in campo esistenziale dalla quale il testo è pervaso.
Le scansioni sono precedute dalla poesia eponima che ha un carattere programmatico e un andamento neolirico, icastico e leggero.
Il Notturlabio stesso diviene simbolo della tensione verso un viaggio che è la vita stessa che si fa poesia.
I versi sono cesellati con raffinatezza e la forma è sempre elegante e controllata.
I nomi delle parti dalle quali il testo è composto sono legati a previsioni sui cinque sensi e a un “quinto senso e mezzo”.
La poeta realizza nella scrittura una gradevole linearità dell’incanto e il linguaggio presenta una forte densità metaforica e sinestesica.
Il dettato è venato da una magia legata a levigatezza e domina un senso di mistero evocata dalla sfera di berillo per predire il futuro e dal labirinto che viene nominato.
Il versificare della Longo è veloce e scattante e i sintagmi procedono per accumulo.
Elemento originale di questa scrittura sono i richiami dal mito, come quando sono detti il minotauro, Teseo, Medea, Andromeda e Medusa, per fare qualche esempio; ciò crea un’immersione nel mondo classico con una patina arcaica ed è presente il tema della metamorfosi.
L’io-poetante è molto autocentrato nel suo riflettersi nello specchio che ne rimanda un’altra identità
Fondamentale è il senso del’esoterico che serpeggia in tutto il testo, per esempio nell’immagine di una lettura di premonizioni letta sul fondo di una tazza di te nero.
A volte l’io-poetante si rivolge ad un tu del quale ogni riferimento resta taciuto, tranne quello di essere la figura dell’amato al quale la poeta si rivolge in modo accorato.
L’atmosfera che si respira nell’insieme dei componimenti è quella dell’epicità di un quotidiano che si proietta nel passato e si avverte spesso la presenza di un erotismo dolce e sensuale.
Spesso le poesie sono ispirati da opere pittoriche di autori famosi, come Dalì, Morandi e Boccioni.
Nel sottotitolo “Previsioni dell’ombra” è sotteso il richiamo all’ombra in senso junghiano da intendersi come lato oscuro e inconscio dell’anima.
Il viaggio, l’orientamento, l’uscita dalla notte, nel farsi esercizio di conoscenza tout-court.

Raffaele Piazza

sabato 18 ottobre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = FELICE SERINO

Felice Serino – Di un trasognato dove (100 poesie scelte)
Rosso Veneziano – Roma – 2014 – pagg. 124


Felice Serino, l’autore della raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Pozzuoli e vive a Torino.
E’ un poeta tradotto in sette lingue, cura numerosi blog e ha vinto diversi premi letterari; ha pubblicato molti libri di poesia.
Il testo è composito, scandito in cinque sezioni, ed è ben articolato architettonicamente divenendo un libro compiuto.
Tutti i componimenti de Di un trasognato vivere sono risolti in unico respiro, iniziano con la lettera minuscola, elemento che dà il senso di un’arcana provenienza e presentano quasi sempre un azzeramento della punteggiatura.
Cifra distintiva della poetica del Nostro, in questo libro e nei precedenti, è quella di una vena spirituale, che si realizza in un misticismo moderno, luminoso, che s’invera nell’immanenza, che è spesso il mare magnum della quotidianità.
Anche le frequenti descrizioni naturalistiche, come anche la corporeità dell’io-poetante sono pervase da una forte vena mistica.
Programmatica la prima poesia del testo intitolata In una goccia di luce, che ha per argomento i temi del limite, della morte e dell’oltre, inteso come uno sperdersi nell’universo, divenendo, appunto, una goccia di luce.
Chiarezza e nitore del dettato connotano i versi di Serino che procedono per accumulo e in lunga ed ininterrotta sequenza, emergendo gli uni dagli altri, quasi per una sorta di gemmazione.
Già dal titolo del libro Di un trasognato dove si può intuire il carattere saliente delle poesie di questo testo e cioè quello di una ricerca che avviene come un sogno ad occhi aperti, ricerca di Dio e del trascendente che s’inverano nella natura e nella creatura umana che diviene persona grazie proprio al valore salvifico della parola poetica detta con urgenza, ma sempre controllata.
Il dettato è leggero, icastico e fluido e, nel tessuto linguistico, si realizzano magia e sospensione attraverso la densità metaforica e sinestesica, che permea i testi.
Le poesie presentano diversi registri espressivi.
In Non ricordo la voce poetante è quella di Dio stesso che parla dell’albero di sangue del Figlio che espande nei secoli le sue radici in un abbraccio totale.
Il sacro, nella sua fusione con il contingente, è l’etimo segreto che alimenta la fonte dalla quale emergono i versi di Felice Serino.
A volte compare un tu del quale ogni riferimento resta taciuto nell’accrescersi dell’alone di mistero.
E’ presente il tema della creazione di Eva in un componimento molto alto, tra i tanti connotati da un tono biblico.
Particolarmente bella la poesia Oasi di verde. nella quale è detta l’atmosfera sospesa ed idilliaca della lettura di un libro en plein air, in luogo ameno di alberi, mentre passa una ragazza che fa footing.
Il mondo poetico di Serino, nel panorama attuale,è veramente originale per la sua sete di trascendente e per i suoi contenuti potrebbe essere paragonato a quello di Turoldo.

Raffaele Piazza