lunedì 30 luglio 2012

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

NON HO MAL D'AURORA --
Non ho mai scritto un diario
diceva lei attonita in quel cerchio
virtuale di semi di silenzio,
neanche un archivio di mail
ho preservato nel presentire
le lettere di fragola

nuda dopo l'amore,pareva un
gioco ed era struttura di vita il
piacere
nel tempo del nero d'indumenti
sulla superficie del pavimento e dell'Eden,
quando poi si riparte per la vita
sulla materia d'asfalto e di
cemento, alla parete un quadro;

non trascrivo i miei sogni e dieci
anni fa avevo quattordici anni
e no ho mal d'aurora per quello
che ho fatto per la prima volta.
*
RAFFAELE PIAZZA
( da "Del sognato" - Ed. "la vita felice" 2009-)
*
Raffaele Piazza è nato a Napoli nel 1963- collabora a riviste di varia cultura
ed a quotidiani. Ha pubblicato : "Luoghi visibili" (1993) ,"La sete della favola" (1994), "Sul bordo della rosa" (1998).

domenica 29 luglio 2012

POESIA = GIANMARIO LUCINI

CITTA’ -
La città non è posto per i sani
una folla di folli al stipa e la pervade,
la stranisce, la detesta e forse l’ama
d’un amore diviso. Non concede
né chiede, spera, dispera – sopravvive.
*
IL TUO CORPO –
Il tuo corpo è un albero che cresce solitario,
è il muschio sulla pietra, è la speranza
che mi tocca lieve l’omero, senza
dimenticare questo vecchio cielo
la sua antica pietà, la lontananza.
*
GIANMARIO LUCINI
( da “ Krisis” – Ed. CFR – 2012 )

venerdì 27 luglio 2012

NOTIZIE = RIVISTA "L'ARRIVISTA"

L’ARRIVISTA – quadrimestrale – anno II – numero 2 –
Sommario:
- Editoriale :
Ivan Pozzoni : La nave dei folli naviga su cattive acque
- Saggi e note :
Luca M: Possati: Analogie rivoluzionarie. Note in margine a La linea e il circoclo di Enzo Melandri
Alessandro Medri : Il tema del desiderio in The return of native di Thomas Hardy
Dominga D’Alano: La mentalità analitica della società tardo moderna
Vito Limone : Il Loghos come abisso
Laura Birtolo : Psicologia sociale e psicoanalisi. Quale rapporto ?
Tomaso Kemeny : 55° Anniversario della rivoluzione Ungherese: Il desiderio di libertà nella letteratura ungherese.
Valeria Di Clemente: Nomi femminili nel Ragmann Roll.
Ivan Pozzoni : Per una riconsiderazione storiografica di Giovannino Guareschi.
- Poesie :
Lino Angiuli, Gianmario Lucini, Anna De Rosa, Lorenzo Gattoni, Elena Varriale, Antonio Bux.
- Recensioni :
a firma di Giacomo Borbone, Pasquale Vitagliano, Ivan Dimitrijevic, Lorenzo Spurio, Anna Maria Folchini Stabile, Matteo Bianchi, Francesco Giacomantonio, Alberto Giovanni Biuso, Carina Spurio, Rita Montanari.
Riferimento : ivan.pozzoni@gmail.com

giovedì 26 luglio 2012

POESIA = PASQUALE BALESTRIERE

È M O R T O S E C C O

E’ morto secco il pino, senza scampo,
irto stocco contro il cielo, bagnato
d’assurdo sole, perché marzo porta,
si sa, talvolta buone e confidenti
novelle sul tempo. Intorno ruggisce
un verde trambusto d’odori: e assedia
il rosso di una casa su pendici
d’aranci garruli e limoni. Forte
resta comunque il segno della morte
in questo giorno, se ti guardi intorno.
E irrevocata torna la presenza
cupa che infante ti turbava: nera
signora d’ossa e falci e occhiaie vuote.
Passa sul vivo collo dei ragazzi
curvi sul banco, va per ogni dove,
poi rapida svanisce sui terrazzi
e cerca preda altrove.
*
U O M I N I

Ciechi saettano nel cielo dardi
di vento, lieto ognuno dell’altezza
raggiunta e tutti paghi dell’impresa.
E sono solo stoppie pronte al debbio.
*
S U L P O R T O D I N A P O L I

Pedala lungo il molo
l’uomo infagottato
in questa Napoli di luce estrema,
dove
da poco s’è spenta la fragorosa
attesa del millennio.
Nuota questa città
d’estenuate trasparenze
nel policromo delirio di vive donne,
gambe carnali e labbra di carminio,
nel fresco sospiro del vento,
nel bacio tenace del sole.
Ride anche il Maschio severo,
ed è tattile la gioia
dei volti occorrenti.
( Grazie a te, peruviano Luis,
come me infinitesimale essenza
- o parvenza? -
che porgi parole e cerchi amicizia
con timido cuore nel pieno mezzodì:
limpido, franco saluto.)

Ti fermo, assorta
poesia. E del cuore
chiudo la porta.
(1/1/2001)
PASQUALE BALESTRIERE –
*
Pasquale Balestriere nasce a Barano d’Ischia (NA) il 4/8/1945. Studi classici e laurea in lettere classiche presso l’Università di Napoli “Federico II ”. E’ stato per decenni docente in scuole superiori.
Studi su usi, costumi e dialetto dell’isola d’Ischia hanno prodotto ampio materiale che attende revisione e pubblicazione. Collabora con giornali e riviste letterarie.
In volume ha finora pubblicato solo sillogi poetiche: E il dolore con noi (Menna, Avellino 1979), Effemeridi pitecusane ( La Rassegna d’Ischia – Rivista Letteraria editrici, Ischia 1994), Prove d’amore e di poesia (Gabrieli Editore – Roma, 2007), Del padre, del vino (ETS, Pisa,2009), Quando passaggi di comete (Carta e Penna Editore, Torino, 2010), Il sogno della luce , Edizioni del Calatino, Castel di Judica -CT-, 2011).
Ha ottenuto numerosi primi premi in concorsi di poesia. Si sono, tra gli altri, interessati della sua poesia Marica Razza, Luigi Pumpo, Guido Massarelli, Claudia Turrà-Rizzuto, Alberto Mario Moriconi, Walter Ciapetti, Giorgio Bàrberi Squarotti, Raffaele Urraro, Nazario Pardini, Luigi Maino, Paolo Ruffilli, Ciro Cenatiempo, Pasquale Matrone, Gian Paolo Marchi,
Umberto Vicaretti, Giuseppe Vetromile, Elio Andriuoli, Lorenza Rocco, Antonio V. Nazzaro, Luciano Nanni.



mercoledì 25 luglio 2012

POESIA = ANNA MARIA PUGLIESE

CREPITANTI SILENZI -

crepitanti silenzi
plagiano stanze
deserte ai tuoi passi

la scomparsa del noi
crea smarrimento

immaginare un sorriso
oltre il tremito
dell’ultimo saluto

medica l’assenza

(da Alchimie e linguaggi di donne, collana a cura di E.Basile, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, silloge poetica di F.Coppola, Photocity edizioni.it, Napoli, 2012.)
*
ORA TU SAI -

Ora tu sai
ma non puoi dirlo

agiti la chiave della vita
nella porta dell’arcano
per iniziarti al viatico

Ora tu sai
ma non puoi dirlo

l’occhio del Demiurgo
o le voci della scienza
orientano il tuo andare

Ora tu sai
ma non puoi dirlo

l’avvento del fine vita
tramonta ogni dubbio
nell’aurora della verità

Ora tu sai
ma non puoi dirlo

né io potrei udire

(da Frammenti imprevisti, antologia della poesia italiana contemporanea, a cura di A.Spagnuolo, Kairós Edizioni, Napoli, 2011)
*

DIS-SOLUZIONI -

A.A.A. GATTO NERO
TRAS-FORMA L’ADOLESCENZA
IN DELINQUENZA

(fioccano ratte
nel mondo degli umani
i-Dee contraf-fatte)


A.A.A. GATTA MORTA
TRAS-FORMA GRANDE FRATELLO
IN GRANDE BORDELLO

(fioccano ratte
nel mondo delle dive
i-Dee arte-fatte

A.A.A. GATTO VOLPE
TRAS-FORMA GATTINA AMOROSA
IN ARTISTA FAMOSA

(fioccano ratte
nel mondo dell’arte
i-Dee manu -fatte)

(da Ma io ripenso a una gatta….Edizioni Del Girasole, Ravenna, 2001.)
*
ANNA MARIA PUGLIESE
*

Anna Maria Pugliese, artista multimediale e poeta vive a Napoli. Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte “ Palizzi “ e l’Accademia di Belle Arti, si laurea -con lode- in Lettere a indirizzo artistico, all’Università Statale “Federico II” di Napoli.
Pratica l’arte come libero esercizio ontologico, attuando una ricerca sul linguaggio orientata ad analizzare il rapporto tra il valore della memoria, come patrimonio per comprendere le dinamiche contemporanee, e l’evoluzione del senso di consapevolezza individuale come strumento di rinnovamento sociale, attraverso una sperimentazione multimediale espressa in videoinstallazioni, opere di Web Art, e performance poetiche. Ha esposto in musei e gallerie private in Italia, Francia, Svizzera, Belgio, Germania, Russia, Medio Oriente, U.S.A, America latina, Canada. E’ presente in collezioni pubbliche, tra cui: Kerigma, Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte, Facoltà di Lettere, Università di Siena, Siena, 2006. Sine Die:i segni della memoria nell’alfabeto degli alberi, hall dell’Aula Consiliare del Consiglio Regionale della Campania, Napoli, 2005. Ha partecipato a eventi di poesia con video, performance e reading, in Italia, Russia, Grecia, Colombia.
Ha pubblicato: La sinfonia della vita, Il Laboratorio Edizioni, Nola 2011.Nascere alla Bellezza, Larcael’arco edizioni, Nola, 2010. Canto di Pietra, edizioni Socrate, Napoli, 2003. Eros, edizioni PulcinoElefante, Osnago, 1987.
Suoi testi sono in antologie, quotidiani, riviste, siti web.

sabato 21 luglio 2012

INTERVENTI = PISCOPO PER DE LIBERO

DE LIBERO, “dopo il ritrovamento di un’opera che si credeva smarrita”

Libero De Libero si era congedato dalla vita (1979) in perfetta coerenza con le sue persuasioni di universale entropia del reale e di viaggio dall’oscuro all’oscuro dell’esistente. Aveva scritto un libro informale sul non senso e sull’ambiguità delle fenomenologie, che, mentre appaiono concrete, risultano immateriali e imprendibili alla contattazione, che, mentre dicono sì, si chiudono acerbamente, ermeticamente in un aspro ripudio della condiscendenza e della consonanza. Era un libro non di aforismi, non di elucubrazioni spese in vigilie di lunghe ore diurne e notturne, ma una raccolta di materiali poetici, per lacerti, per scritture eteroclite, stridenti, perfino sgarbate, in mimesi della sua arsa, un po’ tenebrosa fantasia del mondo. Dal momento, però, che già prima di questa fase delle esplicite sgrammaticature e delle dissonanze nella sua produzione lui ricordava, era con sé stesso certo di aver testimoniato il suo attraversamento di una selva di apparenze improbabili e misteriose, lungo un versante in discesa echeggianti dei latrati di cagne infernali, voleva infine con questo suo ultimo lavoro rimettere ordine nel tutto, suggerire a futura memoria come tutte le sue soste poetiche non fossero che stazioni o accenni a stazioni predisposte al raggiungimento della meta finale. Tutta la sua esperienza, tutta la sua attività, come egli aveva potuto vedere in ultimo, era stata un preludio a questa rivelazione della sua “saison en enfer”. Il rinvio a Rimbaud ce lo suggerisce Savinio, che ha intercettato la vicenda di De Libero come quella di un “Rimbaud nostro, che il démone ha lasciato in pace”, volendo intendere non una condizione pacificata, ma una domesticata, educata familiarità col mondo ctonio, col regno di Ecate.
Con questo suo libro estremo e finale, De Libero voleva chiamare a raccolta gli appunti, i tracciati poetici precedenti, perché si riconoscessero in questo specchio della notturnità che era riuscito alla fine a comporre per scaglie e frammenti, benché essi corressero il rischio calcolato di osservarsi traditi, stravolti, sfaccettati, e si prefigurava di vederli arrivare, anche se in ordine sparso, con un ritmo che fisiologicamente faceva aggio ai più vicini rispetto ai lontani. Li chiamava à rebours.
Ed essi, in realtà, sembrano cedevoli al richiamo. Così adesso viene provato, grazie al ritrovamento di questo libro prezioso, dal titolo suggestivo di dematerializzata funebrità, Il gran forse, che il poeta non riuscì a pubblicare in vita, assorbito da preoccupazioni e sofferenze che lo portarono alla morte.
Per lungo tempo si era creduto che questa silloge si fosse perduta. Ma, per magnanimità e astuzia del Caso, essa è ricomparsa in occasione dei trent’anni dalla morte. Ed è stata pubblicata a cura di Valentina Notarberardino e Anna Maria Scarpati con una meditata e illuminante introduzione di Marcello Carlino, e con un’ampia, densa e accurata nota critica di Raffaele Pellecchia, che rivisita tutta la produzione lirica di De Libero entro uno stemma di quesiti rigorosamente, acuminatamente unitari. Nel volume, insieme con Il gran forse, che è la prima edizione di un’opera finora inedita, sono ristampate le raccolte fondamentali precedenti, come ad allegare le pezze di appoggio della prospettiva, ovvero dell’appello ex post dell’ultimo De Libero.
E’ venuto così alla luce, grazie a un contributo dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone, un gran bel volume: Le poesie, Roma Bulzoni, 2012, pp. 344, € 30,00. Utilissimi sono anche i tracciati postfativi, che giustificano e storicizzano l’evento editoriale, proiettandolo a diventare uno strumento obbligato di consultazione e di studio per curiosi e addetti ai lavori nel campo della poesia italiana del Novecento. Il primo è uno studio eseguito con estrema diligenza e puntualità da Valentina Notarberardino (pp. 281-306) sul dattiloscritto ritrovato, sulle varie composizioni e sulle varianti apportate dall’autore sul testo, che gettano luce sulla maniera di lavorare e sulle intenzioni del poeta. Il secondo, dell’altra curatrice dell’edizione, Anna Maria Scarpati, è un medaglione della biografia intellettuale di De Libero (pp. 307-313). Il terzo, di Rodolfo Di Biasio, un poeta appartato ma delicato e serio, che ha tra i suoi principali referenti appunto De Libero, introduce interrogazioni sui “silenzi” del poeta su di sé e della critica su di lui (pp. 315-318). L’ultimo, di Alvaro Valentini, è la ristampa della ricostruzione della fortuna critica del poeta fino al 1978, l’anno precedente alla morte di De Libero. Forse, questo insieme di contributi sarebbe stato più completo, se si fosse aggiunta una schedatura degli interventi elzeviristici e dintorni del poeta, che contengono spunti, guizzi, suggerimenti, testimonianze preziosi rilasciati generosamente da De Libero nel dialogo con le situazioni culturali in movimento del suo tempo.
A ogni modo, quest’operazione editoriale va salutata come un accadimento culturale, in quanto segna una tappa decisiva nel recupero degli scritti di De Libero, nella rimessa in circolo della figura del poeta su cui è calato un greve e ingiusto silenzio e nei suggerimenti stringenti di una nuova interpretazione della vicenda deliberiana, che nella vulgata è stata prevalentemente ricondotta entro una tarda e cogente aura ermetica. D’ora in poi, come ci dice il testo di De Libero e come con persuasive ragioni e fondate argomentazioni è detto da Carlino, da Pellecchia e dagli altri che hanno messo mano all’edizione, non si può non tener conto della complessità e dell’originalità di una poesia, come quella dell’autore de Il gran forse, che certamente ha radici ben piantate e diramate nell’ermetismo italiano, ma che viene coniugando le suggestioni e i motivi ermetici col surrealismo (e forse anche, in ultimo, con l’informale).
UGO PISCOPO ---

SEGNALAZIONE VOLUMI = PISCOPO

UGO PISCOPO , “ Le Campe al Castello “ - Salerno, Plectica -
PRESIDE – Professore! Mai vista una terza liceale classica così coralmente tacita, attenta, concentrata in un sorriso che affiora trattenuto sui volti di tutti …
PROFESSORE – Stiamo ascoltando Aristofane …
PRESIDE – Professore, ma è impazzito, o si burla del suo Capo d’Istituto, o ha voluto usare una metafora? Ascoltando chi?
PROFESSORE – Aristofane: grazie a questo PC portatile e alla chiavetta internet stiamo chattando con lui tramite un apposito programma evoluto. Ascoltiamolo.
ARISTOFANE – I miei Uccelli, le mie Rane, i miei Calabroni … Alle Campe, cioè ai bruchi, non ci avevo pensato; ci ha pensato Ugo Piscopo. Ed ecco là in disparte, chiuso in un suo pensoso silenzio, anche Franz Kafka, che ha sentito parlare del Castello. Noi questo testo teatrale lo ammiriamo con invidia. La satira immortale di certo cretinismo parlamentare, in me riconosciuta da Gilbert Murray, qui giunge all’acme con eleganza rara, senza quel palese odio in me stigmatizzato da Gennaro Perrotta, semmai con dissimulata commiserazione e sconsolata amarezza appena affiorante per le sorti di un’Italia “umile” allontanatasi dalla “salute”, non più “donna di province” nell’Europa di oggi.
GIACOMO LEOPARDI – Scusa, caro, le rane sono anche mie, e sono miei i topi.
PRESIDE – Aristofane parla, Leopardi parla, Kafka tace …
ARISTOFANE – E là in disparte c’è anche Giordano Bruno, che si associa silente e partecipe alla diagnosi teatrale di Ugo Piscopo, covando fiammate di sdegno: non a caso “sorgente di fuoco”, lo definisce Carmen Moscariello, la cui opera teatrale sull’insigne Nolano è stata presentata da Aldo Masullo e Ugo Piscopo … Non è forse proprio Giordano Bruno che nella commedia Il candelaio, nel rappresentare un mondo assurdo, violento e corrotto, sa farlo con amara comicità ?
PROFESSORE – Il nostro Aristofane sa proprio tutto degli eventi storici e attuali: a maggior ragione, quindi, è un classico contemporaneo …
ARISTOFANE – E Ugo Piscopo è un contemporaneo classico. Al volo della sua realistica fantasia non mi ero sollevato. Ora che ho tanti secoli sulle spalle, vorrei comporre di bel nuovo testi teatrali e cimentarmi con lui in un agone. Perché questo testo teatrale mi affascina? E affascina non solo me: anche Plauto, quando l’ha letto, è rimasto a bocca aperta per lo stupore. C’è da restare davvero incantati di fronte alle Campe e al Castello. Io ero in incognito a Napoli alla presentazione e annuivo con un sincero sbalordimento unito a una tacita intesa. Certo è che un testo teatrale bisogna non solo leggerlo, ma anche vederlo rappresentato. All’uopo regista e attori dovranno affrontare un compito invero non lieve, cimentandosi con il linguaggio dei personaggi ossia innanzitutto con gli sproloqui di un’ingannevole retorica protesa a far fessa la massa, poi con trovate sceniche come quella delle teen-escorts di Maccus dette ficedulae …
TEOFILO FOLENGO – Quelle che io chiamo “puttinelle” ?
ARISTOFANE – Suvvia, Teofilo, non fare il Ribaldus! Dicevo che regista e attori saranno chiamati infine alla prova del linguaggio. Il linguaggio, nel rispecchiare “la situazione dell’Italia berlusconiana”, è la “mimesi di un viaggio verso la demenzialità e l’autodistruzione”, come chiarisce la nota dell’autore. Insomma, come scrive Vanda Monaco Westerthal nella prefazione al volume intitolata “Il teatro o del gioco atroce”, è davvero un testo “terribile”, eppure nello stesso tempo “divertito”, come osserva Sergio Lambiase sul “Corriere della Sera”.
UNO STUDENTE – Io il testo l’ho letto con un certo stupore all’inizio, poi con ammirazione crescente, e fra le tante cose mi ha colpito la sorte della parola “uomo”: che fine ha fatto la nostra humanitas ? La situazione rispecchiata è solo quella della nostra “umile Italia” o può considerarsi diffusa su scala planetaria?
UNA STUDENTESSA – Per non parlare poi di quelle tirate sugli uovi e della sorte della “donna”, un tempo “domina”, ora “ficedula” … Anche questo è un fenomeno mondiale?
PRESIDE – Ma Aristofane legge anche il “Corriere della Sera”? Incredibile!
PROFESSORE – Già l’elenco delle Dramatis personae, da AVUS, statua di sale, in alto, fino a SERVI DELLA GLEBA e SCHIAVI, là in basso, alla base della colonna, come a indicare anche visivamente che sulle loro spalle grava il peso di tutti gli altri, da MACCUS and company a CRYPTOGAMUS and company …
G. B. VICO – Ve l’avevo detto che ci sono corsi e ricorsi: questa è la barbarie ritornata, non credete?
UNA STUDENTESSA – Professore, non ci ha mica risposto …
UNO STUDENTE – Professore, non ci ha mica risposto …
PRESIDE – Come osate interrompere il Vico?
PROFESSORE – Dunque, dicevamo che ci sono poi denominazioni “sfiziose”, come “Partito della Mangioria et Cricconia” e “Coalizione degli schiattamuorti” …
PRESIDE – Come, “schiattamuorti” ?
PROFESSORE – Sì, vale a dire che fanno i becchini .
TORQUATO TASSO – Anch’io ho letto l’opera teatrale di Ugo Piscopo e devo dire che è strutturata molto suggestivamente e mi fa ritornare in mente quei miei versi: “Così a l’egro fanciul porgiamo aspersi – di soavi licor gli orli del vaso: – succhi amari ingannato intanto ei beve, – e da l’inganno suo vita riceve.”
IMMANUEL KANT – Quelli là di succhi amari dovrebbero berne botti e botti ripiene, senza alcun risultato: sono già vaccinati, ma contro la morale, quella che ricordai all’umanità con un famoso aforisma …

STUDENTI E STUDENTESSE IN CORO – “Il cielo stellato sopra di me, – la legge morale in me.”

PROFESSORESSA – Entro per la lezione di filosofia, e che vedo? Vedo una serie di autori che chattano e d’improvviso sta scattando Hegel a rivendicare come più evoluta la sua triade dialettica dello Spirito oggettivo con al culmine la sintesi dell’eticità!

GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL – Eticità, eticità, eticità! Credevo alla coincidenza di reale e razionale, ed ecco che oggi in Italia l’eticità è razionale, ma non reale, se non al di fuori di certa politica … E allora la mia statolatria …

NICCOLÒ MACHIAVELLI – Ve l’avevo detto che l’Italia …

DANTE ALIGHIERI – “ … nave sanza nocchiero in gran tempesta – non donna di province, ma … “

GNEO NEVIO – Altro che Metelli !

ANDRÉ MALRAUX – On ne fait pas de politique avec de la morale, mais on n’en fait pas davantage sans.

PRESIDE – Che succede? Non c’è più la traduzione simultanea?

PROFESSORE – C’è un guasto tecnico. La tecnica non sempre funziona, anzi … Ma chi interviene ora? Come si affollano da ogni luogo e da ogni tempo!

H. BARH – Politik ist recht eigentlich die Kunst, sich auf den eigenen Vorteil ebenso gut als auf den des Nachbars verstehen und diesen fur jenen auszunutzen, indem man sich des Nachbars so bedient, dass er dabei meinem muss, man diene ihm.

ALBERTO MORAVIA – L’ uomo come fine.

ELIO VITTORINI – Uomini e no.
LUCIANO BIANCIARDI – La politica ha cessato da tempo di essere scienza del buon governo ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere.
CESARE PASCARELLA – E li ministri … te portano in barchetta, - e te fanno contento e cojonato.
GIOSUE CARDUCCI – Voi … - piccioletti ladruncoli bastardi.
EMILIO DE MARCHI – La pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni.
PAUL VALÉRY – La politica è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda.
PRESIDE – Ah, la traduzione simultanea è stata ripristinata … Ma ora basta, basta, basta!, altrimenti ci accusano di far politica, mentre si sta facendo soltanto cultura.
PROFESSORE – Sì, basta, altrimenti quest’incontro potrebbe durare all’infinito: il testo teatrale di Ugo Piscopo ha messo in subbuglio l’intera cultura e ci sono autori del passato di ogni parte del mondo pronti a chattare sulla pièce, data la sua stimolante apertura problematica, che attira, coinvolge, spinge a sorridere amaramente e a riflettere per il modo di presentare le questioni.
JEAN DE SANTEUIL – Castigat ridendo mores.
QUINTO ORAZIO FLACCO – … ridentem dicere verum – quis vetat? Ut pueris olim dant crustula blandi – doctores, elementa velint ut discere prima.
PROFESSORE – Basta, abbiamo detto!
PRESIDE – Veramente l’ho detto io.
PROFESSORE – Però la struttura dell’opera è coinvolgente. Primo quadro: logorrea dei personaggi o pupazzi o burattini o marionette o maschere dell’Atellana e ingresso delle ficedulae. Secondo quadro: logorrea della cosiddetta opposizione. Terzo quadro: tra schiavi e servi della gleba. Quarto quadro: le Campe respingono i tentativi di scacciarle dal Castello ad opera di “un popolo non popolo”. Ciò che colpisce è la satira della vana loquacità dei politicanti.
UNO STUDENTE – Stimolante.
UNA STUDENTESSA – Spinge a riflettere.
PRESIDE – Non pensate troppo. Eppure debbo ammettere che questo testo l’ho letto anch’io con ammirazione … Oh, ecco un Ispettore del MIUR. Buongiorno, ispettore, dica pure.
ISPETTORE – Pure.
PRESIDE – Come?
ISPETTORE – Pure io ho letto il testo: è come un antibiotico di autentica cultura da somministrare a certi pazienti.
VOCI IN LONTANANZA – Noi – ci vedete ora in immagine – et alii ci auguriamo che questa sorta di recensione in forma di devertissement non risulti sgradita all’autore.
-- BIAGIO SCOGNAMIGLIO

giovedì 19 luglio 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE IULIANO

GIUSEPPE IULIANO : “ Vento di fronda” – Ed. Delta 3 – 2012 – pagg. 96 - € 7,00
In una dinamica poetica del tutto personale i ritmi e le frequenze qui offerti hanno l’irrompere delle immagini, degli avvicendamenti, delle metafore per un dettato ricco e senza mediazioni. Iuliano, in un gioco di seduzioni e di alternanze, ama diversificare i versi e gioca con arguzia, dal quinario all’endecasillabo , senza tema di disperdere le sue figurazioni. Un lavoro attento sia per vigore sia per scelte del segno.
A volte il suo grido ritorna con stupore alla sua campagna, al suo luogo di origine , per riprendere giorno dopo giorno gli accenni di una vita che saldamente pone le radici nel passato:
“…La terra irpina / sudario di madre di sette dolori / fa urlo lacero di viscere / e si attorce sprofondando nel vortice…” . Il richiamo è sentito nel tono ardente del sentimento , tra i percorsi rapidi del tempo e le ricchezze di un bagaglio che è simbolo della libertà. “L’Irpinia è chiusa, prigioniera/ nel recinto di precarietà / come gregge allo stallo….”
A volte il silenzio lo attanaglia per riflessi colorati : “…Ci tocca sfidare a pugni ed urli/il silenzio e le congiure del mondo / stramaledetto insolente/ che conserva rami secchi/ e fulmina a bestemmia / fusti chiome e radici.” e il suo riaffiorare dalle tenebre cerca riparo per l’anima peregrina, “che si interroga, si danna, e trova risposte date a metà o a mezza voce” .
Poesie tutte registrate con equilibrio , e nella quali a tratti non mancano riverberi per valori etici, stilati nell’amore della fraternità, della solidarietà, della giustizia, per brani che molto spesso nascono dalla malinconia o dalla esasperata solitudine.
Una certa malcelata melodia tratteggia momenti di sconforto, momenti di stanchezza o smarrimento, ma riecheggia tra le riga una molteplice orchestrazione , capace di ricomporre le frammentazioni e donare chimere e illusioni.
ANTONIO SPAGNUOLO --

mercoledì 18 luglio 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = ULTIME CHIMERE

< La sapienza verticale dell’attesa >
Fuochi di parole. Fantasmi accecanti, ribelli, sconosciuti. Suoni antichi e suoni nuovi che parlano una lingua insieme dolce e dura, amica e lontana. Ecco il mondo poetico narrato da Antonio Spagnuolo in una plaquette intitolata “Ultime chimere” (Edizioni L’Arca Felice, Salerno, 2008).
I testi della raccolta sembrano ricordarci l’illusione di voler “capire” in modo unidirezionale ciò che accade: l’occhio di Spagnuolo scruta il paesaggio dell’esistenza con una tenerezza melanconica e piegata, già consapevole della finale inanità di qualsiasi soluzione.
Il passaggio dal buio dell’attesa allo spiraglio della conoscenza s’insinua come un respiro inaspettato che annuncia immagini segrete e sorprendenti, colme di una speranza sempre nuova: «Ogni parola conosciuta/ sembra franare tra le mani irriverenti,/ e gli occhi svuotano le gabbie/ implorando armonie».
Eppure, nonostante l’improvvisa discesa di un dono rivelatore, il mondo osservato dal poeta resta sempre interamente soffocato dalla ferita dilatata di un infinito enigma: così le sue parole inseguono nervosamente i fatti con una passione invincibile e inclemente, nella cui feroce energia non è difficile avvertire la presenza di un dio trasversale, remoto, sotterraneo, moltiplicatore di infiniti e minacciosi specchi: parla, per il tramite di questo ansioso gioco, un dio sfuggente e ambiguo, pronto a svelare e a nascondere, pronto a dare e a cancellare.
È una poesia che ritrova il coraggio di liberare l’occhio dalla malattia della letteralizzazione dei dati della realtà, affrancando lo sguardo da una lettura “scientifica” (tecnica; utilitaristica) del mondo; ricuperando, infine, la mediazione salvifica del simbolo e del gioco, nell’ambigua aspettazione di un segno d’intesa attraversato da un «travaso di silenzi», come recita un altro stupito verso.
Una lingua fittissima e cangiante, quella di Antonio Spagnuolo, tesa continuamente a una rielaborazione magica e mercuriale degli eventi, felicemente spinta verso quell’assoluta sublimazione rigeneratrice che appare sempre nell’istante di un’estrema contemplazione.
MARIO FRESA --

martedì 17 luglio 2012

NOTIZIE = RIVISTA COLLETTIVOERRE

COLLETTIVO R – quadrimestrale di poesia - numero 16-18 (gennaio – dicembre 2011) –
Sommario :
Ordine del giorno : Luca Rosi
Percorsi poesia : Andrea Spadola, Beret Magarian, Martha Canfield, Riccarda Barbieri, Rosanna Boddi Bronzi , Franco Varano, Gennaro Oriolo, Renata Papi, Filippo Nibbi –
Percorsi narrativa : Bruno Coppola, Mirta Yanez, Antonella Ciabatti, Fulvia Alidori, Roberto Nistri, Luciano Spinosi, -
Contesti : Federico Edgar Pucci, Paolo Celi, Claudia Costa, Gaetano Chiappini, Manfredi, Giovanni Spinoso -
Materiali e dibattiti : Paolo Verona, Bruno D’Avanzo, Bruno Coppola-
Illustrazioni : Manfredi, Paolo Tassi -
Quarta di copertina : Eduardo Llanos-
Riferimento : collettivoerre@gmail.com --
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Ci piace segnalare tra i percorsi di poesia proposti in questo ultimo numero di “Collettivo R” i componimenti di Franco Varano per la asciuttezza delle espressioni , che spaziano con endecasillabi e versi lunghi, e per la presenza delle numerose folgorazioni che imprimono immagini e pensieri nella continuità del racconto. Riccarda Barbieri, dalla sua , riesce a conciliare il quotidiano irrompere del tempo con le voci che ruzzolano nell’insonnia , nel ritmo pacato di una poesia serena e conciliabile. Interessante ed incisiva la nota introduttiva al fascicolo firmata da Luca Rosi, con il coraggio di denunciare il fallimento politico, economico, culturale che caratterizza questi ultimi anni , arrancati ed arrancanti della nostra società. Egli chiede sommessamente una svolta nelle cronache quotidiane nella speranza che il futuro possa finalmente garantire protezioni sociali e sviluppi atti a realizzare i diritti radicali dell’individuo. (A.S.)

NOTIZIE = PREMIO IL MOLINELLO

PREMIO LETTERARIO “IL MOLINELLO”
Il comune di Rapolano Terme promuove la XVII edizione del premio “Il Molinello” per volumi editi di narrativa, poesia, saggistica , oltre a poesia inedita, racconto inedito, e sezione riservata ai giovani di età inferiore ai 18 anni.
Scadenza 15 ottobre 2012 –
E’ richiesta tassa di partecipazione di 30,00 euro.
Giuria composta da : Giovanbattista Alfano , Marco Delpino, Nicla Morletti, Giulio Panzani.
Cerimonia di premiazione marzo 2013 .
Richiedere Bando completo a Nicla Morletti : < nicla.morletti@alice.it >

venerdì 13 luglio 2012

POESIA = SPAGNUOLO

"Forse l’orizzonte offre la stella mattutina
dai falsi contorni per ricattare la carne
modulando le ore leggiadre che lasciammo
per approdi del flauto,
o raccattare le più che povere stagioni.

Ho cercato un passaggio per l’eterno,
per quella luminosità che in Cristo
la mia pelle di umano, ferito nel conflitto,
traspare nelle tracce di incursioni.
Non conclude la parola , il verbo pregno,
nei sedimenti allertati della fede,
cerco ancora quel codice sospeso
lungo le pieghe della mia stanchezza."
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 10 luglio 2012

NOTIZIE = PREMIO LATINA IN VERSI

PREMIO “LATINA IN VERSI”
L’Azienda Agricola Ganci, e tramite il patrocinio del Consiglio Giovani di Latina, Il Foglio Letterario, Negri Auto, Gabetti immobiliare è lieta di annunciare l’organizzazione della prima edizione del premio letterario della città di Latina: Latina in versi.
Sezione A: Poesia Adulti (over 25)
Per partecipare a questa sezione bisogna spedire da un minimo di una fino ad un massimo di tre poesie per un totale di 90 versi. Il tema è libero e non vi sono altre restrizioni di carattere metrico.
Sezione B: Poesia Giovani (under 25)
Sono invitati a partecipare a questa sezione gli autori che alla data del 15 luglio 2012 non abbiano ancora compiuto i 26 anni di età. Per partecipare a questa sezione bisogna spedire da un minimo di una fino ad un massimo di tre poesie per un totale di 90 versi. Il tema è libero e non vi sono altre restrizioni di carattere metrico.
Sezione C: Poesia in dialetto
Per partecipare a questa sezione bisogna spedire da un minimo di una fino ad un massimo di tre poesie per un totale di 90 versi. Viene chiesto agli autori partecipanti di esprimere i propri versi in uno dei molteplici dialetti (dialetti del basso Lazio, Veneto, dialetti dell’alta Campania, ecc.) utilizzati nella regione della provincia di Latina. Si vuole esprimere l’abbondanza ed il vastissimo patrimonio linguistico appartenente alla provincia. Per partecipare a questa sezione bisogna spedire da un minimo di una fino ad un massimo di tre poesie per un totale di 90 versi. Il tema è libero e non vi sono altre restrizioni di carattere metrico.
La serata conclusiva del premio verrà organizzata presso l’Azienda Agricola Ganci, in via Isonzo km 5,300 Borgo Grappa, Latina.
indirizzo segreteria@latinainversi.eu o a latinainversi@yahoo.it
La giuria è così composta: Luisa Belardinelli (giornalista), Gordiano Lupi (Il Foglio letterario), Iunia Valeria Saggese (poetessa e giornalista), Claudio Volpe (presentato al premio Strega, edizioni Anordest), Paolo Rigo (Segretario del premio, autore de Il Foglio letterario). A presiedere alla giuria Paolo di Paolo, vincitore del Premio Mondello 2012.
Il termine ultimo per spedire i materiali è il 30 Luglio 2012.
È preferibile inviare i componimenti in formato Times new Roman con carattere 12 ed interlinea 1.

venerdì 6 luglio 2012

NOTIZIE = RIVISTA FERMENTI

FERMENTI -- (Numero da collezione – anno XLI – N° 238 –)
E’ in distribuzione il numero 238 della rivista "Fermenti" , un volume da collezione di ben 644 pagine. Un volume da consultare più volte
Tra i numerosissimi autori ospitati le firme di M.Pia Argentieri, Franco Buffoni, Domenico Cara, Marcello Carlino, Velio Carratoni, Pietro Civitareale, Ant. Contiliano, Gabriela Fantato, Giovanni Fontana, Mario Lunetta, Giuseppe Panella, Umberto Piersanti, Angelo Scandurra, Sergio Spadaro, Antonio Spagnuolo, Lucio Zinna. - Richiedere a : ferm99@iol.it

domenica 1 luglio 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = RETROBOTTEGA DUE

AUTORI VARI:“Retrobottega 2” – editore CFR – 2012 – pagg. 216 - € 18,00 –
Tra i 12 poeti presenti segnaliamo una mitica traversata nel tempo e nelle illusioni, che realizza luminosità inaspettate e visioni multicolori, tra il lessico ricercato di chi concretizza il verso nel punto più discreto, e la traduzione del simbolismo negli angoli chiari della metafora, in particolare i testi di Vetromile, che si conferma ottimo artefice del ritmo , con l’armonia lunga della stesura e la straordinaria forza plastica delle immagini. Egli offre una maturità poetica percepibilissima per la sua profonda suggestione e per quella tensione che mantiene sospensioni e rimbalzi del linguaggio. Molte figurazioni incidono nel sospiro : “S’apre il vespro a ventaglio sulle gelide stelle / equidistanti dalla mia bassezza. E’ tempo…” attraverso orizzonti che il lettore immagina e rincorre. Così la scelta calibrata dei vocaboli testimonia gestazioni emblematiche, che si combinano e si manifestano in una scrittura individuale del tutto originale. Con interventi critici di Mauro Ferrari, Gianmario Lucini , Plinio Perilli, Francesca Tini Brunozzi si suggerisce la lettura di alcuni poeti che pur essendo validi non hanno spazi nella grande editoria. La solita domanda per chi opera nella cultura in genere. Presenti allora : Semira Baldi, Celestino Casalini, Manuel Comazzi, Caterina Davinio, Piera Giordano, Giovanna Iorio, Rosemily Paticchio, Giovanni Marco Pruna , Marco Righetti, Francesco Sassetto e Pasquale Vitagliano in un equilibrio lirico e per soluzioni stilistiche che si alternano in fantasmagoriche immagini o in delicati colori di pennello.
ANTONIO SPAGNUOLO ---