mercoledì 7 agosto 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = DANIELE SANTORO

DANIRELE SANTORO, Sulla strada per Leobschutz, La Vita Felice, 2012, pp. 65.

Il libro di poesia, che prendiamo in considerazione in questa sede, è suddiviso in due sezioni, la prima eponima e la seconda composta solo da sei testi, intitolata Principio e fine. Daniele Santoro, prima di scrivere questo testo, si è documentato sui fatti accaduti realmente e, quindi, Sulla strada per Leobschutz è caratterizzato da una forte aderenza alla verità storica. Si potrebbe aggiungere che, per la sua unitarietà formale e di argomento, il libro può essere definito un “poemetto” giacché la giustapposizione dei diversi frammenti legati tra loro rende il tessuto linguistico denso e compatto a livello espressivo.
Il tema è quello dei lager, voluti dal nazismo. La poetica che l’autore ci presenta è però del tutto antilirica e ha come denominatore comune una forte chiarezza la cui cifra dominante è quella di un realismo connotato da una grande crudezza. In effetti c’è una forte fisicità nelle descrizioni di Santoro anche se, trattando del dolore, il poeta non indugia mai in autocompiacimenti. Si parla di armi e di torture e di violenze di ogni tipo ma l’approccio poetico nel descrivere i fatti genera una certa valenza narrativa mentre le immagini appaiono icastiche ed efficacemente delineate: al centro si staglia, potente, il mistero del male.
Un senso forte di morte aleggia nelle pagine e, non a caso, all’inizio del testo, vengono riportati indimenticabili versi di Paul Celan, il poeta che visse in prima persona l’esperienza dei campi di sterminio.
I componimenti ci fanno penetrare nella selva oscura del lager e una voce poetante, che si esprime in terza persona, descrive con rigoroso controllo formale molte situazioni che il lettore può associare alle fotografie in bianco e nero, che testimoniano pagine di storia affidate alla memoria.
Per l’argomento trattato, nel panorama della poesia contemporanea, Sulla strada per Leobschutz emerge dal mare magnum di altri neolirismi e orfismi, nonché di vari sperimentalismi più o meno efficaci.
L’originalità così espressa dall’autore si fa esercizio di conoscenza tout-court e tinte cupe e sanguigne costellano i contenuti narrativi di queste drammatiche pagine. Le poesie, che qui appaiono come tasselli di un mosaico, tendono all’unitarietà e sono strutturate in una lunga e ininterrotta sequenza, senza punteggiatura.
Il fatto di iniziare con la lettera minuscola ne amplifica il senso di mistero.
Santoro ci presenta quindi dei fatti e in questo la sua poetica può essere considerata vagamente narrativa benché immersa in una dimensione che sconfina nel surreale.
Tutta è materico, in questo libro, in cui i protagonisti - ridotti a mera fisicità – si muovono tragicamente su due unici versanti: quello dei morti e quello dei carnefici.

RAFFAELE PIAZZA

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