sabato 21 aprile 2012

Poesie = Davide Argnani

Da: ‘MUSA FITTA NELL’AZZURRO’
(1982-1998)
1
gli ori i verdi i rossi i bianchi i neri
la pianura slarga dietro la coda dei binari
dal colle al mare non si vede la fine
sentieri bianchi rettangoli verdi e gialli e
le case crepate di me bambino
le corse la caccia ai nidi i pianti
sassi neri fra le rotaie immobili
e ora corro a sud fra la nebbiolina a fumo-azzurro
la pianura distesa fra le querce e i canali
i fiumi e il mare i sassi e i roseti
il treno porta fra le acque del labirinto
come la corsa di un globulo nelle vene
e vedo la collina venire in-contro
di qua i solchi che dividono l’occhio dal vetro
in un viaggio senza fine arrotolati – ma dove? –
ma dove ogni cosa resta al suo posto
e scendo nei calanchi spinto dal vento
scivolando in discese dove la pianura
si chiude a imbuto e il sole taglia gli occhi

finisce il cielo dopo il Marecchia
e si riapre come Foglia subito dopo
verso Pesaro ai colori del sol levante
che a Urbino ingraziò il Raffaello

restano occhi gialli di sole
dentro i ghiacciai del cuore
si sono dispersi anche i rimpianti

nacqui al sole della falce e della pietra
per tre volte il sole ho chiamato –
in riva al mare imparai l’arte del disinnesco
quando allora le granate sorgevano dalla sabbia
e le conchiglie scivolavano fra fazzoletti
di carta fionde e temperini – solo al sole -

ora ho voglia di piangere sulla terra secca dei miei occhi

sulla sabbia un segno dov’è stato il corpo

e ripenso alla riga del tuo volto invisibile
il foro della bocca che cala giù e non si vede il fondo

Non te lo ricordi più il rifugio scavato in cantina
per ripararci dalle schegge – squarcio improvviso del tempo –
ho qui dentro di me il bengala nel buio
ora che all’ombra di Palazzo Ducale dilunghiamo il chiacchierio
dicendo la piega antica di un sogno cinquecentesco
mentre un guizzo agli occhi ti porta la memoria sul treno
o al suono di un’aria di cavalieri e di dame
in una partita a scacchi ho colto il segno perdente
riandando la vita sulla pietra colorata dall’acqua del mare
mentre a grandi passi i piedi ribattono la battigia
DAVIDE ARGNANI
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DAVIDE ARGNANI è nato il 4 giugno 1939 a S. Maria Nuova di Bertinoro (FC). Dal 1953 vive e lavora a Forlì. Opere pubblicate: Ogni canto è finito (Todaruiana, Milano 1972), La città mugolante (Ed. Forum, Forlì 1975), Nulla su tutto meno uno - ricerca sulla scrittura murale (Forlì 1978), I lager fra noi (1978), Passante (Nuovo Ruolo, Forlì 1987), La casa delle parole (Presentazione di Roberto Roversi, Ellemme, Roma 1988), La festa degli alberi in collaborazione con Daniela Palmas (Ed. Pagine Lepine, Frosinone 1997); Stari Most (presentazione di Maurizio Pallante, testimonianza di Predrag Matvejevic, illustrazioni di Dinko Glibo; versione in croato (Lucì Zuvela), in tedesco (Francesca de Manzoni) e in inglese (George Peter Russell), Campanotto, Udine 1998. Si interessa di poesia visiva e ha pubblicato: Pianeta spaccato (Presentazione di Eugenio Miccini, Ed. Campanotto, Udine 1982), Diàclasi beante (id. 1983). Dirige la rivista L’Ortica.

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