venerdì 13 aprile 2012

Frammenti = Giovanni Schiavo Campo

L’EVOLUZIONE DEL SOGNO --
Anche l'uomo è frutto di un sogno materiale: perché la materia sogna

ogni trasmutazione è quindi anche soltanto uno stato transitorio

del sogno si può dire che vi sono stati di aggregazione e stati di dissoluzione: sono questi stati del sogno a coincidere con le forme in cui si presenta la materia e la natura tutta

l'evoluzione del sogno è dunque anche l'evoluzione del cosmo nei suoi stati successivi di trapasso

possiamo pensare un Sognatore, che riconosce forse noi come i Sogni in cui è assopito, perché se anche questi mutano rimangono pur sempre a sua somiglianza. Per questo, se il Sognatore è Dio, si può dire, secondo la teologia, che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio: ovvero siamo fatti a immagine e somiglianza della mente del Sognatore che è Dio.

Preferisco parlare del Sognatore e non impegnarmi a cercare di esprimere di Dio qualcosa che non so: chi è

poiché se è vero che siamo non solo sognanti, ma a nostra volta sognati, possiamo benissimo riconoscerci dipendenti da Colui che sogna come Egli dipende dai suoi sogni; come i sogni tutti sono dipendenti e legati gli uni agli altri. Ma non sapremo mai dire con precisione "chi" sogna

il "Chi è" della materia è l'agente che ne possiede il sogno. Agente o attore? Poiché se è attore è privo di azione; come attore essendo egli stesso strumento di azione.

La materia ha dunque un attore (uno strumento di azione, una maschera): come materia di per sé è indeterminazione allo stato informe, primordiale

tuttavia, se qualcosa è in grado di farsene strumento di azione, questo è solo un agente: un agente che possiede uno strumento di azione nella materia. La materia ha lo strumento, l'agente ha l'azione

ma chi è mai il Costruttore di Sogni, il Costruttore di Mondi? Lo sa forse la materia? Che cosa sa di se stessa?

Qualcosa comincia a figurarsi nella Materia: ma la figura che cosa conosce della sostanza di cui viene interrogata?

La vita è figurazione; ciascuno se ne rende partecipe consegnandosi all'altro come qualcosa di figurabile: come una forma.

GIOVANNI SCHIAVO CAMPO
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Giovanni Schiavo Campo è nato nel 1960 a Milano, dove vive e lavora, oggi come collaboratore indipendente di vari periodici e critico d’arte. Come poeta, dopo il pieghevole “Le mandrie del sole” (Monza 1988), ha esordito con “L’oro e il fuoco” (All’insegna del pesce d’oro di Vanni Scheiwiller, Milano 1995). Inserito in diverse antologie e presente in periodici di varia cultura. Sue poesie accompagnate da acqueforti e disegni. Sul piano dell’elaborazione poetica, l’intervento “Segnatempo: frammenti sul segno come orientamento” pubblicato negli atti del convegno “Scritture e realtà – linguaggi e discipline a confronto” a cura di MilanoCosa (Milano 2000). Si inseriscono in un articolato percorso teoretico, al momento noto in minima parte, condotto anche attraverso la traduzione dal greco antico: frammenti di Eraclito, Empedocle e l’intera opera superstite di Parmenide la cui versione è disponibile on line. Frutto di una ricerca grafico-visiva intrapresa negli ultimi anni, improntata agli esagrammi dell’I Ching, il millenario oracolo cinese, e finalizzata alla grafica del libro è invece “Ausa” (2006), esperimento di autoproduzione editoriale con una ventina di testi più recenti riprodotti sia con mezzi elettronici, sia ora in versione realizzata con la tecnica di incisione su lastre di zinco (fotoincisione e acquaforte) in 30 copie, numerate e firmate, tirate a mano e rilegate dall’autore.

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